| CAPITOLO UNO Ultima Corsa per Red Rock Esterno – Giorno Panoramica di un paesaggio montuoso, innevato: il candore dell’immagine è mozzafiato. Nell’angolo in basso a sinistra dell’immagine compare un puntino scuro. Qualcosa si muove. E’ una diligenza trainata da sei cavalli. Stacco su: Vediamo il cocchiere della diligenza in primo piano: si affanna a tenere i cavalli sbuffanti con le redini. La neve si sporca vistosamente al passaggio degli animali. La macchina da presa inquadra prima una ruota del carro, poi la tendina che copre la finestra laterale della diligenza: riusciamo a intravedere dietro di essere due figure, una maschile e una femminile. La carrozza frena improvvisamente: i cavalli nitriscono, sbuffano aria fredda, mentre il cocchiere tiene le redini tese al massimo delle sue forze, emettendo un verso per tenere buoni i quadrupedi. Soggettiva del cocchiere: al centro del sentiero, a una cinquantina di metri di distanza, c’è un uomo di colore, poggiato a una roccia, ai piedi del quale giacciono tre cadaveri, semi-congelati. L’uomo fuma una pipa, ma la spegne non appena si accorge del nostro arrivo. UOMO DI COLORE (ad alta voce) Hai un posto in più?
Alcuni fiocchi di neve cominciano a cadere
COCCHIERE Chi diavolo sei? E cosa è successo a questi uomini?
L’uomo di colore è anziano: alto, magro, e un paio di baffi. Tiene gli occhi stretti, a fessura. Indossa una sciarpa di lana grigia, un’uniforme blu e stivali neri. Si toglie un cappello da cowboy, scoprendo la testa calva con capelli grigi ai lati.
UOMO DI COLORE Maggiore Marquis Warren. Servo le corti di giustizia degli Stati Uniti d’America. Questi qua sono un paio di cattivi di cui mi sono occupato, ho i documenti nel taschino. Con chi ho il piacere di parlare?
COCCHIERE Mi chiamano O.B. (si soffia tra le mani, cercando di scaldarle) Va a Red Rock?
WARREN Immagino che sia lì che state andando…
O.B. Sono tre ore che cerchiamo di metterci dietro questa maledetta tormenta. E non ce la faremo ad arrivare a Red Rock, con la neve alta fino al culo.
WARREN Quindi vi fermate a metà strada, da Minnie’s?
O.B. Lei sembra sapere tutto di noi, maggiore.
WARREN (sorridendo) Posso avere il passaggio?
O.B. Per un po’ del suo tabacco, le direi subito di sì. Ma non sta a me decidere. (fa un cenno col capo alle sue spalle, dove ci sono i passeggeri)
WARREN Ai signori non piace la compagnia?
O.B. Il mio cliente hanno pagato per un viaggio privato. E hanno pagato in più per la loro privacy. Quindi, se vuole venire da Minnie’s con noi… dovrà parlare con lui.
WARREN Con piacere.
Il Maggiore indossa il cappello e si incammina verso il lato della carrozza dove c’è la porta, ma dalla finestra sbuca la canna di un fucile, puntato contro di lui. Udiamo un click: il cane del fucile che viene armato.
VOCE Sta’ fermo, negro!
Warren si ferma, obbediente.
VOCE Prima di avvicinarti, getta le tue pistole laggiù, dove c’è la roccia. Poi alza le mani sopra la tua testa. E poi fai un passo alla volta… lentamente…
WARREN (verso O.B.) Cliente molto sospettoso, eh?
O.B. Quanto basta.
Warren si priva di due revolver appesi al cinturone e li getta con attenzione verso la roccia che gli è stata indicata. Le armi atterrano nella neve.
VOCE Bene! Adesso avvicinati lentamente! Warren con le mani in alto è a un passo dalla porta della diligenza: vediamo la canna del fucile che si ritira dietro la finestra, poi la porta spalancarsi di colpo verso l’esterno, aperta da un calcio.
Soggettiva di Warren: vediamo l’uomo all’interno della carrozza. Cappello e abiti scuri, folti baffi. Imbraccia ancora il fucile verso di noi. Ma la sua mano sinistra è ammanettata a quella della donna seduta all’interno. Lei sembra sorridere, indossa un abito sgualcito ma elegante ed è molto bella, anche se non più giovanissima.
UOMO COL FUCILE Beh, che io sia dannato, ma ho davanti un negro che conosco. Colonnello Warren, giusto?
WARREN Maggiore Marquis Warren. Anche io mi ricordo di te. Abbiamo diviso una bistecca a Chattanooga, una volta. (con enfasi) John Ruth… l’impiccato.
JOHN RUTH In persona. Quanto tempo è passato?
WARREN Dalla bistecca? Otto mesi.
JOHN RUTH E cosa ti porta in questo posto di merda?
WARREN Ho un paio di taglie da riscuotere, a Red Rock.
JOHN RUTH Quindi ti dai ancora da fare.
WARREN Più di prima.
JOHN RUTH Cosa è successo al tuo cavallo?
WARREN Il freddo. Non ce l’ha fatta.
JOHN RUTH E a tal proposito, hai mai visto questa puledra qui?
Ruth si sposta lateralmente, mostrandoci la sua “ospite”, al cui stomaco punta il fucile.
WARREN Mai vista prima.
JOHN RUTH Non conosci nemmeno il nome? WARREN No.
JOHN RUTH Mi tocca presentarvi: Maggiore Marquis Warren, questa è Daisy Domergue. Signora Domergue, il Maggiore Warren.
Warren, che tiene ancora le mani in alto, si tocca la punta del cappello e fa un cenno col capo.
DAISY (con la mano libera dalle manette, sorridendo) Salve, negro!
Warren schiuma rabbia dagli occhi ma Ruth inizia a ridere.
JOHN RUTH E’ un peperino, non trovi? (a Daisy) Donna, ai negri non piace essere chiamati negri, lo trovano offensivo.
DAISY Sono stata chiamata in modi peggiori.
JOHN RUTH Non mi è difficile crederlo. (a Warren) Hai mai sentito parlare di lei?
WARREN Dovrei?
JOHN RUTH Beh, di sicuro non è John Wilkes Booth. Magari però hai sentito parlare della taglia sulla sua testa.
WARREN Quanto?
JOHN RUTH Diecimila dollari.
WARREN Dannazione, cosa ha fatto? Sicuro che non sia davvero lei ad aver ucciso Lincoln?
JOHN RUTH (con un ghigno) Quasi. Quei diecimila dollari sono praticamente già nelle mie tasche. Perciò sono un po’ restio a dare passaggi. Soprattutto a professionisti e cacciatori di taglie.
WARREN Lo capisco. Ma non ho mire su di lei. Gli uomini che vedi a terra valgono ottomila e per me sono abbastanza.
JOHN RUTH Chi erano? WARREN Homer Van Hootin, Roy McCrackin il ribelle e Warren Vanders.
JOHN RUTH Questi nomi non mi dicono niente. Fammi vedere i documenti.
Il maggiore rimuove con cautela una busta ingiallita dalla tasca del cappotto.
John Ruth abbassa il fucile e prende la busta. Prima di aprirla e leggerla, indossa degli occhialini con la montatura dorata.
O.B. (gridando, in piedi) Ascoltate! Mi dispiace interrompervi, ma se vogliamo tenere la tormenta di neve a debita distanza, dobbiamo mettere il pepe al culo dei cavalli e proseguire la marcia!
JOHN RUTH (gridando) Ho capito! Ma adesso chiudi il becco e tieni fermi quei cavalli mentre prendo una decisione!
Ruth legge i documenti. Poi rivolge lo sguardo al Maggiore, ancora con le mani in alto, squadrandolo da capo a piedi per l’ennesima volta.
JOHN RUTH Okay. Faremo un tentativo. Ma lascerai le tue armi al cocchiere.
DAISY Non farai davvero sedere quel negro qui con noi? C’è posto davanti, con O.B., ma non qui…
Ruth prende la pistola e con un movimento rapido colpisce la donna alla testa, col calcio dell’arma. La donna emette un grido di dolore e cade a terra, strattonando lo stesso John alla quale è ammanettata. Gocce di sangue le scorrono sul volto e cadono sul pavimento.
JOHN RUTH Le senti le campane che suonano, stronza? Musica per le tue orecchie, vero? Apri ancora quel sacco di immondizia che ti trovi come bocca, e ti colpirò sui denti. Sono stato chiaro?
Daisy, china sul pavimento, schiuma rabbia.
DAISY Sì.
JOHN RUTH Voglio sentirti dire: “Sì, ho capito”.
DAISY Sì, ho capito.
JOHN RUTH Lo spero per te. Ruth con uno strattone la rimette in piedi, poi a sedere. Poi torna a rivolgersi a Warren.
JOHN RUTH Avrai bisogno di legare quei cadaveri sul tetto della carrozza. Prometti a O.B. una cinquantina di dollari della tua ricompensa e ti aiuterà.
WARREN In realtà credo che O.B. abbia ragione quando dice che la tormenta si sta avvicinando troppo: faremmo prima se ci aiutassi anche tu.
JOHN RUTH (irritato) All’inferno! Mi stai già facendo pentire di prenderti a bordo! Sono ammanettato a lei e non ho intenzione di lasciarla libera nemmeno per un istante. Non posso nemmeno aiutarvi a legarli!
WARREN D’accordo, d’accordo. Ho capito.
Warren si avvicina a O.B.
WARREN Hai sentito il tuo cliente? Aiutami a sollevare questi cadaveri e a legarli al tetto. Ne sarà valsa la pena una volta arrivati a Red Rock.
O.B. Non vorrei sembrare sfacciato, ma ho sentito che quei tre valgono ottomila dollari.
WARREN (sbuffando) Sì, allora?
O.B. L’aiuterò per 250.
WARREN Che ne dici di 150, e ti pago da bere per due giorni interi quando saremo a Red Rock? C’è qualche bel saloon in quel posto? Di quelli con le cameriere carine?
O.B. (arrossendo) Ce ne sono, certo. Mi hanno parlato bene del Boots and Bustles.
WARREN Allora potrai scegliere dove cenare e dove restare a dormire, la prima notte, se capisci cosa ti sto offrendo.
O.B. Signor sì. Siamo d’accordo allora!
Il ragazzo scende dal suo posto e stringe la mano al maggiore.
Dissolvenza in:
I cavalli corrono a perdifiato nella neve. Non udiamo altri rumori che i loro sbuffi e nitriti, e il rumore delle ruote del carro che girano, attutiti dalla neve. Il vento soffia sempre più forte.
Con uno stacco siamo all’interno della diligenza.
Il maggiore Warren sta preparando la pipa. Di fronte a lui, seduti di fianco e ammanettati l’uno all’altra, John Ruth e Daisy Domergue. L’uomo ha però nell’altra mano la pistola, pronta a ogni evenienza.
Warren accende la pipa con un fiammifero e poi la offre al suo ospite.
RUTH (fumando) Cosa è successo al tuo cavallo?
WARREN Era molto vecchio. L’ho forzato per un po’. E quando ha cominciato a nevicare, è stato troppo per lui.
RUTH Che peccato.
WARREN Già. Il vecchio Lash e io abbiamo percorso un sacco di miglia insieme. Si potrebbe dire che era il mio migliore amico, se si possono considerare stupidi animali come amici. A ogni modo, mi mancherà.
RUTH Anche io ho avuto un cavallo così, tanto tempo fa… avevo circa vent’anni. Si chiamava Cavolfiore. E sì, lo consideravo il mio migliore amico.
WARREN Cosa gli accadde?
RUTH Serpenti.
Ruth passa la pipa a Warren. Dopo qualche boccata di fumo, Warren parla.
WARREN Ti occupasti di loro?
RUTH (guardando la neve che cade all’esterno del finestrino) Puoi scommetterci.
Stacco sul tetto della diligenza: i tre cadaveri legati, congelati, sotto i fiocchi di neve.
Con un altro stacco torniamo all’interno. Warren sta ancora fumando la sua pipa.
RUTH So che ci siamo visti solo una volta prima, e questo non fa di noi due persone, come dire… intime. Ma… ce l’hai ancora?
WARREN (sorridendo) Ho ancora… cosa?
RUTH La lettera.
WARREN Certamente.
RUTH Voglio dire… adesso. Ce l’hai con te?
Warren annuisce col capo, con indifferenza.
RUTH Dove?
WARREN (indicando col pollice il proprio petto) Proprio qui.
RUTH Senti, so che ci tieni molto e non impazzisci dalla voglia di toglierla dalla busta e mostrarla ai curiosi come me. Ma te ne sarei molto grato.
WARREN Beh, come hai appena detto, non mi piace toglierla dalla sua busta e mostrarla ai curiosi come te. (emette una nuvola di fumo) In ogni caso, dato che mi hai salvato la vita offrendomi un passaggio invece di lasciarmi morire al gelo nella neve, te la farò leggere. Di nuovo.
Ruth sorride, felice come un bambino. Sembra quasi innocuo, adesso. Warren nel frattempo estrae una busta dal taschino della camicia. Poi con ancora più attenzione la apre e prende la lettera che vi è contenuta. La apre e la porge con lentezza a Ruth, che nel frattempo ha indossato i suoi occhialini.
Daisy, in silenzio per tutto questo tempo, sembra incuriosita da tutta la faccenda, anche se tiene lo sguardo basso e la mascella serrata in una smorfia di rabbia.
Ruth comincia a leggere la lettera, a bassissima voce. Vediamo solo le sue labbra muoversi mentre gli occhi scorrono sulle parole. Warren ha un’espressione soddisfatta.
RUTH (leggendo) “Credo sia ora di andare a letto adesso, Mary mi sta chiamando…”
WARREN Questa parte mi fa sempre commuovere.
RUTH (tenendo la lettera aperta davanti a Daisy) Sai cos’è questa, troia? E’ una lettera di Lincoln. Una lettera di Lincoln scritta di suo pugno e diretta al Maggiore Warren qui presente. Daisy guarda la lettera, con interesse. Poi tira su col naso e sputa rumorosamente su di essa. Macchie di sangue e di muco imbrattano la lettera, rendendola fradicia.
Fermo immagine su di lei: un ghigno infernale le si stampa sul volto.
Fermo immagine su John Ruth: è shockato e disgustato da quello che è appena successo.
Fermo immagine sul Maggiore Warren: gli occhi ancora leggermente lucidi e un sorriso benevolo, un istante prima che la sua lettera venga rovinata.
L’immagine torna a velocità normale: Warren si scaglia sulla donna, colpendola con un paio di schiaffi al volto violentissimi. Daisy vola letteralmente di lato, andando a urtare la porta della carrozza, aprendola e cadendo nella neve rovinosamente, trascinando con sé John Ruth, al quale è ammanettata.
La diligenza percorre diverse decine di metri prima di fermarsi, mentre i due malcapitati rotolano nella neve.
John Ruth si tiene il braccio, gridando di dolore.
Warren salta giù e cerca la lettera nella neve, trovandola subito dopo. E’ macchiata ma ancora integra.
RUTH (gridando) Stavo quasi per rompermi il braccio! Dannazione!
Ruth prende una piccola chiave dalla tasca e si toglie per la prima volta le manette, liberando così anche Daisy.
La donna si tocca il polso dolorante e sputa altro sangue nella neve. Ma ha l’espressione soddisfatta.
RUTH (a Warren, indicando Daisy) Non sto portando queste luride chiappe su per la montagna per lasciare che tu le rompa il collo!
WARREN Tu le hai dato la mia lettera! Non l’ho data a lei, l’ho data a te!
RUTH Okay, è stata colpa di entrambi.
Ruth prende la pistola e si avvicina alla donna.
DAISY Quel negro deve avere un debole per me.
RUTH Gli hai rovinato la lettera, quel negro potrebbe ficcartelo su per il culo fino a farti sanguinare a morte. E io potrei restarmene seduto a guardare lo spettacolo e persino ridere un po’.
WARREN La lettera è a posto.
Warren ripiega la lettera, la rimette nella busta e ripone tutto nel taschino. Il maggiore poi si china, raccoglie un pugno di neve e comincia a modellare una palla. Si avvicina a Daisy, guardandola con disprezzo.
DAISY E’ così che voi negri trattate le vostre signore?
Warren lancia la palla di neve con tutta la forza che ha verso Daisy, colpendola sul naso.
WARREN Non vedo signore nei dintorni.
RUTH (a Daisy) Tira su quel culo secco e riportalo a bordo. E tieni la bocca chiusa se non vuoi finire legata con gli altri tre.
VOCE FUORI CAMPO Hey, Mister Ruth!
La voce è quella di O.B., rimasto al posto di guida per tutto il tempo.
RUTH Cosa c’è adesso?
O.B. C’è qualcuno, lassù sulla strada: è a piedi.
Warren e Ruth, fianco a fianco, scrutano nell’oscurità e nella neve che continua a cadere: in lontananza vediamo una figura con una lanterna accesa, che in effetti cerca di attirare l’attenzione.
RUTH Considerando che c’è una tormenta di neve, direi che ci sono troppe persone in giro, non trovi Maggiore?
WARREN Considerando me oltre al tizio con la lanterna, sì, direi che siamo effettivamente troppi.
RUTH Conosci quel tizio, amico?
WARREN Conosco un bel po’ di gente in questa zona, ma da qui non riesco a distinguere chi sia: quindi forse lo conosco, forse no. Ma non mi aspettavo nemmeno io di incontrare nessuno.
RUTH (sospettoso) No, eh?
Ruth arma il cane della pistola e punta l’arma verso il Maggiore.
RUTH Questo cambia le cose. Ottomila dollari sono un sacco di soldi per un negro. Ma diciottomila da dividere con un partner sono comunque meglio.
WARREN Cosa vorresti dire? Non ho un partner, non più… e di sicuro non è quel tizio laggiù!
RUTH E dovrei fidarmi di te.
WARREN Sono una persona leale. Controlla i cadaveri sul tetto, se vuoi: non sparo alle spalle. Beh’, tranne a Roy il ribelle: ma se l’è cercata, voleva rubarmi il cavallo e ha ucciso il mio socio.
RUTH Silenzio! Girati! Mani sopra la testa!
WARREN Pensi davvero che voglia fregarti assieme a quello sconosciuto?
Ruth prende le manette e lega entrambi i polsi di Warren dietro la schiena.
RUTH Non lo so. E finché non lo scopro, torni in catene.
Dissolvenza in nero. CAPITOLO DUE
Figlio di puttana
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