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Incontro Col Cast: I Promessi Morsi

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Sunset Boulevard Films
view post Posted on 2/11/2014, 17:43




Dopo la sigla, si nota che nello studio c'è un' atmosfera ottocentesca, ma comunque c'è un certo senso d'inquietudine. Al centro dello studio, una bara che si apre, ne esce la presentatrice con un abito ottocentesco, e truccata per sembrare una vampira.

Benvenuti in mia casa... ^riprende l'accento normale^ ok, ora la pianto. Halloween è finito, ma i film del contest continuano, il che ci porta a intervistare i grandi attori presenti in sala. Poche ciance quindi, facciamo uscire il cast de "I Promessi Morsi!"

Dalla tenda entrano in scena Pupi Avati, Giorgio Cantarini, Matilde Gioli, Jasmine Trinca e Alessio Boni. Agnese stringe la mano a tutti e fa un inchino di cortesia ad Avati, poi invita gli ospiti a sedersi.

Allora, cominciamo subito col regista di questa rivisitazione di Manzoni: Signor Avati, buonasera. Dunque, nella sua lunga carriera ha fatto tutti i generi ma qual è quello in cui si trova meglio?


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Una domanda cui non è facile per me rispondere. Negli ultimi anni ho preferito la commedia, non so esattamente perché, forse perché invecchiando si diventa più sentimentali, si sente più il bisogno di ricreare un mondo intimo, appartato, semplice. Con l'horror, però, ho un rapporto speciale, perché ha caratterizzato tutta la prima parte della mia carriera, e perché penso che fra tutti i generi sia quello più ricco di suggestioni e declinazioni. Sono molto affezionato ai film che ho fatto in quel genere, e appena posso ne faccio un altro volentieri.

Quest’horror è ispirato ad un classico della letteratura italiana, non ha avuto paura di dissacrare un capolavoro?

E perché? Eravamo lì per quello! E poi così facciamo un servizio al povero Manzoni, uno dei più grandi geni della nostra letteratura, purtroppo rovinato nella reputazione perché ce l'hanno fatto leggere a scuola. Magari vedere il nostro film, o leggere il romanzo dell'Anonimo, inviterà la gente a riaprirlo per riscoprirne la bellezza.

Che tipo di horror è? È leggero, una commedia? Oppure è un dark sul classico?

Non è assolutamente una commedia, ed è proprio quello che ha stupito sia me sia il produttore. Quando abbiamo cominciato a leggerlo, pensavamo di divertirci, e invece no: per quanto i singoli interventi possano far sorridere, il tono generale è quello di un vero e proprio romanzo gotico, che riprende tutti gli aspetti seri del romanzo manzoniano solo 'rileggendoli' in chiave horror. E la cosa più strana è che il romanzo si adatta che è una meraviglia! Di conseguenza, anche il nostro film conserva un tono per lo più serio. Questo non significa che non ci sia dell'ironia, anzi, Manzoni viene "tradito" proprio in certi punti importanti... Ma di questo lascio parlare gli attori.

E' molto più interessante del previsto, allora! Giorgio, ti spiace se ti do del tu? Dunque, ne è passato di tempo dopo La vita è bella! Com’è tornare a recitare dopo così tanto tempo?

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Dammi pure del tu, non c'è problema. E'... strano. Voglio dire, dopo La vita è bella avevo cercato di fare dell'altro all'inizio. Quando poi mi sono accorto che dopotutto mi sarebbe piaciuto continuare, non mi sarei però mai aspettato di tornare sullo schermo in così breve tempo... e da protagonista! E' stato tutto un po' surreale, per fortuna che sono in mezzo a professionisti!

Qui ti ritrovi a interpretare Renzo Tramaglino, come ti sei preparato? Che tipo è il tuo Renzo?

Ho seguito un'indicazione che Pupi e Francis hanno dato a me e Matilde il primo giorno di riprese. Dissero che avevano scelto apposta due esordienti per il ruolo dei promessi sposi, per enfatizzare il fatto che Renzo e Lucia sono dei personaggi semplici, ragazzi ai primi passi nella vita che si ritrovano quasi d'improvviso a dover fare i conti con un mondo incomprensibile e molto più grande di quello che avevano pensato. Quindi ci invitarono, parole loro, ad "andare sul set e meravigliarci sempre". Questo è quello che abbiamo fatto. Il mio Renzo è un giovanotto di vent'anni spigliato, allegro, pieno di buona volontà, un po' impulsivo ma con un cuore d'oro, che sarà costretto a crescere molto in fretta per salvare il suo amore e i suoi sogni. Un piccolo, grande eroe, fra tutti i personaggi quello rimasto più vicino al romanzo.

Tuo fratello fa parte dei Dear Jack, che giudizi ha avuto sulla colonna sonora del film?

Gliel'avrei chiesto, non fosse che la colonna sonora ancora non ce l'abbiamo! Francis e Pupi non hanno voluto dirci nulla... forse perché non hanno le idee chiare. (occhiataccia di Pupi) Scherzavo!

Sarà una bella sorpresona quando ci sarà l'uscita ufficiale, allora! Miss Gioli, allora. Lei ha fatto molto poco ma è ricordata per il suo debutto ne "il capitale umano", questo film potrebbe farla conoscere nel mondo di CK, emozionata?

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Emozionatissima! Ancora mi sto chiedendo se non sto sognando! Dopo il film di Virzì avevo in realtà intenzione di ritirarmi per studiare il mestiere, ma poi mi è arrivata quest'offerta e non ce l'ho fatta a dire di no! Come si fa a perdere l'occasione di recitare assieme a gente come Giancarlo Giannini, Franco Nero, Massimo Dapporto, Jasmine, Alessio... e poi, ancora una volta, avrei potuto far valere il mio accento milanese! (ride)

Qui interpreti niente meno che Lucia, che tipo è la tua protagonista?

Nel romanzo originale, è una santarellina insopportabile! Manzoni è un grandissimo scrittore, ma Lucia proprio non è una delle sue cose migliori! Pupi parlava che ci sono punti della rielaborazione in cui la versione originale è stata modificata pesantemente: be', mi verrebbe da dire che le modifiche maggiori sono state fatte, per fortuna, proprio su Lucia, che qui è un'adolescente vera, che sta affrontando il primo sorgere della sua femminilità, i desideri e le ansie di ogni adolescente. E il bello è che lo deve fare in un'atmosfera horror, quindi con contorno di vampiri, licantropi, streghe... Una bella coincidenza, insomma, fra la mostruosità dell'adolescenza e quella del mondo reale.

So che stai studiando ancora recitazione, noti qualche cambiamento rispetto al tuo primo film?

Diciamo che stavolta ho pensato un po' di più a quel che stavo facendo. La prima volta ero emozionata, andavo molto a istinto, per quanto sotto la guida infallibile di Paolo. Stavolta mi sono fermata più spesso a riflettere su come potevo esprimere una certa emozione, come pronunciare le parole, a quali dare più enfasi, come muovermi anche, perché non è semplice... Ho avuto comunque grandissimi aiuti, specie da Jasmine, Alessio e Franco Nero.

E Spero che ti renderanno sempre più brava! Signorina Trinca, benvenuta. Dunque, lei ha partecipato in molti film importanti della nuova generazione italiana, come si è trovata con Pupi Avati?

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Grazie. E' stata un'esperienza diversa da tutte le altre che mi sono capitate, perché per la prima volta ho potuto... giocare, penso si possa dire così. Voglio dire, quando fai un film serio, una commedia o un dramma, puoi divertirti fuori dal set, ma è chiaro che quando vai poi a recitare sei comunque sotto tensione perché devi dire cose importanti. Con Pupi e con un film del genere, invece, il gioco, l'aspetto ludico della recitazione, era un elemento importante, perché per quanto il tono del film sia serio questa è comunque un'operazione che in fondo è molto ludica, ed è stato un cambiamento spiazzante rispetto alle mie abitudini... tant'è che a un certo punto hanno pensato di sostituirmi con Valentina Cervi!

Qui interpreta una Gertrude strega, come si è preparata e che differenza c’è fra la Monaca di Monza che conosciamo tutti?

Ecco, a proposito di quel che dicevo sul gioco. La Gertrude di questo film conserva tutto il dilemma psicologico dell'originale, ma con l'aggiunta stavolta di un elemento quantomai fantastico che è la stregoneria, quella classica con invocazioni al demonio, sabba e manico di scopa! Sono due elementi che non è stato facile mettere assieme perché paiono incompatibili, e devi mantenere un equilibrio fra le due. E' stata una fatica, ma dopo un po' sono entrata anche nella parte fantastica, e mi sono così divertita che non solo mi hanno tenuta, ma hanno addirittura ampliato la mia parte, operando quella che a parere mio e non solo è una sorta di "giustizia poetica" per la povera Monaca. Una soddisfazione, insomma.

Solita domanda che faccio agli attori con prole: cosa consigliereste a sua figlia se volesse diventare attrice?

Due consigli. Il primo è fare un bell'esame interiore, una considerazione delle proprie passioni e dei propri talenti. Ci sono tanti modi di essere attore, alcuni dipendenti dalle scelte, altri dal carattere: un comico può anche fare parti serie, si sa, ma le farà in modo diverso da un attore che invece non è portato per la comicità. Il secondo, poi, è guardare attentamente gli altri, al cinema e in teatro, anche gli attori scarsi, perché anche da loro c'è da imparare qualcosa.

Molto bene allora! Signor Boni, buonasera. Dopo aver interpretato Puccini, Walter Chiari e il principe Bolkonskij ora si ritrova a fare Don Rodrigo, anche lei è famoso per i suoi ruolo di personaggi importanti, è contento?

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Sa, per me è una tradizione: io ho cominciato proprio a teatro con il repertorio classico, con Shakespeare e Molière, e quindi per me fare questo tipo di ruoli è un po' come continuare una piccola storia personale, faccio collezione in un certo senso. Certo, non sempre sono contento del modo in cui vengono trattati, ad esempio il Puccini che ho fatto per la Rai era un po' troppo edulcorato e addolcito rispetto al personaggio reale. Ho bellissimi ricordi, invece, di "Guerra e pace" , Caravaggio e soprattutto Walter Chiari.

Che tipo è il suo Don Rodrigo? Sappiamo che è un vampiro, ma cambia in confronto col signorotto manzoniano?

Cambia che è un personaggio serio. Il don Rodrigo manzoniano è un bulletto di paese, una sorta di vitellone felliniano con qualche soldo in più, nemmeno un genio del male. Qui, invece, abbiamo un vero e proprio dannato, la cui passione per Lucia è seria e complessa - non vi dico perché - e il cui rapporto con la propria natura è ambivalente: ne apprezza tutta la potenza, ma allo stesso tempo è successo qualcosa che gliene fa sentire il peso. E' un personaggio in lotta, quasi disperato, per certi aspetti vicino al Dracula di Coppola. E a questo proposito, sono

Lei è anche ambasciatore dell’unicef, devolverà il suo cachet in beneficenza?

Certamente. L'impegno umanitario è l'altra grande passione della mia vita, ho avuto tanto dalla vita e credo sia giusto che io dia qualcosa in cambio a chi non ha avuto questa fortuna.

Infine, signor Avati, cosa dobbiamo aspettarci dal film?

Innanzittutto un film italiano diverso dai soliti. Purtroppo da noi il cinema ha abdicato alla funzione di intrattenere il pubblico in modo fantasioso, arrendendosi all'egemonia dei prodotti americani, e ha preferito concentrarsi su prodotti quasi solo seri, "grandi film" di contenuto civile o sociale. Molti di essi sono anche bellissimi, ma io e Francis pensiamo che finché non ci decideremo a tentare, in grande stile, un recupero della nostra tradizione di cinema popolare non comico, quello di Fulci, Bava, Sollima, Corbucci, del poliziottesco, etc. difficilmente il cinema italiano riprenderà quota. Ma al di là di queste riflessioni estemporanee, io spero che il pubblico si diverta e appassioni, e magari riscopra la voglia di riaprire Manzoni.

Io mi auguro sempre che il buon cinema di genere torni in Italia, ma per ora gustiamoci questo promettente film e vi rimando alla prossima puntata di Incontro Col Cast!
 
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