Tenendo fermo che questo film non è un capolavoro di Tim, che il 3D è un espediente modaiolo messo all'ultimo momento (e non so se la Disney qua abbia interpellato il regista, ma non credo) e che questo è un film rovinato dalle enormi attese sia di fan sia di detrattori (anche qua a CK), continuo la discussione con Noodles.
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Carrol però aveva impostato il suo Paese delle meraviglie apposta. Era un luogo di rovesciamento e di anarchia, il non-sense non era la sueperficie ma ne era lo strumento caratterizzante. Il film animato della Disney, sebbene zuccheroso, questo l'aveva capito e infatti il risultato è un trip lisergico, un grande mondo-gioco dove regna l'anarchia. invece il Paese delle meraviglie di Burton è d'una convenzionalità tremenda: tutti i personaggi (persino lo stregatto!) sono indispensabili aiutanti per la vittoria finale; il cappellaio matto, matto non è, ed è assolutamente spoetizzato; e aggiungiamoci che Alice è una sorta di proto-femminista che alla fine non si sposa per diventare imprenditrice, cioè è un racconto di formazione che manco Harry Potter...
E' difficile rispondere persino per me, ma ci provo. Inizio facendo notare che il tradimento a Carroll era stato detto, ridetto e confermato: lo si sapeva fin dall'inizio che Tim non sarebbe rimasto fedele al romanzo (anche perché, come ammesso da lui stesso, non si ricorda se e quando l'ha letto, i ricordi che ha di "Alice" sono quelli del cartone e di altri programmi). Tim, poi, l'aveva detto che non apprezzava gli altri adattamenti perché Alice era sempre passiva: la sua idea era appunto quella della crescita attraverso lo scontro/incontro con il proprio mondo. La rinuncia al non-sense e all'assurdo è motivata con la crescita di Alice: l'assurdità non fa parte del mondo degli adolescenti, ma solo di quello dei bambini, un mondo per cui Carroll aveva nostalgia (i suoi due libri sono libri malinconici, dove la fantasia è un paradiso perduto).
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Però la fantasia qua non ha nessun valore di contrappunto: Ed Bloom aveva avuto forse una vita triste o forse piena di mirabolanti avventure, ma l'importante era quello che ci raccontava. per Ed Wood il cinema rappresentava la realizzazione dei propri sogni. qui il Paese delle meraviglie è strumentalizzato per far crescere la propria protagonista, è manicheo, dopodichè lei tranquillamente se ne torna nel mondo reale perchè "ha capito qual è la sua scelta". non so se mi spiego, ma non è un problema di "non ci sono gli elementi" ma "questi elementi sono trattati di merda": come diciamo da quasi due anni, gli elementi ci sono perchè sulla carta questo era un progetto perfetto per il regista, ma lui ha fatto una sbobba per famigliole, per questo dico che ha tradito Carrol e dico che ha tradito anche se stesso, perchè non c'è manco la tanto decantata (fino alla nausea) poetica del freak: il personaggio freak per eccellenza (il cappellaio matto) è spiegato! inoltre, la regina, che, come abbiamo tutti convenuto, somiglia un po' al Pinguino, viene trattata come qualsiasi altro cattivo da fantasy; perciò il mescolamento bene/male personalmente non ce l'ho visto: la regina bianca può essere irritante negli atteggiamenti però rappresenta il bene, così la regina rossa il male, non vi sono ambiguità, perchè al di là della caratterizzazione buffa/pietosa si comporta come un cattivo e alla fine viene pure punita: pensiamoci, una volta i "diversi" in Burton o se ne andavano a vivere fuori dal mondo (Edward) o crepavano soli come erano cresciuti (il Pinguino) o addirittura ci mostravano un mondo più vivido e interessante del mondo normale (il ribaltamento di Nightmare before Christmas); qui no: come a dire "cattiva regina rossa, ti sei comportata male e ora te ne vai in castigo!". già, il "freak", alla vittoria del bene, se ne va in esilio in punizione. esiste qualcosa di più didascalico e manicheo di ciò?
Come, non ha nessun valore di contrappunto? E i primi quindici minuti del party vittoriano dove li mettiamo, con Alice bianchissima e con le occhiaie (tratti tipici burtoniani) in mezzo a una società a pastello (per colori e posizioni) che si occupa di farla "crescere" a modo suo? E quanto al ritorno nel mondo reale, quello nell'ottica di Tim è necessario: il nostro Tim non ha mai elogiato l'Arte fine a se stessa che non serve per comunicare con gli altri. Con "Big Fish", Tim ha abbandonato l'idea dell'Arte come semplice espressione di se stessi (Edward, Ed Wood, Willy Wonka): l'Arte è fonte di comunicazione, di contatto con la realtà per abbellirla, per sè e per gli altri. Ma per farlo, bisogna accettarla, riconoscerla, crederci e controllarla.
Tu ti spieghi benissimo, lo so che non è un problema di "non ci sono gli elementi" (ma in fondo, il fulcro della nostra discussione è che, secondo te, sono stati usati di merda, secondo me sono stati usati non benissimo, sì, ma neanche così male).
Quanto alle due Regine, già il fatto che la Bianca sia irritante indica che c'è qualcosa che non va, perché quando Tim vuole creare un personaggio buono, tenerissimo e puro, lo sa fare benissimo (vedi Katrina Van Tassel in "Sleepy Hollow", o prima ancora Edward e Jack). Inoltre, Underland è un mondo di mostri-bambini, su questo non ci piove: la Regina Rossa viene punita dai suoi simili, che sanno essere crudeli come i bambini, non da un rappresentante del mondo reale (non è Alice a condannarla). E poi, se la Bianca è davvero così buona, perché semplicemente non la perdona? E poi, Tim con i propri cattivi non è mai tenero: quando il Pinguino crepa, non puoi dire che non se lo sia meritato, così come Sweeney Todd, con tutta la pietà che provi per lui non puoi semplicemente considerarlo una vittima. Inoltre, qua, che la Bianca sia buona e la Rossa cattiva è convenzione di comodo, in realtà sono proiezioni psichiche di Alice: Alice combatte e si confronta, in realtà, con se stessa.
E poi, che Alice torni nel mondo reale è indicativo del fatto che, per Tim, rinchiudersi nel proprio mondo non è più il Paradiso: non lo è mai stato, in effetti. Edward era condannato all'esclusione, e la sua condanna non era certo mitigata. Il Pinguino, Beetlejuice, il Joker morivano appunto perché rinchiusi nel proprio mondo. Ichabod Crane e Willy Wonka han dovuto fare i conti con la realtà, che non è più nemica: in altre parole, la nuova poetica di Tim non è quella dello scontro, ma della pacificazione. Non serve a niente chiudersi in un maniero fatato, anzi questa è una condanna, una sconfitta: la vera vittoria è quella di Edward Bloom, quella di cambiare la realtà con gli occhi dell'Amore e dell'Immaginazione (ed è per questo, in fondo, che la Regina Rossa e la Bianca non sono così facilmente classificabili: entrambe si sono rinchiuse nel proprio maniero, e che una sia più cattiva dell'altra dipende da fattori a loro esterni). Il vero culmine del film non è la battaglia finale: è la scena col Brucaliffo che diventa bozzolo, quando Alice afferma finalmente la propria identità, e la lotta contro il Jabberwock (che mi rifiuto di chiamare Ciciarapa) è la lotta perché l'Impossibile diventi realtà. Insomma, Alice non combatte per il Bene nè per il Male: Alice combatte per trovare il suo posto nel mondo, ma non in un mondo fatato, nel nostro, dove tutti siamo chiamati a vivere e lottare. Ma per trovare il proprio posto e affermarsi contro una società che ti vorrebbe schiacciare, bisogna prima di tutto eliminarla dentro di noi: solo dopo, si potrà affermarla nel mondo reale. Non a caso, prima di "Big Fish" non c'erano padri nell'universo burtoniano: dopo, ne abbiamo ben tre (Edward Bloom, il dentista Wilbur Wonka e Charles Kingsley).
Convenzionale? Mah, dato il mondo di oggi non ne sarei così sicuro. La nostra società occidentale è una società che non ti chiede di essere te, ma di essere un consumatore, di identificarti sempre con un altro così da andargli dietro come un pecorone. Non è proprio la morale burtoniana di questo film, anzi ne è il contrario: un sistema capitalista e consumista non richiede di meglio di farti rinchiudere in uno sterile mondo fatato per isolarti e controllarti meglio. E' quando tenti di comunicare il problema (Edward Scissorhands insegna).
Fra l'altro, come mi ha spiegato un amico, applicare questa morale al commercio con la Cina non è così convenzionale (e nemmeno applicarla al commercio, se per questo, genere immobilista per eccellenza): il mondo occidentale della Cina ha paura, la tiene a distanza e le fa fare la figura del cattivo (vedi "The Dark Knight"), del pericolo. Non è certo quello che fa Alice alla fine.
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allora senza ricordare i fasti del passato, fatico a trovare una interpretazione tra i Burton/Depp anni '00 che non sia uguale all'altra: Depp ormai fa sempre le solite quattro smorfie per caratterizzare i suoi personaggi, per far capire che sono "strambi", "freak", sia che si chiamino Wonka o Cappellaio Matto. è diventata una cosa triste perchè Depp è un grande attore e può fare di tutto ("Nemico Pubblico" non è lontano, quello sì che è un Depp inedito e con gli attributi)...
Ok, ti lancio una sfida: dimostrami che Sweeney Todd e Willy Wonka sono uguali. Perché a guardarli sembrano uno l'opposto dell'altro: uno fa mille smorfie, l'altro praticamente ha una sola espressione per tutto il film. Quanto al Cappellaio, come ho detto, io di gran smorfie non ne ho viste: anche perché Johnny fa il miracolo di non rubare la scena a Mia Wasikowska e si contiene, per una volta (insomma, non vampirizza il film).
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PS: Sono andato al cinema con sei persone, quattro delle quali fan di Burton. Alla fine della proiezione, i quattro fan hanno criticato aspramente la pellicola.
Quanto ai fan, fidati: mai fidarsi dei fan, che vogliono sempre che il loro idolo si adatti ai Loro Gusti. Fosse per i fan, Tarantino farebbe ancora i pulp, Nolan ancora "Insomnia" e Gilliam ancora i Monty Python. L'amico con cui sono andato era scettico, ma è uscito entusiasta. Un vero fan prende dal suo regista preferito ciò che questo gli dà e si accontenta (guarda me): i fan di Tim volevano che ancora li rinchiudesse in un mondo fatato, invece lui ha fatto un film che urla a squarciagola che bisogna impegnarsi in questo.