| da quaqua: PAP: CITAZIONE Se dopo averlo visto (te lo consiglio, il film si perde un po' nel finale ma è validissimo) dirai ancora che Scamarcio non è bravo (non dico sia Di Caprio Twisted Evil, ma bravo lo è - diventato? - ) allora si fanno le crociate con le fette di salame sugli occhi e quindi non si fa più testo (e quindi si eviti pure di ripeterlo a menadito che si diventa pesanti... Rolling Eyes).
PS: Elio Germano è bravissimo. Punto. (c'era una fastidiosa discussione sulle doti di Scamarcio, e a rileggerla oggi viene da sorridere, almeno per chi era dalla parte giusta) COLY: CITAZIONE Proprio ieri, Papele navigando un po'su internet mi ha spiegato che "Mio fratello è figlio unico" nasce da un libro "Il Fasciocomunista" di Pennacchi. Ci siam cominciati a chiedere se poi il film fosse stato cambiato e quanto, rispetto all'opera scritta. Noi l'abbiamo visto la settimana scorsa, anzi Pap l'ha rivisto per farlo vedere a me. Il film si concentra sulla vita di una famiglia nella Latina degli anni '60, una vita fatta di difficoltà e stenti per mandare avanti i propri figli. Tutto la storia è basata sulla contrapposizione ideologica fascismo/comunismo messa in scena attraverso la contrapposizione Accio/Manrico. Il primo, Elio Germano, è la tipica "pecora nera" della famiglia (e in questo caso non vi è colore più adatto), scontroso e attaccabrighe. Il secondo, Riccardo scamarcio, è bello, pieno di carisma e tutti lo adorano. I due fratelli, così diversi, oltre che sul piano ideologico, si scontrano anche su quello amoroso. Entrambi presi dalla stessa ragazza, ma mentre Scamarcio è il bullo/bello della situazione, che seduce e poi abbandona, Accio amerebbe Francesca incondizionatamente, senza distrazioni, senza cercare sempre altre donne da conquistare. Alcune scene del film le ho trovate divertenti ( consideriamo le gag tra i due fratelli, in cui Accio ogni volta inevitabilmente viene malmenato da Manrico), altre scene un po' più forti (quelle che naturalmente rispecchiano i sentimenti e i fanatismi dell'epoca). Alla fine, forse, scopriamo che Accio non è ne' di destra ne' di sinistra: lui è per la giustizia. E fin da ragazzino è la cosa che rinfaccia di continuo alla sua famiglia. Un ruolo non facile quello di Elio Germano, peccato per la fine che fa Scamarcio (migliaia di ragazzine saranno uscite in lacrime dalla sala). Ammetto però : bello è bello, non lo si può negare... e non fa schifo nemmeno come attore! ARCADIA CITAZIONE Davvero un gran bel film, con un cast ben scelto (Germano è gigantesco, così come molto bravo è Scamarcio), con una regia mai banale (l'unico momento che un po' mi ha fatto storcere il naso è quando Scamarcio muore, forse un po' "frenetico", cosa che stona col film, piuttosto asciutto) e una storia molto interessante e a suo modo commovente. Io, inoltre, l'ho trovato (molto) meglio de La meglio gioventù. Davvero una sorpresa. NORMAN: CITAZIONE Mah... la meglio gioventù non l'ho trovato il capolavoro per cui ce lo vogliono far passare, ma tutto sommato è un bel film e visto che era nato come serie TV ha ancora più meriti direi, vista la qualità della fiction italiana. In questo film gli sceneggiatori sono costretti un po' più alla sintesi e non è sempre un male. Il film mi è piaciuto, è ruffiano il giusto, ha un personaggio protagonista con cui si entra in empatia dopo 2 secondi e un cast ben calibrato (Zingaretti, la Bonaiuto, la Finocchiaro, Scamarcio che fa sempre un po' la stessa parte ma che se la cava bene secondo me, questa parte sembra scritta su misura...). Un film adatto ad ogni tipo di pubblico, ragazzini, adulti, anche cinefili (è stato pure a Cannes). ce ne fossero... Ho detto. NOODLES CITAZIONE Tra i tanti recuperati quest'estate c'è anche Mio fratello è figlio unico di Daniele Luchetti. Commedia che mi ha riservato più di una sorpresa. Innanzitutto, un gruppo di attori che recita benissimo e che trova due punte di diamante in Luca Zingaretti e Elio Germano - davvero bravo in un ruolo coplesso. Riccardo Scamarcio alla fine si vede poco ma la sua interpretazione è convincente.
Tutta l'ambientazione degli anni sessanta e settanta, la cavalcata lungo quindici anni della nostra storia sono un pretesto per concentrarsi sui personaggi e sulle loro dinamiche. Il film poteva essere ricontestualizzato anche in altre epoche e avrebbe perso ben poco - ma si sa, il Sessantotto tira ancora alla grande. Inoltre, è bene notare l'ambientazione di questo film: non siamo a Roma, né a Milano o a Torino. Tutto l'immaginario collettivo che abbiamo del '68 viene ridotto a qualche scaramuccia con i fascisti, a qualche comizio di Manrico. Non ci sono grandi protagonisti, grandi manifestazioni sessantottine, grandi scontri. Tutto è più piccolo, più dimesso. L'importanza non è ciò che accade fuori ma ciò che accade dentro (somiglianze - lontane - con Marie Antoinette?). Accio il ’68 lo vive attraverso la tv, in maniera ovattata. Per Manrico è diverso la sua voglia di essere in prima linea è così forte che finirà nel giro delle BR. Altro elemento importante del film è l’amore per Francesca, vissuto solo platonicamente da Accio, poiché lei riversa il suo amore verso Manrico non facendosi condizionare dal fatto che lui la trascuri. Differenza forte fra Manrico e Accio è il fatto che il secondo prenda tutto molto seriamente, qualunque cosa faccia lui ci crede ed è coerente con una sua idea di giustizia. Però, non la troverà né nelle dottrine fasciste di Mario né nella giustizia proletaria di Manrico. Egli diviene il simbolo di tutti quegli animi inquieti che non sapevano da che parte stare.
Se ci fate caso muoiono i personaggi simbolo della sua istruzione politica (Mario e Manrico…scelta ideologica?); mentre Accio, alla fine, riesce a trovare la serenità dopo aver dato le chiavi delle case popolari a GLI ULTIMI trascurati da ogni legislazione. Insomma, un bel film che forse vorrebbe dire di più, ma quello che trasmette è già abbastanza e lo fa in maniera efficace.
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