| Michele Anselmi per "il Secolo XIX"
Domanda: perché a due anni dall'uscita nelle sale, dove incassò 5 milioni di euro, dopo un premio prestigioso al festival di Cannes, vari riconoscimenti internazionali, più 7 David di Donatello, 5 Ciak d'oro e 4 Nastri d'argento, "Il Divo" non è mai andato in onda su una rete generalista? Il 28 maggio scorso sono scaduti i diritti di Sky, che ha coprodotto e trasmesso numerose volte, quindi il film è formalmente disponibile per lo sfruttamento "free". Solo che nessuno, né alla Rai, né a Mediaset (neanche a La 7), intende acquistarlo. toni servillo nel ruolo di giulio andreotti in una scena del film il divo
A pensare male si fa peccato ma spesso ci si prende, chioserebbe Andreotti. E dire che lui stesso, sbollito l'iniziale moto di irritazione racchiuso nella famosa frase "È cattivo, maligno, una mascalzonata, cerca di rivoltare la realtà facendomi parlare con persone che non ho mai conosciuto", alla fine non diede battaglia, non fece l'offeso, non invocò oscuramenti. Neanche dopo aver saputo che Paolo Sorrentino, grazie alla sotterranea azione diplomatica compiuta dall'allora capo della Direzione cinema, Gaetano Blandini, aveva usufruito di un finanziamento ministeriale di 1 milione e 700 mila euro.
"Quasi tutti restituiti" scandisce Andrea Occhipinti, titolare della Lucky Red, che produsse insieme alla Indigo di Nicola Giuliano e Francesca Cima e alla francese Babe Film. Sembra un paradosso squisitamente italiano. Il film è piaciuto nei festival, è stato venduto dappertutto all'estero, ha incassato bene, ma nessuno lo trasmette. "Non so se si possa parlare di distrazione, censura o sospetto. Di fatto non è mai stato comperato" precisa Occhipinti.
"Abbiamo fatto dei passi, ci hanno manifestato un vago interesse, ma poi nulla di concreto. Vogliamo parlare di anomalia? Eppure io credo che ‘Il Divo' farebbe ottimi ascolti, magari all'interno di una serata a tema, preparata bene, con dibattito incorporato". In realtà, quando stava a "Matrix", Enrico Mentana mostrò vivo interesse nei confronti del film, auspicando l'acquisto da parte di Mediaset. Ora che è approdato a La 7 sarà ancora della stessa idea?
Non che "Il Divo" sia un caso isolato. Anche "Magdalene", il film di Peter Mullan sui conventi irlandesi trasformati in case di correzione per fanciulle "traviate", nonostante il Leone d'oro a Venezia e un incasso di 3 milioni e mezzo di euro, non è mai stato preso da una tv. Il Vaticano molto protestò, magari si preferì non urtare una certa sensibilità cattolica. Andreotti non ha chiesto nulla del genere, almeno non risulta.
Anzi, molto andreottianamente, s'è limitato a puntualizzare: "Capisco che la storia va caricata. Il regista doveva girare così. La mia vita è talmente tranquilla che ne sarebbe venuto fuori un prodotto piatto e senza pepe". Non bastasse, dopo aver visto "Il Divo" Sean Penn ha deciso addirittura di girare con Sorrentino "This must be the place", le cui riprese partiranno a fine agosto in Irlanda.
Non ci sono dubbi, insomma, sulla qualità del film, che rievoca, con toni ora grotteschi ora spiazzanti, la vicenda politica e umana del gran capo democristiano, lo statista definito di volta in volta la Sfinge, il Gobbo, La Volpe, il Papa nero, Belzebù, appunto il Divo Giulio.
"L'Andreotti di Sorrentino" elogia il cine-dizionario Morandini "è un uomo che ha consacrato tutto se stesso al Potere, un politico che ha saputo vincere anche quando perdeva, un essere umano profondamente solo che ha trovato nella moglie l'unica persona che ha creduto di poterlo conoscere".
In effetti la sequenza in cui i due siedono mano nella mano davanti al televisore mentre Renato Zero canta "I migliori anni della nostra vita" entra di diritto nella storia del cinema italiano. Al pari della prova di Toni Servillo, in bilico tra fantasiosa imitazione fisica e scavo interiore del personaggio.
Tuttavia "Il Divo" per ora non si vedrà. "Così pare" sospira la produttrice Francesca Cima. "Il perché non saprei dirlo. Chiedetelo alle televisioni, sempre che rispondano. Di sicuro esiste un problema politico legato all'argomento, anche se la vicenda del ‘Divo' evidenzia un fenomeno più generale.
Ci dicono che in prima serata il cinema non tira più. Ma dipende. Una volta proponevi alle tv l'acquisto dei diritti, prima di girare. A film finito tutto è più difficile. La vendita avviene spesso sopra le nostre teste. Non siamo più proprietari di nulla". Tutto vero. Ma resta la domanda: chi non vuole "Il Divo" in tv e perché?
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