| MISERERE by Clint94
Di solito si dice che il film della maturità è il terzo; nel caso di Hermes, i cui primi film sono stati comunque superiori alla media degli esordi, mi sento di affermare che il suo primo vero grande film non è il terzo, ma il quarto, ossia questo “Miserere”. Se “Dell'amore e degli altri demoni”, per quanto fosse un film discreto, presentava una serie di difetti derivati anche dal lavoro di trasposizione che lo rendevano un'opera non del tutto riuscita, con “Miserere” Hermes riesce a convincere pienamente sotto molti aspetti. Tratta da un solido romanzo francese, la pellicola è un thriller crudo e inquietante, che per atmosfere si avvicina a film come “Se7en” o “Il silenzio degli innocenti”. Indagando sull'omicidio di un direttore di coro, l'ex poliziotto Lionel Kasdan, con l'aiuto di Cedric Volokine, riporta alla luce vicende dei tempi della Seconda Guerra Mondiale e della dittatura in Cile e arriva ad Hartmann, un torturatore nazista che svolgeva inquietanti ricerche sulla voce e sul canto, il cui lavoro è stato ripreso dal figlio. L'elemento più inquietante dell'indagine è il sospetto che i responsabili dell'assassinio di Goetz e della serie di omicidi che segue, siano dei bambini. Per entrambi i poliziotti si tratta di una questione personale, che rimanda al loro passato: Cedric è un ex bambino della comunità creata da Hartmann, mentre Kasdan, che in guerra ha assistito alle più crudeli delle atrocità ed è arrivato al punto di cambiare la propria identità, non può tollerare il sacrilegio compiuto nella sua chiesa e deve proseguire la sua lotta contro il male. Lo script è di una complessità veramente notevole: raramente ho letto su Cinematik una storia tanto intricata (di questo livello mi vengono in mente solo Dalia Nera e Il grande nulla), che si ricollega ad episodi storici e si snoda con una serie di colpi di scena che non possono che tenere lo spettatore incollato allo schermo. La durata è considerevole (ho impiegato più di tre ore per concludere la lettura) e si fa sentire, ma tutto sommato lo script non annoia praticamente mai, perché la vicenda è estremamente complessa, ma anche coinvolgente. Diverse parti riescono a inquietare non poco lo spettatore (i ritrovamenti dei cadaveri mutilati, i passi dei bambini nel corridoio vicino all'abitazione di Goetz, l'incontro con Milosz), ma ho trovato davvero agghiaccianti il dialogo con il sopravvissuto cui sono state amputate le orecchie e soprattutto le descrizioni delle ricerche compiute dal padre di Hartmann nei campi di concentramento e in Cile. Certe scene sono davvero forti e non so se sarei riuscito a sopportarle se le avessi viste davvero invece di leggerle. Lo sviluppo della storia è molto interessante e per niente scontato: ci sono tante scoperte, tanti personaggi, tanti colpi di scena. Ho apprezzato molto la caratterizzazione dei due protagonisti, Kasdan e Volokine, che formano una gran bella coppia: Jean Reno è perfetto e credo che non avrei visto nessun altro in quel ruolo, e Jonathan Rhys-Meyers ha buonissime possibilità di dire la sua come non protagonista. Forse come personaggio Cedric mi è piaciuto anche più di Kasdan: la sua capacità di approcciarsi coi bambini, i suoi problemi con la droga, il suo passato terribile, la sua intelligenza capace di sorprendere anche un duro come Kasdan, sono descritti molto bene e conferiscono al personaggio un'umanità e una simpatia ammirevoli. Per quanto riguarda il personaggio di Kasdan, è bello il colpo di scena su Narinè (anche se questo rapporto con la moglie è poco approfondito); inoltre mi ha sorpreso ma ho trovato in un certo senso “in più” il racconto del suo passato militare e del suo cambio d'identità. Certo, è una verità sconvolgente, che rende più solide le motivazioni che spingono l'ex poliziotto a essere così interessato al caso, ma quel lungo flashback mi è sembrato stonato rispetto al resto della storia, come una parentesi non necessaria. Anche il finale non è del tutto riuscito: avevo grandi aspettative sul personaggio di Bruno Hartmann, che invece si rivela un cattivo abbastanza classico e neanche particolarmente intelligente, dato che non si preoccupa di immobilizzare i due protagonisti che così, in modo poco credibile, riescono a liberarsi e farla franca. Insomma, dopo averli catturati non aveva senso lasciarli liberi all'interno della Chiesa. Paradossalmente, ho trovato molto più inquietante il personaggio di Hartmann padre, che non compare mai se non nei racconti, rispetto a quello di Bruno. Anche la descrizione della lotta coi bambini e del duello finale con Hartmann e Adam non è sempre chiarissima. Poi, la morte di Bruno ad opera del ragazzo era piuttosto prevedibile e la conversione improvvisa di Adam non è credibilissima. Infine, non posso che ribadire l'evidente difetto della mancanza di molti attori per ruoli importantissimi: personaggi come Milosz e Adam (ma non solo) sono fondamentali per lo sviluppo della storia e devono necessariamente avere un volto. Ottime invece le musiche, che contribuiscono ad accrescere il clima di tensione e inquietudine della storia. La scelta di Fincher è condivisibile perché il regista è senza dubbio adatto a questo tipo di film, ma in effetti viene il dubbio che fosse meglio scegliere un regista francese. Per lo stesso motivo non capisco perché sono stati scelti attori come Brendan Gleeson (sprecato) e Robbie Coltrane invece di attori francesi. Maiuscola come al solito l'interpretazione di Max von Sydow, sebbene compaia solo per un paio di scene. In conclusione, “Miserere” è un thriller avvincente e inquietante, che ho apprezzato sia per l'intreccio estremamente complesso sia per la caratterizzazione dei due protagonisti; i personaggi secondari sono poco approfonditi, il finale non è all'altezza del resto del film (la prima parte è praticamente perfetta) e ci sono ancora dei problemi per quanto riguarda il cast, ma complessivamente “Miserere” è il miglior film di Hermes e uno dei migliori del semestre.
VOTO: 7/8
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