Visto che altre recensioni ancora non ne arrivano, vado a dare qualche risposta a Francis e Clint.
CITAZIONE
anch'io ho pensato che le due parti del film (la storia di Mayer e quella di Tabori e Frisch) non si intersechino molto bene fra loro, che anzi alla fine la coesione fra le due sia abbastanza inesistente (Francis)
La stessa cosa l'ho pensata anche io, quando ho letto il libro, ma non che fosse inesistente, semmai di difficilissima traduzione cinematografica. Non ricordo chi dei veterani ha detto di aver provato qualche tempo fa a trasporre "la variante di Luneburg", ma di aver tralasciato il progetto perchè in difficoltà. Ho avuto grandi difficoltà anche io, e ho inventato parecchie scene e personaggi che risolvessero questa cosa. Nel libro il racconto è in prima persona (Tabori). Quindi il suo racconto spazia molto repentinamente da un luogo all'altro e da uno spazio temporale all'altro senza grossi problemi. La storia di Mayer serve da preambolo, per rendere protagonista della storia il mondo degli scacchi, i suoi personaggi così appassionati da farne una ragione di vita, e per spiegare il carattere di Tabori adulto, che ormai, chiuso nel suo appartamento-museo, vive solo con l'unico pensiero di trovare Fischer e concludere la partita iniziata nel campo di concentramento. Mayer è il personaggio di raccordo fra il presente ed il passato, colui che racconta. Penso che così le due parti possani essere meglio messe in relazione.
CITAZIONE
il suicidio di Frisch forse è troppo sorprendente, vista la freddezza e il cinismo mostrati in precedenza.(Francis)
Vedo che anche tu hai delle perplessità sulla decisione di Frisch/Fischer. E' la stessa decisione che hanno preso tantissimi veri protagonisti di quella terribile vicenda. Il carattere freddo e cinico di Fischer è solo procurato dal senso di onnipotenza che il regime nazista conferiva loro. Nella vita odierna Frisch è un uomo di potere, un magnate dell'industria, quindi conserva in qualche modo quel cinismo. Ma è un uomo che nel suo io profondo è terrorizzato, cosa che nel libro è più evidente. Appena gli crolla il mondo addosso non vede altra via d'uscita. Quindi mi sembra del tutto plausibile che preferisca finire in quel modo.
CITAZIONE
anche secondo me era meglio concentrarsi sulla seconda parte, che è ovviamente è quella più riuscita e interessante, e quindi tagliare un po' di più della prima parte, dato che dell'infanzia di Mayer in fin dei conti ci interessa poco, perché il nocciolo della trama è un altro; personalmente avrei accorciato anche la primissima scena, in cui la governante e il maggiordomo cercano Frisch. (Clint)
La risposta a Francis penso possa essere buona anche per Clint; per quanto riguarda la prima scena, il ritmo e lo stile sono adattati al tipo di cinema che ho visto di Haneke, e mi è servita per presentare il tipo di ambiente in cui vive Frisch, il carattere preciso e meticolosamente ordinato delle sue giornate a Vienna, per presentare la moglie e il tipo di rapporto che ormai hanno, e per iniziare a far vedere quanto gli scacchi siano importanti per lui. Se avessi accorciato questa scena, avrei dovuto in qualche modo tratteggiare queste cose molto importanti nella scena a Monaco, prendendo, a mio avviso, molte più pagine.
CITAZIONE
Non mi è chiara una cosa, però: quando Mayer racconta la propria storia e fa il nome di Tabori, Frisch dice più volte di non averlo mai sentito nominare, eppure praticamente tutta la sua giovinezza è stata segnata dalla rivalità con Tabori, prima fuori e poi dentro il campo di concentramento. Quindi quando insiste nel dire che non lo conosce, Frisch mente o davvero si è dimenticato di lui? (Clint)
Lo stesso dubbio è venuto anche a me mentre scrivevo. Mi sono risposto pensando che dice di non conoscerlo per paura di far scoprire la sua reale identità (lui lo conosceva quando si chiamava Fischer), riuscendo però molto bene a nasconderla (la paura). Ricordiamoci che è un espertissimo giocatore di scacchi, e quindi abile a nascondere ciò che pensa realmente.
La citazione dell'ultima inquadratura di "C'era una volta in America" è un mio omaggio al film che mi ha aperto un mondo, quando l'ho visto al cinema tantissimi anni fa. Lo considero il migliore film che abbia mai visto, ed è quello che ha tracciato un solco profondo nella mia concezione di cinema, tra il prima (andavo a vedere filmetti solo per divertirmi con gli amici) e il dopo. Già amante del cinema, mi è esplosa dentro la voglia di conoscerlo dentro, i suoi trucchi e le magie, i segreti di come si riesce ad far incollare allo schermo milioni di spettatori in tutto il mondo. Si, forse ho osato troppo, ma l'ho fatto col cuore.