Allora. Su "Alice" entro certi limiti potevo anche darvi ragione. Ma definire questo film un bluff o una bufala, mi dispiace, ma proprio non ci siamo.
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Mi chiedo a questo punto perchè ai tempi di "Sweeney Todd" non ci furono più o meno gli stessi dissensi che ci sono ora per "Alice in Wonderland". Un film totalmente vuoto, troppo finto per poter sentire il marciume di Londra, un giocattolone che offre pochi momenti carini (gli sgozzamenti ad esempio) e una sola vera grande interpretazione, quella di Helena Bonham-Carter.
Perché questo film è di un burtonianismo stupendo. Nemmeno a me convinse alla prima visione, ma poi rividi il musical a teatro e questo film l'ho rivisto spesso. Visione dopo visione, mi ha catturato. "Troppo finto"? Tim non ha mai detto di voler essere realista, la sua Londra è un'immagine da film horror, fatta apposta per creare un'atmosfera onirica e allucinata (la scenografia è opera di Dante Ferretti, lo scenografo dell'ultimo Fellini, premiato con l'Oscar), cupa, malinconica e livida come in un romanzo dickensiano, città dell'orrore umano che ha paralizzato il protagonista in un suo mondo interiore fatto di allucinata vendetta. "Alice" ha creato dissensi perché Tim è sembrato assoggettarsi alla visione Disney, diventare buonista e rinnegare la sua cattiveria e poesia gotica: tutte cose che di questo film non si possono dire (come non si potevano dire della "Fabbrica di cioccolato").
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Anche qua si potrebbe discutere di cosa ci sia di realmente burtoniano: forse solo un paio di sequenze, quella dove c'è la presentazione tra Todd e Mrs. Lovett (che sembra una parodia delle presentazioni disneyane) e la scena in cui Mr. Lovett immagina il loro futuro (e Sweeney perennemente con la stessa espressione cupa ).
Come, cosa c'è di burtoniano? Tutto: non so se l'avete notato, ma il negozio di Sweeney e la soffitta di Edward Scissorhands sono fatti nella stessa maniera. Sweeney è, in altre parole, Edward rovesciato, ma virato verso un realismo maggiore. Per quanto l'atmosfera del film sia onirica, Sweeney e mrs. Lovett sono mostri altamente reali, con poco o nulla di fiabesco: quella che Tim ci racconta (e che nessuno si aspettava da lui) è una storia di vendetta con nessuno sprazzo di luce, nessun romanticismo, nessuna poesia, un mondo dove per la prima volta la Fantasia è assente e gli uomini sono solo bestie che si sbranano l'un l'altro, costringendo un mite barbiere a diventare un assassino per vendetta e necessità di sopravvivenza. E in questo, è fedelissimo al musical originale (che è un vero capolavoro del genere).
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La forma del musical appesantisce la narrazione, sia attori che regia rimangono troppo spesso imbabolati ad aspettare che la canzone termini, e alcune sono pure superflue. Inutile e noiosa anche la sottostoria di Johanna e Antony, ogni volta che in scena non c'erano la Bonham-Carter e Depp cominciavo a irritarmi. Finale scontato con un colpo di scena telefonatissimo
SPOILER (clicca per visualizzare)
(non venite a dirmi che non si capiva sin dalla sua apparizione che la vecchia pazza era sua moglie)
e passo preparatorio alla debacle di "Alice in Wonderland".
Passo preparatorio? Che "Alice" sia una debacle son disposto a riconoscerlo, ma che questo sia un passo preparatorio assolutamente no: questo film è probabilmente una delle migliori cose che Tim abbia mai fatto. E comunque, in questi casi, prenditela col musical: Johanna, Anthony e il colpo di scena sono già lì (giusto una domanda, come l'hai capito che era sua moglie? Perché t'assicuro che, se nel musical un'anticipazione c'è, nel film è tolta, e non ci viene dato NESSUN elemento per capirlo prima del tempo, se non quella battuta nel finale che però ci voleva). Telefonatissimo? Può darsi, ma lo spettatore che lo vede per la prima volta non se l'aspetta.
Altro che film vuoto: questo è uno dei migliori musical mai portati al cinema, fra l'altro sotto la direzione dell'autore (Sondheim ha seguito le riprese), una storia di cupa vendetta con un cast spettacolare (sulla Bonham Carter pienamente d'accordo, ma Johnny che fa a meno delle smorfie e si irrigidisce in una sola espressione è straziante nel senso buono del termine -e canta pure benissimo-, Sacha Baron Cohen è un Pirelli straordinaro e Alan Rickman e Timothy Spall semplicemente stupendi), il film volutamente meno fantasioso di Tim (e per questo fa pendant con "Alice", difesa della Fantasia contro la Società, e lo so che è una debacle, ma qui sto parlando del significato) perché rappresenta un mondo senza più speranza, fatto di morte, carne e sangue, desolato e cupo, fedelissimo all'opera originale di cui riprende pienamente lo spirito rileggendola in modo burtoniano (il musical è più divertente, proprio nel senso che gli aspetti comici sono più marcati).