| RECENSIONE DI MASTRUCCIO PER LA DREAMING STUDIOS La linea d'ombra, seconda coproduzione di Luca e Merlino, segna un deciso e, per certi versi, coraggioso cambio di registro del cinema proposto fin qui dalla Ramaya Production. Dopo tante commedie italiane, film freschi e leggeri nati dall'inventiva originale di Luca, arriva quindi un'opera molto più complessa e dal sapore più letterario, liberamente tratta dall'omonimo romanzo di Conrad. E' un viaggio di formazione, quello che compie il personaggio principale del film, che curiosamente e inspiegabilmente non ha un nome proprio ma conserva per tutta la durata della pellicola l'appellativo di "protagonista". Abbandonata una vita tranquilla a bordo di una nave in cui copre il ruolo di vice comandante, per andare alla ricerca di una nuova occasione e forse della propria definitiva maturità, il ragazzo decide di cogliere al volo l'opportunità di diventare comandante di un veliero il cui comando è rimasto vacante per la morte del precedente pari grado. Una serie di imprevisti e malattie a bordo che colpiscono l'intera ciurma, l'evocata maledizione che incombe sul veliero, l'inesperienza, una buona dose di sfortuna, fanno del viaggio una terribile ed estenuante lotta contro le avversità che gli si parano davanti, supportata grazie al prezioso conforto di un marinaio cardiopatico che diventa l'unico baluardo di lucidità in un mare di follia. Follia che prende il sottocomandante e per poco non rovina la mente anche del nostro protagonista. Alla fine la nave viene soccorsa e finalmente può toccare terra, dando modo al protagonista di rendersi conto di non essere più il ragazzo di prima, di essere diventato un uomo. E' un bel soggetto, con ambientazioni affascinanti legate ai luoghi orientali che fanno da sfondo. La sceneggiatura riesce molto bene a trasmettere questo fascino, arricchito dalle atmosfere coloniali dell'epoca, i colori e le descrizioni leggermente naif, i dialoghi ben calibrati e un ritmo generale lento e cadenzato, forse in certi punti mancante di collegamento fra le scene. All'uopo viene in soccorso la voce fuori campo del protagonista, che però non basta a rendere omogeneo il tutto, e soprattutto non evita in certi tratti un didascalismo che poteva essere evitato con diversi artifici di sceneggiatura e altre scene di raccordo. La brevità del film, solo 56 pagine, è un limite evidente, che impedisce un approfondimento dei personaggi che avrebbe dato al film un peso specifico maggiore e una corposità della struttura narrativa più lineare e cinematografica. Probabilmente la traduzione dal linguaggio romanzesco a quello cinematogtafico non ha tenuto pienamente conto che certe situazioni e descrizioni non hanno alcun senso se non tradotte in immagini. Solo per fare un esempio, se il protagonista "si presenta con entusiasmo agli altri marinai, ispezionando soddisfatto la sua nave", è necessario che sullo schermo si veda dettagliatamente la presentazione e l'ispezione, con immagini e dialoghi. Aggiungo, se i personaggi hanno un nome e una qualifica lo dobbiamo venire a sapere attraverso le parole dette e le immagini che vediamo. Per tutto il film, invece, il pubblico al cinema non saprà sempre subito come si chiama il tizio che parla e che lavoro faccia, capocambusiere o capitano che sia. La regia è affidata a Gus Van Sant, di cui non credo di aver visto alcun film. Secondo me, comunque, è una buona regia, con buone scelte di inquadratura e movimenti di macchina. Il cast vede la presenza di Emile Hirsch nel ruolo del protagonista, bravo e perfetto per la parte. E' accompagnato da Henry Hopper e James Franco, degni comprimari, e da un ottimo Liam Neeson. Sicuramente sprecato, invece, Ben Kingsley in un ruolo troppo marginale. La colonna sonora, comprendente tracce orientaleggianti e qualche canzone, fa il suo dovere più o meno bene. Magari nella scena della tempesta avrei preferito un accompagnamento più tumultuoso, piuttosto che la canzone dei Smashing Pumpkins. La locandina, come sempre quando ci si mette il mago Merlino, è molto bella. Il sito, semplice ma allo stesso tempo elaborato, è d'effetto. Complice la piattaforma WIX, che dovremmo imparare a conoscere anche noi, invece che la solita Altervista. Voto: 70/100 E' un lavoro certamente più maturo rispetto al passato. Luca dimostra di saper fare film più impegnati, e la collaborazione di Merlino l'ha aiutato di sicuro nelle varie scelte che ha dovuto compiere durante la lavorazione. Come già detto, La line d'ombra soffre però di alcune pecche. Infatti, lo devo ammettere, non sono riuscito a instaurare un rapporto di empatia col personaggio. Non so se ciò sia dovuto alla già citata brevità della pellicola, o alla non chiarissima evoluzione psicologica e emotiva che si delinea lungo il viaggio in nave, o per una mia troppo lontana età anagrafica che mi distanzia dall'età del personaggio. In ogni caso, è un film che segna un ulteriore importante passo in avanti per la più prolifica e promettente casa di produzione cinematikina, che potrebbe regalargli più di una soddisfazione ai prossimi awards.
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