SaschaGranato |
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| Recensione della Granato Production
Ammiro il coraggio di coloro che sperimentano cose nuove. Agnese conferma questa sua attitudine con il remake, “Dracula”. Ne sentivamo il bisogno? Probabilmente no. Il Cinema vanta felici esempi di film ispirati a questo personaggio affascinante e altrettanti film di cui avremmo fatto volentieri a meno. Quest’opera dove potremmo collocarla? Potremmo inserirla a metà strada, premiando l’iniziativa e l’impegno di Agnese, il coraggio di affrontare un personaggio versatile, complesso. Ma valutando la sceneggiatura per quello che effettivamente rappresenta, ovvero un film di natura commerciale, non posso fare a meno di optare per la seconda opzione, poiché il film non aggiunge niente di nuovo a quanto già è stato raccontato infinite volte. Non è sufficiente modificare l’ambientazione e proporre la storia in un contesto attuale. Serviva una differente chiave di lettura sul personaggio, mentre mi è parso di assistere ad una copia del classico, molto meno suggestivo. L’intreccio narrativo presenta sostanziali differenze dall’opera originale, ma certe situazioni sembrano surreali; Dracula è troppo radicato nella nostra cultura filmica e letteraria per pretendere che il pubblico creda che nessun personaggio del film non conosco nulla di lui. Non si può ignorare un personaggio così ingombrante. Sarebbe stato interessante immaginare cosa sarebbe accaduto se dietro la leggenda di Dracula, dietro al romanzo stesso, si stesse celando un mistero ben più oscuro; una leggenda nella leggenda. Questo avrebbe dato vita ad un film completamente diverso, attribuendo al personaggio di Dracula una diversa chiave di lettura. Ma in questo modo il film diventa un esperimento un po’ sterile e fine a se stesso.
Da un punto di vista tecnico rappresenta certamente un passo indietro per Agnese. Dopo Enter Night è lecito aspettarsi maggior cura al proprio script. La sceneggiatura prolissa avrebbe meritato qualche sforbiciata, soprattutto nella parte centrale del film. Gli errori s’intensificano sul finale e non a caso. Agnese morde dalla fretta di concludere il proprio lavoro. Questo atteggiamento si traduce spesso in finali poco laboriosi e scritti con un linguaggio approssimativo.
Le musiche non sono affatto male e il brano dei Cradle of Filth è eccelso, sicuramente adatto allo spirito dell’opera. Bella la locandina. Sito, semplice. Efficace. In conclusione: il film non mi è piaciuto molto. L’ho trovato un po’ lungo e privo di spunti in grado di suscitare particolare interesse.
Voto 55/100
Forse è una valutazione troppo severa, ma il vero guaio è affrontare la noia cercando di scovare degli aspetti positivi che possano sollevare le sorti del film. Personalmente non ho saputo coglierli. Questo non significa che non ve ne siano.
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