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King Kong
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King Kong, di Peter Jackson

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Francis Delane
view post Posted on 18/12/2014, 20:43 by: Francis Delane

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Regia: Peter Jackson
Sceneggiatura: Peter Jackson, Fran Walsh, Philippa Boyens, dal film di Merian C. Cooper ed Ernest Schoedsack
Musiche: James Newton Howard
Dir. fotografia: Andrew Lesnie
Montaggio: Jamie Selkirk
Scenografia: Grant Major
Interpreti: Naomi Watts, Andy Serkis, Jack Black, Adrien Brody, Colin Hanks, Thomas Kretschmann, Jamie Bell, Evan Parke, Kyle Chandler, John Summer

New York, 1933. L’ambizioso regista Carl Denham (J. Black), in rotta con i suoi produttori, salpa in segreto a loro per un’isola misteriosa, l’Isola del Teschio, così da girare il suo film. Porta con sé lo sceneggiatore Jack Driscoll (A. Brody), commediografo di successo, e l’attrice di vaudeville Ann Darrow (N. Watts), da lui scritturata all’ultimo. Arrivati sull’isola, il gruppo viene assalito da un gruppo di nativi, che rapisce Ann e la offre a Kong (A. Serkis, in motion capture), un gigantesco gorilla di otto metri. Dopo l’iniziale spavento, e mentre gli altri si avventurano nella giungla per salvarla, Ann sembra iniziare a provare un affetto di qualche tipo per la bestia, che alla fine viene catturata da Denham per essere esposta a Broadway: con risultati tragici quando questa scappa.

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Il film ha una gestazione lunga, forse più lunga di quanto immaginate. E' il film con cui, a 9 anni, Peter Jackson ha deciso di diventare regista, folgorato dai trucchi di Willis O'Brien ma anche dalla storia per cui questi venivano usati, stregato da un cinema che era al tempo stesso fiaba, mito, spettacolo e riflessione su di esso. Dopo Sospesi nel tempo, la sua fatica "americana", la Universal impressionata gli propose un remake de Il mostro della laguna nera: Peter rifiutò, ma lo studio insistette e gli propose allora direttamente il remake di King Kong. Emozionato, Peter accettò, coinvolse anche la Miramax dei fratelli Weinstein (che all'epoca erano ancora i produttori ufficiali di quello che poi sarebbe stata, con la New Line Cinema, la Trilogia) e stese un primo abbozzo del copione in cui Ann Darrow era la figlia di un archeologo, lei e il padre - sulle tracce di una civiltà perduta - si imbattevano in Carl Denham impegnato a filmare, Jack Driscoll era un veterano della prima guerra mondiale. L'accordo fu steso e le riprese iniziarono, ma le contemporanee riprese e uscite di Godzilla di Emmerich da un lato, del burtoniano The Planet of the Apes indussero la Universal a rinunciare al progetto, permettendo a Peter di concentrarsi sull'impresa del Signore degli Anelli. Dopo il successo della Trilogia, ovviamente, la Universal fece un passo indietro, e richiamò Jackson, che portò con sé tutto il cast tecnico della trilogia (dalle co-sceneggiatrici al direttore della fotografia allo scenografo, unica eccezione Howard Shore, la cui colonna sonora fu sostituita all'ultimo con quella di James Newton Howard - non si è mai saputo perché). La sceneggiatura fu riscritta nella forma definitiva, con tanto di recupero di scene considerate per l'originale del '33 e poi scartate (come la lotta con gli insetti in fondo al pozzo). Il resto è storia: Andy Serkis interpreta lo scimmione con l'aiuto del motion capture, dopo mesi e mesi di osservazione sui movimenti dei gorilla, mentre Jack Black modellò il suo personaggio su Orson Welles. All'uscita, il film è stato un successo di critica e di pubblico.

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Dividerò questa recensione in due parti, perché questo non è un film di cui parlare alla leggera (nessun film di Jackson lo è): cosa funziona e cosa non funziona.

- Cosa non funziona: sostanzialmente le tre ore . E' inutile girarci attorno, Peter è un grande narratore, ma stavolta il materiale per reggere le tre ore non c'è. O meglio: ci sarebbe, ma risulta annacquato, e vede parecchie cose abbastanza inutili. Se la prima parte a New York, con la presentazione dei personaggi e le loro vicende, è molto buona, e quella finale con il mostro in città è bellissima, è purtroppo quella del viaggio e della permanenza nell'isola che non convince. Alcuni personaggi sono inutili (il Jimmy di Jamie Bell soprattutto, nonostante porti con sè Cuore di tenebra, ma anche il capitano Englehorn di Kretschmann), e le sequenze d'azione con i dinosauri fanno francamente ridere (almeno, io ho riso come un deficiente). In generale, si ha l'impressione che l'intelligenza della sceneggiatura non riesca davvero a trasformarsi in fascino narrativo per almeno tutta la prima metà del film, dilungandosi prima un po' troppo sulla parte precedente all'arrivo nell'isola del Teschio, poi senza essere davvero inquietante o meravigliosa in quella centrale.

- Cosa funziona: in pratica tutto il resto. Quoto Paolo Mereghetti: "Il film di Cooper e Schoedsack viene trattato come la matrice di tutto il cinema fantastico". Meglio di così non avrei saputo dire: questo non è un semplice remake, questo è un film su King Kong, e più in generale sul cinema per come lo intende Peter Jackson, nel suo duplice aspetto di "ricerca del meraviglioso", luogo in cui vivere l'avventura, provare il brivido dell'ignoto, e riscoprire così anche noi stessi, e di "spettacolo da circo", insulsa baracconata mangia-soldi che il meraviglioso lo sputa e lo commercializza (geniale, da questo punto di vista, che la scena che gira Denham sulla nave sia un dialogo dall'originale, e che lo spettacolo a Broadway che mette in scena sia un remake dell'originale cerimonia pagana del film del '33). E infatti, stavolta, Ann Darrow (bellissima e bravissima Naomi Watts - quando Gennaro ha ragione, ha ragione ;) ) si "innamora" della scimmia, rimediando a quella che tutti gli amanti del film originale hanno sempre ritenuto un'ingiustizia e quindi in pratica legittimando le attese di tutti noi spettatori, che di questo scimmione siamo da sempre innamorati perché risveglia il nostro senso dell'avventura e del meraviglioso: e la parte finale del film, dalla cattura del mostro in poi, è infatti di una bellezza straziante (io ero quasi in lacrime, alla fine). Così come Carl Denham - un Jack Black davvero magnifico, quasi diabolico nella sua ossessione - stavolta è spogliato di ogni ambiguità e reso tout court il piccolo bastardo ambizioso che tutti noi abbiamo sempre sospettato che fosse, un Ed Wood al negativo che si fa simpaticamente odiare per come riesce a distruggere tutto ciò che ama (lo dice molto bene Jack Driscoll/Adrien Brody, guarda caso sceneggiatore e scrittore). Ma la palma del trionfo va data ad Andy Serkis, che riesce a non far rimpiangere i trucchi di Willis O'Brien, e davvero non era facile: altro che Pianeta delle scimmie recenti, altro che Gollum, il suo capolavoro come artista in motion capture è questo film.

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VOTO: 7/10. La giusta media fra il 9 dell'idea di base, della sceneggiatura e della riflessione a monte sul cinema fantastico, l'8 dell'aspetto tecnico e, purtroppo, il 6 della durata. Ogni regista ha il suo Otto e mezzo: questo è quello di Peter Jackson.
 
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