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| Caprara:
Nuovo esemplare di un filone dedicato alla finta tranquillità dell’America rurale, “Promised Land” non va a occupare un posto di vertice nell’agguerrita filmografia di Gus van Sant. L’autore contro-hollywoodiano di “Elephant” vi racconta la missione di Steve e Sue (interpretati da ottimi attori come Damon e McDormand) incaricati dalla rapace società Global di acquistare terreni particolarmente adatti all’estrazione del gas naturale. Il guaio è che le trivellazioni in profondità fanno uso e abuso di micidiali sostanze chimiche che giocano con la salute delle future generazioni in cambio di un misero utile momentaneo. Dapprima i solerti funzionari fanno buoni affari, facendo leva soprattutto sulle pessime condizioni economiche delle giovani coppie e dei contadini impoveriti dalla crisi economica; ben presto, però, grazie all’imprevista opposizione organizzata da personaggi locali più consapevoli o sensibili alle tematiche ecologiste, la cittadina McKinley è attraversata da polemiche, trattative, dilazioni in serie. Il film non riesce a elettrizzare il suo percorso nobile quanto decisamente démodé sul piano stilistico, mentre il lato umano degli abitanti si confronta, confligge, si fonde con quello degli stranieri, l’uno più coinvolto e leale, l’altra più cinica e sbrigativa, in assenza di picchi emotivi speciali. L’aspetto inquietante, però, del simil-documentario è che si può scoprire a sorpresa come uno dei produttori esibisca la sigla di Abu Dhabi, uno dei paesi leader dell’esportazione di petrolio…
--- Visto ieri con Coly, quasi un film speculare per andamento e per tematiche alla nostra precedente visione, La vita allo zoo che ha visto anche Mastruccio... a cui lo consiglierei fortemente.
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