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Nemesi
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Nemesi, Clint94

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view post Posted on 18/7/2013, 15:24
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Critico

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Secondo me se la batte tranquillamente con Millennion e se non è il migliore di Clint poco ci manca.
Certo che leggere tutte queste recensioni positive, solo adesso, potrebbero davvero far saltare i nervi al povero Clint. :P
Col senno di poi ormai si può dire, se fosse entrato in cinquina avrebbe vinto Nemesi senza grosse difficoltà.
 
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Andrew.
view post Posted on 18/7/2013, 15:32




CITAZIONE (Hermetico @ 18/7/2013, 16:24) 
Secondo me se la batte tranquillamente con Millennion e se non è il migliore di Clint poco ci manca.
Certo che leggere tutte queste recensioni positive, solo adesso, potrebbero davvero far saltare i nervi al povero Clint. :P
Col senno di poi ormai si può dire, se fosse entrato in cinquina avrebbe vinto Nemesi senza grosse difficoltà.

Non penso proprio. Io lo ritengo un buon film, a distanza di tempo il ricordo cresce in positivo, ma continuo a trovare superiori gli altri film del semestre. Forse invertirei quarto e quinto posto (vedi firma). E come me altri che hanno dati voti "bassi" (cioè intorno al 7) dubito che all'improvviso lo avrebbero messo al primo posto solo perchè qualcun altro ne sta parlando bene. Insomma, Clint può lamentarsi per una nomination in meno, ma ha diviso un po' troppo la critica e difficilmente avrebbe vinto.
 
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view post Posted on 18/7/2013, 15:43
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Critico

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CITAZIONE (Andrew. @ 18/7/2013, 16:32) 
CITAZIONE (Hermetico @ 18/7/2013, 16:24) 
Secondo me se la batte tranquillamente con Millennion e se non è il migliore di Clint poco ci manca.
Certo che leggere tutte queste recensioni positive, solo adesso, potrebbero davvero far saltare i nervi al povero Clint. :P
Col senno di poi ormai si può dire, se fosse entrato in cinquina avrebbe vinto Nemesi senza grosse difficoltà.

Non penso proprio. Io lo ritengo un buon film, a distanza di tempo il ricordo cresce in positivo, ma continuo a trovare superiori gli altri film del semestre. Forse invertirei quarto e quinto posto (vedi firma). E come me altri che hanno dati voti "bassi" (cioè intorno al 7) dubito che all'improvviso lo avrebbero messo al primo posto solo perchè qualcun altro ne sta parlando bene. Insomma, Clint può lamentarsi per una nomination in meno, ma ha diviso un po' troppo la critica e difficilmente avrebbe vinto.

Mmmm... forse, ma ultimamente sono fioccati diversi 8 quindi immagino che un bel gruppetto di persone lo avrebbe messo al primo posto dandogli una bella spinta. Se quelli che hanno dato 7 si dividessero tra Il sospettato, DD e A volte ritorno, ecco che Nemesi avrebbe un bel vantaggio.
Cmq sì, stiamo parlando di aria fritta. :P
 
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Merlino*
view post Posted on 18/7/2013, 15:53




Diciamo che la mancata nomination a miglio film gli farà vincere (quasi) tutte le altre categorie nelle quali è entrato.
Io in cinquina l'avevo messo quando ho votato immediatamente non appena finita la visione. Come ho già scritto se avessi votato dopo qualche giorno sicuramente qualche punto in più da me l'avrebbe preso ma non credo l'avrei messo primo.
 
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emilgollum
view post Posted on 18/7/2013, 17:25




gli hanno dato l'8 soprattutto quelli che non hanno film e in gara e in nomination, indi avrebbe avuto un bel vantaggio eccome.
 
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view post Posted on 18/7/2013, 17:38
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Cinefilo Ad Honorem

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CITAZIONE (Andrew. @ 18/7/2013, 16:12) 
Secondo me Millennion non è il film migliore di Clint, anche se gli ha fatto vincere tutto. Peccava in qualcosa (io gli ho sempre criticato la regia di Eastwood ad esempio) e a distanza di tempo non mi è rimasto dentro come altri.
I suoi migliori sono secondo me Il sospettato X e Il grande silenzio, assieme a Nemesi probabilmente.

Allora recupero anche Il grande silenzio, io sono rimasto a Tom Wheeler. ;)
CITAZIONE
gli hanno dato l'8 soprattutto quelli che non hanno film e in gara e in nomination, indi avrebbe avuto un bel vantaggio eccome.

Vero. E si può dire anche che è una giuria di qualità (io, World, Emilz, Nuno) che non avendo film in gara è anche scevra da certi giochini (magari involontari, ma ci sono sempre).
 
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World ^_^
view post Posted on 18/7/2013, 21:06




CITAZIONE (marenarobros @ 18/7/2013, 15:58) 
Sceneggiatura: 8 (pesante la prima parte, in realtà è tutto il film che ha un andamento lento, da libro appunto... ma se ci dici che certe invenzioni registiche sono tue, che hai comunque dovuto tagliare/accorciare/rielaborare, i meriti sono tutti tuoi e non di Roth)

Confermo Papè, perchè ho letto il libro di Roth e avevo anche seriamente pensato di comprarne i diritti (poi bene ha fatto Clint a comprarli e realizzarlo lui, sinceramente ha fatto il miglior lavoro possibile, io non avrei saputo fare di meglio). Una trasposizione affrontata con piglio, intelligenza, senza timore reverenziale e senza "scopiazzature". Per questo, per la maturità mostrata (a parte che per la sua riuscita, ovvio) lo ritengo IL miglior film (finora, s'intende e senza voler sminuire gli altri suoi lavori) di Clint.

CITAZIONE
Cast: 7 (Gosling su tutti: unica tua scelta? gli altri fanno da contorno, tutti bravi, ma di sicuro non posso dare di più per il casting)

Ovvio cmq che Gosling risalti su tutti, è lui il film. Merita la statuetta già solo per questo a mio avviso: o sbaglio? E' il più protagonista tra i protagonisti in lizza questo semestre (forse, per importanza all'interno del film gli si avvicina solo il personaggio di Jared Leto).
Per me Gosling è stata una scelta ottima (se vi interessa, Clint lo sa perchè ne abbiamo parlato e ci siamo un po' confrontati anche prima della sua lavorazione di Nemesi, io pensavo a Joseph Gordon Levitt nella mia idea di trasposizione, ma Gosling mi ha convinto di più).

CITAZIONE
Voto complessivo: 7,5 un film che fa molto riflettere, che mi ha ricordato Il cacciatore di Cimino (uno dei film che :wub: :cry: ) e in generale sei riuscito sul serio a ricreare atmosfere eastwoodiane ma ancor di più da cinema "classico", in bianco e nero... un eroe d'altri tempi che convive col senso di colpa di essere l'inconsapevole untore della sua adorata comunità di allievi, la visione tutta americana di un rapporto con Dio che non troverà mai senso e giustizia (la guerra in Europa e la sua guerra personale negli States, gli ebrei massacrati in Germania, gli ebrei azzoppati dalla polio), scena finale che per me ha un diretto richiamo con la leggenda indiana narrata poco prima, sul demonio che scaglia le frecce e Bucky che scaglia il giavellotto dopo averlo fatto toccare a tutti, strumento di morte scelto dal Male proprio perchè soggetto meritevole ed esemplare. Brividi.

Lo sapevo che anche Papele avrebbe apprezzato. A questo punto, ovvio che non c'è nulla da recriminare, ma un pizzico di amarezza in più per Clint c'è. Non dico vincere perchè si sa che storicamente la spuntano i film che raccolgono consensi in modo più medio e trasversale (perciò dico che il favorito è sempre stato Diamond Dogs) ma sicuramente sarebbe entrato nella cinquina Miglior Film se fosse stato letto prima da un maggior numero di critici (e se magari questi critici, tipo me, avessero avuto un voto più forte perchè "in pari". Mi dispiace).
 
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view post Posted on 18/7/2013, 21:54
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Cinefilo Ad Honorem

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CITAZIONE (World ^_^ @ 18/7/2013, 22:06) 
Joseph Gordon Levitt

Anche io ogni tanto mi sono immaginato lui. :woot:
 
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World ^_^
view post Posted on 18/7/2013, 22:23




CITAZIONE (marenarobros @ 18/7/2013, 22:54) 
CITAZIONE (World ^_^ @ 18/7/2013, 22:06) 
Joseph Gordon Levitt

Anche io ogni tanto mi sono immaginato lui. :woot:

La cosa mi inquieta. :alienff: :D
 
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view post Posted on 18/7/2013, 23:01
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Cinefilo Ad Honorem

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CITAZIONE (marenarobros @ 18/7/2013, 22:54) 
CITAZIONE (World ^_^ @ 18/7/2013, 22:06) 
Joseph Gordon Levitt

Anche io ogni tanto mi sono immaginato lui. :woot:

ma lui è il mio eroe. Gosling è diventato di botto troppo di moda, è figo, sa tutto lui... vero che Clint gli ha messo gli occhiali e l'ha anche fatto invecchiare, ma sempre figo rimane!
 
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view post Posted on 21/7/2013, 18:58
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Cinefilo Ad Honorem

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Quattro su cinque su Amazon.it, ma mi premeva incollare una recensione al libro, poi magari World e Clint ci dicono:

CITAZIONE
di Alberto Asor Rosa, la Repubblica, 01/02/2011

Il contagio colpisce gli innocenti e questo sconvolge il protagonista "Bucky" Cantor.

Alle mie modeste considerazioni sull'ultimo romanzo di Philip Roth tradotto in Italia, che però è anche l'ultimo per ora nella sua abbondante produzione di titoli (Nemesi, traduz. di N. Gobetti, Einaudi, Torino, 2011, euro 19), devo premettere una doverosa confessione, che forse consentirà al lettore di calmierare al meglio il mio giudizio su di lui anche in questo caso: considero Philip Roth, senza ombra di dubbio e di gran lunga, il più grande narratore vivente. Un'altra osservazione di minore portata, ma non del tutto estranea anch'essa alla mia posizione, devo aggiungere: Roth è nato sette mesi e quattro giorni prima di me, anno domini 1933. Da tempo sono persuaso che i nati negli anni '30, più esattamente quelli venuti alla luce da dieci a tre-quattro anni prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, - la quale ha comunque inciso profondamente sui nostri (anche se lontani fra loro) destini infantili, - siano stati, e ancora per qualche anno siano destinati a restare, i più acuti testimoni di quanto successivamente è accaduto: conservano infatti memoria di quel che il mondo era e forse avrebbe potuto essere, senza esserne stati tuttavia eccessivamente plasmati; contemplano smarriti le miserie in cui esso è complessivamente e più o meno da allora caduto; ogni qual volta possono corrono con il pensiero alla loro origine, a quel cono di luce che per un decennio, emergendo miracolosamente dalle tenebre più totali, ci era sembrato d'intravvedere (Roth, in ogni caso, lo fa continuamente); e quando ne tornano vorrebbero subito ritornarci. Il periodo di cui anche qui si parla è questo, simile per tutti, inconfondibile e irripetibile: tragedia e speranza, attesa ed orrore... per i bambini, appunto, prima e più che per chiunque altro, divenuti poi i protagonisti in vario modo, ma ancora poi, nonostante le loro targhe e prosopopee professorali e autoriali, rimasti soprattutto "quei" bambini. Da questa specola autobiografico-critica leggo da anni, stupito e ammirato, Roth.

Di lui tutti ormai dicono che è un grande narratore perché parla di questioni imprescindibili, delle questioni capitali, e cioè della vita e della morte, e del sesso, il quale sovente si pone come nesso e intermediario, e talvolta come lente deformante, fra le due. Io preciserei: la "sentenza" è senz'altro fondata, pur nella sua genericità: ma la caratteristica principale e inconfondibile di Roth è che la sua visione del mondo è perfettamente incarnata nelle sue narrazioni, ovvero nel racconto, nella fabula, frutto a sua volta di un'immaginazione creatrice così ricca e inesauribile da apparire davvero stupefacente. Non fuori, o sopra o sotto, ma dentro le sue "storie", va sempre cercato il senso di quel che dice.

Questa sapiente mistura di elementi complessi si risolve talvolta in una formula in cui gli elementi "cogitativi", le riflessioni sull¿essere e sul mondo, tendono a prevalere; altre volte in una formula in cui prevalgono gli elementi che definirei "fattuali". Sono appena reduce anche dalla lettura di Controvita, apparso in Italia l'anno scorso, sempre da Einaudi (ma risalente al 1986), straordinario gioco di specchi sull'identità ebraica, osservata da quattro angolazioni diverse nelle sue innumerevoli potenzialità e nei suoi innumerevoli handicap, vissuta sempre da Roth nei suoi libri come eccezionale opportunità e smisurato inconveniente. In questo caso si tratta indubbiamente (pur mantenendosi come sempre mirabilmente l'equilibrio fra pensiero e narrazione) di un romanzo della serie "cogitativa".

Nemesi, invece, è prevalentemente "fattuale". Roth abbassa e restringe il suo orizzonte, semplifica le sue descrizioni e le sue psicologie, la natura e il dramma dei suoi personaggi. Nel quartiere ebraico di Newark, - il luogo, appunto, dell'"origine", - dove vive gente normale e modesta come poche, nel luglio 1944 scoppia un'epidemia di poliomielite, che miete vittime e lascia terribili strascichi, com'è ovvio, soprattutto fra i bambini. "Nemesi" è parola greca di significato piuttosto ampio: vendetta, giustizia divina, sdegno, ripugnanza, biasimo, collera... Direi che ognuno di questi sensi va bene per un aspetto del libro. Protagonista ne è un giovane ventitreenne, Eugene Cantor, detto Bucky, forte, responsabile, coraggioso, esemplarmente attaccato alla sua professione, che è quella di istruttore atletico di giovanetti ebrei del suo quartiere. Non è andato soldato a combattere la guerra americana, perché soffre di un grave difetto alla vista. Ma si trova a combattere del tutto imprevistamente una guerra nella guerra, - l'epidemia di polio, - che è doppiamente ingiusta e terribile, perché assale soprattutto gli innocenti, è imprevedibile e inafferrabile e lo spinge a un certo punto a dubitare di Dio. Inoltre, Bucky scopre a un certo punto d'essere l'inconsapevole tramite del contagio fra i suoi ragazzi, prima di esserne lui stesso vittima. E a questo punto, - prova assoluta e disumana della sua serietà, - decide di punirsi della colpa non commessa, rinunciando per tutto il resto della sua vita a qualsiasi consolazione sentimentale o affettiva. Così "Nemesi" alla fine diventa per lui anche senso della colpa ed espiazione.

Singolarissimo è il modo con cui Roth risolve anche questa volta il nodo della narrazione. Il "narratore" emerge lentissimamente dal tessuto del racconto. Prima c'è un "noi" (p. 13), che in quel momento s'inserisce in maniera vistosamente ambigua e immotivata nel racconto.

Poi, più avanti, compare un "io" (p. 71), che prende anche un nome: quello di Arnie Mesnikoff, uno dei bambini del campo giochi di Newark, che hanno contratto la poliomielite.
Infine, solo ventisette anni più tardi (1971, p. 157), Arnie, adulto, segnato dalla poliomielite, ma non distrutto e annegato come lui dal morbo, viene finalmente in primo piano come testimone e, of course, narratore della vicenda di Bucky, il quale, reincontrato per caso, decide per la prima volta in vita sua di affidargliela per intero. La capacità di Roth, pirandelliano-shakespeariana, di giocare sui diversi punti di vista, s'impone ancora una volta con evidenza esemplare, struggente pietà e impietosa ferocia.
 
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World ^_^
view post Posted on 25/7/2013, 14:35




Recensione bella e condivisibile alla quale c'è veramente poco da aggiungere, per quanto mi riguarda io vi ho letto (sia nel libro che nel film) la "caduta" dell'esempio nobile dell'autorità concepita come buona e "protettiva"... nel senso che è stato atroce scoprire che lo stesso Bucky, visto con fiducia e ammirazione da tutti come un "protettore" di quei bambini, alla fine ne è stato l'inconsapevole l'untore.
Questo è ciò che Bucky non riuscirà mai più a perdonarsi. Tanto più, per questo, il finale che "cristallizza" nella memoria il Bucky idolo perfetto agli occhi dei suoi piccoli "protetti" rappresenta il modo in cui vogliamo ricordarlo: quella autorità di cui i suoi ragazzi tanto si fidavano e alla quale avrebbero voluto somigliare, quella scultorea perfezione (non a caso si cita il Discobolo, l'ideale greco della kalokagathia, dove andavano a braccetto bellezza e bontà d'animo) che è stata anch'essa terribilmente sfigurata dalla malattia. Pietà e ferocia, dice Asor Rosa. Concordo. E Clint ha avuto il merito di renderlo perfettamente nella sua trasposizione.
 
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mastruccio
view post Posted on 4/8/2013, 23:20




RECENSIONE DI MASTRUCCIO PER LA DREAMING STUDIOS

Ultimo film del semestre appena concluso con la premiazione degli Awards, Nemesi è anche il mio ultimo film da recensire, e mi scuso con Clint per il ritardo davvero imperdonabile. L'ho letto già da alcuni giorni, e mi sono lasciato prendere poi dalla scrittura di "Ivan il terribile". Praticamente, mi sono dimenticato che dovevo anche recensirlo. Ops! Riparo subito.
Soggetto: Non ho letto nulla di Philip Roth, ma è evidente che uno scrittore la fama non se la conquista scrivendo schifezze. La storia raccontata nel romanzo è molto bella, simbolica anche, e non si può non notare la grande efficacia delle tematiche e l'impatto emotivo che suscita la descrizione della sofferenza di un popolo, soprattutto infantile, colpito da una terribile e subdola epidemia di poliomelite, e il drammatico logorio del giovane protagonista che si sente in colpa per aver contribuito, così pensa lui, a diffondere il male fra i suoi allievi, e per non aver potuto dare il suo contributo alla causa americana nella guerra in atto, a causa di un grave problema alla vista. Un logorio interiore che lo porta a scegliere di allontanare da sè la propria amata e di convivere per sempre con un drammatico, ma anche assurdo, senso di colpa. Voto: 80/100

Sceneggiatura: Ciò che alcuni miei colleghi recensori hanno annotato come un qualche difetto, parlo del ritmo molto lento della prima parte del film, è per me, invece, un aspetto che mi ha convinto. Non poteva, e non doveva essere un film dal ritmo veloce, dove lo spettatore non deve avere troppo tempo per riflettere su ciò che vede sullo schermo, e quindi non erano necessari i tagli invocati. Invece, un film che, fondamentalmente, vuole raccontare un percorso personale che non è fatto di grandi e movimentati avvenimenti, ma di uno sviluppo psicologico ed emotivo interiore, all'interno di un microcosmo, paradigma del macrocosmo nel quale si combatte una guerra altrettanto terribile ed ingiusta, ha bisogno dei suoi giusti tempi, anche dilatati, di silenzi, accompagnati da melodie altettanto lente. Certo, il rischio è quello di finire con l'annoiare, ma Clint è stato bravissimo ad evitarlo, arricchendo lo script di accurate ed efficaci descsrizioni di scena, movimenti di macchina, tagli di inquadratura. E' una sceneggiatura fatta come piace molto a me, correttamente impaginata e di facile lettura, nemmeno troppo lunga. Quando stiamo sulle 120 pagine, per un film di questo genere e fattura, direi che stiamo nel giusto, e "Nemesi", anzi, ne conta pure qualcuna in meno. Un lavoro ottimo quindi, che non avrebbe di certo rubato nulla se avesse vinto il premio alla sceneggiatura non originale. Il problema è che non è nemmeno entrato in cinquina, ma di ciò si è parlato già molto. Purtropo Clint ha pagato la scelta di far uscire il film un po' troppo tardi, quando molti di noi, compreso il sottoscritto, si è trovato a dover recuperare un certo numero di film, e ha dovuto mettere "Nemesi" come ultimo in lista. Voto: 82/00

Regia: La scelta di affidare la regia al vecchio Eastwood si è rivelata, per Clint, un'altra volta vincente. Il premio agli Award è il giusto riconoscimento, non parlerei affatto di "risarcimento", ad un grande lavoro di regia, che ha aiutato il lettore ad immaginare le scene che via via si dipanavano nelle pagine, esattamente come le avremmo viste sul grande schermo. Merito di una ottima padronanza tecnica che va riconcosciuta a Diego, che, pur molto giovane, dimostra di essere una delle prime "firme" di tutta Cinematik. Voto: 82/100

Cast: Il cast è tutto concentrato, principalmente, sull'ottimo Ryan Gosling. Probabilmente se avesse vinto qualcun altro, Clint non avrebbe avuto da ridire, ma immagino si sia voluto premiare il fatto che l'attore regge, praticamente, tutto il film da solo. Il resto del cast è di contorno, e nessuno prevale sull'altro. Voto: 75/100

Locandina: E' la copertina del libro. Non mi ha entusiasmato, ma rende comunque bene l'idea del film. Però il voto non può essere altissimo. Voto: 72/100

Musiche
: Confesso che non conoscevo Eastwood come autore di musiche da film. La colonna sonora, che comprende anche brani composti da altri autori, è ricca di fascino, accompagna in maniera direi perfetta le scene, e le rende ancor più struggenti. Un ottimo lavoro di scelta. Un unico piccolo appunto lo muovo perchè ho notato che c'è una ripetizione di un brano, o forse due, che avrei evitato. Sono quisquiglie e pinzellacchere, lo so (sto studianto Totò, mi si perdoni!), ma se lo noto, lo faccio altettanto notare. Voto: 78/100

Sito: Nella norma. Voto: 70/100

Voto complessivo
: 78/100
 
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view post Posted on 14/9/2013, 13:41

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LARGO AL FACTOTUM!
Le recensioni di Francis Delane


Soggetto e sceneggiatura: con mia grande vergogna, ammetto di non aver letto nulla di Philip Roth, quindi mi manca il necessario background per realizzare quanto l'intervento di Clint sia stato profondo sul romanzo originario. L'unica cosa che posso giudicare è la sceneggiatura in sé, e quest'ultima mi lascia un po' spaesato. Tecnicamente perfetta: lunga ma scorrevole, chiara, con pochi errori e questi ultimi tutte sviste di poco conto, molto visiva anche, con un'attenzione al montaggio che rende il film facile da visualizzare. Drammaticamente, poi, funziona anche bene: complice l'ottimo Gosling (di cui parlo dopo), riesce anche a restare in equilibrio fra la storia 'terrena' della polio e i dubbi metafisici che tira fuori dalle persone che ne vengono a contatto, disegnando un'umanità piccola con cui identificarsi, di fronte a un disastro. Ma è qui che ho trovato una frattura con il finale della pellicola. Ripeto, non ho letto il romanzo di Roth, ma quando dal sito di Clint sono andato alla pagina che lo descriva, e ho letto che nel libro il personaggio è un ossessionato, non sono riuscito ad associare quest'immagine al film che avevo appena finito. Perché Gosling non dà quasi mai l'impressione dell'ossessionato in questo film, anzi: fino alla sua scelta estrema di punirsi e autorinchiudersi, egli è fondamentalmente un buon uomo, onesto, innamorato del suo mestiere, con uno spiccato senso del dovere che, però, non sembra essere un'ossessione o un sintomo di rigidità interiore, così che la svolta del finale risulta quasi una sterzata troppo brusca verso una drammaticità che non ci si aspettava. Questo non annulla, però, i tanti pregi di questo film, che presenta parecchi momenti commoventi, tante belle scene e una grande caratterizzazione dei personaggi, nonché un'atmosfera riuscitisima.

Regia: è la seconda collaborazione fra i due Clint, dopo il fortunatissimo Millennion. Il film è perfettamente nelle corde del vecchio Eastwood, specie vista la sua ultima produzione, ed è facile immaginarlo diretto da lui.

Cast: praticamente riassunto in Ryan Gosling, che offre una grande prova d'interprete, anche se forse non riesce a trasmettere davvero l'ossessione necessaria al personaggio, come ho detto più sopra. Gli altri sono poco più che figurine, ma sono stati scelti con cura e attenzione, e ognuno è credibile nelle rispettive parti.

Musiche: essendo tratte da altri film di Eastwood, sono perfette nel catturare l'atmosfera. Tutte molto belle, comunque.

Sito: semplice e fatto in pratica solo di link esterni.

Voto: 76/100 (8 al sondaggio). In realtà, avrei votato direttamente un 7,5, se ci fosse, per la ragione che ho detto sopra: un film tecnicamente perfetto e molto valido, con molte belle scene, ma che non mi sembra riesca a rendere in pieno il personaggio. Dovendo però essere costretto a scegliere fra un 7 e un 8, ho preferito l'8, perché comunque i pregi del film sono tanti, e un 7 mi sembrava un voto troppo poco generoso.
 
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Andrew.
view post Posted on 14/9/2013, 14:00




Sono d'accordo con quanto detto da Francis, che forse mi ha fatto capire una parte del motivo per cui il personaggio non mi è entrato dentro come è successo ad altri.
 
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49 replies since 13/6/2013, 19:06   1862 views
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