| RECENSIONE DI MASTRUCCIO PER LA DREAMING STUDIOS
Recupero questo bel film, dopo ben 3 mesi dalla sua uscita. Meritatamente vincitore del Contest di San Valentino, “La ragazza di carta” è una pellicola fedelmente tratta dall’ultimo romanzo omonimo del francese Guillaume Musso. Non vado a raccontare la storia, ampiamente descritta nelle precedenti recensioni. Dico solo che l’ho letto tutto d’un fiato. Ci ho messo poco più di due ore (lo script è molto lungo), ma ho potuto realmente godere della magia di una storia, per quanto non originalissima, densa di momenti di grande coinvolgimento emotivo. Certamente chi ha dovuto leggere lo script a pezzi e bocconi, non può aver goduto appieno come ho goduto io. Questo è, purtroppo, il limite che si porta appresso ogni sceneggiatura che supera lo standard delle 90/100 pagine. Qui arriviamo a 154. Credo però che meno di così non si sarebbe potuto fare. Anzi, Nightbay ha dovuto necessariamente fare qualche taglio, per esempio il lungo viaggio del libro perduto, attraverso varie tappe nel mondo; penso anche all’amore che si instaura tra Milo e Carol, troppo frettolosamente sfociante nel matrimonio, senza qualche scena precedente di evoluzione del rapporto fra i due. Ottima, invece, la costruzione dei caratteri dei due protagonisti, Tom (scrittore di successo in preda alla crisi del foglio bianco, causato dall’abbandono della propria amata ) e Billie (la protagonista della trilogia mancata, caduta sulla terra per un magico gioco del destino). E’ proprio questa la parte più bella e solida di tutto il film, il percorso che i due personaggi fanno, anche fisicamente durante i vari spostamenti; dall’iniziale sbigottimento ed incredulità di Tom per l’improvvisa apparizione di questa bellissima ragazza che dichiara di essere la sua creatura letteraria, alla presa di coscienza che è veramente quello che dice di essere; dalla fase di crisi depressiva che blocca la vena creativa dello scrittore, alla “rinascita umana” e al completamento della trilogia, grazie al nuovo sentimento d’amore che nasce in Tom nei confronti di Billie, che lo porta definitivamente a chiudere il capitolo doloroso dell’abbandono del primo amore. La bella favola della ragazza caduta dal libro incompleto, che rischia di morire se questo non viene completato, dura fino alla fine, quando viene svelata la verità, che lascia, bisogna dirlo, un po’ con l’amaro in bocca. In effetti un grosso indizio di quale sia la realtà delle cose ce lo offre il medico di Parigi, quando emette la realissima e per niente “favolettistica”diagnosi della malattia di cui soffre Billie. Ma tutti noi, ammettiamolo, avremmo voluto un finale diverso, dove per una volta la fantasia supera la realtà. A mente fredda e razionale, però, mi rendo conto che quello letto è il finale migliore, dove tutto va al suo posto nella maniera corretta. La regia di Neil Jordan, se pur coraggiosa, appare azzeccata. Il cast è molto vasto, e comprende una miriade di attori ed attrici molto validi che si prestano anche per una piccola parte. Simpatica la presenza dei camei di Tarantino e Rodriguez. Adrien Brody è Tom, molto convincente e perfetto nei momenti di sofferenza interiore. Una scoperta piacevolissima sono Sarah Roemer, nella parte di Billie, e Eli Roth, in quella di Milo. Una bella conferma è invece l’appassionata interpretazione di Jada Pinkett-Smith, nel ruolo di Carol. Le musiche sono state scelte con molta cura, si vede. L’accompagnamento, soprattutto in alcune scene, è realmente un “plus” molto arricchente. La locandina non mi ha entusiasmato, perché l’immagine scelta per A. Brody non è proprio attinente al personaggio complesso e sofferente che interpreta. Il sito è buono, graficamente semplice, ma con qualche curiosità e notizie sul regista e l’autore del libro.
VOTO: 82/100
Stupisce che al Box Office, il film sia stato ampiamente superato dal secondo film classificato al Contest, “Honey, I’m a tree”. Probabilmente ha pagato la lunghezza dello script, contro il film di Andrei, che invece è molto breve. C’è da riflettere su questo dato. A CK, alla lunga, vince il film breve?
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