LARGO AL FACTOTUM!
Le recensioni di Francis DelaneEccomi qui, a recensire l'ultima fatica del nostro SuperMas, che dopo gli orrori della
Variante si è voluto concedere un meritato affondo nel dolce sorriso di un bambino e della sua fantasia. Un progetto che mi ha interessato, incuriosito, e che ero curioso di vedere.
E non sono stato deluso sul fronte della commozione. Per quanto non mi piaccia ammetterlo, sono cresciuto a fiction Rai e cartoni Disney, e quindi certe corde della mia sensibilità restano molto potenti, quando sono toccate, anche se il film non è eccelso. Alla fine, stavo piangendo, e ho dovuto trattenermi perché ero in un'aula comune in un collegio della Scuola, non mi conveniva farmi vedere con i lucciconi.
Non sono stato deluso nemmeno sul fronte della fantasia: i pezzi fantastici con Max che si immagina Superboy sono tutti semplicemente fenomenali, con una poesia toccante e un'ironia leggera e divertente nei confronti dei classici film di supereroi (apertamente citato il
Superman originale di Donner, da me mai visto), rielaborati secondo una logica infantile che è tutta uno spettacolo.
Dove il film un po' perde, è sul lato del mondo reale. Non solo nel senso che si è attivato quel fastidioso Grillo Parlante che, di fronte a film del genere, ricorda sempre a tutti noi che questo è solo un film, e nella vita, ahimé, le cose vanno ben altrimenti (questa è una reazione che ho con tutti i film di questo genere, Mas, non c'entra niente il tuo in particolare). Una simile constatazione avrebbe abbassato il voto, ma non l'avrebbe fatto scendere sotto l'8, da sola.
Però al film credo manchi qualcosa nel tratteggiare i genitori di Max. Quando ti ho mandato l'intervista, ad esempio, del padre di Max avevo avuto una descrizione più particolareggiata, che riporto:
CITAZIONE
BRYAN: classico esempio di chi ancora non si è liberato della sindrome di "Peter Pan". Per lui, incapace di assumersi le proprie responsabilità, la vita è solo lavoro (vende gabinetti e bidè, ma ha successo, e va bè, ci vuol poco, finchè tutti avremo ancora bisogno di cag...) e correre dietro alle donne, soprattutto se giovani e carine. Ma è innocuo, perchè lui ama ancora Nancy. E' solo il bisogno di sentirsi ancora giovane, malgrado gli anni aumentino anche per lui. Nancy lo sa, ed è per questo che lo ha già perdonato una volta.
Ora, io di tutto questo nel film non ho trovato molte tracce. Sì, vediamo il padre fare un po' lo scemo con la maestra, ma da qui a pensare a un'immaturità più congenita, sulla base del film, non è così immediato il passo. Lo capiamo dalla reazione della madre? Sì, certo, ma essendo così pochi gli episodi in cui il padre rivela i suoi difetti, non si sente subito che il problema è così grave. Forse un ulteriore approfondimento, qualche ulteriore prova d'immaturità anche fuori dall'ambito sessuale, avrebbe giovato a una figura abbastanza indistinta, che però è in pratica il cuore della parte "adulta" del film.
Inoltre, la Swinton come amica della Barrymore che sposa DeVito... ora, posso essere comprensivo della differenza d'età, ma ho fatto un po' fatica a crederci, sia alla Swinton in quel ruolo (lei, l'Algida per eccellenza), sia a DeVito anziano che ancora fa il galletto. Forse altre scelte di casting avrebbero giovato, anche perché sono entrambi un po' sprecati.
Unici difetti di un film per il resto intoccabile (anche se di Jeff "redento" io avrei fatto a meno, l'avrei lasciato nell'indistinto), con un protagonista magnifico, una bravissima Barrymore, una regia ispirata e una poesia toccante.
VOTO: 77/100.