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Mine vaganti, di Ferzan Ozpetek

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view post Posted on 12/10/2009, 18:01
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Cinefilo Ad Honorem

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LECCE - Iniziamo con un'esilarante metafora, decidete voi di che cosa. Ferzan Ozpetek indica divertito l'insegna di un negozio che annuncia "moda per uomo, donna, gay". È qui per il suo ottavo film. Ottavo senza finanziamenti pubblici. Si aggira su un set complicato con serenità e piacere, con la sicura tranquillità che deve trasmettere a tutti i suoi attori se gli sono invariabilmente così grati. ("Voglio che sui miei set tutti sentano che non stanno facendo "il mio" ma "il nostro" film. Per me conta il "durante" del farsi di un film, quando tutto si mischia, vita e finzione, e ciò che è stabilito sulla carta è suscettibile di mille cambiamenti dettati dall'emozione che si crea nel momento").

Mine vaganti. Famiglia possidente meridionale si riunisce per risolvere una questione patrimoniale. Tutti intorno al tavolo mamma Lunetta Savino, padre Ennio Fantastichini, la zia Elena Sofia Ricci, la nonna Ilaria Occhini, la sorella Bianca Nappi, l'amica Nicole Grimaudo, il fratello Alessandro Preziosi. Aspettano Riccardo Scamarcio. Un compito particolare, la nonna in gioventù, è per Carolina Crescentini. Scritto con Ivan Cotroneo. Prodotto da Fandango e Raicinema con Apulia Film Commission. Ozpetek sposta la consueta predilezione per le comunità affettive verso il cuore dell'istituto familiare convenzionale. E verso la commedia.

"Come mi è già successo sono partito da modelli reali, di persone che conosco. Amici, ma anche la mia famiglia: i dialoghi con mio padre, i comportamenti e le parole delle mie zie".

Che cosa c'è al centro?
"Il ritorno a casa dalla grande città di Tommaso, gay, che dovrebbe durare solo qualche giorno. Per mettere in chiaro le cose di famiglia, per dividere i beni, per un passaggio di mano nella guida del pastificio di famiglia. Ma il coinvolgimento familiare e dei luoghi di origine diventa una trappola. Al centro del centro c'è una cena".

E il sentimento qual è?
"Il bisogno di ridere. Anche quando ci sarebbe da piangere. Senza superficialità. L'ambiguità della vita. Vorrei saper toccare la stessa profonda leggerezza del grande Germi".

Un cambio di tono?
"Sono in un momento della vita, appena compiuti i 50 anni, in cui lo sguardo cambia. Si fanno conti molto seri, perché si è cominciato a perdere persone care. Ma si sente anche la necessità di cogliere i motivi umoristici. Dolore e ridere del dolore. So che la stessa storia in passato l'avrei raccontata come un dramma".

Si dirà che Ozpetek si è imborghesito?
"Magari chi si è lamentato che prima ho troppo parlato di omosessualità ora dirà che ne parlo troppo poco. Qualcuno va per caso a chiedere a un altro regista se il suo è un film sull'eterosessualità?".

Chiacchierando, diceva di apprezzare il titolo di Woody Allen Basta che funzioni.
"Racchiude la mia filosofia di vita. Dovrebbero capirlo anche le istituzioni: non è importante che le famiglie non siano "regolari", basta amare, essere felici. Basta che funzioni. Rifletto più di prima sulle mie origini. Rimpiango di non aver abbastanza comunicato con mio padre, che non c'è più. Desidero piacere a mia madre e ai miei fratelli, che della mia vita non sanno tutto. Mi insegue il senso di colpa di non essere stato come loro si aspettavano. Vorrei mettere a posto e recuperare tutto, che tutto "funzionasse" in armonia".

Non ha ricevuto soddisfazione dai familiari per quello che è riuscito a realizzare?
"Quando facevo ancora l'aiuto regista, e ogni tanto tornavo a casa, mio padre non mi considerava come i miei fratelli ingegneri. Dopo Il bagno turco, quando i suoi amici gli hanno chiesto se il regista era suo figlio ha iniziato a gioire per me. Ma lo capisco ora, purtroppo. Allora reagivo male. Adesso mi commuove. Nel film c'è anche quanto i morti restano importanti nella nostra vita. Quanto mi mancano, quanto vorrei tutti intorno per sempre".

Che cosa ha pensato degli insulti del ministro Brunetta al cinema "parassita"?
"Ingiusti. È un lavoro faticoso. Che, se poi crea emozioni e fa crescere, è molto utile".

Perché è così poco rispettato?
"Manca l'educazione a rispettarci. Se trasmetti continuamente il segnale che il cinema non serve e coloro che lo fanno sono tutti farabutti, la gente se ne convince. Ma non è che una piccola spia dell'intolleranza che c'è in giro. Parlo di tutto ciò che è percepito come pericolosamente diverso. Parlo della tendenza a normalizzare, a privare la vita di colore".

Lei ha firmato su Repubblica l'appello per la libertà di stampa qualche giorno fa.
"Con convinzione. Ma vorrei che avesse più visibilità ciò che emergerà clamorosamente nei prossimi mesi: le difficoltà dei tanti, e sempre di più, che non arrivano a fine mese, che restano senza lavoro, che non sanno come tirare su i figli. Conta più di tutto, da questo dipenderà il prossimo futuro. Sul piano sociale si misureranno i nodi al pettine. Non su chi va a letto con chi".
 
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World ^_^
view post Posted on 12/10/2009, 18:16




Mah, sembra il solito Ozpetek che si "rigira i polici, con storie familiari, tra cucina e camera da letto"! :P

Qualche spunto interessante ci sarebbe pure... mi piace abbastanza l'idea di lui che torna al sud (in Puglia, per la precisione) ma sarà perchè forse mi ha ricordato un po' l'incipit de "La Terra", bellissimo film di Sergio Rubini. (A proposito, piccolo OT, chi di voi l'ha visto? C'è per caso un topic apposito? Scoperto qualche mesetto fa, mi ha letteralmente folgorato. :woot: )
 
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emilgollum
view post Posted on 12/10/2009, 21:16




Lo eviterò come la peste.
 
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view post Posted on 23/6/2015, 09:05
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Cinefilo Ad Honorem

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Stasera su Iris ma alle 19.

Per me uno dei film più carini e divertenti di Ozpetek, oltre che interessanti e ancora attuali.
 
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Merlino*
view post Posted on 23/6/2015, 11:24




Oddio, forse fui cattivo perché mi aspettavo qualcosa di più di una semplice e scontata commediola recitata alla bene meglio, ma gli diedi addirittura l'insufficienza. Volendo essere buoni un 6 ma non sono molto convinto.
 
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4 replies since 12/10/2009, 18:01   41 views
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