| Soggetto e sceneggiatura: proprio quando un po’ tutti pensavamo che i giochi fossero fatti, ci pensa Sascha con Dossier 3924 a scompigliare le carte dei prossimi Awards e di un semestre che sembrava placidamente indirizzato verso l’incoronazione di un unico vincitore. Curioso poi che il produttore, da sempre amante di film sontuosi e ambiziosi, trovi la sua consacrazione con un film piccolo, dal taglio indipendente. La pellicola, dalla forte impostazione teatrale, riesce a raccontare in maniera efficace, senza retorica o falsi moralismi il conflitto israelo-palestinese che da fin troppi anni insanguina quelle terre. All’ infuori di qualche sporadica scena (e concordo con la scelta di Sascha di ridurre al minimo le scene in esterni) il film si svolge tutto all’interno di stanze buie e sudice che accrescono ancora di più il senso di oppressione e angoscia. Come altrettanto serrati e ansiogeni sono gli interrogatori con Yaron e Hikmet come protagonisti, quasi dei duetti scanditi da un ritmo ossessivo. Sono indubbiamente la parte più riuscita e travolgente della pellicola, in particolare il confronto finale, davvero intenso, sofferto, doloroso. Nell’ultima scena infatti, quando ormai a Hikmet non rimane davvero più nulla ed è in fin di vita, i ruoli sembrano ribaltarsi ed è il palestinese a gestire l’”interrogatorio” tanto che vengono a galla diversi particolari inediti su Yaron e allo spettatore sorgono parecchi dubbi sulla reale identità di Hikmet, ma in ultima istanza conta poco scoprire se il prigioniero è davvero un terrorista o un innocente, perché la sensazione è che in questo interminabile tragedia che distrugge famiglie e persone ormai non ci siano più né buoni né cattivi ma solo vittime. Veri e propri difetti nella pellicola non ne riscontro, per me va bene così com’è. E’ vero, si nota un certo scollamento tra il main plot dedicato a Hikmet-Yaron rispetto alle sotto trame dedicate a Solom e Amad, quest’ultime sicuramente più sbrigative e meno incisive, ma appunto parliamo di aspetti secondari nell’economia del film, che non vanno minimamente a intaccare la bontà della pellicola nel suo complesso. Regia: non conosco i registi in questione. Il film comunque nonostante la forte impronta teatrale sembra voler seguire in maniera rigorosa una sua estetica che valorizza ancora di più la drammaticità della storia raccontata. Cast: anche qui ammetto di non conoscere nessuno e immagino non sarà stato facile per Sascha andare a pescare tutti questi attori mediorientali, sconosciuti ai più. Saleh Bakri merita la nomination. Musiche: del tutto assenti. Considerato il tipo di film è una scelta che ci può stare. Sito e locandina: sito semplice; locandina che non mi fa impazzire, un po’ troppo “pasticciata”. Voto complessivo: Dossier 3924 è indubbiamente la sorpresa di questo semestre. Sascha confeziona il film più riuscito della sua pur breve carriera qui a Ck, grazie sì alla bontà del soggetto originale ma anche a una rinnovata maturità nella scrittura . Una pellicola veloce, serrata, angosciante che colpisce dritta allo stomaco e racconta il conflitto israelo-palestinese in maniera schietta e cruda senza prendere mai sfacciatamente una posizione se non quella delle vittime che purtroppo sono sempre da entrambe le barricate. E oggi più che mai, viste le tragedie quotidiane a cui assistiamo sempre più sgomenti, il film di Sascha non può non lasciare indifferenti. 78/100
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