| Cult generazionale, stasera in onda su Laeffe.
DONNIE BRASCO (id., 1997, USA)
Drammatico Regia di Mike Newell Con: Johnny Depp Al Pacino Durata: 127 minuti
Trama: New York, anni Settanta. L’agente dell’FBI Joe Pistone s’infiltra nella mafia con il nome di Donnie Brasco. Durante la missione diventa confidente e amico di Lefty Ruggiero, un anziano gangster che non è mai riuscito a scalare i vertici dell’organizzazione.
Battute memorabili: “Che te lo dico a fare?”
Curiosità: La sceneggiatura non originale ebbe la nomination agli Oscar.
Lo script è tratto da un libro intitolato “Donnie Brasco, My Undercode Life in the Mafia” di Joseph Pistone e Richard Woodley.
Il vero Pistone fu infiltrato nel sottobosco mafioso americano dal 1976 all’81; le indagini portarono a due importanti processi contro la mafia.
L’ex agente FBI, che oggi vive sotto falso nome in una località segreta, ha lavorato al film come consulente.
Nel cast del film anche Michael Madsen (Mr. Blonde ne “Le Iene”,1992), Bruno Kirby (il giovane Clemenza ne “Il padrino: parte II”, 1974) e nel ruolo della moglie di Depp, Anne Heche.
--- Guzzano:
DONNIE BRASCO
Regia di Mike Newell Con Al Pacino, Johnny Depp, Anne Heche, Michael Madsen Poliziesco Usa 1997
Johnny Depp, agente dell’Fbi incaricato di infiltrarsi in un clan mafioso, prende il nome del titolo (quello vero è Joe Pistone, detective reale dalla cui autobiografia il film è tratto) e aggancia Al Pacino, boss di piccolo taglio sul viale del tramonto, tormentato dalle frustrazioni e da un figlio drogato. Il primo è abile nel rinunciare ad avere una vita propria (e Anne Heche) per assolvere il compito, il secondo quasi lo adotta (insegnandogli il ‘mestiere’ a colpi di <che te lo dico a fare?>, tormentone che contribuisce non poco ad ancorare la pellicola alla memoria). Sono due antieroi che si assomigliano, pur avendo fatto scelte diverse, e due attori che collaborano con millimetrica efficacia. Il regista di “Quattro matrimoni e un funerale” non ha né il talento sanguigno di Coppola, né l'ampio respiro mafioso di Scorsese e si impegna in un quasi-documentario esistenziale che evita i soprassalti per meglio dolersi delle amarezze che racconta (e dunque attenti: noia in agguato).
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