| Recensione della Granato Production
La Chimera Film è nota a Cinematik per aver firmato dei pluripremiati kolossal, come poche altre compagnie di produzione possono vantare. Oggi, dopo tanti Blockbuster di successo, assistiamo ad un cambio di rotta. L’attenzione della major si rivolge al cinema d’autore, plasmando lo stile epico e sfarzoso che caratterizzò le sue opere più famose a fronte di una forma d’espressione più essenziale. L’ultima fatica della Chimera, oggetto, oggi, di recensione, potremmo definirla una pellicola “indipendente”, molto più adatta al Web che non al Cinema; il perché lo vedremo più avanti.
“Necromanti” strizza l’occhio ai classici cliché del cinema horror paranormale, raccontando una tipica storia di zombie. Protagonista di questa vicenda è un giovane ragazzo in piena crisi sentimentale. Il rapporto con la sua fidanzata è agli sgoccioli, ma il suo scanzonato stile di vita lo porta a vivere distrattamente qualsiasi sentimento. Siamo di fronte ad un protagonista umanamente acerbo, egocentrico, egoista; abbiamo l’impressione che ogni cosa gli scivoli addosso con indifferenza. Lo raggiunge nel suo appartamento la fidanzata, ferita al braccio da un’orda di zombie. Il ragazzo, temendo un possibile contagio, decide di chiuderla in bagno impedendole di uscire. Subentra così un terzo personaggio il quale avrà il compito di risolvere la vicenda, sviluppando un finale che, ovviamente, non rivelerò.
La sceneggiatura è molto breve. Poche decine di pagine sono sufficienti a raccontare l’evoluzione di questa piccola storia di sopravvivenza, facendo di “Necromanti” un vero e proprio mediometraggio. Questa è la principale ragione per la quale guardo al cinema indipendente, rivolto ad un pubblico di utenti seduti scomodamente di fronte ad un qualsiasi pc, a casa, in ufficio, sul treno, oppure al bar. Queste produzioni sono molto diffuse in virtù di apparecchiature altamente professionali accessibili a chiunque, con costi relativamente modesti. Qualsiasi aspirante regista con un po’ di palle e iniziativa potrebbe dar vita ad una propria versione di “Necromanti”, utilizzando la telecamera del proprio cellulare o una normalissima macchina fotografica digitale. Questa mia personale visione del film si rafforza a fronte di un cast composto da soli tre attori che si muovono all’interno di un’unica ambientazione; l’appartamento del protagonista.
Andrew focalizza la narrazione sul dualismo che s’innesca tra i due protagonisti; il ragazzo si ostina a tenere imprigionata la sua fidanzata che pretende libertà. L’invasione di zombie non è altro che un pretesto per raccontare, con un pizzico di originalità, una normalissima crisi di coppia che ha come unica soluzione la separazione, l’allontanamento. La storia sotto questo punto di vista è ben confezionata. I protagonisti vantano una certa qualità e un’attenzione ai dettagli che rendono viva l’azione. Questo è il punto forte di una sceneggiatura che gioca molto di sottrazione. Uno script che spesso toglie e ogni tanto aggiunge, qua e là, pochi essenziali ingredienti, al fine di trasmettere un pizzico di verità ad un’opera di fantasia dai risvolti tanto violenti quanto prevedibili.
Difatti, se una critica può essere mossa allo script, è la totale assenza d’imprevedibilità. Andrew riesce ad innescare un equilibrio perfetto. Troppo perfetto. Al punto tale che buona parte dell’opera si risolve secondo le nostre aspettative. La storia sembra procedere su binari paralleli sempre dritti, in direzione di un luogo che già conosciamo. Se parlassimo di un film drammatico andrebbe bene così, anche se la prevedibilità rimane una componente dannosa per qualsiasi storia, a maggior ragione per un horror che, a mio giudizio, dovrebbe osare soluzioni imprevedibili o, se non altro, infrangere determinati equilibri mettendo in crisi le aspettative del pubblico.
“Mind The Gap” è l’esempio per antonomasia su cosa voglia dire osare strade inaspettate. Una storia d’amore che vira drasticamente all’horror splatter. Una scelta apprezzata da pochissimi critici. Poteva essere scritta meglio? Forse, si. Avrebbe meritato un finale più tradizionale? Probabilmente una buona fetta di pubblico risponderebbe “si!”, ad ogni modo non è questo il punto. Il punto è divertirsi osando finali che diano una scossa allo spettatore, ingannando le sue aspettative.
Questa mia considerazione mi conduce ad una seconda riflessione rispetto al terzo ed ultimo personaggio del film, il cui ingresso, come accennato pocanzi, condurrà la vicenda verso il suo tragico epilogo. Parliamo di un personaggio chiave ai fini della narrazione, ma le sue intenzioni, frutto del suo amore per la ragazza imprigionata e l’invidia covata per il protagonista, verso il quale nutre una falsa amicizia, conducono a delle conseguenza cosi ovvie che un epilogo imprevedibile sarebbe stato probabilmente impossibile da proporre. E’ lecito domandarsi, cosa sarebbe accaduto se il finale non fosse stato messo nelle mani di una persona estranea alle vicende sentimentali dei protagonisti? Cosa sarebbe accaduto se le intenzioni della protagonista avessero determinato l’epilogo? Per esempio. Andrew preferisce rendere i suoi protagonisti vittime degli eventi e, pertanto, impotenti all’azione. Questo, è quanto ho saputo cogliere dal film durante e dopo la visione. Una scelta che non ho molto apprezzato, ma parliamo di gusti soggettivi e opinabili.
Da un punto di vista tecnico non credo si possa spendere troppe parole. Il film sprovvisto di sito e locandina e non è supportato da una colonna sonora. Questo non influisce sul mio giudizio finale, poiché non se ne sente la mancanza, ma al contrario, sembra frutto di una precisa scelta artistica come già è accaduto con altri film firmati Chimera. Possiamo parlare di una regia modesta che fa il suo lavoro senza troppi virtuosismi. Certo, non mancano alcuni movimenti di macchina o particolari inquadrature apprezzabili, ma nient’altro di più. Nota di merito invece per i dialoghi, sempre credibili, e dotati di un buon senso del ritmo. E’ interessante provare a leggerli ad alta voce, scorrono che è una meraviglia.
In conclusione, questa piccola produzione indipendente mi è piaciuta, con qualche riserva per il finale. Rimane un mediometraggio ben confezionato con due bei protagonisti.
Voto: 70/100
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