| LARGO AL FACTOTUM! Le recensioni di Francis Delane
Ho detto che avrei recuperato gli unici due film che mi mancavano, prima di votare per la seconda fase, e mantengo la parola.
Gennaro Saviano torna da noi sulla scorta di José Saramago, nome di peso che significa grande poesia ma anche grande impegno per non sprecarla. Non ho letto nulla dello scrittore sudamericano, quindi non posso giudicare quanto sia riuscita la trasposizione, ma da quel poco che so credo che abbia colto molto bene lo spirito dell'autore. E dirò subito che, per quanto mi riguarda, la blasfemia non mi tange: penso, anzi, che una sana dose di anticlericalismo faccia bene a ogni cristiano, specie in tempi come questi e specie in paesi come l'Italia o il Sud America, dove ancora le tracce di una presenza politica invadente e intrusiva delle gerarchie religiose è ancora recente. Anche perché ha detto delle banalità: con tutto il rispetto, le accuse che Saramago fa alla Chiesa sono le più classiche cui mi viene da pensare, non ci voleva Saramago per quelle. A volte ritorno, da questo punto di vista, era un attimo più complesso, quindi effettivamente è un po' più "pericoloso", per dirla con Merlino.
Ma torniamo al film in sé, film che effettivamente sconta una divisione un po' troppo meccanica in due parti, frutto del romanzo. Io, a questo punto, avrei mantenuto il finale originale, dove si poteva lasciare il dubbio allo spettatore che lo sciopero della morte coincidesse con la prima parte del film, fornendo così maggiore omogeneità complessiva (oppure, soluzione alternativa, avrei mischiato le due parti). Comunque, le due parti prese singolarmente devo dire che funzionano, più la seconda, magari, più piena di poesia nell'incontro fra i due personaggi e nella morte che si lascia sedurre dall'arte, accettando un altro sciopero (o lo stesso) per la grandezza di un uomo qualunque.
Nessuna commozione, chiariamoci, ma un grande sorriso, questo sì. Grazie anche a una regia azzeccata come quella di Polanski, perfetto per l'operazione, e a un cast in stato di grazia, dove Keira Knightley e Christoph Waltz fanno la parte del leone. Un film che ti spiazza, certamente, e ti fa riflettere, riempito dalle note del violoncello (grande idea, la colonna sonora tutta imperniata sullo strumento del protagonista).
VOTO: 80/100. Fosse stato un po' più omogeneo, avrebbe preso anche di più.
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