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La grande bellezza (di Paolo Sorrentino)

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view post Posted on 16/5/2013, 15:55
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Cinefilo Ad Honorem

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CITAZIONE (mastruccio @ 16/5/2013, 15:46) 
Penso anche io che sia autentica, e che vedremo sullo schermo proprio ciò che è descritto.
E' uno stralcio, ma si vede subito che è scritta da un regista/scrittore, che ha scritto per se stesso e non doveva vendere lo script a nessuno, il cui stile di scrittura si avvicina molto ad un testo letterario (ho pensato subito allo stile di Gaetano). Scommettiamo che uscirà subito dopo il libro della sceneggiatura?
Una sceneggiatura scritta da uno sceneggiatore professionista, ormai, non è più hollywoodiana, ma universale. In tutto il mondo si scrive così, senza alcuna indicazione di tecnicismi registici di inquadratura o di campi.
Sulla questione 1 pagina=1 minuto, che Papele usa a sfottò, ci rido su anche io. ;)
Ma prova ad inviare uno script di 70/80 pagine ad un produttore, o di 150/160 pagine. Se vuole fare un film di due ore ti dirà, "papele papele" (cit. Lino Banfi in uno dei film mitici di anni fa), di scriverlo in 120 pagine o giù di lì.

Più che uno sfottò è un tormentone, ma ci mancherebbe, so di cosa stai parlando, non è che casco dal pero.

Io ho letto sceneggiature di Kubrick (quelle che poi ho realizzato su Ck) e di Tarantino (molto vicino forse a Sorrentino, in questo caso; per esempio mi colpisce che non ci fossero le indicazioni per la soundtrack), in passato... sulla similitudine, Gaetano, smentiscilo! :P
 
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Arcadia1983
view post Posted on 16/5/2013, 20:26




secondo me, Sorrentino scrive così perché vuole (o vorrebbe) esprimere determinate cose (suggestioni o che) con le sue immagini, quindi si regola di conseguenza con la scrittura.

comunque, tanto per dirne un altro, anche Sorkin nella sceneggiatura di The Social Network (in cui molte pagine sono composte solo di dialogo) tende a "romanzare", e anche Hampton in quella di A Dangerous Method. per "romanzare" intendo non tanto alla Sorrentino, quanto nell'usare parole più "comuni", una sintassi più sciolta, meno rigida e tecnica (non so se mi sono spiegato). sarà per i loro trascorsi teatrali, non so...
 
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World ^_^
view post Posted on 17/5/2013, 09:43




Comunque una sceneggiatura del genere, su Ck, sarebbe criticata aspramente a destra e a manca. :P
Eppure è bellissima così com'è.
 
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Andrew.
view post Posted on 17/5/2013, 13:38




CITAZIONE (World ^_^ @ 17/5/2013, 10:43) 
Comunque una sceneggiatura del genere, su Ck, sarebbe criticata aspramente a destra e a manca. :P
Eppure è bellissima così com'è.

Beh, tecnicamente questa non è una sceneggiatura, è un mix tra poesia, romanzo e sceneggiatura che lui ha fatto per se stesso.
Noi poi scriviamo film virtuali che devono limitarsi a mostrare ciò che vediamo senza arruffianarsi lo spettatore. Anche perchè, se uno scorcio è romantico e il protagonista è combattuto, voglio deciderlo io spettatore.
 
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view post Posted on 17/5/2013, 14:31

Attore/Attrice

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Molto bella, mi ha ricordato le sceneggiature di Pasolini pubblicate da Garzanti. E ha ragione Gaetano, una così a CK probabilmente non la lasceremmo passare indenne, chiederemmo termini più tecnici e più stringatezza. Però Sorrentino non scrive per CK, eh eh.
 
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view post Posted on 19/5/2013, 12:11
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Cinefilo Ad Honorem

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Ieri Sorrentino era da Fazio, ma ha parlato poco, sovrastato da Carlo Verdone che è più abituato all'autopromozione. Il conduttore come sempre ha parlato a vanvera senza manco aver visto ancora il film, definendolo "capolavoro" e blabla.
L'attore romano ha anche citato l'incipit del film e Fazio cascava dalle nuvole ("ah, c'è un cinese che muore all'inizio?" - ma come ti documenti sui personaggi che intervisti, scusa???), e non so se è vero ma ho capito che nel film non si vedono automobili, una scelta se vogliamo straniante.
 
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Mr.Noodles
view post Posted on 19/5/2013, 12:50




CITAZIONE (marenarobros @ 19/5/2013, 13:11) 
("ah, c'è un cinese che muore all'inizio?" - ma come ti documenti sui personaggi che intervisti, scusa???)

immagina le frustate che si è preso quello che gli ha scritto le domande!
 
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view post Posted on 19/5/2013, 13:36
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Cinefilo Ad Honorem

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CITAZIONE (Mr.Noodles @ 19/5/2013, 13:50) 
CITAZIONE (marenarobros @ 19/5/2013, 13:11) 
("ah, c'è un cinese che muore all'inizio?" - ma come ti documenti sui personaggi che intervisti, scusa???)

immagina le frustate che si è preso quello che gli ha scritto le domande!

Comunque Verdone, in maniera anche divertente, ha descritto Sorrentino come un dittatore del set.
 
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Arcadia1983
view post Posted on 19/5/2013, 13:45




CITAZIONE (marenarobros @ 19/5/2013, 14:36) 
CITAZIONE (Mr.Noodles @ 19/5/2013, 13:50) 
immagina le frustate che si è preso quello che gli ha scritto le domande!

Comunque Verdone, in maniera anche divertente, ha descritto Sorrentino come un dittatore del set.

sapevo pure io di 'sta cosa. pare che Servillo, sul set di Gomorra, parlando con un tecnico (o quel che era) disse una cosa tipo: "Sarà pure che ognuno ha il suo metodo, ma Paolo sa sempre dove metterla la macchina da presa", perché Garrone comunque è molto più "libero"...
 
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Arcadia1983
view post Posted on 21/5/2013, 10:54




http://www.repubblica.it/spettacoli/cinema...65/?ref=HREC2-9

CANNES - Alla fine, un lungo applauso. Positiva l'accoglienza della stampa internazionale alla proiezione di La grande bellezza di Paolo Sorrentino, attesissimo qui al Festival di Cannes. Nei giorni scorsi erano trapelate recensioni francesi contrastanti. La stroncatura feroce di Cahiers du Cinema e le lodi di Première. All'uscita dalla sala del Debussy molti giornalisti della stampa internazionale dicono che il film è piaciuto. "Bello e triste", "Melanconico e riuscito". Un critico belga dice: "Dopo la Roma di Fellini ecco la Roma di Sorrentino. Belle le immagini, le musiche, il racconto della vacuità di uno stile di vita". Divisi i due greci. A uno il film non è piaciuto: "Una copia meno riuscita di Fellini, ma non lo scriva perché domani ho un'intervista", l'altro invece l'ha amato moltissimo, "mi ha fatto ridere, poi mi ha lasciato un grande senso di tristezza. E di bellezza. E' girato benissimo".

Nel corso del film, lungo due ore e mezzo, un ritratto della Roma cafona, ricca e decadente, popolata di una umanità volgare, donne rifatte e uomini da poco, qualche giovane giornalista si è eclissato. "Il film è lungo", "incomprensibile". Ma la gran parte dei critici, a fine proiezione, ha avuto parole di apprezzamento. "Mi pare che il protagonista Toni Servillo sia straordinario. E' apparentemente convinto di quanto sia bella la sua vita, ma invece la sua vita non è così bella", dice un recensore argentino. "Prima di tutto è filmato in un modo straordinario. Erano anni che non vedevo un film girato a Roma e fatto così bene", dice la giornalista di una testata tedesca. "Davvero bellissimo - dice il giornalista dell'Irish Time - è davvero molto triste e nello stesso tempo divertente, ha uno stile surreale ma in realtà è pieno di senso. E' bello, come lo era Il Divo. Anche se il suo è un cinema in cui al centro c'è il regista, l'attore protagonista era bravissimo". "Mi è piaciuta - dice il critico danese - la ricerca del senso della sua vita e della bellezza del protagonista. E il modo in cui ha usato la musica". C'è chi dice "mi è piaciuto, ma non sono ancora in grado si spiegarlo. Ci devo pensare".

Il regista Paolo Sorrentino è già alla Croisette, ha intervistato da giornalista i colleghi Fratelli Coen, anche loro in concorso, e visto il film di Valeria Bruni Tedeschi. Pronto per sfilare nella giornata per il pubblico anche il foltissimo cast di attori italiani. Toni Servillo, Carlo Verdone, Sabrina Ferilli, Carlo Buccirosso, Iaia forte, Pamela Villoresi, Galatea Ranzi, Serena Grandi.

nel link poi si trovano varie foto e video.
 
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Mr.Noodles
view post Posted on 21/5/2013, 11:28




CITAZIONE (Arcadia1983 @ 19/5/2013, 14:45) 
CITAZIONE (marenarobros @ 19/5/2013, 14:36) 
Comunque Verdone, in maniera anche divertente, ha descritto Sorrentino come un dittatore del set.

sapevo pure io di 'sta cosa. pare che Servillo, sul set di Gomorra, parlando con un tecnico (o quel che era) disse una cosa tipo: "Sarà pure che ognuno ha il suo metodo, ma Paolo sa sempre dove metterla la macchina da presa", perché Garrone comunque è molto più "libero"...

vabè è anche molto più difficile girare sempre in esterni e nelle location originali dell'ambiente che si sta raccontando.


comunque la stroncatura dei Cahiers è senza appello. e anche Le Monde l'ha criticato. ma i Cahiers l'hanno mai amato?
 
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Arcadia1983
view post Posted on 21/5/2013, 11:36




sì, ma quello che pure volevo dire è che anche a leggere le interviste dei vari collaboratori, si nota come Garrone sia molto "tranquillo" nel suo lavoro.

per il resto, non so che dire, non sto seguendo nulla, manco l'articolo che ho postato ho letto.
 
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view post Posted on 21/5/2013, 14:09
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Cinefilo Ad Honorem

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CITAZIONE (Arcadia1983 @ 21/5/2013, 11:54) 
E' apparentemente convinto di quanto sia bella la sua vita, ma invece la sua vita non è così bella", dice un recensore argentino.

Anche se il suo è un cinema in cui al centro c'è il regista...

Ripartirei proprio da queste due frasi ;) Il film esce finalmente oggi, io se mia moglie non mi fucila prima ci vado giovedì (con lei? :P ).

Intanto i primi giudizi:

MEREGHETTI
CITAZIONE
CANNES - Prima o poi i conti con Roma toccano a tutti: a chi ci è nato, a chi ci si è trasferito, a chi ha sempre cercato di evitarla. Sorrentino, che nella capitale è andato ad abitare con la famiglia da non molti anni, aveva spesso ambientato i suoi film altrove: a Napoli, in Svizzera, a Sabaudia, addirittura negli States. C'era stato Il divo , naturalmente, ma lì Roma entrava di rimbalzo, quasi controvoglia. Adesso, a 43 anni (li compie alla fine di maggio), deve aver pensato che fosse arrivato il momento giusto. E infatti il titolo-omaggio ( La grande bellezza ) si materializza proprio dietro il panorama dei tetti cittadini, vago come una specie di miraggio.
Che sia difficile da afferrare - la bellezza ma anche la città - lo dirà verso la fine del film il protagonista, con una di quelle frasi che risuonano come eco di situazioni già viste e che il regista (autore anche della sceneggiatura con Umberto Contarello) usa con incontrollata frequenza, finendo per mortificare un po' quella magia visiva che a tratti sa regalare. Perché il nodo di un film ambizioso e misterioso insieme, a volte affascinante nella sua visionarietà, è proprio questo, di un dialogo fin troppo ricercato nella sua letterarietà e che finisce per apparire ridondante e persino sentenzioso. Come se lo sceneggiatore non fosse al servizio del regista ma in gara con lui, alla ricerca di un attestato di bravura doppia (scritta e visiva) che però fatica ad arrivare.

VITA IN TERRAZZA - Lo sguardo che Sorrentino getta su Roma è quello di una specie di alter ego/avatar, Jep Gambardella, affidato alla bravura di Toni Servillo. Scrittore di un solo romanzo, diventato giornalista per pigrizia e lucida intelligenza insieme (l'intervista che fa a una performer masochista è uno dei momenti più esilaranti del film, ma anche dei più velenosi se si pensa a quelle che spesso vengono fatte a registi e attori. Come se Sorrentino volesse togliersi elegantemente qualche sassolino dalle scarpe...), il protagonista festeggia i suoi 65 anni all'inizio del film, per condividere poi con gli spettatori alcuni momenti della sua vita molto mondana e moderatamente professionale, tra amici (pochissimi), conoscenti (tantissimi) e occasionali incontri.
Inutile far finta che il modello di partenza non sia «La dolce vita», a cui regala alcune citazioni e di cui riprende la struttura narrativa disarticolata, senza vere coordinate temporali. Ma il paragone con Fellini (che lo stesso regista giudica «improponibile» per «manifesta superiorità» dell'originale) finisce quasi subito, di fronte a un diverso sguardo sulle cose, ieri cosciente di trovarsi a un momento di svolta, dove i valori del passato stavano crollando travolti dalla fine di tante illusioni, oggi invece meno lucido e severo rispetto a uno squallore che sembra senza responsabilità e senza colpe. Certo, le serate sulle terrazze, sono l'occasione per tirar fuori un po' di «cattiveria» (ne fa le spese il personaggio di Galatea Ranzi) ma spesso i riti di questa Roma «godona», come la definisce Dagospia non a caso ringraziato nei titoli di coda, assomigliano a un facile tiro sulla Croce Rossa. Che prenda le forme di una seduta di autocoscienza di chirurgia estetica o dello stanco rituale mondano con perfomance inclusa.

GLI SCONFITTI - Altre volte il film si impenna in sorprendenti momenti di poesia (il silenzioso incontro notturno con Fanny Ardant) o in malinconici ritratti di persone destinate alla sconfitta, come la Ramona a cui Sabrina Ferilli sa trasmettere un'umanità non scontata. Ma che a volte finiscono per essere soffocati da quelle «ambizioni letterarie» di cui si diceva prima. Come l'addio di Roman alla capitale, con Carlo Verdone nei panni di un Moraldo al contrario che deve sottolineare ad abundantiam che «Roma l'ha deluso». O la visione della giraffa a Massenzio che termina con un invadente pistolotto sui trucchi e le finzioni. O la doppia lezione sul comportamento da tenere al funerale, prima spiegato poi messo in atto.
Ecco, nonostante gli sforzi del Sorrentino regista (e degli attori, tra cui vanno ricordati almeno Iaia Forte, Pamela Villoresi, Carlo Buccirosso, Isabella Ferrari e Robert Herlitzka), il Sorrentino sceneggiatore dà l'impressione di voler percorrere una strada diversa, fatta di troppe citazioni letterarie (Celine, Flaubert due volte, Bellow, Dostoevskij e ne dimentico) e di facili giochini (Romona, Roman, Roma... Era proprio necessario?) alla fine dei quali ti sembra di ritrovarti al punto di partenza, senza aver capito molto della bellezza (e della bruttezza) di Roma.

CAPRARA
CITAZIONE
Che film liquido e ambiguo è “La grande bellezza” di Sorrentino, un cineasta che onora Cinelandia senza dovere ricorrere alla qualifica doc dell’argomento. Che film espanso a dismisura su sentimenti e personaggi contemporanei sino all’auto-logoramento. Che film temerario per come riprende passo passo i tic, i terrori, le trasfigurazioni e le fulminanti ironie del maestro per eccellenza. L’occhio della Roma sazia e disfatta, dei tourbillon psicanalitici e dei trompe-l’oeil erotici, che non vogliamo neppure nominare per rispetto del seguace postmoderno in lizza sulla Croisette. Se, però, “La dolce vita”, “Otto e mezzo”, “Roma” o “Giulietta degli spiriti” suscitarono aspro dibattito e provocarono violente lacerazioni del tessuto ex rivoluzionario del neorealismo, “La grande bellezza” genera un atroce, se non addirittura imbarazzante sospetto: quello di un film in fondo pacioso e buonista, un insieme di splendidi flash evocanti un anticonformismo che strizza l’occhio e cerca conforto, l’autodafé di un artista che mima disperazione, rabbia e sconcerto assicurandosi, nel contempo, che il quadro dei valori resti al suo posto e i brividi d’orrore abbiano l’ok degli indignati in servizio permanente. Come dire, va bene Céline (la cui epigrafe apre il film) declinato nel gossip internettiano del “Cafonal” di D’Agostino; ma non c’è peggiore delusione di quella provocata dal maledettismo blasé espurgato e corretto…
Sui valori di tecnica di ripresa, percezione atmosferica e manipolazione d’attori, Sorrentino conferma di temere pochi confronti. Certo chi ha letto il suo romanzo “Hanno tutti ragione” (o più prosaicamente ha dimestichezza con i leoni al sole del dopoguerra napolicentrico o i modelli del Totò eversore del perbenismo), gode poco dell’effetto sorpresa nel seguire le peregrinazioni disincantate dello scrittore di un libro solo Jep Gambardella e le sue massime sospese, con visibile compiacimento, tra l’assoluta cretinaggine e la vertigine metafisica. Il baccanale sul terrazzo romano che conta (niente di così orrido e tragico, si tranquillizzino i moralisti assetati del tempo antico sempre onesto ed edenico) è molto divertente e la sua circolarità (si ripete al the end) sembra funzionale al deambulare di Servillo nei vestiti firmati di Gambardella: una nuova performance dell’attore supersonico, sottilmente minata, peraltro, dall’equivoco di fondo. Il vortice della mondanità che in realtà è un finto-feroce ripetersi di divertimenti e trasgressioni al ribasso non è confermato dagli episodi appena un po’ tragicomici che si susseguono bensì, appunto, risolto in partenza dalle pose, il linguaggio, le massime “alla Flaiano” dell’interprete, virtuosistico, insomma, ma del tutto autoreferenziale rispetto al racconto e una sua (ipotetica) suspense.
“La grande bellezza”, secondo la nostra impressione, può essere tramandato dai suoi scorci, dalle sue sequenze esteticamente fiammeggianti, dalle volate a perdifiato delle sue panoramiche e dal suo stupefatto candore al cospetto dell’esibizionismo della madre-matrigna Roma maestosa e spudorata, ma non più di tanto. Così come da certi personaggi che funzionano da tessere del mosaico –Carlo Verdone, Carlo Buccirosso, una meravigliosa Sabrina Ferilli che non ha paura di guardarsi nello specchio come se fosse la strega griffata di Biancaneve- e un accompagnamento musicale ibridato con abilità di slancio, cioé meno programmatica di tutto il resto. I finali a raffica, le visioni dei fenicotteri, l’orrida para-madre Teresa sdentata e agonizzante, le nostalgie cartolinesche degli amorini d’adolescenza: sì, si tratta proprio di “sparuti e incostanti sprazzi di bellezza” e dell’”imbarazzo dello stare al mondo”. Chissà che il pensiero di Gambardella non s’adatti alla propria odissea foderata di se stessa.
 
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Mr.Noodles
view post Posted on 21/5/2013, 23:19




cazzarola, guarda un po' se 24 anni dovevo tornare d'accordo con due cariatidi come Mereghetti e Caprara...
 
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view post Posted on 22/5/2013, 11:22
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Cinefilo Ad Honorem

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CANNES - E' il giorno di Paolo Sorrentino a Cannes, è l'unico italiano in concorso con La grande bellezza, ritratto dolente, malinconico, decadente di una Roma vista come una babilonia sull'orlo del baratro. E' un giorno lungo, la recensioni dei critici, gli incontri con la stampa, la Montee des Marches e a sera la proiezione per il pubblico che si conclude con una decina di minuti di applausi. Escono le prime critiche, chi parla di capolavoro, chi reputa improponibile il paragone con Fellini, chi parla di ossessioni barocche. "Si pensava che all'estero questa storia non potesse essere capita, invece oggi si leggono buone critiche più straniere che italiane", chiedono al regista durante la conferenza stampa ufficiale. "Errori di valutazione - risponde Sorrentino - non sapete leggere bene le cose. Anche con Il Divo la preoccupazione di molti italiani era 'forse non verrà capito dagli stranieri', poi è andato bene. Non voglio indagare le ragioni per cui accade questo. Certo, si viene a Cannes perché si ha a che fare con una platea internazionale, in questo senso si centra l'obiettivo".

Uscirà in sala il 21 maggio ed è tra i film più attesi al Festival di Cannes "La grande bellezza" di Paolo Sorrentino, unico italiano in concorso sulla Croisette. Cast ricchissimo, primo fra tutti il protagonista Toni Servillo, affiancato - fra gli altri - da Carlo Verdone, Sabrina Ferilli, Carlo Buccirosso, Pamela Villoresi, Iaia Forte, Galatea Ranzi, Isabella Ferrari

Fra i protagonisti del film, oltre al protagonista assoluto Toni Servillo, ci sono anche Carlo Verdone e Sabrina Ferilli. Il primo è Romano, autore teatrale emarginato e deluso, innamorato - ma non corrisposto - di un'attricetta. "Essere qui a Cannes mi procura una grande emozione - dice l'attore e regista - ma non perché sono in un film, sul grande schermo: sono emozionato per il film, perché ho creduto fin da subito a questo progetto, l'ho amato immediatamente. E sono emozionato per Sorrentino".

L'attore è fra i protagonisti di "La grande bellezza" di Paolo Sorrentino, unico italiano in concorso al Festival. "Sono emozionato non per il fatto di essere qui, ma perché voglio bene a questo film, è un progetto che ho sposato subito e mi interessa che l'affresco vada bene"

La Ferilli invece è Ramona, spogliarellista sul viale del tramonto, figura malinconica, donna di una umanità dolente, semplice e un po' naif (una bella prova per l'attrice romana) che per un po' accompagna Servillo nelle sue peregrinazioni notturne.

L'attrice a Cannes, fra i protagonisti di "La grande bellezza", unico italiano in gara al festival. "Un film con personaggi umanissimi e miserabili, ritratti dal regista con grande pietà"(L'intervista di Arianna Finos)

"La grande bellezza" di Sabrina Ferilli
Una quarantenne spogliarellista sul viale del tramonto, che nasconde un segreto, e che con la sua spontaneità - un po' cafona - fa un pezzo di strada insieme al protagonista, fra peregrinazioni notturne e incursioni nella Roma più nascosta. Sabrina Ferilli è Ramona in "La grande bellezza", il film di Paolo Sorrentino, unico italiano in concorso a Cannes. Una grande prova per l'attrice romana che ha dato volto e corpo a un personaggio fragile, malinconico, dolente. "Chi ama il cinema non può non amare questo film - dice l'attrice - che rappresenta la bellezza e l'anarchia ma non solo di Roma, una Roma che quando è così bella rischia di diventare vuota"


In conferenza stampa, alla domanda sulla grandezza del cinema italiano di oggi, Sorrentino replica: "Non so che rispondere, dovrebbe essere molto più grande, ha grandi autori, ma trovo stravagante che lo si critichi aprioristicamente, è ricco di registi e attori bravissimi". Il regista, incalzato soprattutto dalla stampa italiana oltre che da quella francese, ha parlato del suo film, di come è nato, del suo rapporto con Fellini. Accanto a lui l'alter ego Toni Servillo, formidabile nel dare vita a Jep Gambardella che voleva essere uno scrittore e si è ritrovato re della Roma più vuota e gaudente. Poi Galatea Ranzi, Isabella Ferrari, Iaia Forte, Roberto Herlitzka.

"Ho sempre raccolto in questi anni romani, prima da ragazzo quando ci venivo a lavorare, poi quando mi sono trasferito, suggestioni e aneddoti su Roma - continua Servillo - l'idea del film è arrivata quando ha preso corpo il personaggio di Toni, un testimone di quel mondo e al tempo stesso personaggio con una sua biografia. C'è una frase chiave nel film che spiega questa società in decadenza: 'la povertà non si racconta ma si vive'. Ecco, il film prova a esprimere una condizione di povertà non materiale ma di altro titolo, senza per questo dare un giudizio negativo".

Già durante le 'misteriose' riprese e poi dopo aver visto il film il rimando con La dolce vita è stato inevitabile. Sorrentino prova a prendere le distanze, "per motivi anagrafici non ho conosciuto il film e lo stesso Fellini pensava che non avesse una corrispondenza con il reale. Come tutti i registi italiani ho interiorizzato la lezione del cinema di Fellini e poi c'è un'assonanza sui temi. Ma quello era un capolavoro, questo un film".

Nel rapporto con Servillo, "il mio miglior critico cinematografico, forse l'unico che ho", dice il regista , "c'è la combinazione ottimale di senso di famiglia e allo stesso tempo di imprevedibilita, novita". La "grande bellezza" del titolo "è qualcosa di atemporale", spiega Sorrentino che non vuole definire in un momento storico gli accadimenti di cui racconta nel film, scritto con Umberto Contarello ("ho sempre pensato che Roma sia vissuta da una tribù che, più che vivere la città, vi si accampa"). Con un budget di 8 milioni di euro, prodotto con la Indigo Film di Nicola Giuliano e Francesca Cima, con Medusa, il contributo del Mibac e la francese Babe Films per Pathè che lo distribuirà in Francia, La grande bellezza è un viaggio attraverso una Roma monumentale, barocca, deserta. Ma, spiega Sorrentino, "non c'è stato nei luoghi un cercare specifico, perché c'è una grande burocrazia per le riprese. Mi sono lasciato guidare dalla meraviglia che ancora provo nel vedere Roma, una città che sa sorprendermi sempre".
 
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167 replies since 12/8/2012, 14:12   1846 views
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