Produzione: Nuova Zelanda, 1994
Regia: Peter Jackson
Sceneggiatura: Frances Walsh, Peter Jackson da fatti realmente avvenuti
Musiche: Peter Dasent
Dir. fotografia: Alun Bollinger
Montaggio: Jamie Selkirk
Scenografia: Grant Major
Interpreti: Kate Winslet, Melanie Lynskey, Sarah Peirse, Diana Kent, Clive Merrison, Simon O’Connor, Jed Brophy, Peter Elliott, Gilbert Goldie
Nuova Zelanda, 1954. Le due adolescenti Pauline Parker (M. Lynskey) e Juliet Hulme (K. Winslet, esordiente) - la prima figlia di una famiglia
middle class del luogo, la seconda arrivata dall'Inghilterra - iniziano una relazione di profonda amicizia che pian piano sfocia in un vero e proprio legame omosessuale. Si sentono entrambe sole, uniche e rigettate da un mondo che non le comprende (anche perché i genitori di entrambe, ognuno con i loro segreti, non vedono molto bene la cosa), e prendono a iniziare a rifugiarsi in un mondo fantastico tutto loro, ricreato con statuine di fango, e modellato sulle canzoni di Mario Lanza, il loro idolo. Ma con l'andare del tempo e l'oppressione dei genitori, ben presto il loro rapporto degenera in una vera e propria ossessione che le porterà a uccidere la madre di Pauline (S. Peirse).
Il fatto centrale del film è reale: nel 1954, Pauline Parker e Juliet Hulme uccisero per davvero la madre di quest'ultima, finendo poi in prigione per cinque anni. Vennero liberate con la tacita promessa che non si rivedessero mai più: Juliet divenne poi scrittrice di gialli (ironia della sorte), Pauline si trasferì in Inghilterra e ora dirige una scuola per bambini. La storia venne proposta a Peter dalla moglie e co-sceneggiatrice fidata, Frances Walsh, fin da bambina affascinata da questa storia (che aveva già ispirato un film francese del 1971). I due scrissero la sceneggiatura consultando con meticolosa attenzione tutte le fonti, dagli atti processuali alle dichiarazioni di chi aveva conosciuto le due ragazze, e ancora più meticolosa fu la ricostruzione precisa della Nuova Zelanda anni '50, tanto che la stessa sorella di Pauline diede la sua approvazione al film una volta uscito - più contenuta, invece, la reazione di Juliet, che ha affermato che loro due non furono mai delle lesbiche (ovvero, interpreto io, non ebbero mai una chiara autocoscienza della propria sessualità "alternativa"). Anche il casting venne fatto con attenzione, tanto che un agente fu mandato in Inghilterra a cercare una giovane attrice per interpretare Juliet, capitando in questa strana bambolina di porcellana dai capelli rossi e l'aria saputella di nome Kate Winslet, che così fece la sua prima apparizione sulla scena internazionale. Avendo visto il film in lingua, ovviamente, non posso dire quanto il doppiaggio abbia perso l'originale commistione degli accenti. Si arrivò addirittura a girare il film negli stessi luoghi della vita e dell'omicidio delle due ragazze, tranne la casa di Pauline ricostruita in studio perché andata distrutta con il tempo. Alla sua uscita, il film fu un successo critico mondiale, e vinse il Leone d'Argento per la regia a Venezia, dove si guadagnò il parere favorevole di David Lynch e Quentin Tarantino: quest'ultimo, in particolare, giunse a dire che questo film in pratica era quanto avrebbe voluto fare lui con
Assassini nati se Oliver Stone non ne avesse modificato la sceneggiatura.
Ogni grande regista ha il film che da lui non ti aspetteresti mai:
Una storia vera per Lynch, ad esempio, o
Hugo per Scorsese. Bene, questo è il film che da Peter Jackson uno non si sarebbe mai aspettato mai, né quando è uscito (Peter all'epoca era ancora solo l'autore di splatter) né adesso dopo le due Trilogie. Quando ho iniziato a vederlo, non sapevo bene cosa aspettarmi, anche perché proprio il primo dei due film citati sopra mi ricordava che, talvolta, proprio il film che non ci si aspetta da un regista è uno dei suoi migliori. Alla fine, devo dire che il film è bello, capisco la fama che ha avuto e ha ancora, ma non so se è veramente tra i migliori di Peter; personalmente, anzi, direi di no. E il punto non è affatto che Peter non riesca a coinvolgere: tutt'altro, la ricchezza psicologica e la caratterizzazione inquietante delle due ragazze è riuscitissima, anzi è il vero punto di forza del film, grazie anche all'apporto di due attrici giovani ma bravissime (anche se non posso dire che l'esordiente Kate faccia molta tenerezza, ma credo sia voluto). La lenta discesa delle due dentro l'ossessione che le porta all'omicidio, in risposta a un mondo adulto descritto come grottesco, moralmente rigido e talvolta ipocrita, è ancora oggi bellissima a vedersi, con tutti i suoi richiami cinematografici (il santuario con le foto di Lanza e altri divi è una geniata, anche se è almeno discutibile l'esclusione di Orson Welles da esso, con Juliet/Kate che lo definisce "the most hideous man alive" - stendiamo un velo pietoso, povero Orson). Il problema è che il film soffre di una certa discontinuità nei suoi modi e nei suoi stili, specie quando entrano in scena le parti fantastiche, per una volta il punto debole di tutta la storia, con quelle figurine di fango a grandezza naturale che risultano quantomeno risibili. Commedia, dramma, film fantasy, una sequenza da horror/thriller, c'è di tutto in questo film, ed è proprio l'amalgama che non riesce, dandogli un tono molto discontinuo, che in certi punti raffredda la tensione emotiva della storia del delitto. Ma probabilmente è solo il risultato del primo, faticoso tentativo di Peter di dare un ordine alla propria immaginazione, nel tentativo di rispettare una storia vera senza ridurla a documentario: in questo, il film è riuscito.
VOTO: 7/10. La visione è consigliata, per riscoprire un Peter alternativo a quello più
mainstream di oggi, ma a mio parere questo film manca della compattezza di intenti di
Splatters o
Sospesi nel tempo (non dico le Trilogie perché quelle sono ben altro paio di maniche).