Questo inizio di stagione è piuttosto deludente (soprattutto al pensiero dei filmoni che uscivano l'anno scorso nello stesso periodo).
Non ho letto il romanzo di Yates, quindi ho la mente sgombra da ogni confronto di sorta, ma devo dire che anche questo "Revolutionary Road" m'è parso un film profondamente irrisolto. Troppo letterario, troppo parlato e, peggio, troppo urlato. L'incipit è uno dei più irritanti che ricordi e via via il film si sviluppa per dialoghi lunghi e standardizzati (anticipavo le battute così bene, che chi mi accompagnava ha pensato che il film l'avessi già visto
), soffocando la regia che si muove su un piano simile al teatro filmato (evabbè che Mendes proviene da là, ma nel sopravvalutato/sottostimato "American Beauty" aveva delle intuizioni mica da buttare). Non mi metto a discutere sui caratteri dei due protagonisti, davvero complessi e interessanti, perchè si finirebbe a fare discorsi che col film non c'entrano niente. Molto (troppo?) intensa Kate Winslet, anche se secondo me il migliore del cast è Leonardo Di Caprio, qui davvero in una delle sue prova più mature e difficili (scandalosa la sua mancata nomination) e lui non sbaglia nemmeno uno sguardo.
Non lo so, magari se fossi stato a teatro mi sarebbe parso meno pesante, ma la prima parte l'ho trovata davvero lunga e ridondante nel suo esporre i concetti principali: coppia borghese in crisi e insoddisfatta, sogno americano in frantumi, fuga illusoria per l'estero. Retorico è anche uno dei personaggi potenzialmente migliori, ovvero il John di Micheal Shannon, che risulta una sorta di grillo parlante che è impazzito proprio perchè vede "il vuoto disperato" nel quale si vive quotidianamente, lo stesso vuoto dal quale i due Wheeler sperano di sfuggire. Verso il finale - la parte dove il pessimismo di fondo del film emerge prepotentemente, raggelando il sangue - la storia si (pro)asciuga, si fa più silenzioso fino a un agghiacciante silenzio nella scena dell'ultima colazione,
per poi immortalare la Winslet che macchia di sangue il tappeto, mentre è in piedi davanti alla finestra
; interessante anche com'è utilizzato lo spazio-casa (una sorta palcoscenico dove poter mettere in atto lautorappresentazione della propria vita), che sembra davvero un corpo vuoto e freddo che risucchia i due protagonisti. I difetti sono da ricercare nella regia senza polso di Mendes che lascia a briglia sciolta i propri attori e in una messa in scena carente di idee, se non quelle di adagiarsi su un esercizio di calligrafia melò (le scene-clichè si susseguono), aggraziato dalla freddamente colorata fotofrafia di Roger Deakins.
Sarebbe bello parlare delle scelte pensate e po fatte dai protagonisti, ma si parlerebbe d'altro (e mi servirebbe un altro interlocutore), poichè il film purtroppo superficializza tutte le potenzialità drammatiche e, come ho detto, fa emergere il suo pessimismo solo alla fine, quando ci si è un po' stancati di vedere i Wheleer vomitarsi addosso le proprio pseudo-frustrazioni.
Voto: 6 ½Edited by Mr.Noodles - 8/7/2009, 13:26