| Questa sarà una recensione molto breve: è un corto che ho adorato, il migliore che ho letto fino a questo momento, e ha ragione Pap, trasuda Gennaro da tutti i pori. Ma del resto, come ha giustamente detto Mastruccio, io mangio pane e Shakespeare ogni giorno, quindi se mi mettete in scena il Bardo, per di più recitato da Sua Shakespeariana Maestà, io non posso non amare un film/corto del genere. E anche se tutto è un po' risaputo, io qui mi metto a invocare il diritto scorsesiano di distinguere "plot" da "story": chissenefrega se il "plot" è banale, se la "story" prende e commuove le cose sono già a posto. Scritto benissimo, con le battute dell'Amleto a segnare il ritmo del balletto dei due attori (Branagh e la Seydoux, bravissimi) e due voci fuoricampo (spettatori? Critici? Gli stessi protagonisti?) a raccontare la storia reale, mi ha preso fino alla fine e commosso.
VOTO: 8.
E per aiutare Andrew: le battute dell'Amleto vengono dall'atto III, scena I, dove Amleto si sta fingendo pazzo. Per scoprire se lo è davvero, suo zio Claudio e il consigliere Polonio lo fanno incontrare con Ofelia, figlia di Polonio, che Amleto ama e da cui è ricambiato, ma il cui legame è stato in precedenza impedito dal padre di lei. Amleto, nella scena, la tratta abbastanza male in realtà, più che altro perché sa che lo stanno ascoltando e quindi "sfoga" su di lei la sua rabbia contro Claudio, Polonio e i loro intrighi.
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