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Interstellar
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Interstellar, di Christopher Nolan

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emilgollum
view post Posted on 26/9/2014, 12:56




sono tantini, eh.
 
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Merlino*
view post Posted on 26/9/2014, 12:59




Per me, in questo periodo, decisamente troppini considerando che quando devo scegliere un film sull'HD ne cerco sempre uno che non superi di troppo i 90 (o anche 100 perché poi tanto sono compresi almeno tra i 5 e i 10 minuti di titoli di coda da scorrere velocemente :P ).
 
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emilgollum
view post Posted on 26/9/2014, 13:15




CITAZIONE (Merlino* @ 26/9/2014, 13:59) 
Per me, in questo periodo, decisamente troppini considerando che quando devo scegliere un film sull'HD ne cerco sempre uno che non superi di troppo i 90 (o anche 100 perché poi tanto sono compresi almeno tra i 5 e i 10 minuti di titoli di coda da scorrere velocemente :P ).

ultimamente anche io guardo spesso la durata dei film prima di scegliere quale vedere. Perché preferisco vedere due film da 1h40 piuttosto che un film da 3h.
 
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Merlino*
view post Posted on 26/9/2014, 13:19




CITAZIONE (emilgollum @ 26/9/2014, 14:15) 
CITAZIONE (Merlino* @ 26/9/2014, 13:59) 
Per me, in questo periodo, decisamente troppini considerando che quando devo scegliere un film sull'HD ne cerco sempre uno che non superi di troppo i 90 (o anche 100 perché poi tanto sono compresi almeno tra i 5 e i 10 minuti di titoli di coda da scorrere velocemente :P ).

ultimamente anche io guardo spesso la durata dei film prima di scegliere quale vedere. Perché preferisco vedere due film da 1h40 piuttosto che un film da 3h.

Cinematik docet :P
 
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view post Posted on 26/9/2014, 13:47
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Cinefilo Ad Honorem

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CITAZIONE (emilgollum @ 26/9/2014, 14:15) 
CITAZIONE (Merlino* @ 26/9/2014, 13:59) 
Per me, in questo periodo, decisamente troppini considerando che quando devo scegliere un film sull'HD ne cerco sempre uno che non superi di troppo i 90 (o anche 100 perché poi tanto sono compresi almeno tra i 5 e i 10 minuti di titoli di coda da scorrere velocemente :P ).

ultimamente anche io guardo spesso la durata dei film prima di scegliere quale vedere. Perché preferisco vedere due film da 1h40 piuttosto che un film da 3h.

Soprattutto se anche i cinefumetti ormai durano sopra le 2 ore per darsi un'aura da film autoriale... e pensate che risparmierebbero un sacco di soldi, dato che il mondo è in crisi finanziara e i giovani che spendono per i biglietti (o i genitori costretti a portarci frotte di figli) spesso campano senza soldi in tasca, ecco che possiamo inserire questa cosa tra i gomblotti mondiali.
 
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mastruccio
view post Posted on 26/9/2014, 14:23




CITAZIONE (Merlino* @ 26/9/2014, 13:59) 
Per me, in questo periodo, decisamente troppini considerando che quando devo scegliere un film sull'HD ne cerco sempre uno che non superi di troppo i 90 (o anche 100 perché poi tanto sono compresi almeno tra i 5 e i 10 minuti di titoli di coda da scorrere velocemente :P ).

Ahi ahi! Se non vedi i titoli di coda per intero non puoi considerarti un vero cinefilo! :P :P :P

Allora oggi non vedreste mai "C'era una volta in america"! Giusto? <_<
 
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emilgollum
view post Posted on 26/9/2014, 14:28




CITAZIONE (mastruccio @ 26/9/2014, 15:23) 
CITAZIONE (Merlino* @ 26/9/2014, 13:59) 
Per me, in questo periodo, decisamente troppini considerando che quando devo scegliere un film sull'HD ne cerco sempre uno che non superi di troppo i 90 (o anche 100 perché poi tanto sono compresi almeno tra i 5 e i 10 minuti di titoli di coda da scorrere velocemente :P ).

Ahi ahi! Se non vedi i titoli di coda per intero non puoi considerarti un vero cinefilo! :P :P :P

Allora oggi non vedreste mai "C'era una volta in america"! Giusto? <_<

Ovviamente ci sono i distinguo, perché un film di Scorsese (o Leone, ma lui non c'è più!) che durino 3h o 1h40, per me la visione è d'obbligo. Discorso diverso se mi devo sciroppare un comic-con (infatti li ho saltati quasi tutti, da Thor a Iron Man) da due ore e passa, non ci sto (con la voglia). L'unico che riesco a tollerare è PJ (ma perché colpisce i miei punti deboli). Nolan ancora, ancora, può rientrarci, ma siamo al limite. Poi vabbé mi sono visto tre ore di Bela Tarr e Angelopoulos. :lol:

Edited by emilgollum - 26/9/2014, 17:14
 
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Merlino*
view post Posted on 26/9/2014, 14:51




CITAZIONE (mastruccio @ 26/9/2014, 15:23) 
CITAZIONE (Merlino* @ 26/9/2014, 13:59) 
Per me, in questo periodo, decisamente troppini considerando che quando devo scegliere un film sull'HD ne cerco sempre uno che non superi di troppo i 90 (o anche 100 perché poi tanto sono compresi almeno tra i 5 e i 10 minuti di titoli di coda da scorrere velocemente :P ).

Ahi ahi! Se non vedi i titoli di coda per intero non puoi considerarti un vero cinefilo! :P :P :P

Allora oggi non vedreste mai "C'era una volta in america"! Giusto? <_<

Sbagliato, non ho scritto che non li guardo, ma che li mando avanti veloci fermandomi magari nei punti che mi interessano come per esempio attori che mi sono piaciuti e non conosco, canzoni e musiche, locations, :P

All'altra domanda rispondo che purtroppo probabilmente in questo periodo no, non me lo vorrei rovinare dividendolo in due o tre parti forzate dagli eventi casalinghi, io sono uno che un film lo guarda solo se 1) si vede e si sente perfettamente - 2) so, o almeno penso, di avere il tempo necessario per vederlo tutto e costi quel che costi, sia bello o brutto, divertente o noioso arrivo alla fine.

CITAZIONE (emilgollum @ 26/9/2014, 15:28) 
Ovviamente ci sono i distinguo, perché un film di Scorsese (o Leone, ma lui non c'è più!) che durino 3h o 1h40, per me la visione è d'obbligo. Discorso diverso se mi devo sciroppare un comic-con (infatti li ho saltati quasi tutti, da Thor a Iron Man) da due ore e passa, non ci sto (con la voglia). L'unico che riesco a tollerare è PJ (ma perché colpisce i miei punti deboli). Nolan ancora, ancora, può rientrarci, ma siamo al limite. Poi vabbé mi sono visto tre ore di Bela Tarr e Angolopoulos. :lol:

Confermo l'incredibile fatto di essere d'accordo con Emil :lol: , pure io da quando durano così tanto, nonostante sia un genere che mi piace(va) me li sono saltati tutti, perferisco rilassarmi e divertirmi con commediuole di classe che di solito mi intrattengono altrettanto piacevolmente per il giusto tempo (e in più, scavando tra queste "strane cose" scopro spesso qualche inaspettata sorpresa).
 
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view post Posted on 26/9/2014, 15:32
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Al negozio riesco a vedere film tra le 13.30 e le 15/15.30. La durata la scelgo di conseguenza, ieri ho visto per la prima volta un film di Buster Keaton convinto dalla durata (48 minuti, The Navigator). Perciò spesso mi butto su serial o documentari, sono meno vincolanti anche se li interrompo. La sera a casa o la domenica pomeriggio posso concedermi qualcosa in più ma anche Coly è restia a vedere qualcosa di troppo superiore alle 2 ore. se poi è qualcosa in cui incappo in tv (seguendo i miei consigli sul forum) lo scoglio da superare sono gli spot, ma il divano e la tv grande di casa sono un severo giudice: i film si distinguono facilmente tra finiti o ZzZ. :D

ps: i tentativi di rigirare le frittate non li ho mai capiti. Io ho recuperato poche settimane fa le 3 ore e 40 de I cancelli del cielo. Per ben due volte. :wub:
 
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emilgollum
view post Posted on 11/10/2014, 14:52




quanti ritorneranno al cinema solo per vedere questo film?
 
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view post Posted on 11/10/2014, 15:05
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CITAZIONE (emilgollum @ 11/10/2014, 15:52) 
quanti ritorneranno al cinema solo per vedere questo film?

Pecore.

ps: e lo dice chi tornerà al cinema dopo quasi un anno per questo film, Coly per MMC questo e altro. :rolleyes:
 
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Arcadia1983
view post Posted on 12/10/2014, 16:46




io lo andrò a vedere, è un film che attendo (assieme ad altri).

comunque non sto vedendo/leggendo niente, ho visto solo il primissimo trailer e mi basta :)
 
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emilgollum
view post Posted on 13/10/2014, 18:41




CITAZIONE
In occasione di una conferenza per la presentazione di Vizio di Forma – Inherent Vice al New York Film Festival la settimana scorsa, Paul Thomas Anderson ha parlato anche di formati cinematografici e soprattutto dell’iniziativa di alcuni registi per salvare le riserve di pellicola della Kodak e promuovere questo formato:

È una iniziativa lodevole, ma rimane temporanea. La morte della pellicola rimane. C’è ancora un biglietto sulla sua schiena che dice “l’esecuzione si terrà ugualmente”. Quindi dovremmo fare molto di più per impedire la potenziale estinzione del formato cinematografico in pellicola.

La vicenda non è legata solo all’utilizzo della pellicola per le riprese, ma anche alla distribuzione, che Christopher Nolan vuole sostenere distribuendo Interstellar in anticipo in 35mm e 70mm, cosa che ha fatto indignare alcuni esercenti:

Christopher Nolan è in prima linea su questo tema, devo dire. Ha fatto un bellissimo film, nel caso vogliate vederlo in sala quando esce, ovvero interstellar. [...] Intendo dire… vorrei mettere una buona parola su quest’uomo, è un regista apprezzabile, forse non ne avete sentito parlare. Sosteniamolo! [ride]

Ma non fate idiozie: andate a vederlo in IMAX. Siate coraggiosi, scegliete il meglio.

Quentin Tarantino è ancora più estremo a riguardo. È in grado di ricoprire la gente di pece e piume. È diventato un personaggio di un suo film: “Ti taglierò via quelle fottute orecchie”.

Il moderatore ha però fatto notare che ci sono grandi registi che preferiscono il digitale e si dimenticherebbero volentieri della pellicola, come David Fincher, che ce ne ha parlato nella lunga intervista che gli abbiamo fatto qualche settimana fa:

Preferisco starne fuori [ride] Io preferisco sostenere le mie idee, ma difficilmente me la prendo con qualcuno perché sostiene le sue. Se quelle sono le sue preferenze, e ci tiene così tanto… non posso certo dirgli cosa fare. Basta che lui non dica a me cosa fare.

E aggiunge sulle riprese in digitale:

Non ho ancora girato nulla in digitale. Immagino che sia comodo per molti. L’impressione che ho io è che dia un aspetto diverso alle immagini. Il nostro pubblico ormai è abituato all’aspetto digitale. Io penso sia un aspetto peggiore. Odio pensare che non ci possano essere più geni della fotografia in pellicola come Robby Müller. Per diventare dei bravi direttori della fotografia ci si mette una vita. I più grandi, Roger Deakins [che ora gira in digitale, ndt], Robby Müller… la lista è lunga. E sono tutti bravissimi, e lo sono diventati girando in pellicola. Non voglio dire nulla di brutto, ma la bravura è diminuita. Se giri in video, in digitale, spesso non devi preoccuparti dell’illuminazione perché le videocamere girano anche a illuminazione scarsissima. Spero che quest’arte non si perda. Per fortuna non sono pessimista a riguardo.

[...] In questo momento c’è una corrente di pensiero, veramente, tra i registi. Ci sono dei registi che incoraggiano disperatamente gli altri registi più giovani e i produttori a decidere, se hanno possibilità di scelta, di girare in pellicola. Non c’è alcun vantaggio finanziario a girare in digitale se ti mantieni sotto un certo livello di budget. Ovviamente è più facile, per alcuni giovani registi, prendere semplicemente una videocamera e girare qualcosa.

Paul uno di noi. :wub:
 
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view post Posted on 29/10/2014, 09:43
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CITAZIONE
LOS ANGELES - È uno dei film più attesi dell'anno, e la sua produzione è stata avvolta da tale segretezza che anche i critici più smaliziati sono rimasti sorpresi. Interstellar, diretto da Christopher Nolan (Memento, Inception, la trilogia di Batman), che lo ha scritto insieme al fratello Jonathan, con un cast "stellare" guidato da Matthew McConaughey con Michael Caine, Jessica Chastain e Anne Hathaway, uscirà il 5 novembre in tutto il mondo (in Italia il 6): due ore e 45 minuti talmente dense e fitte di informazioni scientifiche, di emozioni e di dialogo, di effetti visivi fra i più brillanti mai realizzati.
Il film è ambientato in un non lontano futuro, quando il pianeta terra è ormai agli sgoccioli della sua sopravvivenza. L'agricoltura è stata distrutta, il cibo scarseggia e costanti tempeste di polvere rendono la vita di tutti i giorni praticamente impossibile. McConaughey è un astronauta ancora tormentato dagli incubi del suo ultimo incidente nello spazio che dopo la morte dell'amata moglie porta avanti la sua vita in una fattoria di mais, con i figli Murph e Tom e il suocero (John Lithgow). Ma sotto terra un gruppo di scienziati della Nasa continua a portare avanti un esperimento che, spingendo agli estremi le teorie della relatività, della gravità, dei buchi neri, degli intrecci spazio temporali, è alla ricerca di un pianeta in un'altra galassia dove la vita possa essere di nuovo possibile per una colonia di esseri umani. E McConaughey deve scegliere se lasciare i figli e partire con un manipolo di astronauti per un viaggio che rischia di essere di sola andata.
Il tempo passa, decenni sulla terra e poche ore nello spazio: Murph (interpretata da Jessica Chastain) intanto è cresciuta, adesso è un'astrofisica che vive in un mondo ancora più deprivato di aria e cibo. Consulente del film è lo scienziato Kip Thorne, le cui teorie sui misteri della formazione dell'universo costituiscono la base del film. C'è anche un personaggio, l'astronauta Dr. Mann, interpretato senza crediti da un popolarissimo attore, e di cui Nolan chiede di non rivelare l'identità fino all'uscita del film: "Ho sempre pensato al Dr. Mann come a Kurtz in Cuore di tenebra di Conrad", dice il regista.
Teme che il pubblico possa non capire il film?
"La cosa più importante è divertire la gente, seguire il viaggio emotivo dei personaggi. Ci sono tanti passaggi complicati nel film, alcune delle cose di cui parliamo non le capisco nemmeno io, abbiamo avuto bravissimi consulenti e cercato di essere più vicini possibile alla realtà astrofisica, ma alla fine quello che conta è divertire. Lasciare il pubblico confuso era un rischio. Ma penso che se coinvolgi la gente emotivamente ci sono più probabilità che segua l'arco della storia, mentre se punti tutto sul livello intellettivo la perdi. Un padre che deve lasciare i figli conferisce l'aspetto emotivo".
Perché andare tanto lontano, in una diversa galassia, per salvare l'umanità?
"È uno strumento drammatico di narrativa. Parlare di anni luce non è sufficiente, quello che ho cercato di fare nel film era solo dire che i protagonisti andavano tanto, tanto lontano: in un'altra galassia. E a differenza di molti altri film di fantascienza, volevo che il film contemplasse la fine dell'umanità. Non si può capire tutto, e se devo scegliere preferisco che la gente si diverta anche se non comprende fino in fondo. Voglio che senta emozioni. E volevo Matthew perché non è solo un grande attore ma ha carisma e trascina il pubblico nel suo viaggio".
Ogni suo film andrebbe rivisto più volte. Lo fa apposta?
(Ride) "In un certo senso sì, in ogni mio film ci sono diversi livelli di comprensione. Ma alla fine il pubblico deve divertirsi. Se poi ci torna, meglio per il box office! Per me la cosa più importante è che il pubblico intraprenda questo viaggio. Davanti al grande schermo...".
Com'è nato il suo interesse per questa storia?
"Il film nasce da un'idea originale di Thorne e all'inizio avrebbe dovuto dirigerlo Steve Spielberg. L'idea era: che succede se prendi un grande astrofisico e gli dai accesso a un laboratorio spaziale? Quando io ho abbracciato il progetto l'ho cambiato un po', non m'interessava tanto parlare di scienza quanto di emozioni. Non volevo offendere Kip togliendo troppa scienza ma lui ha accettato di buon grado ed è rimasto a bordo".
Lei partirebbe lasciando tutto alle spalle?
"Amo lo spazio, sarebbe un'avventura ma sarebbe una scelta difficilissima lasciare i figli. Ne ho 4 ed è per loro che ho voluto fare il film: per analizzare la difficoltà delle scelte che uno si troverebbe a fare".
Da dove viene il suo amore per la fantascienza?
"Sono cresciuto nell'epoca d'oro dei blockbuster di quel genere, a partire da Incontri ravvicinati del terzo tipo, ed è quella la fantascienza che mi affascina, quella che parla di ottimismo, spirito umano, sopravvivenza, viaggi che ci possono portare in posti straordinari. Il film parla della fine del mondo, ma dice che possiamo vivere dopo la fine del pianeta. Deve essere ottimista perché la storia funzioni".
Si esplora il rapporto fra padre e figlia...
"Ovviamente mi sono assai identificato. Nella versione originale del copione Murph era un maschio, io l'ho cambiato in una ragazza perché è vero che un padre ha un rapporto diverso con la figlia femmina. Non avrei preso un attore che non fosse un padre, e Matthew era perfetto proprio perché è padre. Dal canto mio, non so se avrei potuto fare questo film 12 anni fa, prima di avere figli. Loro hanno cambiato il mio modo di vedere questa storia, mi hanno fatto capire quanto per me fosse importante raccontarla".
Quanto è importante il concetto del tempo?
"Tutti i film che ho fatto hanno uno strano rapporto con il tempo. Interstellar è però il primo in cui il tempo è veramente parte della storia: è un personaggio, una minaccia. Come dice Michael Caine: non ho paura della morte, ho paura del tempo".

CITAZIONE
LOS ANGELES - Matthew McConaughey entra con discrezione nella suite dell’hotel Four Seasons di Beverly Hills per parlare del kolossal fanta-futurista "Interstellar" di Christopher Nolan. Saluta tutti con la tipica bonomia texana. Ripete tre volte “allright”, lo slogan che si porta dietro da "La vita è un sogno" di Linklater. È di nuovo in gran forma, l’attore, 45 anni il 4 novembre, dopo la celebre cura dimagrante per "Dallas buyer club" (che l’ha premiato con un Oscar) e la miniserie True detective. In "Interstellar" è un astronauta che si avventura nello spazio — insieme a tre colleghi, tra cui Anne Hathaway — alla ricerca di un pianeta abitabile in altre galassie. L’ambiente sulla terra è sconvolto: qualcuno deve compiere il sacrificio di un viaggio forse senza ritorno. Ma l’astronauta lascia due figli amatissimi: riuscirà a rivederli? Il film, complesso anche sotto il profilo degli effetti speciali, riprende il discorso di "2001 Odissea nello spazio" ( la possibilità di muoversi a velocità superiore a quella della luce, i buchi neri e soprattutto la possibilità teorica dei «wormhole», i tunnel spaziali mito dell’astrofisica) e coinvolge lo spettatore a livello emotivo. Un impatto visivo e drammatico di grande spessore. Con varie svolte e sorprese per lo spettatore, fra cui l’inattesa — e non annunciata — apparizione di Matt Damon in un piccolo ma significativo ruolo.
McConaughey è sposato da sette anni con la bellissima ex modella brasialiana Camila Alves, da cui ha avuto tre figli in rapida sequenza. Vivono ad Austin, in Texas. Ha da poco finito di girare "Sea of trees" per la regia di Gus Van Sant accanto a Ken Watanabe, un’esplorazione del tema del suicidio.
Matthew, nel ’97 ha recitato in "Contact" un film che può essere paragonato a Interstellar. Era tratto da un libro dell’astrofisico Carl Sagan come questo s’ispira alle teorie di Kip Thorne. Le interessa questo genere di fiction?
«Non la fantascienza in sé. Ma di certo "Contact", come "Interstellar", mi ha aperto la mente. E comunque questa è la prima volta che “vado nello spazio”: in "Contact" ero solo il consulente spirituale dell’astronauta Jodie Foster. Non sono mai stato un lettore di fantascienza, Asimov, Philip K.Dick o che so io. Sto coi piedi per terra, la mia mente ha sempre bisogno di qualcosa di tangibile. Eppure questi due film mi hanno costretto a studiare e a cercare di comprendere teorie di grande complessità. Pensi a galassie distanti, a come raggiungerle, pensi a come potrebbe essere un condotto spazio-temporale e inizi a esaminare queste cose come possibilità pratiche. Un trip mentale pazzesco. Anche se io, quando penso all’esplorazione di mondi a noi ancora sconosciuti, tendo a pensare alle profondità oceaniche, più che a lassù».
Il padre del film sa che mentre lui viaggia nello spazio, i suoi laggiù invecchiano...
«Sono state le scene più difficili: quando dall’astronave arrivano i messaggi filmati dei figli, e lui li vede crescere, adulti e con figli, mentre per lui sono passati solo due anni. La parte più delicata del film era quella: la cinepresa di Christopher sul mio volto, sulle emozioni e la commozione irreffrenabile di un padre che non si capacita ancora che forse non rivedrà mai più i suoi figli».
Avrebbe potuto recitare questo ruolo prima di diventare padre?
«Me lo chiedo anch’io. Penso che avrei potuto farlo, ma affidandomi all’immaginazione. Oggi da padre, anche se non ho mai dovuto affrontare dilemmi come quelli che affronta il mio personaggio, capisco cosa vuol dire allontanarsi dai figli: per il primo giorno di scuola, perché parti per lavoro per un mese o per un weekend».
Cosa le mancherebbe di più nello spazio?
«I suoni della terra, i rumori, e soprattutto la brezza, il vento sulla faccia. So come muovermi quaggiù, eppure provo ancora un senso di meraviglia ogni volta che intraprendo un nuovo tragitto. C’è ancora tanto da scoprire in questo mondo...».
Pensa mai alla possibilità di una catastrofe ambientale, come ipotizza il film nella sua premessa?
«No, se penso al genere umano sono ottimista. Siamo stati bravi a riconoscere che esistono problemi e che dobbiamo saperli affrontare. Certe cose ancora non sappiamo come ripararle, ma già il fatto di averle riconosciute mi riempie di speranza per il nostro futuro. Il pianeta se la caverà, tranquilli. Magari siamo noi come individui che dovremmo pensare di più alla nostra salute, fisica e mentale».
"True detective" ha avuto un grande successo. Come lo spiega?
«Non ne avevo dubbio. La qualità della scrittura è straordinaria, nella miglior tradizione del giallo americano. È stato un lavoro intenso e interessante. Un copione da 450 pagine, quattro mesi di lavoro, epoche diverse, avanti e indietro nel tempo, dovevo recitare il giovane pulito e il vecchio imbastardito, cinico, quasi un homeless . Ho rivisto gli otto episodi la domenica sera su HBO, come qualsiasi spettatore. Che bomba! Meglio ancora di quanto mi ricordassi girandolo. Un classico della letteratura “hard-boiled” mescolato a un saggio di filosofia. E poi recitare accanto al mio grande amico Woody Harrelson è stato bellissimo. Cerchiamo sempre cose da fare assieme, tv o cinema non fa differenza. Anzi, questa è l’epoca d’oro della televisione: oggi si realizzano cose originali, uniche e rischiose come faceva il cinema negli anni 70».
Perché ha deciso di non essere nella seconda stagione?
«Perché "True detective" racconterà un’altra storia con altri personaggi. Colin Farrell e Vince Vaughn sono una bellissima coppia e un’ottima scelta di casting».
Cosa succede a Rustin Cohle alla fine della prima stagione,
quando scappa dall’ospedale?
(Ride) «Ne abbiamo parlato a lungo con Nic (Pizzolatto, il creatore/sceneggiatore, ndr). Rust vive un’esperienza catartica: guarda in faccia la morte, e grazie a questo riesce finalmente a vedere la luce alla fine del suo personale tunnel. Non volevamo scadere nel sentimentalismo, però diamo un indizio: forse Rust riuscirà a mettere da parte il suo tremendo nichilismo. Voglio pensare che si rappacifichi, almeno un po’, col genere umano. In fondo se l’è meritato».
 
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view post Posted on 6/11/2014, 11:32
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Esce oggi, io se riesco già domani sera.
 
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