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Une Vie - Festival di Roma 2013
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Une Vie - Festival di Roma 2013, Oren Productions

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Oren productions
view post Posted on 21/9/2013, 18:43




Con grande piacere, dopo 8 mesi di pausa, ecco il nuovo film della Oren Productions:

UNE VIE
Locandina

Buona visione
 
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SaschaGranato
view post Posted on 21/9/2013, 23:46




Quando accedo alla pagina della sceneggiatura si blocca... Succede anche a voi?
 
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Oren productions
view post Posted on 22/9/2013, 11:30




A me funziona, se non va a nessuno ditemelo che provvedo. Sascha, tu se non risolvi dimmelo che ti mando il file in world o pdf
 
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Andrew.
view post Posted on 22/9/2013, 12:50




A me funziona.
 
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mastruccio
view post Posted on 25/9/2013, 11:39




RECENSIONE DI MASTRUCCIO PER LA DREAMING STUDIOS
Dopo una assenza produttiva lunga ben otto mesi, la Oren Productions partecipa al Festival di Roma con un piccolo film drammatico firmato dal grande Claude Lelouch, "Une vie", interpretato da un convincente Vincent Cassel e la sempre bella e brava Emmanuelle Seigner, unitamente ad uno stuolo di artisti per i ruoli secondari che vedono tra le fila la splendida Isabelle Huppert.

E', come tutti i precedenti, un soggetto originale dello stesso Oren, che si fa coadiuvare da una certa Pamela F. (se non sbaglio è un debutto), e vi si racconta la parabola lunga una vita, come dal titolo del film, di un uomo, tale Christophe, che ne ripercorre le fasi salienti attraverso dei corposi flash-back, mentre osserva il mare della sua Marsiglia.
E' uno storia dolorosa, iniziata con la morte violenta dei due genitori, e proseguita con la sua repentina partenza per Parigi, con la moto appena regalatagli dal padre come premio per aver superato brillantemente l'esame per entrare nella prestigiosa università della Sorbona di Parigi.
Subito dopo le vediamo, già laureato in medicina e alle prese con un importante colloquio di lavoro, insieme al suo fraterno e sincero amico Luc, e assistiamo all'incontro con una sua amica d'infanzia, Chantal, della quale era già timidamente innamorato.
Scoppia la passione, e poco dopo li vediamo alle prese con i tentativi di avere un figlio. Tentativi infruttuosi, perchè Christophe scopre di essere sterile.
Basta questo per fargli decidere di mollare in un attimo Chantal, Parigi, e un ottimo lavoro per andare in Africa, ad esercitare la sua profesione di medico chirurgo in un ospedale da campo, in un non meglio precisato paese in guerra. Qui incontra Cassandra, anche lei medico, che ha un carattere molto scontroso, e lo tratta molto male.
Passati dieci anni in quell'inferno, Christophe ormai votato alla sua missione, si innamora di Cassandra e progetta, finalmente, di poter godere di anni felici insieme a lei, adottando un bambino.
Ma, come un terribile destino che lo perseguita, è un progetto destinato dolorosamente a non poter essere realizzato: dopo che gli è stato diagnosticato un terribile tumore al cervello, repentinamente, come tutte le volte precedenti, molla tutto e torna a Marsiglia, laddove tutto era iniziato.
Il finale è amaro come tutto il film, e se si fosse dovuto trovare un titolo più azzeccato, invece di "Una vita", io l'avrei intitolato "Fuga da una vita", perchè Christophe non ha fatto altro per tutto questo tempo, fuggendo e troncando le relazioni in modo netto e doloroso, soprattutto per chi è rimasto e di cui non si sa più nulla; ed anche il finale è una fuga, ossia l'incapacità di affrontare da persona adulta e matura i gravissimi problemi che gli si presentano davanti.

La sceneggiatura, che scorre via fin troppo velocemente, soffre purtroppo di mancanza di profondità. La storia è raccontata con troppa veemenza, senza lasciar spazio a momenti di maggior approfondimento di situazioni e personaggi, e non si fa in tempo ad affezionarcisi come meriterebbero. Insomma, se fosse il racconto di un solo pezzo di una vita, un ritmo e una struttura narrativa di questo tipo potrebbe anche andare bene, ma qui si parla di una vita intera, e quindi avrei peferito uno script più corposo, più denso.

Il film, come impianto narrativo, non è quindi esente da difetti, e ho riscontrato anche qualche errore di battitura e di forma, ma credo però che si debba tenere in grandissimo conto, soprattutto, degli enormi e stupefacenti progressi che Oren ha compiuto nella sua scrittura. Non nascondo che sono rimasto davvero piacevolmente colpito dall'eleganza e dalla cura dei dialoghi, delle descrizioni, e l'innegabile attenzione alla forma grammaticale e sintattica. E' un gran bel salto in avanti, rispetto anche al suo precedente "Reboot", per il quale avevo dichiarato che, in ogni caso, si era davanti ad un certo salto in avanti nella carriera produttiva di Oren. Oggi, dopo aver letto questo suo ultimo film, posso affermare con certezza di essere davanti alla sua quasi completa maturazione stilistica e tecnica. I miei complimenti più sinceri.

La scelta di Claude Lelouch è azzeccata. Il grande cineasta dirige il cast con grande maestria, facendo in modo che gli attori recitino con misura e senza esagerare nei toni drammatici. Ho già scritto di Vincent Cassel (Christophe), che offre un'ottima prova, e di Emmanuelle Seigner (Chantal) , purtroppo sacrificata a causa dalla breve sceneggiatura, Da ammirare anche la ruvida interpretazione di Cassandra da parte della bravissima Laura Smet, per la quale sono state scritte battute taglienti ed efficaci, ma che fanno anche riflettere.

La colonna sonora è stata ben scelta. Sono tutte tracce di brani strumentali, quasi tutti per pianoforte, di giusta atmosfera, e accompagnano ottimamente le scene a cui sono associate.
La locandina non è nei miei gusti estetici. Si poteva disegnare meglio la parte superiore, perchè il cielo è troppo finto e i titoli visivamente non perfettamente fusi nel contesto.
Il sito è assente.

Voto: 72/100

E' un voto che risente della mia scarsa affezione ai personaggi, per la troppa brevità dello script, ma è ben oltre la sufficienza, anche come premio per l'enorme miglioramento che Oren ha dimostrato nel saper scrivere cinema. Ora lo attendiamo in una solida trasposizione, dopo tutti i suoi film originali. Sarà la sua definitiva maturazione e consacrazione nel meraviglioso mondo di Cinematik.

P.S. Chi è la misteriosa Pamela F. che firma il soggetto insieme a te? Le consiglierei di debuttare con una sua casa di produzione.
 
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Superlele2013
view post Posted on 25/9/2013, 12:16




UNE VIE

Il film scorre bene, liscio liscio dall'inizio alla fine. La vita di Christophe, con tutti i suoi alti e bassi (più i secondi che i primi, a dire la verità) scorre davanti a lui e davanti allo spettatore senza intoppi. Ecco, questo che da una parte è un pregio, dall'altra può dare "fastidio": se da una parte il ritmo serrato tiene lo spettatore attaccato allo schermo, dall'altra, alcuni personaggi, soprattutto i "minori" e alcune situazioni risultano un pò superficiali, poco approfondite e a volte casuali.

Ottimo Claude Lelouch alla regia. Perfetta la scelta del cast, tutto transalpino. Nota di merito per Vincent Cassel, attore che personalmente adoro.

In conclusione è un film ben fatto, che scorre bene. Forse un pò troppo veloce.

VOTO: 75
 
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Andrew.
view post Posted on 25/9/2013, 16:36




Recensione della Chimera.

Oren torna al cinema dopo un lungo periodo di assenza da quel divertente Reboot e lo fa con una storia diversa, tornando al genere che fin'ora ha affrontato maggiormente, il dramma.
Lo fa anche questa volta con una storia originale che ormai è un suo marchio di fabbrica, una storia toccante che però purtroppo fatica a essere credibile, per via di scelte narrative discutibili, dettate probabilmente dal voler far andare avanti la storia verso un determinato punto, non rendendosi conto però delle lacune che lasciavano allo spettatore.
Partiamo dall'inizio: Christophe trova i genitori morti e non si sa perchè. per tutto il film non ho fatto che chiedermi, come è possibile che due coniugi proprietari di un panificio vengano trovati uccisi? Forse degli strozzini? Ma gli strozzini non uccidono, al massimo bruciano, spaventano, per avere i soldi. Ma vabè, si può anche chiudere un occhio.
La storia comunque prosegue e si tocca il genere sentimentale. E' questa la parte che mi è piaciuta di più, perchè il rapporto di amicizia con Luc è descritto benissimo, così come la splendida storia d'amore con Chantal che viene coltivata e sviluppata lentamente, facendoci proprio capire il grande amore che c'era tra i due.
Ed è anche per questo che tutto il resto poi viene rovinato. Non appena apprende la notizia della sua sterilità, Christophe decide di lasciare Chantal, l'amore della sua vita, apparentemente per amor suo, perchè non era in grado di darle dei figli. Ho trovato questa cosa assurda e inverosimile. Se tu ami davvero una persona e pensi di passare con lei il resto della vita, non è una sterilità a farti scappare. Esistono tanti modi per risolvere la cosa, tipo l'adozione, e fuggire via è del tutto immotivato, inconcepibile, almeno dal mio modo di vedere le cose.
Mi aspettavo che ci fosse qualche altra motivazione sotto, ma non se ne fa più cenno.
Come se non bastasse, in Africa (e in poche pagine) lui si innamora un'altra volta, questa volta decidono di adottare un bambino, però gli viene un tumore al cervello e scappa un'altra volta. Questa volta la fuga è un tantino più motivata (anche se vediamo solo una scena dove sta male e in quella dopo è già andato via come se il tumore fosse già in fase avanzata), eppure in questo caso non c'è pathos, perchè la storia con Cassandra è descritta in modo troppo fugace, sembra quasi una storiella eppure in quella lettera finale lui parla di lei come l'amore della sua vita.
Insomma, credo che Oren avrebbe dovuto concentrarsi maggiormente sul personaggio, dargli un carattere più deciso (e verosimile), perchè alla fine del film cosa ci resta di lui se non l'immagine di un uomo che non fa che fuggire e le cui motivazioni appaiono assurde? C'è una storia d'amore stupenda sulla quale si concentra almeno metà film che viene gettata alle ortiche in modo brusco e poi c'è una storia alla quale vengono dedicate poche pagine che risulta alla fine quasi la più importante per il protagonista. Non c'è equilibrio insomma e ciò mi ha fatto provare fastidio e assoluta mancanza di empatia co Christophe.

Detto ciò, non si può non notare una sceneggiatura tecnicamente ottima, con bei movimenti di macchina, dialoghi credibili e scene descritte bene, nulla a che vedere coi suoi film precedenti (prima di Reboot almeno).
Le musiche calzano tutte a pennello, del resto erano le uniche che si sarebbero sposate bene con scene così drammatiche.

Non credo di aver visto nulla del regista Lelouch, ma una rapida occhiata alla sua filmografia ci dice che la scelta è corretta.
Riguardo il cast, avrei parecchio da ridire sull'uso di Cassel (quasi cinquantenne) anche per le scene in cui interpreta un ragazzo. Non sapevo se immaginarmelo con quintali di trucco e plastica addosso (quindi ridicolo) o se far finta che ci fosse un altro attore. Ho optato per la seconda scelta. C'è da dire comunque che nelle parti in cui è più vecchio, dà il meglio di sè.
Buone anche le altre interpretazioni, anche se non conosco i nomi di questi attori e sarebbe stato utile inserirli almeno nei titoli di coda.
La locandina è semplice ma non male.


Voto: 60

Mi spiace esserci andato duro con le critiche, immagino Oren sappia che non lo faccio per cattiveria o per partito preso (sono uno dei pochi a considerare Reboot sottovalutato) ma perchè non mi sono davvero potuto godere il film.
La storia presenta delle forzature sulle quali non sono riuscito a soprassedere, dei passaggi ora immotivati, ora troppo repentini, cosa che inevitabilmente mi va a oscurare tutto ciò che di buono rimane (non poco, tipo la parte centrale con la prima storia d'amore, davvero ben scritta). Nella realtà avrei preso la cosa in maniera molto più negativa, ma qua do comunque la sufficienza, anche perchè c'è una sceneggiatura che mostra dei passi in avanti e una buona idea alla base, trattandosi di un progetto originale. E so bene che con le storie originali è facile perdersi nonostante i buoni propositi iniziali (forse anche per un po' di fretta dettata dalla scadenza).
 
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view post Posted on 25/9/2013, 17:48
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Critico

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Une vie segna finalmente il ritorno di Oren alla produzione, dopo i più che convincente Reboot. Ed è un piacere notare come il cambio di rotta e i miglioramenti ravvisanti in quell’occasione si siano riconfermati anche in questo film che, a livello puramente tecnico, segna un ulteriore passo avanti.
Ci troviamo di fronte a una storia molto semplice, senza grandi ambizioni se non quella di descrivere la vita di un uomo, dall’adolescenza all’età adulta. Siamo quindi dalle parti di Seven Days, con un impianto fortemente drammatico e sentimentale.
Parlando quindi della trama, dopo un efficace incipit (l’uomo sulla spiaggia, il paesaggio desolante) si parte subito con la storia e soprattutto con la prima di una lunga serie di disgrazie. Riguarda la morte dei genitori, che anche io non ho ben capito. E’ stato un incidente? E’ andato a fuoco il locale? Non che fossero necessarie molte spiegazioni però qualche dettaglio sicuramente avrebbe aiutato a rendere tutta la vicenda più credibile.
Poi c’è tutta la parte concentrata a Parigi, con Luc (il miglior amico di Chris) e Chantal (la sua amica d’infanzia). Questa è sicuramente la parte più riuscita. Da una parte c’è Luc, personaggio ben tratteggiato che sprizza genuina simpatia, una spalla perfetta per il protagonista. Dall’altra c’è la storia d’amore con Chantal, una storia iper-romantica, molto classica (con i due che si ritrovano in età adulta, innamorati da sempre) nella sua impostazione, ma efficace.
Tutto però fila troppo liscio e ti immagini che di lì a poco succederà qualcosa di brutto, e infatti si scopre che Chris è sterile. Ecco, forse questo è il punto più fragile della storia e sono d’accordo con Andrew nel dire che una fuga così repentina, da parte del protagonista, dopo una notizia del genere, sia del tutto esagerata e spropositata. E’ vero che indubbiamente la sterilità è una notizia dolorosa da digerire per un uomo, ma c’è ben di peggio nella vita, si può e si deve superare, soprattutto se si ha una compagna accanto. Scappare così, da un giorno all’altro è poco credibile.
A meno che non fosse proprio la compagna a manifestare disagio, ma in questo caso ciò andava mostrato con qualche scena che ci facesse vedere come il rapporto si andava logorando.
La parte in Africa è molto più veloce, forse troppo, ma ho comunque apprezzato il personaggio di Cassandra, il suo carattere spigoloso e per nulla scontato che l’hanno resa molto interessante. Peccato che non abbia molto spazio.
Poi sul finale, arriva l’ultima (questa sì) grande tragedia e si ha la sensazione che davvero il destino si sia brutalmente accanito sul povero Chris. C’è quindi l’ennesima fuga, questa volta però l’ultima, perché tutto finisce dove era cominciato. E l’ultima scena, nonostante forse un po’ teatrale, è di grande impatto. Una sorta di cerchio che si chiude, questa volta però non per opera del destino, nel modo più tragico possibile. Quando si dice “natura matrigna” di leopardiana memoria… qui ci siamo di brutto. Siamo sicuri quindi che sarà il mio il film più triste del festival?? :P
Tante quindi le cose che avvengono, soprattutto tragedie, concentrate in un film molto breve che non dà il tempo allo spettatore di metabolizzarle e renderle quindi credibili. L’effetto “piccola fiammiferaia con destino crudele” è dietro l’angolo. Servivano più scene per approfondire i rapporti tra i personaggi (in particolare quello tra Chris e Cassandra) e soprattutto la psicologia del protagonista e il pessimismo cosmico che lo porta sempre e comunque a fuggire.
Tecnicamente invece il film è un ulteriore passo avanti rispetto a Reboot; lo script è assolutamente scorrevole e leggero da leggere, gli errori grammaticali di un tempo sono scomparsi, c’è più attenzione ai movimenti di macchina a alla creazione di scene visivamente accattivanti (quelle sulla spiaggia con il paesaggio desolante su tutte). Quindi complimenti davvero a Oren che ha dimostrato che, nonostante la lunga pausa, non si è affatto arrugginito, anzi.

Un plauso anche per la scelta del regista, per nulla scontata anzi molto coraggiosa. Invece che prendere il solito regista americano, Oren ne sceglie uno francese, neanche conosciutissimo (nonostante la lunga filmografia), ma perfettamente in linea con le atmosfere del film. Ottimo anche il cast fatto di nomi poco noti e credo tutti francesi. Unico neo l’uso di Cassel nella parte di un adolescente… un po’ troppo ardito.

Musiche ottime, quasi tutte esclusivamente al pianoforte. Anche qui c’è quindi una piacevole coesione di fondo.

Buona la locandina, che con quel tipo di scritte fa molto film sentimentale.

In sintesi quindi Une vie è un film che riconferma la crescita di Oren riguardo la scrittura, ormai completamente esente da ingenuità o errori grossolani. La storia invece soffre di una poca credibilità di fondo, data dall’estrema brevità della pellicola che impedisce ogni tentativo di approfondimento delle tante situazione vagamente accennate, alcune anche emotivamente molto forti. Mi sento di consigliare a Oren di provare almeno una volta una trasposizione, proprio ora che possiede i mezzi tecnici per padroneggiarla.
Intanto, per ora, complimenti per i progressi (spero di non essere risultato saccente). 67/100
 
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Oren productions
view post Posted on 25/9/2013, 23:13




Comincio a rispondere alle prime recensioni.
Parto col dire che la più temuta recensione era quella di Mastruccio e devo dire che è stata veramente una piacevolissima sorpresa sapere che ha apprezzato il film. Riguardo ai problemi riscontrati Sia da lui che a da Superlele, Andrew e Hermes, posso solo dire che mi aspettavo queste critiche.
Il problema principale è che il film e stato scritto in dieci giorni circa, non è ovviamente una giustificazione, ma più che altro una motivazione per spiegare il perché ho fatto determinate scelte. l'ho praticamente finito il giorno prima della sua data d'uscita. Non volevo rimandare per l'ennesima volta ed ho quindi preferito tagliare, accorciare e stringere tutto ciò che era possibile fare. Ero purtroppo consapevole di aver spinto troppo, contavo sul fatto che tutto si basasse su dei flashback ma penso che leggendolo da spettatore avrei segnalato le stesse cose.
Vi ringrazio comunque per le note positive delle vostre recensioni. Fanno sempre piacere ed incoraggiano nel proseguire sulla stessa strada.

CITAZIONE
P.S. Chi è la misteriosa Pamela F. che firma il soggetto insieme a te? Le consiglierei di debuttare con una sua casa di produzione.

E' la mia dolce metà, la coraggiosissima donna che mi sopporta da ormai quasi un decennio:) Tornati dalle ferie, mentre ci facevamo una passeggiata fra le colline piemontesi, abbiamo buttato giù il soggetto del film. Lei aveva anche molte altre idee che per i motivi spiegati sopra ho dovuto tagliare :(.
Comunque, non penso si iscriverà mai, si diverte a parlare del gioco con me, ma fondamentalmente ci reputa una gabbia di matti per partecipare ad un gioco così impegnativo :)

CITAZIONE
Mi spiace esserci andato duro con le critiche, immagino Oren sappia che non lo faccio per cattiveria o per partito preso (sono uno dei pochi a considerare Reboot sottovalutato) ma perchè non mi sono davvero potuto godere il film.

Nessun problema, come ho detto, mi aspettavo una reazione simile.
 
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Clint1994
view post Posted on 26/9/2013, 17:09




UNE VIE by Clint94

Dopo una lunga assenza, Oren ritorna alla produzione con "Une Vie", film francese affidato a Claude Lellouche, con Vincent Cassel nel ruolo del protagonista. Si tratta della drammatica storia di un uomo che, da una spiaggia, ci racconta la propria vita: da giovane vive a Marsiglia, ma dopo la morte dei genitori si trasferisce a Parigi, diventa medico e sposa una vecchia amica d'infanzia; la scoperta della propria sterilità rovinerà il rapporto di coppia e il giovane medico decide di abbandonare la compagna per andare a lavorare in Africa come volontario. Qui inizierà una nuova storia d'amore con un'altra dottoressa, una donna dura e solitaria; ma quando gli viene diagnosticato un cancro al cervello, non ci sarà più niente da fare. Insomma, la vita di Christophe che vediamo sullo schermo è costellata di disgrazie, e a volte si ha l'impressione che l'autore si diverta a far capitare al suo eroe tutta questa serie di sfortune.
Il film racconta dunque la vita travagliata di quest'uomo, a proposito del quale però troppe cose restano oscure. Innanzitutto non è molto chiaro come siano morti i suoi genitori. Poi, ho trovato poco credibile che la scoperta della propria sterilità lo sconvolga al punto da abbandonare di punto in bianco una donna che ama così tanto e che corrisponde il suo amore; voglio dire, ci sono una marea di coppie che vivono felicemente insieme pur non potendo avere figli, e considerando quanto si amano Chris e Chantal sembra improbabile che un'unione del genere possa essere spezzata da un motivo così. La scelta di Chris di abbandonare la moglie e partire come medico volontario solo per questo motivo non mi ha convinto, non mi è sembrata sufficientemente motivata. Anche l'arco di tempo che Chris trascorre in Africa, addirittura dieci anni, mi è sembrato eccessivo.
Comunque, al di là di questi passaggi poco convincenti, c'è da dire che lo script è molto buono, con descrizioni efficaci e dialoghi credibili. E se il protagonista è un personaggio abbastanza classico, ho trovato ben caratterizzati, pur dentro certi stereotipi, le figure di Luc e Cassandra, i due personaggi migliori del film. Luc è davvero simpatico e riesce a strappare un sorriso in diverse occasioni, mentre di Cassandra è molto ben reso il carattere duro e difficile, dovuto a un passato doloroso.
Le scelte di cast non mi hanno convinto molto. Vincent Cassel mi è sembrato troppo vecchio per il ruolo, perché alla fine per la maggior parte della storia il suo personaggio è ancora giovane e solo alla fine dimostra quarant'anni, mentre Cassel ormai è vicino ai cinquanta. Penso fosse meglio scegliere un attore più giovane. Per lo stesso motivo non mi ha convinto nemmeno Emmanuelle Seigner, anche lei troppo vecchia. Sono invece perfetti Omar Sy e Laura Smet. Sprecati Romain Duris e Mathieu Amalric, che in Francia sono delle star e qui hanno ruoli molto secondari.
Non conosco il regista, ma svolge un buon lavoro.
Le musiche sono principalmente brani di pianoforte e le ho trovate adatte alle scene, quindi un buon lavoro.
In conclusione, "Une Vie" è un film piuttosto semplice, che trova i propri punti di forza in uno script ben fatto, con un paio di personaggi molto riusciti e dei bei dialoghi; risente però di alcuni passaggi poco credibili e di scelte di cast poco oculate. Non è il miglior film di Oren, ma ci troviamo comunque di fronte a un buon ritorno del produttore siciliano.

VOTO: 67
 
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Andrew.
view post Posted on 26/9/2013, 18:00




CITAZIONE
Parto col dire che la più temuta recensione era quella di Mastruccio e devo dire che è stata veramente una piacevolissima sorpresa sapere che ha apprezzato il film. Riguardo ai problemi riscontrati Sia da lui che a da Superlele, Andrew e Hermes, posso solo dire che mi aspettavo queste critiche.
Il problema principale è che il film e stato scritto in dieci giorni circa, non è ovviamente una giustificazione, ma più che altro una motivazione per spiegare il perché ho fatto determinate scelte. l'ho praticamente finito il giorno prima della sua data d'uscita. Non volevo rimandare per l'ennesima volta ed ho quindi preferito tagliare, accorciare e stringere tutto ciò che era possibile fare. Ero purtroppo consapevole di aver spinto troppo, contavo sul fatto che tutto si basasse su dei flashback ma penso che leggendolo da spettatore avrei segnalato le stesse cose.

Il tempo può anche essere stato poco, però certe scelte di trama (tipo la morte dei suoi genitori o la sua fuga) non reggono proprio, sono inverosimili a prescindere dal tempo a esse dedicato e vorrei capire che ne pensi riguardo a esse più che al resto del film (che ti ripeto, alla fine è scritto bene).
 
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Oren productions
view post Posted on 26/9/2013, 20:51




La morte dei genitori, sarebbe dovuta avvenire a causa di una rapina. Il problema è che nella foga, mi sono dimenticato di scriverlo dandolo per scontato.
La sua o le sue fughe, ho cercato di renderle credibili disegnando un personaggio un po' insicuro e non molto "di polso". Per tutto il film ho cercato di creare un personaggio "deboluccio", con poco carattere e quindi propenso a fuggire davanti alle difficoltà della vita. Almeno l'idea di partenza era quella.
 
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view post Posted on 27/9/2013, 16:36

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LARGO AL FACTOTUM!
Le recensioni di Francis Delane


Sceneggiatura: un problema di Oren, su cui però il produttore sta migliorando, è la brevità. Diciamo meglio: il nostro Orazio ha in mente buone storie, ottime trame e bei personaggi, ma li rende troppo corti perché possano veramente appassionare il lettore/spettatore. Non che si richiedano da lui film di tre ore e passa (per quello basto e avanzo io), però per certi soggetti un tantino più di indugio sarebbe consigliabile. Ad es., questo. L'idea di raccontare "una vita" (questo il titolo), per inciso la vita di un antieroe che la passa praticamente a scappare da ogni difficoltà (alcuni direbbero di vera assunzione di responsabilità, ma non mi pare questo il caso), è ottima, e il personaggio con la sua vicenda è anche ben riuscito, per quanto dopo un po' tenda a stare abbastanza sulle scatole (almeno a me). E' per questo che fa sottilmente arrabbiare che la materia sia così compressa, non tanto per l'inizio con la morte dei genitori (la cui causa andava chiarita, ma pazienza), quanto per la vita a Parigi e in Africa, specialmente la seconda, dove l'Africa praticamente non esiste (mentre Parigi un tantinello la si intravede). A questo va aggiunta una serie abbastanza lunghetta di disattezioni (non errori grammaticali, eh; cose del tipo l'intestazione della battuta ripetuta due volte), che abbassano di un paio di punti il voto. Sarebbe comunque ingiusto non notare i pregi, quelli di una storia comunque ben ideata, realistica, verosimile, di un personaggio che fa discutere e a cui, nonostante tutto, si vuole bene, e di un'atmosfera di tragicommedia realizzata alla perfezione.

Regia: Claude Lelouch, regista francese dalla carriera lunghissima. Non ho visto niente di lui, ma da quel poco che so mi è sembrato azzeccato.

Cast: Vincent Cassel è senza dubbio bravissimo, resta un po' d'incredulità a credere che il trucco lo possa far sembrare di nuovo ventenne e poi trentenne. Gli altri si fanno notare abbastanza poco, ma come volti sono ben scelti.

Musica: belle.

Sito: non pervenuto.

Voto: 73/100. Di più non mi è possibile dare, ed è un peccato, perché l'avrei davvero desiderato. Questo soggetto, e la sensibilità di Oren, se un po' più tirati in lungo avrebbero potuto essere la sorpresa di questo Festival. Ma sono sicuro che, prima o poi, Orazio ci stupirà.
 
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Andrew.
view post Posted on 27/9/2013, 17:07




CITAZIONE
Sarebbe comunque ingiusto non notare i pregi, quelli di una storia comunque ben ideata, realistica, verosimile,

Non per rigirare il coltello, ma giusto per provocazione verso francis: ma il film l'hai letto? :P
 
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view post Posted on 27/9/2013, 17:15

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CITAZIONE (Andrew. @ 27/9/2013, 18:07) 
CITAZIONE
Sarebbe comunque ingiusto non notare i pregi, quelli di una storia comunque ben ideata, realistica, verosimile,

Non per rigirare il coltello, ma giusto per provocazione verso francis: ma il film l'hai letto? :P

Oh, sì.
 
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