Diamond Dogs Parte I - Chimera FilmsSoggetto & Sceneggiatura: Dal romanzo di Luca Di Fulvio, Andrew affronta per la prima volta il suggestivo sottogenere che mischia gangster movie, racconto di formazione, storia degli immigrati negli Usa d'inizio XX secolo. Le suggestioni sono tante, e sono sicuro avranno influenzato prima di tutto l'autore dell'opera. Se l'inizio rimanda direttamente ai flashback de
Il Padrino parte II (il piccolo Natale registrato come Christmas è un ovvio omaggio a Vito Corleone), con Ellis Island e i quartieri malfamati di New York, ci sono poi tante suggestioni leoniane (facile pensare a
C'era una volta in America) ma anche a tanto cinema dello stesso Tornatore (il finale, assai romantico ed emozionante mi ha ricordato un po'
Nuovo Cinema Paradiso). Parafrasando un vecchio ricordo delle lezioni di fisica si può dire che anche nel cinema "nulla si crea, nulla si distrugge", ma Andrew riesce a ritrasporre con efficacia quelle atmosfere, strizzando l'occhio a questi titoli ma allo stesso tenendosi saggiamente alla larga dalla loro epicità.
Per il resto, un soggetto dunque "già visto" che è trattato bene, in una sceneggiatura scorrevole come poche, in bilico tra scene di crudo realismo (estremamente forte e "vera" la scena della violenza sessuale a cui viene sottoposta la giovanissima Ruth) e situazioni al limite del favolistico (la stessa genesi dei "Diamond Dogs", attraverso lo sguardo infantile, romantico e persino retrò col quale rivediamo per l'ennesima volta sullo schermo la fumosa New York d'inizio ventesimo secolo). Finale ovviamente aperto, che un po' risente di questa sua natura tronca, ma che riesce nel suo intento di tenere alte le attese dello spettatore nei confronti del capitolo che verrà.
Non ho riscontrato grossi difetti, solo forse qualche passaggio un po' troppo veloce, dei personaggi non adeguatamente approfonditi dal punto di vista psicologico e qualche consueto svarione nell'uso delle proposizioni articolate (nel/sul), ma siamo nel veniale.
Regia: Sono contento di aver consigliato Tornatore ad Andrew, perchè alla fine il regista siciliano ci sta tutto, anche considerando la sua idea di cinema. Ho già detto prima che alcune scene più romantiche (o infantili) mi hanno ricordato un po'
Nuovo Cinema Paradiso. A ciò aggiungo che qualche scena più magniloquente mi ha ricordato pure
La Leggenda del pianista sull'Oceano, senza dimenticare il più recente
Baaria.
Apprezzabile, come sempre, l'estrema scorrevolezza nello stile di Andrew. Questo film non è da meno, anche se trattandosi di Tornatore, forse in qualche punto Andrew avrebbe potuto esibire un po' di "stile registico".
Personaggi & Cast: Secondo me la storia nel totale qui prevale sui personaggi. Stando all'approccio favolistico di alcune scene, anche la maggior parte dei personaggi ricalca un po' degli stilemi classici. Il protagonista bambino destinato (forse) a diventare un gangster romantico, senza macchia, senza paura ma pieno di onore è un classico che rimarrà sempre nella storia cinema e della letteratura e perciò c'è poco da storcere la bocca, ciononostante è ovvio che da ciò non scaturisca poi una psicologia molto sfaccettata. Il più interessante è proprio il "cattivo" Bill, da questo punto di vista.
Mi sono piaciuti comunque anche il personaggio di Ruth, che sul finale si scopre dura e determinata, e del vecchio Saul interpretato da un Harvey Keitel che inevitabilmente spicca sul resto del cast.
Considerazioni finali: L'operazione di Andrew è senza dubbio riuscita (almeno nella prima parte, la seconda vedremo
), risultato ne è un film non nuovissimo ma sicuramente
evergreen, classico nel suo modo di trattare i personaggi e nel tratteggiare per l'ennesima volta un'America allo stesso tempo violenta e "da sogno". Per il resto, e per una valutazione più completa e generale sull'intero progetto rimando alla recensione della seconda parte.
Voto: 7.6