Andrew. |
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| Come ho scritto prima, il film mi è piaciuto molto perchè tratteggia in modo particolare un personaggio che è contemporaneamente originale ma tipico per lo stile di Sorrentino. E' uno di quelli fuori dal coro, che si differenzia dalla massa per carattere e stile di vita. Rockstar in pensione che passa le giornate in preda alla noia, circondato da persone che gli vogliono bene (ciascuna a modo suo) ma che non riescono a sollevarlo da questa monotonia. La morte del padre lo costringerà però a intraprendere un viaggio interiore che lo porterà a crescere (impara a fumare, smettendo di essere bambino) scrollandosi il passato di dosso e rinnovandosi, anche fisicamente. E' il Sorrentino che conosciamo, sicuramente più americanizzato, ma sempre molto abile nel mostrare i personaggi intimamente. Mi sono piaciuti stranamente più quelli secondari, che il protagonista. A partire dalla moglie (una bravissima McDormand) che lo ama in un modo tenerissimo e moderno, alla ragazza-amica-fan che sa tutto di lui e la cui fragilità è resa molto bene, ma anche le più più piccole comparse riescono a rimanere impresse. Penso all'indiano in giacca che si fa dare un passaggio nel deserto per poi correre verso chissà dove. Molte vite si incontrano, poi si dividono, ognuno per la propria strada. Ma ognuno lascia un segno in quelli che tocca. Unica cosa che del film non mi è piaciuta molto è la caratterizzazione del personaggio protagonista. Sviscerato benissimo, ma troppo caricato di stranezze e particolarità, come la risatina moscia, il soffiare sul ciuffo o il ripetere sempre le stesse frasi. Insomma, mi è sembrato che abbiano un po' calcato la mano per renderlo il più originale possibile (anche per come si muove sembra Edward mani di forbici), quando si poteva anche fare un personaggio più "normale" senza il timore che perdesse il suo fascino. In ogni caso Sean Penn è stato bravissimo.
Voto: 7,5
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