| Visto anche questo, prima di partire, per ora incollo al volo un articolo da Coming Soon sull'evoluzione di MMC. CITAZIONE Considerato fino a pochi anni fa un bel volto senza tanta sostanza o, nel migliore dei casi, un talento perennemente inespresso, Matthew McConaughey ha infilato nell’ultimo paio d’anni una serie di ruoli che hanno costretto a ricredersi la maggior parte dei suoi detrattori. E con l'interpretazione fornita in Dallas Buyers Club l’attore texano si pone come uno dei più accreditati nomi per gli Oscar e gli altri importanti premi di quest’anno.
Nel corso della sua ventennale carriera, l’incedere di McConaughey verso il successo è stato ondivago, alternando tentativi d’affermare il suo talento nel cinema più d’autore ad altri in cui si è cimentato con l’action ed altri ancora in cui si è limitato a sfruttare (più o meno bene) la faccia da schiaffi da seduttore impenitente. Ripercorriamo allora questo percorso prendendo in esame dieci titoli chiave che hanno fatto diventare Matthew McConaughey la star che è oggi.
La vita è un sogno
Dopo i primissimi passi d’attore mossi in vari spot pubblicitari, Matthew McConaughey ottiene il suo primo ruolo di rilievo (dopo l’esordio quasi invisibile in My Boyfriend’s Back) grazie all’amico e fellow texan Richard Linklater. I due si erano conosciuti all’università di Austin, e quando nel 1993 il regista decide di dirigere La vita è un sogno (brutto titolo italiano dello zeppeliano originale Dazed and Confused), affida all’amico il ruolo di David Wooderson, il fuori quota del film, il più che ventenne bello e sfrontato che rifiuta la società e continua a frequentare le liceali e che si aggira per le strade di Austin a bordo della sua invidiatissima auto. Un personaggio a tutt'oggi considerato "di culto".
Il momento di uccidere
Nonostante il personaggio di Wooderson sia ancora oggi iconico, ai tempi non significò successo immediato per McConaughey, che dovette fare ancora qualche anno di gavetta (passando per l’inevitabile horror low budget: in questo caso Non aprite quella porta IV, ma anche per il western indie di John Sayles Stella solitaria) prima di ottenere il primo vero successo. Che arrivò nel 1996 con Il momento di uccidere, il thriller di Joel Schumacher tratto da un romanzo di Grisham nel quale il nostro interpretava il ruolo di un avvocato, Jake Brigance, che si prende la patata bollente di difendere un uomo di colore accusato di omicidio per aver ucciso due bianchi razzisti che avevano violentato la figlia. Da questo film in poi, si parlerà di continuo di paralleli e somiglianze (ricercate e non) di McConaughey con Paul Newman.
Ed Tv
A Il momento di uccidere e alla popolarità che gli regalò, McConaughey fece seguire scelte che sembravano indicare la sua predilezione per un cinema di un certo tipo e di una certa qualità: da Amistad di Spielberg a Contact di Zemeckis. Le cose però funzionarono fino a un certo punto, ed ecco allora arrivare una prima sterzata verso la commedia, non ancora del tutto romantica. Ed Tv, diretto da Ron Howard nel 1999, è ancora oggi una sottovalutata risposta a The Truman Show, nel quale McConaughey è l'Ed del titolo, il (s)oggetto di una trasmissione tv decisa a seguire la vita di una persona 24 ore su 24. Nel cast del film, oltre a Dennis Hopper, Jenna Elfman, Ellen de Generes e Martin Landau, anche Woody Harrelson, con cui Matthew ha stretto fin dal 1996 un solido e duraturo rapporto d’amicizia.
U-571
Tentare una strada è bene. Tentarne due è meglio. Se il filone commedia di Ed Tv si dipanerà poi attraverso titoli prettamente romantici come Prima o poi mi sposo (con Jennifer Lopez) e Come farsi lasciare in dieci giorni (con Kate Hudson), fino ad arrivare al più recente La rivolta delle ex (con Jennifer Garner), con U-571, war movie sottomarino di Jonathan Mostow, McConaughey tenta di farsi largo anche nel battuto e frequentatissimo terreno del cinema d’azione e d’avventura; forte anche di un fisico davvero invidiabile frutto della sua passione per il fitness. Nel film l’attore è il tenente Andrew Tyler, incursore della marina statunitense impegnato a guidare una difficle missione per impadronirsi di un U-Boot tedesco e della macchina Enigma che contiene. Nel cast di U-571, anno 2000, c’è anche Bill Paxton, con cui l’anno dopo McConaughey girerà poi il thriller Frailty mentre i tentativi dell'attore di cimentarsi in generi prettamente maschili continuarono due anni dopo, invece, nel 2002, sarà la volta dello scatenato Il regno del fuoco, action fantasy in cui il nostro se la vede con draghi sputafuoco e con Christian Bale.
Sahara
Siamo arrivati al 2005, e nessuno dei tentativi fatti da Matthew McConaughey è servito a far decollare davvero, come avrebbe voluto, la sua carriera: né quelli nella commedia né quelli nel cinema d’azione. E allora tanto vale provare a combinare le due cose: McConaughey è, assieme a Penelope Cruz e Steve Zahn, protagonista di Sahara, versione cinematografica di un romanzo di Clive Cussler nella quale l’attore è lo scanzonatissimo, seducente e pieno di risorse avventuriero Dick Pitt: un ruolo che esalta al massimo la faccia da schiaffi di McConaughey. Vuoi per il suo perfetto calarsi nei panni di Pitt, vuoi per la regia di Brek Eisner, Sahara rimane un film sottovalutato, che strizzava l’occhio con ironia alla saga di Indiana Jones e a quella della Pietra Verde e che era in grado d’intrattenere con garbo e senza abuso di effetti speciali. Sul set del film scoccò la scintilla tra McConaughey e la Cruz, così come avvenne con Sandra Bullock ne Il momento di uccidere, e il flirt durò per circa un anno.
Rischio a due
Nello stesso anno in cui Sahara fa il suo debutto, esce a distanza di pochi mesi anche Rischio a due, film diretto dallo shooter DJ Caruso che qui vogliamo ricordare poiché vede McConaughey fianco a fianco con un mostro sacro della recitazione contemporanea come Al Pacino, tenendogli testa senza troppi timori reverenziali. Storia di ossessioni per il successo e di dipendenze dalle scommesse sportive, del rapporto quasi filiale tra un mentore e il suo pupillo, Rischio a due rimane un frammento interessante della carriera di McConaughey, che in questo caso media la sua sfacciataggine con sfumature recitative intense e interessanti, gettando le basi per quello che dimostrerà più pienamente di lì a qualche anno.
Surfer, Dude
Nonostante tutto quanto raccontato finora, la stella di Matthew McConaughey ancora non è esplosa del tutto, e i risultati al botteghino sono modesti. Peggio ancora le cose vanno se si considera il superflop di Tutti pazzi per l’oro, nuovo tentativo di coniugare avventura e romanticismo che fu considerato dalla critica come i peggiori film del 2008. Ma McConaughey pare non curarsi troppo di tutto questo, continuando a curare la sua forma fisica e un approccio spirituale molto liberal (famoso il suo arresto nel 1999 per aver suonato i bonghi nudo nel suo giardino nel bel mezzo della notte sotto l’effetto della marijuana) e godendosi la relazione con Camilla Alves, diventata poi sua moglie e madre dei suoi figli. E quasi a voler fare quello stile di vita una bandiera, eccolo proprio nel 2008 interpretare il non eccelso ma rilassato e divertente Surfer, Dude, il cui interpreta un suo chiaro alter ego, il soul surfer Steve Addington. Per noi il film che segna la svolta nella carriera dell'attore.
Killer Joe
Forse proprio grazie a surf, coolness e rilassatezza zen, passa qualche anno e Matthew McConaughey decide che è ora di fare le cose sul serio. Se nel 2011, con il Bernie dell’amico Linklater (ovviamente invisibile nel nostro paese), l’attore texano aveva dimostrato di voler e poter dare una svolta seria alla sua carriera, ecco che nel 2012 arrivano tre interpretazioni che lo impongono alla seria attenzione di pubblico e critica. Si comincia con Killer Joe, il film di William Friedkin a cavallo tra commedia nera, pulp, thriller e southern gothic in cui l’attore interpreta il personaggio del titolo, poliziotto amorale e cinico che lavora come assassino a pagamento. Intenso e laido come richiesto dal ruolo, McConaughey ottiene numerosissimi riconoscimenti grazie al film di Friedkin, oltre ad entrare di diritto nell’immaginario collettivo delle scene cult con quella nella quale costringe una sfattissima Gina Gershon a mescolare perversamente sesso orale e pollo fritto.
Mud
Se Killer Joe venne presentato al Festival di Venezia del 2011, fu Cannes dell’anno successivo la vetrina di Mud, il film del Jeff Nichols che aveva conquistato la critica con il precedente Take Shelter che vede Matthew McConaughey nuovamente nel contesto a lui familiare del profondo Sud degli Stati Uniti. Questa volta siamo nell’Arkansas, sulle rive del Mississippi, ed è su un’isoletta in mezzo al fiume che due 14enni incontrano Mud, il personaggio di McConaughey, un adulto misterioso, carismatico e selvaggio (che si scoprirà essere un fuggitivo alla ricerca del suo perduto amore) che sarà per loro un modello affascinante e un amico capace di dargli fiducia e di tirarli fuori dai guai. Guardando esplicitamente a certe pose di Paul Newman, strascicando il suo accento e ammiccando con fascino indiscutibile, McConaughey è risultato tanto convincente da ottenere numerosi importanti riconoscimenti.
Magic Mike
Il fisico di Matthew McConaughey, l’abbiamo detto e dimostrato, è sempre stato uno dei suoi asset principali; un asset che viene però valorizzato al meglio quando alla presenza fisica l’attore associa il talento nella recitazione. Era il caso di Mud, ed è anche e soprattutto il caso di Magic Mike, il film di Steven Soderbergh che racconta le peripezie di un gruppo di stripper maschili. Nel film McConaughey interpreta il più “attempato” di loro, Dallas, l’ambizioso proprietario del locale attorno al quale ruotano le vicende degli altri protagonisti e sorta di fratello maggiore non sempre assennatissimo di molti loro. E, ancor più dei due casi precedenti, i riconoscimenti per l’attore sono fioccati.
Dopo Magic Mike, tutto è attualità per il lanciatissimo Matthew: non solo Dallas Buyers Club ma anche il cammeo in The Wolf of Wall Street di Martin Scorsese e, soprattutto, la recentissima serie tv HBO True Detective, in cui recita nuovamente assieme all'amico Woody Harrelson. In attesa di Interstellar.
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