| RECENSIONE DI MASTRUCCIO PER LA DREAMING STUDIOS L'ultimo film di Arcadia, un remake, è "American Psyco". Celebre il romanzo di Bret Easton Ellis da cui è tratto, altrettanto il film reale del 2000 diretto da Mary Arron, dobbiamo riconoscere al produttore la grande dose di coraggio che ha avuto nel riproporre, a rischio di continui confronti con i precedenti, la storia di Patrick Bateman, e la spietata e cinica descrizione dell'America degli anni '80, che è anche quella dei gioni nostri. Opportunamente Arcadia sposta l'ambientazione ad oggi, citando addirittura la rielezione di Barack Obama alla Casa Bianca, per mostrarci come sia, innegabilmente, immutato anzi per certi versi peggiorato, lo stato in cui versa la classe sociale rampante dei giovani yuppies americani, assolutamente privi di qualsiasi valore che non sia il denaro, l'arrivismo a tutti i costi, il potere, il sesso, il metro con cui vengono giudicate le persone a seconda di come ci si veste e il disprezzo per tutti quelli che vivono al di sotto delle loro stesse possibilità. Senza bisogno di dire alcunchè della trama, che conosciamo tutti, dico che il film, com'era prevedibile, è indubbiamente molto particolare ed interessante, e di ciò va dato gran parte del merito alla solidità del romanzo su cui Arc si è fedelmente appoggiato, ma anche alla capacità del produttore di trasporre dal libro le atmosfere di surreale schizofrenia che vive il protagonista, i suoi pensieri surreali e folli, l'ambiente sociale in cui vivono i personaggi, attraverso la maniacale cura delle descrizioni di tutti gli aspetti di facciata delle persone, degli oggetti di lusso che usano (le marche degli abiti, per esempio) e degli ambienti che li vedono presenti, per lo più locali e ristoranti per veri ricconi, dove il solo esserci è uno status symbol. Divertentissima, ne cito una, la scena del confronto dei biglietti da visita. A differenza di altri colleghi che mi hanno preceduto nelle recensioni, non trovo del tutto sbagliato che Arcadia si sia attenuto alla precisa e puntigliosa descrizione delle marche dei vestiti o dei prodotti, così come li leggiamo anche nel romanzo. Credo che la domanda che dobbiamo porci sia se una certa scena, il modo in cui è mostrata, sia giustificata o no nell'economia dell'intreccio narrativo, e se sia coerente e tecnicamente corretta. In fin dei conti, questo è e rimane un film "sulla carta", e potrei dire che finisce per essere quasi indispensabile tratteggiare così questi aspetti, per inquadrare al meglio i personaggi e gli ambienti in cui si muovono. A ben pensarci non riesco a individuare altro modo per trasmettere al pubblico (che legge e non vede) questi aspetti fondamentali. La cosa, quindi, non mi ha affatto disturbato, ed anzi mi ha fatto venire in mente la maniacale cura dei particolari che aveva il grande Luchino Visconti nei suoi set. Leggendarie rimangono le sue incazzature, ad esempio, quando, durante le riprese del "Gattopardo", si accorgeva che i mobili di scena non contenevano esclusivamente abiti ed oggetti originali dell'epoca della storia raccontata da Tomasi di Lampedusa (1860). Per inciso: nel film, quegli armadi non vengono mai aperti.
La sceneggiatura, com'era da attendersi, è scritta molto bene, e poco o nulla importa, ai fini del giudizio sulla pellicola, se uno stesso attore interpreta due o tre personaggi minori differenti. Certo è giustificata la curiosità che Andrew e Clint hanno correttamente fatto notare. Altro aspetto sulla scenegiatura che vorrei sottolineare, è la puntigliosa descrizione dei dettagli durante alcuni amplessi sessuali. Non mi hanno disturbato per la loro crudezza, mi hanno fatto sorridere perchè sono dettagli che nel film non vedremmo, dato che viene scritto da Arcadia che sono inquadrati solo i volti o le spalle. Ma è un sorriso bonario, conoscendo ormai la passione che l'autore nutre per quel genere. Quindi è un errore facilmente perdonabile. Non mi appare, inoltre, del tutto fuori luogo l'eccessiva violenza che ci viene mostrata nel compimento degli efferati delitti da parte di Patrick. E' giustificata anche quella, a descrizione della terrificante follia che si impadronisce della mente del giovane ragazzo. Arcadia è stato, forse, fin troppo fedele al romanzo. Anzi no. Nella scena del topo, ci risparmia la visione del video in cui il protagonista mangia parti di un cadavere. A parte le battute, in risposta alla domanda che mi pongo sempre durante la visione di ogni singola scena, nel caso delle violenze, io credo che siano giustificate. Certo, il film se fosse reale andrebbe incontro ad un'infinita serie di polemiche e denunce, ma sono convinto che gli estimatori sarebbero molti di più dei critici. Ciò che, invece, ritengo sbagliata è la scena in piano sequenza quando vediamo tutta la fase preparatoria di Patrick prima di uscire di casa, durante la prima parte del film. Non sono tempi cinematografici. Meglio sarebbe stato omettere il dettaglio tecnico del piano sequenza, e lasciare allo spettatore l'immaginazione degli stacchi di inquadratura. Il film termina con la domanda che tutti ci siamo posti: è stata tutta un'immaginazione o è tutto vero? Neanche il libro risolve la questione, ma sarebbe errato che lo facesse. E quindi anche Arcadia il problema non se lo pone. Giusto.
Una cosa che, invece, ritengo sbagliata è la scelta di Brian De Palma per la regia. Avrebbe mai girato il film così come è scritto? Non credo. Penso avrebbe edulcorato alcuni dettagli veramente truculenti. Forse era meglio un altro regista, più avvezzo a questa crudezza estrema. Ma probabilmente è stato scelto De Palma per omaggio al suo film "Omicidio a luci rosse", feticcio di Patrick, che lo affitta innumerevoli volte. Mi sorge spontanea la domanda (per sorridere): ma perchè non se lo compra il dvd?
Il cast è ottimamente assortito, e su tutti primeggia, com'è ovvio, l'ottimo Robert Pattinson. Non mi ha sorpreso, perchè lo abbiamo già visto in un ruolo quasi assimilabile, recentemente, nel "Cosmopolis" di Cronemberg. Di tutti gli altri non mi rimane grande traccia, sono sincero.
Le musiche sono tante e ben scelte, ma come al solito mi ha infastidito dover attendere la fine degli spot pubblicitari. Il sito è certamente buono, e contieneo spunti di raffronto con il libro e il fim originale, cosa davvero interessante. La locandina è semplice ma molto efficace. Credo che possa avere ottime chance per entrare in nominaton.
Un film, quindi, degno del miglior Arcadia. A parte qualche piccola imperfezione, credo che questo film sia un buon prodotto, certamente troppo sopra le righe per ambire ad entrare nel cuore della maggior parte del pubblico. Diciamolo, è un film per stomachi forti, per spettatori smaliziati. Perciò non credo che potrà concorrere al premio per miglior film del semestre. Ma per diverse altre categorie, anche quella per miglior attore, può tranquillamente dire la sua. Voto: 74/100
|