Presentato a Cannes, non si sa se e quando lo vedremo in Italia, ecco il trailer di Elle, ultima fatica del regista olandese Paul Verhoeven.
Qualche parola chiave per incoraggiarvi a vederlo: De Palma, Cronenberg, Polanski, Haneke. Miglior film dell'annata, probabilmente, ma Neon Demon l'ho visto al cinema e poi largo ai giovani, anche se questo forse è finalmente il capolavoro di Verhoeven.
Spietati (da Cannes): la Huppert dà corpo a un personaggio che vota la sua intera vita, a causa di un trauma infantile, a minimizzare la portata potenzialmente tellurica di quelle due facce della stessa medaglia che sono il trauma (tutti i traumi, straordinari e quotidiani, propri e altrui), e il godimento (roba che tuttalpiù si finge, e buona al massimo per i videogiochi). Verhoeven, analogamente, fa subire alla sua protagonista uno stupro appena dopo i titoli di testa, ma lo ricaccia subito in secondo piano, quasi dimenticandosene strada facendo (e risolvendo in seguito il “mistero dello stupratore mascherato” giusto en passant, quasi per caso) per dedicare invece la maggior parte del film a un paziente sviluppo dei rapporti (intricatissimi) tra i personaggi intorno a “lei”. Eh già, il segreto di Verhoeven è in fondo semplicemente questo: una scrittura solidissimamente classica, e una regia che appena sotto le apparenze di schietta brutalità mette a frutto ancora oggi la nobile arte del prosciugare radicalmente la propria materia fino a che rimanga da un lato l'essenziale, nella sua scarna spettralità, e dall'altro l'eccesso della scrittura, ovvero non tanto il sangue, il godimento, il conflitto, la violenza, ma queste stesse cose una volta che hanno scontato la loro intrinseca inconsistenza e si sono esibite quali la pallida ombra di loro stesse, fino a sciogliersi nella risata, o più spesso in un sorriso imbarazzato (Elle è infatti, in larga parte, e in geniale contropiede tonale, una commedia). Di questa inconsistenza, che la protagonista affronta e fa propria, Elle ci offre una preziosa, tortuosa, illuministica cartografia, da esplorare spira per spira, perchè se mai esiste una soggettività “contemporanea”, conforme ai nostri tempi (questione su cui il film sembra volersi soffermare parecchio), è in questa inconsistenza che ne va cercato il segreto.
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