Il 1964 è un anno fondamentale per James Bond. Il 12 agosto moriva Ian Fleming, lo scrittore che ha dato vita al personaggio. Il 17 settembre usciva quello che è (forse) il film più bello dell'intera serie, di sicuro quello che più a lungo si è imposto nella memoria.
Di ritorno da una missione nell'America Latina, James Bond (Sean Connery) incrocia la strada di Auric Goldfinger (Gert Frobe), un milionario magnate dell'oro, di cui smaschera i trucchi da baro seducendo la sua segretaria Jill Masterton (Shirley Eaton): ne provoca così la morte (vd. sotto). Tornato a Londra, gli viene affidata proprio la missione di sorvegliare Goldfinger, per scoprire come fa a contrabbandare il suo oro senza pagare mai la dogana: la missione andrà molto oltre quando, scoperto e catturato da Goldfinger, scoprirà che il milionario, con l'aiuto del suo scagnozzo muto Oddjob (Harold Sakata) e della pilota Pussy Galore (Honor Blackman), intende mettere una bomba atomica dentro Fort Knox per aumentare il valore del suo oro.
Per la seconda volta, Saltzman e Broccoli dovettero rinunciare ad adattare
Thunderball, a causa della prolungata disputa legale con Kevin McClory. Un'altra disputa legale privò il film del regista dei primi due capitoli, Terence Young, che venne sostituito da Guy Hamilton (già considerato all'epoca di
Licenza di uccidere, e aveva conosciuto Ian Fleming perché durante la guerra avevano prestato servizio assieme nella Royal Navy). Richard Maibaum, già sceneggiatore dei primi due capitoli, cambiò drasticamente la sceneggiatura di Fleming, dove invece Goldfinger voleva svaligiare Fort Knox (ma, come gli fa notare Connery/Bond nel film, sarebbe impossibile in una giornata). Le riprese cominciarono mentre Connery era ancora impegnato a girare
Marnie con Hitchcock, quindi in realtà Connery non andò mai in America, tutte le scene che lo coinvolgono sono state girate in Inghilterra ai Pinewood Studios, dove Ken Adam ricostruì l'interno di Fort Knox (la produzione non aveva ottenuto i permessi per girare all'interno, mentre aveva ottenuto quelli per girare all'esterno grazie all'aiuto di un luogotenente dell'esercito). Gert Frobe (scelto al posto di Orson Welles perché quest'ultimo chiedeva troppi soldi), però, parlava pochissimo l'inglese, e quindi fu necessario farlo parlare a velocità doppia in tedesco per poterlo poi doppiare in modo convincente. Alla sua uscita, il film fu un trionfo: la canzone dei titoli, cantata da Shirley Bassey e composta da John Barry, divenne un hit.
E a quasi cinquant'anni di distanza, il film non ha perso nulla della sua carica fantastica. Infinito l'elenco degli elementi entrati nel mito: la bombetta lanciabile di Oddjob con la lama incorporata nel bordo del cappello, Shirley Eaton morta perché interamente ricoperta d'oro da nuda, la Aston Martin iperaccessoriata fornita a 007 da Q (nella prima di un'infinita serie di indimenticabili scenette dove Desmond Llewelyn affronterà tutti i Bond possibili tranne Daniel Craig), Oddjob che si disfa di un cadavere facendo accartocciare la macchina in uno sfasciacarrozze. E' il film in cui fa il suo ingresso, in grande stile, l'elemento tecnologico, e comincia la deriva verso la fantasia che però nel periodo Connery non prenderà mai troppo piede. Ha un grande ritmo, un parterre di attori perfetti (Gert Frobe è indiscutibilmente uno dei miglior cattivi della serie, e assieme ad Adolfo Celi e Telly Savalas/Charles Gray il migliore del periodo Connery), una capacità di stupire e una felicità di ispirazione a tutt'oggi ineguagliata. A posteriori, si può anche vederlo come il trionfo della capacità umana sull'economia: prendete Goldfinger e fatene un emblema dell'economia, del mercato, del capitalismo sfrenato, e considerate invece Jimmy il trionfo delle capacità semplicemente umane, del coraggio, della lealtà, anche della furbizia a volte. E capirete perché è rassicurante, perché è ancora oggi guardabile.
C'è però un motivo per cui preferisco
Thunderball, e considero quindi
Goldfinger secondo nella mia classifica personale del periodo Connery: la mancanza di una Bond-girl adeguata. Con tutto il rispetto, io Honor Blackman non l'ho mai trovata molto incisiva, e le altre due (Shirley Eaton e Tania Millet) scompaiono troppo presto. Nulla di paragonabile con Luciana Paluzzi e Claudine Auger, le due bellissime del film successivo.