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La grande bellezza (di Paolo Sorrentino)

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view post Posted on 9/6/2013, 19:16
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Cinefilo Ad Honorem

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Aspetto a quotare l'intervento di World, intanto posto un'altra splendida stroncatura. Mi sa che certi recensori hanno fatto a gara a mettersi sul piano di Sorrentino, simbolo e vate dei loro innumerevoli "vorrei ma non posso".

CITAZIONE
L'immagine più brutta della GRANDE BELLEZZA, nella maniera più eclatante, è quella dei fenicotteri rosa. Più brutta della giraffa che sparisce, più brutta della suora centenaria santa che dona pillole di saggezza come un jukebox macrobiotico, più brutta del finale stile spot di Dolce e Gabbana.
Non si capisce bene quando si sia perso Paolo Sorrentino, o quando si sia messo in testa di voler fare a tutti i costi il Regista per eccellenza. "Faccio solo un film, Fellini faceva dei capolavori". Prudente autogiustificazione o modestia ad hoc? L'avevamo lasciato con Sean Penn alla ricerca di criminali nazisti, e lo troviamo a fare il satirico a Roma. La Roma dei salotti, delle terrazze festaiole, dei giardini pensili della sgradevolezza mondana. Negli intenti di Sorrentino per ricreare la Roma vista nella GRANDE BELLEZZA c'era un duplice compendio: i richiami a "La Dolce Vita" e "Roma" di Fellini sono innegabili (ma anche a "Giulietta degli spiriti" o "8 e 1/2"), ma un altro rimando cinematografico è quello che vuole andare a pescare da un immaginario plurale di maestri, dove si può rintracciare "La terrazza" di Ettore Scola, se non in modo sardonico, come nel cinema di Moretti, o Bellocchio, con il suo spirito demistificante. Tutto condito da una salsa tra il sacro (la musica di Preisner, Arvo Part) e il profano più trash (Venditti e la musica da discoteca). Ed è qui, non nel durissimo paragone con Fellini, che il film si incrina ancora di più, nel suo continuo "vorrei ma non posso", nel suo trascinarsi ondivago tra le feritoie di una società allo sfascio, in tutti i sensi.

Se Matteo Garrone alle prese con la trasposizione della vita di Fabrizio Corona si fermò chiedendosi cosa poteva dare di più, oltre al reale già insuperabile, Sorrentino si arrampica qui sulla vetta più alta, cercando di voler superare anche lo sguardo insostituibile di "Dagospia". Ma il suo non è un correre dietro a questi rimandi, è farli diventare speciali, renderli pezzi di un puzzle più ampio, in una riflessione sulla vita, sui suoi personaggi, e sulla perdita della purezza delle cose. Se "Cafonal" non assolve e non condanna, ma riesci negli intenti, LA GRANDE BELLEZZA rimane a metà dell'opera, cercando sempre lo spaccato raggelante, a metà tra il disincanto e la pena (come la parentesi sulla satira alla Roma radical dell'arte e delle riviste, dove non si capisce davvero cosa voglia ottenere). Evidenzio alcuni dei passaggi chiave.

"Non faccio un film per dibattere tesi o sostenere teorie. Faccio un film alla stessa maniera in cui vivo un sogno. Che è affascinante finché rimane misterioso e allusivo ma che rischia di diventare insipido quando viene spiegato." A parlare era Fellini e, inutile ricordarlo, non può essere prese come paragone. Di certo però con Flaiano e Pinelli non si poneva i problemi che si sono posti Contarello e Sorrentino nello scrivere LA GRANDE BELLEZZA, dove ogni scena rimanda a situazioni già viste, tra dialoghi tautologici e inopportuni, e a frasi che vogliono cogliere nel segno e rimanere, motivo cardine di tutti i copioni del regista. Così sguazza tra rimandi e piroette da grande messinscenista, vero matador del materiale mondano che mette in scena, ma che finisce per condannarlo e assolverlo contemporaneamente, come se la miseria di cui parla il nostro protagonista Jep Gambardella fosse sia quella che si vuole rifiutare che quella da cui si parte.
Nè il film conclusivo sullo sguardo grottesco romano, nè la parabola cinica e insensibile da anni settanta. Tante, troppe, strabordanti citazioni (sin dall'inizio), che appesantiscono ulteriormente una visione bulimica e frenetica. Rimangono momenti di grandissimo cinema (l'inizio, le carrellate su Roma, gli angoli di edifici storici, gli spaccati danzerecci) e una grandissima prova di tutti gli attori, dove alla fine spicca la Ferilli.
"La Dolce Vita" partiva da un fatto di cronaca e diventava un capolavoro, LA GRANDE BELLEZZA parte dal voler essere un capolavoro, cerca il sublime e fallisce, cadendo nell'autocompassione, nella ricerca espiatoria dai rimpianti e dai ricordi del passato, che diventano i ricordi del cinema e dei suoi trucchi, e di un tempo che non si potrà richiamare. O almeno, non così. Esattamente come fa Jep Gambardella, e come fa Sorrentino stesso. Attendiamo con ansia il suo "6 1/2", ma se la fuga in America c'è già stata, rimane solo di tornare alla casa base, a quell'"Uomo in Più" che diceva tutto, nel piccolo, nella freschezza di uno sguardo senza troppe pretese, senza voler fare il direttore d'orchestra sopra un piedistallo scomodo. Parafrasando il personaggio di Tony Pisapia, "é ora di tornare a Capri".
 
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Arcadia1983
view post Posted on 10/6/2013, 12:55




io continuo a ritenerlo una grande occasione sbagliata e una grande delusione.
 
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view post Posted on 11/6/2013, 15:04
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Cinefilo Ad Honorem

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CITAZIONE (World ^_^ @ 9/6/2013, 17:15) 
E' un film che dice tanto (forse troppo?)

Forse niente... e se non ci riesce (dicendo troppo), o non era il suo intento o è strano che ti sia piaciuto proprio per questo...

CITAZIONE
ma io l'ho trovato coraggioso e con una sua innegabile dignità, anche se non perfettamente riuscito. Il film era già atteso con molte aspettative da un lato e con fucili spianati dall'altro, diciamocelo. Non era facile, ma Sorrentino ci ha provato a dipingerela miseria (soprattutto culturale) dell'Italia attuale attraverso il caleidoscopio "romano" e anche se non ci è riuscito appieno con un'opera di omogenea bellezza, ha regalato emozioni forti e immagini di rara potenza. Infine, immagino sia facile e un po' normale definire "odioso" un film del genere, perchè è come quando ti dicono la verità in faccia... non puoi negarla e allora dici a chi ti tratta con tanta schiettezza che è uno stronzo.

Sì, d'accordo su tutto, ma sempre quasi fino a un certo punto... il film in realtà poi riflette se stesso, che è "stronzo" come la povera gente che ritrae se lo dice da solo (e forse anche in questo caso, non era la sua intenzione).

CITAZIONE
Lo potete criticare quanto volete, ma Sorrentino è il miglior autore attualmente in circolazione. Tiè.

Italiano? Sotto i 40? di nome Paolo? Allora sì. :P

CITAZIONE
p.s. Un altro paragone che mi è venuto in mente in questi giorni... un paragone tra le feste di Jep e quelle di Gatsby (facilitato anche dalla visione ravvicinata dei due film al cinema). Quello, però, era lo sfarzo di "anni ruggenti" inconsapevoli del baratro imminente, qui è un'ostentazione cafona "da basso Impero", a crisi ormai conclamata e riconosciuta dagli stessi protagonisti "prigionieri" (come definire diversamente Jep, che invidia la "normalità" della coppia che va a letto presto, in nome di una vita più autentica?)

Questo ci sta, infatti mi hanno lasciato entrambi gli stessi dubbi (e probabilmente sono entrambi film non riusciti - azzarderei brutti - , alla fine della fiera, solo che mi sono piaciuti: l'importante è ammetterlo).
 
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view post Posted on 4/7/2013, 22:06

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Ho visto questo film ormai due settimane fa, e sono uscito dal cinema perplesso, di fronte a quello che, effettivamente, mi sembra un film irrisolto.

Dolce vita dei nostri anni? Può darsi, ma con tanta vitalità in meno. E' un film di vecchiardi, questo, un film mortifero e morituro, secco, amaro, senza speranza e senza gioia. Grande bellezza... quella che Gambardella/Toni Servillo cercava disperatamente, ma non ha trovato. "Roma mi ha deluso" dice Carlo Verdone, e questa Roma effettivamente delude tutti noi, questa Roma che non ha nulla della città dei sogni di Fellini e di tanto cinema italiano, pallido e crespucolare fantasma di se stessa. Non c'è gioia, nel circo parafelliniano di Sorrentino, e questo di per sé non sarebbe neanche un male, visto che lo rende così adatto ai nostri tempi.

Il problema viene quando questa mancanza di gioia diventa fin troppo esibita. Il film, confusionario e quasi onirico proprio come un film di Fellini, finisce alla fine per perdersi in tanti episodi tutti ben fatti ma senza nessuna connessione. Ammetto di aver fatto molta fatica ad arrivare in fondo a questo film, a mettere assieme tutti gli episodi, a ricavarne un senso compiuto.

E poi, questo gusto retrò che si sente, se all'inizio è piacevole, alla fine diventa stantio, sa di vecchio, sa di noioso e quasi imbambolato. In altre parole, bello visivamente, e con più di una stoccata contro la nostra epoca (la maniera in cui Gambardella smonta la scrittrice radical-chic è un piccolo colpo di genio), ma incompiuto, gravemente incompiuto, e malato della stessa malattia che vuole stigmatizzare: la sterilità.

VOTO: 6.
 
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view post Posted on 11/7/2013, 17:04
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Cinefilo Ad Honorem

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CITAZIONE (Francis Delane @ 4/7/2013, 23:06) 
(la maniera in cui Gambardella smonta la scrittrice radical-chic è un piccolo colpo di genio)

Come nella rece di World, le cose che vi sono piaciute sono le cose che non ho gradito io. Mah!
 
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view post Posted on 25/9/2013, 12:43
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Cinefilo Ad Honorem

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La Roma di Paolo Sorrentino sbarca ad Hollywood: «La grande bellezza» è il candidato italiano agli Oscar. Rappresenterà il nostro cinema alla selezione del Premio Oscar per il miglior film in lingua non inglese. La «Grande Bellezza» - ovvero la Capitale, fotografata come non l'avevamo mai vista, e raccontata da Sorrentino con un approccio che pone moltissime domande e riflessioni che riguardano Roma, ma non solo - è stata designata dalla Commissione di Selezione per il film italiano da candidare all'Oscar istituita dall'Anica, su invito della «Academy of Motion Picture Arts and Sciences», riunita davanti a un notaio e composta da Nicola Borrelli, Martha Capello, Liliana Cavani, Tilde Corsi, Caterina D'Amico, Piera Detassis, Andrea Occhipinti e Giulio Scarpati.

SCELTO TRA SEI CANDIDATI - L'annuncio delle cinquine che gareggeranno per il premio Oscar per il miglior film in lingua non inglese sarà dato giovedì 16 gennaio 2014, mentre la cerimonia di consegna dell'86esimo premio Oscar si svolgerà domenica 2 marzo 2014. Il film di Paolo Sorrentino è stato designato dalla Commissione di selezione per il film italiano da candidare all'Oscar istituita dall'Anica, su invito della «Academy of Motion Picture Arts and Sciences», riunita davanti a un notaio e composta da Nicola Borrelli, Martha Capello, Liliana Cavani, Tilde Corsi, Caterina D'Amico, Piera Detassis, Andrea Occhipinti e Giulio Scarpati. Il film di Sorrentino è stato preferito agli altri sei titoli iscritti alla corsa per la candidatura italiana, anche se era decisamente il favorito. In gara c'erano Miele, esordio di Valeria Golino; Razza bastarda di Alessandro Gassman; Salvo di Antonio Piazza e Fabio Grassadonia; Viaggio sola di Maria Sole Tognazzi e Viva la libertà di Roberto Andò e il misconosciuto thriller horror Midway tra la vita e la morte di John Real, tutti film italiani distribuiti sul nostro territorio tra il 1 ottobre 2012 e il 30 settembre 2013.
 
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mastruccio
view post Posted on 25/9/2013, 12:51




:( :( :cry:
Minch..! Ne avessi visto uno dei sette candidati in lista! E nemmeno posso ancora vederli nel mio cinemino in casa! Per adesso mi toccano film per famiglie.
 
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view post Posted on 25/9/2013, 13:37
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Cinefilo Ad Honorem

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mah, mi sembra lo spot Ti piacere vincere facile? (almeno nella gara interna, poi agli Oscar lo soleranno come succede immancabilmente ai film italiani)
 
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Superlele2013
view post Posted on 25/9/2013, 13:47




Bhò...io i film di Sorrentino non sempre li capisco.

Vederlo paragonato alla Dolce Vita mi fa un pò rabbia.
 
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view post Posted on 25/9/2013, 16:10
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Cinefilo Ad Honorem

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vabbè, paragonare non è equiparare...

tu l'hai visto?

e se no ci puoi parlare de La dolce vita nel topic apposito :P

ps: altrimenti ognuno si ferma al commentino standard e finisce lì... che ve lo devo spiegare io?
 
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Superlele2013
view post Posted on 25/9/2013, 16:23




Si l'ho visto.

E onestamente non mi è piaciuto, perchè in alcuni momenti non l'ho capito. Perchè sin dall'inizio mi è sembrato forzato. Per la ricerca continua del colpo ad effetto.

Come ho letto qualche post più su mi è sembrato che Sorrentino volesse girare non un film, ma il CAPOLAVORO. Per forza. E questo, alla lunga rompe.

Però, questo è un problema mio con i film di Sorrentino. Perchè la stessa cosa potrei dirla di Must Be The Place.
 
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Andrew.
view post Posted on 25/9/2013, 16:45




CITAZIONE (Superlele2013 @ 25/9/2013, 17:23) 
Si l'ho visto.

E onestamente non mi è piaciuto, perchè in alcuni momenti non l'ho capito. Perchè sin dall'inizio mi è sembrato forzato. Per la ricerca continua del colpo ad effetto.

Come ho letto qualche post più su mi è sembrato che Sorrentino volesse girare non un film, ma il CAPOLAVORO. Per forza. E questo, alla lunga rompe.

Però, questo è un problema mio con i film di Sorrentino. Perchè la stessa cosa potrei dirla di Must Be The Place.

E' la stessa cosa che ho pensato quando ho visto This Must Be the place, cosa che non mi ha mai fatto venire voglia di recuperare questo.
 
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view post Posted on 25/9/2013, 17:27
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Cinefilo Ad Honorem

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CITAZIONE (Andrew. @ 25/9/2013, 17:45) 
CITAZIONE (Superlele2013 @ 25/9/2013, 17:23) 
Si l'ho visto.

E onestamente non mi è piaciuto, perchè in alcuni momenti non l'ho capito. Perchè sin dall'inizio mi è sembrato forzato. Per la ricerca continua del colpo ad effetto.

Come ho letto qualche post più su mi è sembrato che Sorrentino volesse girare non un film, ma il CAPOLAVORO. Per forza. E questo, alla lunga rompe.

Però, questo è un problema mio con i film di Sorrentino. Perchè la stessa cosa potrei dirla di Must Be The Place.

E' la stessa cosa che ho pensato quando ho visto This Must Be the place, cosa che non mi ha mai fatto venire voglia di recuperare questo.

mah, questo è meglio del film made in USA... una visione la merita.
 
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Mr.Noodles
view post Posted on 25/9/2013, 23:02




è la scelta più banale, ma è proprio con le scelte banali che l'Italia è riuscita a vincere l'oscar come miglior film straniero negli ultimi 25 anni. quindi giusto così.
 
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view post Posted on 8/10/2013, 08:34
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Cinefilo Ad Honorem

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La shortlist, uno per nazione.

Afghanistan, “Wajma – An Afghan Love Story,” Barmak Akram, director
Albania, “Agon,” Robert Budina, director
Argentina, “The German Doctor,” Lucía Puenzo, director
Australia, “The Rocket,” Kim Mordaunt, director
Austria, “The Wall,” Julian Pölsler, director
Azerbaijan, “Steppe Man,” Shamil Aliyev, director
Bangladesh, “Television,” Mostofa Sarwar Farooki, director
Belgium, “The Broken Circle Breakdown,” Felix van Groeningen, director
Bosnia and Herzegovina, “An Episode in the Life of an Iron Picker,” Danis Tanovic, director
Brazil, “Neighboring Sounds,” Kleber Mendonça Filho, director
Bulgaria, “The Color of the Chameleon,” Emil Hristov, director
Cambodia, “The Missing Picture,” Rithy Panh, director
Canada, “Gabrielle,” Louise Archambault, director
Chad, “GriGris,” Mahamat-Saleh Haroun, director
Chile, “Gloria,” Sebastián Lelio, director
China, “Back to 1942,” Feng Xiaogang, director
Colombia, “La Playa DC,” Juan Andrés Arango, director
Croatia, “Halima’s Path,” Arsen Anton Ostojic, director
Czech Republic, “The Don Juans,” Jiri Menzel, director
Denmark, “The Hunt,” Thomas Vinterberg, director
Dominican Republic, “Quien Manda?” Ronni Castillo, director
Ecuador, “The Porcelain Horse,” Javier Andrade, director
Egypt, “Winter of Discontent,” Ibrahim El Batout, director
Estonia, “Free Range,” Veiko Ounpuu, director
Finland, “Disciple,” Ulrika Bengts, director
France, “Renoir,” Gilles Bourdos, director
Georgia, “In Bloom,” Nana Ekvtimishvili and Simon Gross, directors
Germany, “Two Lives,” Georg Maas, director
Greece, “Boy Eating the Bird’s Food,” Ektoras Lygizos, director
Hong Kong, “The Grandmaster,” Wong Kar-wai, director
Hungary, “The Notebook,” Janos Szasz, director
Iceland, “Of Horses and Men,” Benedikt Erlingsson, director
India, “The Good Road,” Gyan Correa, director
Indonesia, “Sang Kiai,” Rako Prijanto, director
Iran, “The Past,” Asghar Farhadi, director
Israel, “Bethlehem,” Yuval Adler, director
Italy, “The Great Beauty,” Paolo Sorrentino, director
Japan, “The Great Passage,” Ishii Yuya, director
Kazakhstan, “Shal,” Yermek Tursunov, director
Latvia, “Mother, I Love You,” Janis Nords, director
Lebanon, “Blind Intersections,” Lara Saba, director
Lithuania, “Conversations on Serious Topics,” Giedre Beinoriute, director
Luxembourg, “Blind Spot,” Christophe Wagner, director
Mexico, “Heli,” Amat Escalante, director
Moldova, “All God’s Children,” Adrian Popovici, director
Montenegro, “Ace of Spades – Bad Destiny,” Drasko Djurovic, director
Morocco, “Horses of God,” Nabil Ayouch, director
Nepal, “Soongava: Dance of the Orchids,” Subarna Thapa, director
Netherlands, “Borgman,” Alex van Warmerdam, director
New Zealand, “White Lies,” Dana Rotberg, director
Norway, “I Am Yours,” Iram Haq, director
Pakistan, “Zinda Bhaag,” Meenu Gaur and Farjad Nabi, directors
Palestine, “Omar,” Hany Abu-Assad, director
Peru, “The Cleaner,” Adrian Saba, director
Philippines, “Transit,” Hannah Espia, director
Poland, “Walesa. Man of Hope,” Andrzej Wajda, director
Portugal, “Lines of Wellington,” Valeria Sarmiento, director
Romania, “Child’s Pose,” Calin Peter Netzer, director
Russia, “Stalingrad,” Fedor Bondarchuk, director
Saudi Arabia, “Wadjda,” Haifaa Al Mansour, director
Serbia, “Circles,” Srdan Golubovic, director
Singapore, “Ilo Ilo,” Anthony Chen, director
Slovak Republic, “My Dog Killer,” Mira Fornay, director
Slovenia, “Class Enemy,” Rok Bicek, director
South Africa, “Four Corners,” Ian Gabriel, director
South Korea, “Juvenile Offender,” Kang Yi-kwan, director
Spain, “15 Years Plus a Day,” Gracia Querejeta, director
Sweden, “Eat Sleep Die,” Gabriela Pichler, director
Switzerland, “More than Honey,” Markus Imhoof, director
Taiwan, “Soul,” Chung Mong-Hong, director
Thailand, “Countdown,” Nattawut Poonpiriya, director
Turkey, “The Butterfly’s Dream,” Yilmaz Erdogan, director
Ukraine, “Paradjanov,” Serge Avedikian and Olena Fetisova, directors
United Kingdom, “Metro Manila,” Sean Ellis, director
Uruguay, “Anina,” Alfredo Soderguit, director
Venezuela, “Breach in the Silence,” Luis Alejandro Rodríguez and Andrés Eduardo Rodríguez, directors
 
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167 replies since 12/8/2012, 14:12   1846 views
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