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King Kong
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King Kong, Merian C. Cooper - Ernest Schoedsack, 1933

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Francis Delane
view post Posted on 18/12/2014, 21:33 by: Francis Delane

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Regia: Merian C. Cooper, Ernest Schoedsack
Sceneggiatura: James Ashmore Creelman, Ruth Rose
Musiche: Max Steiner
Dir. fotografia: J.O. Taylor, Vernon L. Walker, Kenneth Peach
Montaggio: Ted Cheesman
Scenografia: Carroll Clark
Interpreti: Fay Wray, Robert Armstrong, Bruce Cabot, Frank Reicher, James Flavin, Sam Hardy, Noble Johnson, Steve Clemente, Victor Wong

Un ambizioso regista di documentari senza scrupoli, Carl Denham (R. Armstrong), parte in gran segreto per l’Isola del Teschio, una sperduta isola a sud-ovest di Sumatra: scopo non dichiarato della spedizione è catturare Kong, un gigantesco gorilla che risiede nei boschi dell’isola ed è adorato dalle tribù locali come una divinità. Il gorilla cade nella trappola perché attirato dalla bella co-protagonista, Ann Darrow (F. Wray), ma una volta portato a New York infrange le catene e, rapita la sua bella, la trasporta fino in cima all’Empire State Building, dove sarà abbattuto dagli aeroplani.

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Non il primo film del genere avventuroso, questo film, tutt'altro: la passione del "mondo perduto", risalente all'epoca vittoriana (il romanzo che dà il titolo al genere è di Arthur Conan Doyle), era ben stabilita in un mondo ancora sconosciuto alle grandi masse, che poteva sognare avventure in terre lontane. Ma questo film in particolare fu lungamente sognato da uno dei suoi realizzatori, Merian C. Cooper, assisente esecutivo alla RKO, a partire dal primo abbozzo di una battaglia fra giganteschi gorilla ed enormi draghi di Komodo. Ci volle del bello e del buono per convincere la produzione, ma alla fine Cooper poté iniziare il suo film, con l'aiuto del partner Schoedsack e del responsabile dei trucchi Willis O'Brien. Fay Wray era già una star sotto contratto per la RKO, e fu convinta da Cooper con la scusa che avrebbe avuto come partner "il più alto e scuro attore di Hollywood": peccato che lei pensò si trattasse di Cary Grant. La sceneggiatura fu affidata a Edgar Wallace, così come la sua novelization, ma Wallace morì prima di completarla (tuttavia, capendo il significato economico del riferimento, fu ufficialmente detto che il film era tratto da un suo romanzo). Per portare a termine le scene con Kong, furono realizzati quattro modelli, i cui lineamenti facciali erano tirati con dei fili. La produzione richiese otto mesi, un tempo così lungo che gli attori riuscirono a lavorare ad altri film. Inutile dire che il film fu un successo.

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Ecco, questo è uno dei classici film cui il 10 sarebbe praticamente d'obbligo. Non si può non darlo, non fosse altro che per l'importanza storica che ha avuto. Le scene nella giungla, con i dinosauri e il gorilla in stop-motion, sono sbalorditive ancora oggi, per come sono fluide e scorrevoli pur nei limiti (?) degli effetti speciali dell'epoca. E per quanto riguarda il lato non-fantastico, questo è uno di quei film che ti fanno pensare che, forse, il cinema andrebbe davvero fatto così: storie semplici, personaggi anche banali, nessun tentativo esplicito di pensiero, ma una potenza fantastica e di suggestione senza pari. Fay Wray, Bruce Cabot, Robert Armstrong, i personaggi della nave, forse nemmeno ci interessano davvero, sono schematici, a volte insopportabili (la Wray in pratica ha un solo compito: urlare), ma per come sono posti sullo sfondo di un'avventura fantastica, sono perfetti, e consentono allo spettatore di soffermarsi sul vero, unico protagonista, Kong, lo scimmione violento e crudele distrutto dall'Amore. Proprio sulla crudeltà, peraltro, mi è venuto da riflettere. Negli anni '30, potevano fare un film dove i sentimenti dello spettatore venivano calpestati senza pietà, condannando alla morte e alla solitudine un mostro solo perché mostruoso, e presentando la cosa come 'normale' (capita anche con Boris Karloff in Frankenstein). Oggi, invece, il mostro dev'essere simpatico, l'identificazione con il pubblico è quasi ricercata. La cosa mi ha fatto riflettere.

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VOTO: 9/10. Come ho detto, è uno dei film per cui il 10 è d'obbligo: non significa che però io voglia darglielo. Bellissimo e importantissimo, ma personalmente non gli dò 10, per pura questione di gusto.
 
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