Nemesi - Clint94 ProductionSoggetto & Sceneggiatura: Soggetto che conosco bene, perchè ho letto il libro di Philip Roth e stavo anche pensando di trasporlo quando sono stato preceduto da Clint che poi l'ha subito realizzato, quindi meglio così (nelle mie mani, probabilmente, sarebbe rimasto ancora lì nel cassetto).
Meglio così anche perchè, leggendo con attenzione lo script di Clint posso dire con totale sincerità che molto difficilmente sarebbe stato possibile realizzare una trasposizione migliore di questa. La dolente storia di Bucky Cantor ha trovato infatti, in Clint, uno sceneggiatore accorto, che ha realizzato uno script dai toni intimisti e struggenti, oltretutto molto elegante e pulita dal punto di vista formale, ricca di descrizioni psicologiche e note registiche che non annoiano mai pur essendo assai particolareggiate. In tal senso mi viene da fare un paragone con un'altra sceneggiatura che ho apprezzato molto, in questo semestre, quella dei due
Diamond Dogs: alla mole imponente trattata con la consueta scorrevolezza degli script di Andrew, Clint a mio avviso ha risposto altrettanto efficacemente, con una storia dalla trama all'apparenza molto più semplice ma con uno svolgimento di stile assai diverso, con tanta attenzione su movimenti di macchina, psicologie, atmosfere (chi non ha avvertito, leggendo, la stessa afa appiccicosa di Newark? O la stessa angoscia provata da Cantor, letteralmente "perseguitato" dalla sua nemesi?). Uno stile dilatato, che si prende le proprie pause e che permette efficacemente allo spettatore di immedesimarsi ancora di più nella vicenda umana rappresentata.
Il confronto tra due film così differenti è puramente tecnico e si conclude qui anche perchè, tornando allo stesso Clint, non ho potuto fare a meno di notare quanto forse abbia lavorato ulteriormente sul suo stile e, desiderando adattarsi al tenore della storia e a uno stile più "clintiano", ha realizzato probabilmente il suo film più maturo, sofferto e... trattenuto.
Pur nella sua semplicità disarmante, questa storia è infatti un pugno nello stomaco. Già nell'opera di Roth era così, ma essa è stata senza dubbio valorizzata e messa ottimamente "in immagini" da una sceneggiatura che, anche a costo di qualche ridondanza o di un ritmo lento, non ha avuto paura di calare lo spettatore nella psicologia del protagonista: un eroe della normalità, prima strenuo difensore dei ragazzini nella sua personale guerra in prima fila contro la polio, poi stoicamente sofferente nell'autopunizione di una vita.
La conclusione è amarissima, persino peggiore di quanto ci si potesse aspettare e il finale, quell'ultima scena sospesa nel "ricordo" di un Bucky Cantor invincibile, marmoreo discobolo esempio per tutti i suoi "ragazzi", trascende nel lirismo vero e proprio.
Forse sto eccedendo nei complimenti ma il film merita e, conoscendo il libro, non posso che complimentarmi con un "collega" che ha trattato la materia con tanta bravura.
Regia: Lo stile è quello asciutto, classico e ormai da tempo definito che caratterizza il grande Clint Eastwood. Sicuramente questo film gli si addice, ancora di più di quanto non gli si addicesse il suo precedente incontro con Clint produttore
Millennion. Potrebbe essere lui il favorito, insieme a Tornatore.
Personaggi & Cast: Lo spettatore addormentato di nome Gaetano
che mi ha preceduto ha detto giustamente che il film
è Bucky Cantor. Così era anche nel libro di Roth, ma non esagero se aggiungo che la sceneggiatura "attenta ai sentimenti" realizzata da Clint lo valorizza ancora di più consegnandoci un personaggio che non dimenticheremo facilmente. In Bucky c'è qualcosa di eroico e di profondamente tragico: che atroce beffa scoprire di essere proprio lui, l'inconsapevole "untore" di polio. Ma l'ingiusta punizione che si imporrà per una vita intera è ancora di più una mazzata per lo spettatore.
In questo vorrei sottolineare ancora di più l'attinenza di un regista come Eastwood, nel cui cinema gli uomini sanno ancora cos'è l'onore e il prezzo da pagare per una vita degna, passando dalla disperata (ma piena di dignità) eutanasia di
Million Dollar Baby all'immolazione di sè col quale si conclude il bellissimo
Gran Torino. In questi termini, Clint dunque non poteva fare scelta registica migliore e, con essa, ha regalato allo stesso protagonista Ryan Gosling un'occasione d'oro per imporsi ai prossimi Awards come attore protagonista. Ovviamente occupata dalla figura ingombrante di Bucky, il film lascia comunque un'efficace interpretazione di Mary Elizabeth Winstead, che potrà sicuramente impensierire le sue colleghe.
Considerazioni finali: La guerra di Bucky contro la polio non poteva avere trasposizione migliore, Clint ha fatto un lavorone che merita di essere ricordato. Non saprei altrimenti spiegarmi la riuscita di un film il quale, sebbene conoscessi già la storia, mi ha profondamente colpito e commosso.
A visione da poco ultimata avrei forse tante cose da dire al riguardo, ma magari ne ho già dette tante e già ho reso l'idea del mio apprezzamento.
Non faccio paragoni con altri film più o meno recenti dello stesso Clint
ma mi permetto di dire che a mio avviso
Nemesi è di una spanna superiore ad altri film pur validi di questo semestre ma che finora è stato un po' troppo sottovalutato dagli altri critici.
Voto: 8.2