| RECENSIONE DI MASTRUCCIO PER LA DREAMING STUDIOS
Con "White Hole", la Chimera Film torna al filone che l'ha reso famosa e che le ha regalato le più grandi soddisfazioni della sua ormai lunga e prolifica carriera. Lo spunto originale che ha ispirato l'autore dello script non è dei più nuovi, come non nuova è l'idea dei due personaggi protagonisti che, avendo perso tutto nella vita, decidono di partire per un viaggio verso l'ignoto, con la quasi certezza di non tornare più indietro, e quindi praticamente compiere una fuga dalla disperante realtà. Ciò non di meno, Andrew sviluppa la storia con la solita maestria, dosandola in due distinte parti.
La prima, quella che ci presenta i due protagonisti, è una bella ed intensa descrizione dei vuoti dell'anima di Mary, famosa astrofisica che ha perso i propri affetti in un incidente stradale, e una ben scritta discesa nella disperazione di Jason, medico ex astronauta, che scopre di avere un tumore e si ritrova spiazzato e perdente fra le sua vacue certezze.
La seconda parte, quella che si svolge sulla navicella spaziale che va all'esplorazione del "White Hole" del titolo, perde, invece, un po' della bella intensità precedentemente gustata, toccando corde diverse e andando a lambire territori più oscuri e sviluppandosi per vie, potremmo dire, metafisiche e filosofiche. Territori che, per inciso, Andrew conosce molto bene e che ha già esplorato nel suo cinema. L'idea che un'entità, non sappiamo se soprannaturale o aliena, possa offrire una nuova e insperata alternativa a due disperati, per ricominciare da zero, è senza dubbio valida e stuzzicante, e si presta, com'è naturale e giusto, ad uno sviluppo della narrazione che porta lo spettatore a porsi un'infinità di domande, che non devono per forza trovare risposta.
E' questo il punto di forza del film, proprio perchè se avesse invece linearmente e, aggiungerei banalmente, risposto a tutte le domande e chiarito ogni dubbio, avrebbe finito per essere un'insulsagine. Bene, quindi. Un'ottimo lavoro di scrittura, anche se una rilettura in più avrebbe permesso all'autore di trovare e correggere qualche piccolo errore di grammatica che ho riscontrato durante la lettura. Da un "mostro" di bravura come Andrew non posso aspettarmi, ancora, errori del tipo "sei resistito" o "a telefono".
Confesso che anche io ho percepito quasi subito che le parti scritte in rosso erano l'inizio e lo sviluppo della vita "alternativa" che l'entità avrebbe offerto ai due, ed ho molto apprezzato la parte in cui Mary scioglie il dubbio se proseguire per questa strada o rimanere ancorata al dolore per la perdita dell'adorato figlio e del marito.
Ciò che mi ha convinto un po' meno è la piccola forzatura che, ad un certo punto, ha fatto virare il film, forse per esigenze produttive e "festivaliere", verso colorazioni di sapore horror. Secondo il mio modesto parere, ciò ha fatto perdere qualcosa al film, che se invece non si fosse discostato dalla strada maestra, sarebbe potuto essere un autentico gioiello, puro e raro, da annoverare ed incasellare accanto a capolavori come "2001 - Odissea nello spazio". Quindi, alla fine, esco dal cinema soddisfatto, ma non al 100%.
La scelta di affidare la regia a Darren Aronofsky è innegabilmente azzeccata. Anzi, è ancor più apprezzabile il lavoro che Andrew ha svolto nell'adattare la sua sceneggiatura allo stile del regista statunitense. Quindi mi sembra più che giusto il premio ricevuto al Contest.
Per un film che fondasse tutto su due soli protagonisti, essenziale era affidare le parti a due grandi interpreti, oltre che, naturalmente, scrivere una sceneggiatura d'acciaio. Sia la Winslet che Norton offrono ottime garanzie, e non stupisce, quindi, che la prima si sia meritato il riconoscimento unanime al Contest di Halloween.
La colonna sonora del film è ricercata, ma anche io condivido qualche perplessità gia manifestata da altri recensori sulla presenza di brani cantati ad accompagnamento di determinate scene. Sarò all'antica, ma per me sarebbe stato meglio una musica orchestrale.
Il "mostro" di bravura di Andrew non si smentisce nemmeno questa volta, sfornando una locandina di assoluto pregio, capace di rendere perfettamente l'atmosfera del film. Forse i caratteri dei credits in basso non sono i migliori, ma è un piccolissimo dettaglio insignificante.
Il sito è completo, anche se graficamente e stilisticamente abbastanza poverello.
Per concludere, "White Hole" è un gran bel film, che non raggiunge, per i motivi che ho esposto, vette da capolavoro, ma che comunque ci regala emozioni e ispira domande molto interessanti sulla vita e sulle scelte che faremmo in situazioni drammatiche come quelle che vivono i protagonisti.
Voto: 82/100
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