| CANNES - E' il giorno di Paolo Sorrentino a Cannes, è l'unico italiano in concorso con La grande bellezza, ritratto dolente, malinconico, decadente di una Roma vista come una babilonia sull'orlo del baratro. E' un giorno lungo, la recensioni dei critici, gli incontri con la stampa, la Montee des Marches e a sera la proiezione per il pubblico che si conclude con una decina di minuti di applausi. Escono le prime critiche, chi parla di capolavoro, chi reputa improponibile il paragone con Fellini, chi parla di ossessioni barocche. "Si pensava che all'estero questa storia non potesse essere capita, invece oggi si leggono buone critiche più straniere che italiane", chiedono al regista durante la conferenza stampa ufficiale. "Errori di valutazione - risponde Sorrentino - non sapete leggere bene le cose. Anche con Il Divo la preoccupazione di molti italiani era 'forse non verrà capito dagli stranieri', poi è andato bene. Non voglio indagare le ragioni per cui accade questo. Certo, si viene a Cannes perché si ha a che fare con una platea internazionale, in questo senso si centra l'obiettivo".
Uscirà in sala il 21 maggio ed è tra i film più attesi al Festival di Cannes "La grande bellezza" di Paolo Sorrentino, unico italiano in concorso sulla Croisette. Cast ricchissimo, primo fra tutti il protagonista Toni Servillo, affiancato - fra gli altri - da Carlo Verdone, Sabrina Ferilli, Carlo Buccirosso, Pamela Villoresi, Iaia Forte, Galatea Ranzi, Isabella Ferrari
Fra i protagonisti del film, oltre al protagonista assoluto Toni Servillo, ci sono anche Carlo Verdone e Sabrina Ferilli. Il primo è Romano, autore teatrale emarginato e deluso, innamorato - ma non corrisposto - di un'attricetta. "Essere qui a Cannes mi procura una grande emozione - dice l'attore e regista - ma non perché sono in un film, sul grande schermo: sono emozionato per il film, perché ho creduto fin da subito a questo progetto, l'ho amato immediatamente. E sono emozionato per Sorrentino".
L'attore è fra i protagonisti di "La grande bellezza" di Paolo Sorrentino, unico italiano in concorso al Festival. "Sono emozionato non per il fatto di essere qui, ma perché voglio bene a questo film, è un progetto che ho sposato subito e mi interessa che l'affresco vada bene"
La Ferilli invece è Ramona, spogliarellista sul viale del tramonto, figura malinconica, donna di una umanità dolente, semplice e un po' naif (una bella prova per l'attrice romana) che per un po' accompagna Servillo nelle sue peregrinazioni notturne.
L'attrice a Cannes, fra i protagonisti di "La grande bellezza", unico italiano in gara al festival. "Un film con personaggi umanissimi e miserabili, ritratti dal regista con grande pietà"(L'intervista di Arianna Finos)
"La grande bellezza" di Sabrina Ferilli Una quarantenne spogliarellista sul viale del tramonto, che nasconde un segreto, e che con la sua spontaneità - un po' cafona - fa un pezzo di strada insieme al protagonista, fra peregrinazioni notturne e incursioni nella Roma più nascosta. Sabrina Ferilli è Ramona in "La grande bellezza", il film di Paolo Sorrentino, unico italiano in concorso a Cannes. Una grande prova per l'attrice romana che ha dato volto e corpo a un personaggio fragile, malinconico, dolente. "Chi ama il cinema non può non amare questo film - dice l'attrice - che rappresenta la bellezza e l'anarchia ma non solo di Roma, una Roma che quando è così bella rischia di diventare vuota"
In conferenza stampa, alla domanda sulla grandezza del cinema italiano di oggi, Sorrentino replica: "Non so che rispondere, dovrebbe essere molto più grande, ha grandi autori, ma trovo stravagante che lo si critichi aprioristicamente, è ricco di registi e attori bravissimi". Il regista, incalzato soprattutto dalla stampa italiana oltre che da quella francese, ha parlato del suo film, di come è nato, del suo rapporto con Fellini. Accanto a lui l'alter ego Toni Servillo, formidabile nel dare vita a Jep Gambardella che voleva essere uno scrittore e si è ritrovato re della Roma più vuota e gaudente. Poi Galatea Ranzi, Isabella Ferrari, Iaia Forte, Roberto Herlitzka.
"Ho sempre raccolto in questi anni romani, prima da ragazzo quando ci venivo a lavorare, poi quando mi sono trasferito, suggestioni e aneddoti su Roma - continua Servillo - l'idea del film è arrivata quando ha preso corpo il personaggio di Toni, un testimone di quel mondo e al tempo stesso personaggio con una sua biografia. C'è una frase chiave nel film che spiega questa società in decadenza: 'la povertà non si racconta ma si vive'. Ecco, il film prova a esprimere una condizione di povertà non materiale ma di altro titolo, senza per questo dare un giudizio negativo".
Già durante le 'misteriose' riprese e poi dopo aver visto il film il rimando con La dolce vita è stato inevitabile. Sorrentino prova a prendere le distanze, "per motivi anagrafici non ho conosciuto il film e lo stesso Fellini pensava che non avesse una corrispondenza con il reale. Come tutti i registi italiani ho interiorizzato la lezione del cinema di Fellini e poi c'è un'assonanza sui temi. Ma quello era un capolavoro, questo un film".
Nel rapporto con Servillo, "il mio miglior critico cinematografico, forse l'unico che ho", dice il regista , "c'è la combinazione ottimale di senso di famiglia e allo stesso tempo di imprevedibilita, novita". La "grande bellezza" del titolo "è qualcosa di atemporale", spiega Sorrentino che non vuole definire in un momento storico gli accadimenti di cui racconta nel film, scritto con Umberto Contarello ("ho sempre pensato che Roma sia vissuta da una tribù che, più che vivere la città, vi si accampa"). Con un budget di 8 milioni di euro, prodotto con la Indigo Film di Nicola Giuliano e Francesca Cima, con Medusa, il contributo del Mibac e la francese Babe Films per Pathè che lo distribuirà in Francia, La grande bellezza è un viaggio attraverso una Roma monumentale, barocca, deserta. Ma, spiega Sorrentino, "non c'è stato nei luoghi un cercare specifico, perché c'è una grande burocrazia per le riprese. Mi sono lasciato guidare dalla meraviglia che ancora provo nel vedere Roma, una città che sa sorprendermi sempre".
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