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Diamond Dogs - Parte II
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Diamond Dogs - Parte II, Chimera Films

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Andrew.
view post Posted on 6/5/2013, 20:53




Ecco la seconda parte di Diamond Dogs.
Nel sito trovate entrambi i film, è scontato dire che per capire qualcosa del secondo dobbiate prima leggere il primo :P





Buona lettura.




-Perchè e come sei arrivato alla produzione di questo film?

E' il secondo capitolo, dovevo in qualche modo finire la storia iniziata col primo. :P


- Parlaci delle scelte di cast e regia.


Confermato ovviamente Tornatore alla regia, mentre cambiato in parte il cast, dato che in questa seconda parte i protagonisti sono cresciuti. Per Christmas non ho mai avuto dubbi su Hayden Christensen, mi sono da sempre immaginato lui a interpretarlo. Il personaggio di Ruth è stato il più difficile da scegliere e grazie anche ai consigli degli altri produttori ho preso Anna Paquin. Bill sarà interpretato da Emile Hirsch, un attore che apprezzo molto.
Gli altri sono più o meno confermati, ho voluto dare anche maggiore spessore a Helena Bonham Carter e Marisa Tomei che nel primo film alcuni avevano trovato un po' messe in disparte.



- Ci sono altri aneddoti e curiosità riguardo alla lavorazione?


Una curiosità è che mi sono sentito via email con Luca di Fulvio, lo scrittore de La gang dei sogni, dicendogli che ho scritto la sceneggiatura del suo libro. Quando troverò il tempo (e il coraggio) per sistemarla come si deve, gliela invierò. Lui sembrava contento e incuriosito.



- Se il film non fosse tuo, che voto gli daresti da 1 a 10?


Ho amato molto il libro e i suoi personaggi, è infatti un film che volevo fare da anni. La divisione in due parti mi ha portato a rivedere continuamente personaggi, scaletta e scene, dato che non ero mai contento per i tagli che ero costretto a fare. Dopo tutta questa lavorazione, mi è quasi impossibile giudicarlo oggettivamente.
Da un lato sono infatti convinto di aver fatto un bel film (uno dei miei migliori) e darei un 8, dall'altro sono un po' scontento per i tagli e i per certi personaggi che non ho potuto rappresentare come volevo. Ora bisogna vedere se queste cose si sentiranno nello script o se sono io a sentirli, avendo letto il libro. Sono convinto infatti che uno che abbia letto il libro, potrebbe risultare un po' deluso e che forse non avrei dovuto cimentarmi in partenza in quest'impresa titanica (a meno che di farne una trilogia, ma mi sembrava troppo).


- Un pregio del tuo film?


E' una storia che potrebbe emozionare lo spettatore, ha dei personaggi a cui è difficile non affezionarsi, avendoli conosciuti da bambini e avendo seguito la loro crescita.

- Un difetto del tuo film?


Come dicevo prima, non ho potuto dare grosso spazio ad alcuni personaggi secondari che lo avrebbero meritato (penso alla storia tra Sal e Cetta, a Joey, Santo e la sua famiglia).


- C'è un critico a cui speri il film piaccia particolarmente? E a chi pensi non piacerà (se vuoi dicci anche il perchè)?

Dato che è tornato tra noi da poco, faccio il nome di Papele. Il suo forse è il giudizio che temo di più, dato che è passato tanto tempo da quando ha letto un mio film e sono curioso di capire come troverà la situazione (non solo mia, ma anche degli altri sceneggiatori).


- Obiettivo al box office? Settimane di durata, incasso complessivo, posizione da raggiungere...

Puntiamo al primo posto.


- Si dice sempre che si è legati a ogni film per un motivo o per un altro... in questo caso?

Come ho detto, è il film che avuto il concepimento più lungo nella storia della Chimera, questo basta.


- Si dice anche che l'ultimo film scritto è sempre il migliore, in un certo senso, perché non si ripeteranno errori anche veniali commessi in precedenza. Concordi per questo script?


Uhm, non credo sia tanto migliore, il livello che ho raggiunto ormai è quello. Dipende dalla storia, che potrà piacere o meno.

- Un tuo film cinematikino a cui somiglia questo?


C'è un po' di quell'acerbo Due gocce sul vetro per la storia d'amore impossibile.


- Un altro film Cinematikino a cui lo legheresti con un filo rosso (per genere, tematica o quello che vuoi tu).


Cinque centimetri al secondo? Ma solo per qualche affinità nella storia, come genere è abbastanza diverso.

- E un film reale (o più d'uno) invece che ti ha ispirato nella realizzazione o che accomuneresti al tuo?

Di solito non guardo moltissimi film di questo tipo. Senza pensarci troppo a lungo, mi viene in mente The Notebook, ma sono abbastanza diversi e sono sicuro che ci sarà qualche altro film più simile.

- Il tema e/o il messaggio del film?


Non vorrei spoilerare parlando del messaggio. Il tema è quello dell'amore ma anche della crescita interiore.

- Come convinceresti un neofita a vedere questa pellicola?

Gli farei vedere il primo film, poi dovrebbe scattare automatica la voglia di sapere come finisce la storia...

- Uno spettatore medio italiano cosa penserebbe del film?


Piacerebbe.

- La strada è ancora lunga, ma se dovessi decidere adesso le autonominations principali per il tuo film ai Ck Awards?


Lo autonominerò in tutte le categorie, privilegiando questo alla prima parte per evitare anche una dispersione di voti tra i due film.

- A scatola (quasi) chiusa: il prossimo pigliatutto ai Ck Awards?


A volte ritorno.

- C'è un film che non hai ancora realizzato e che ti dispiace enormemente non aver portato a termine?


In questo periodo ho il pallino di fare quel film fantasy, ora che ho finito questo film posso iniziare a pensarci più seriamente e magari provare a farlo entro il festival di Roma. Però mi è entrato in testa anche il tarlo del pianeta degli dei...

Ho cancellato la vecchia discussione perchè era venuta fuori con questa faccina <_< , solo che per sbaglio ho cancellato anche i messaggi di oren e papele. Vabè, non erano importanti, oren diceva a Pap che ora è lui che manda le 3domande3.
 
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view post Posted on 10/5/2013, 15:13
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Scaricato al volo.
 
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Sunset Boulevard Films
view post Posted on 13/5/2013, 15:42




come sapete non mi piace essere la prima a recensire, ma ragazzi è passata una settimana ed è uscito un altro film, sbrigatevi!
"Non sto piagnucolando, mi sto lamentando" (Cit)

Ciancio alle Bande, il secondo episodio, quello finale, di Diamong Dogs è un bel finale per una storia d'amore finalmente un po' fuori dagli schemi, anche se in alcune scene mi ricordato "The Notebook" (orrore e raccapriccio), ma al contrario di quel film, qui i due protagonisti sanno bene come andare avanti con le loro vite, cercando anche di affrontare le loro paure e mettere da parte la loro storia finché non si ritrovano. Può succedere, infatti, che due persone dopo anni si rivedano e si spieghino, ma ognuno prima non pensa sempre a quella persona, va avanti. E mi è piaciuta un sacco la reazione di lei che dice che deve superare da sola le sue debolezze.
Un altro personaggio interessante è Bill. Alla fine del primo film credevo facesse lo stalker di Ruth e l'avrebbe ostacolata in tutti i modi come una specie di Willy il Coyote, invece anche lui praticamente cerca di togliersela dalla mente, ma la colpa purtroppo non se ne va e se qualcuno è anche matto da legare, può andare avanti quando può ma il senso di colpa e la paura che il suo gesto gli si ritorca contro finirà per rovinarlo e alla fine distruggerlo.
La trovo anche una bella morale: se hai la coscienza sporca, ti rode per tutta la vita.
Insomma, i protagonisti sono buoni e molto forti in un certo senso, la loro crescita si vede assieme alla loro maturazione, e anche i personaggi secondari come la mamma di Christmas sono ben delineati, ad esempio lei è una donna determinata e qui si vede di più.
La regia di Tornatore ci sta, si vede bene il suo amore per le arti e per le storie di una vita.

Voto 7
 
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view post Posted on 13/5/2013, 18:09

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LARGO AL FACTOTUM!
Le recensioni di Francis Delane


Dunque, gente, apro questa recensione spiegandovi una cosa. Essendo io un tipo molto emotivo, quando leggo un film virtuale qui su CK e quel film mi cattura, mi capita qualche volta di dover interrompere la lettura, perché l'emozione si è alzata a un livello così alto da essere divenuta incontrollabile. In tal caso, mi vedo costretto a passare i successivi cinque minuti camminando avanti e indietro per il corridoio, il cervello a mille, e la fantasia che corre sfrenata su soggetti miei. Quando un film virtuale mi provoca questa reazione, gente, be'... la mia recensione non può non essere positiva.

Aspettavo con curiosità e ansia questa seconda parte di Diamond Dogs, dopo il meritato successo della prima, e non sono rimasto per niente deluso. Le peripezie di Chris, Bill e Ruth si candidano, anzi, a entrare nella mia Top 100 di migliori film cinematikini di sempre. Merito di una storia senza dubbio avvincente e anche autoironica, cui nulla toglie il fatto di non essere originale, perché lo stile pulito, semplice, essenziale ma evocativo che le dà Andrew basta e avanza per ottenere il risultato giusto.

In un certo senso, si potrebbe dire che i due film, le due parti, costituiscono i due film tipici di Tornatore: l'infanzia e il ricordo (Nuovo Cinema Paradiso, Baaria) e la carriera artistica con i suoi dubbi (La leggenda del pianista sull'oceano, La migliore offerta). Nella prima parte, avevamo visto la crescita dei personaggi, i loro primi timidi tentativi di emergere senza diventare criminali; qui ne seguiamo la scalata al successo, in cui miracolosamente riescono a non corrompersi (Bill lo era già prima) e in cui, anzi, affrontano i loro fantasmi.

E la cosa bella di questo film è anche come l'autore/sceneggiatore giochi con la sua stessa materia: il film ha un tono da fiaba, ma al tempo stesso i suoi personaggi sono assolutamente realistici; l'universo in cui si muovono è a sua volta sporco, lurido, sudicio, ma sempre venato di un'aura di sorridente irrealtà, rassicurante ma non anestetizzante. La pazzia di Bill, la sua discesa nel vortice della droga e del porno, ha tutto il sentore di una vera decadenza, e la sua ombra resta a campeggiare sui personaggi fino alla fine, l'ombra di un Male ancora più terribile perché si nasconde nel passato dei personaggi; così come nessuna misericordia è concessa a mrs. Isaacson, oppure allo squallido Goldwin. Eppure, mai l'atmosfera della fiaba, la fiducia nel potere dell'arte e dell'amore, viene meno.

Ecco, se Andrew mi concede, mi verrebbe da dire che questo film assomiglia in questo ai miei Racconti di Hoffman, la storia di un artista che, nonostante la persecuzione del diavolo, continua a creare.

Ok, fine dello sproloquio, ma comunque rimango della mia idea: salvo imprevisti, la sfida agli imminenti Awards sarà tra questo, A volte ritorno e Il sospettato X.

VOTO: 89/100. Ebbene sì, stavolta mi tolgo lo sfizio di un 9. Perché un film che mi fa quell'effetto (vd. sopra) lo merita tutto.
 
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Andrew.
view post Posted on 13/5/2013, 18:42




Ringrazio i due primi recensori (finalmente, dopo più di una settimana!).

Ho poco da ribattere dato che entrambi non avete parlato di difetti particolari. Mi fa piacere che abbiate notato questa dicotomia fiaba-realtà, che è una di quelle cose che mi premeva focalizzare.
E sapere che ho suscitato a Francis certe emozioni, è emozionante per me stesso, dato che lo scopo per cui scrivo si riduce essenzialmente a questo.
 
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view post Posted on 15/5/2013, 16:23
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Ho aspettato qualche giorno prima di recensire la seconda parte di Diamond Dogs, per capire esattamente quanto mi fosse piaciuto e quanto le mie aspettative (forse troppo alte) mi avessero influenzato nel giudizio. Col senno di poi sono del parere che le due parti andrebbero lette consecutivamente, come fossero un unico film perché così si può apprezzare meglio la storia nella sua interezza, l’evoluzione dei personaggi, anche se capisco che Andrew abbia fatto questa divisione per venirci incontro (anche se contando i caratteri ho visto che sarebbe venuto sì un film lungo ma come molti altri che sono passati a Ck).
In questa seconda parte seguiamo i tre protagonisti nella loro età adulta (o quasi), li vediamo maturare e prendere scelte che condizioneranno la loro vita. Christmas che, grazie alle sue doti di affabulatore, riuscirà a fondare una radio locale; Ruth che avrà un percorso molto più doloroso, dovrà superare i traumi del passato ma per fortuna scoprirà anche un insospettabile talento. E per finire Bill che nella prima parte era il perfetto carnefice, ora diventa vittima di se stesso, delle sue ossessioni, degli errori fatti in passato.
Comincio proprio dalla prima cosa che mi ha colpito: il personaggio di Bill. Ho apprezzato moltissimo la sua caratterizzazione, per nulla scontata e autentica. Ti aspetti che una volta arrivato a Hollywood ne combini di ogni, e invece lo vedi sprofondare sempre più miseramente nel suo personale baratro. Quello che lui stesso ha generato con le sue deprecabili azioni nel primo episodio. Alla fine si prova quasi pena per lui perché la sua vicenda è davvero spietata, non c’è riscatto né speranza e il bellissimo finale chiude il cerchio sulla sua miserevole esistenza in modo esemplare. Mi riferisco ovviamente all’emozionante incontro (del tutto fortuito) tra Ruth e Bill, alla festa. Qui capiamo che, mentre lei ha sconfitto i suoi demoni (Bill in primis), per lui non c’è più alcuna speranza, è marcio fino al midollo e infatti, come se non bastasse, gli aspetta anche un tragico (o meglio beffardo) finale.
La storia di Christmas invece è molto più solare e positiva. Rappresenta il riscatto degli umili e di chi, conscio di aver sbagliato a volte, fa di tutto per rimediare agli errori. Christmas quindi si smarca intelligentemente dalla realtà malavitosa che aveva bazzicato fin da piccolo e insegue la via della legalità e dell’onestà, grazie anche a Santo, un vero e proprio ”angelo custode”.
Sullo sfondo poi c’è la caduta in miseria degli Isaacson, il loro rapporto travagliato con Ruth (soprattutto quello madre-figlia). Mi sarebbe piaciuto se fosse stato investigato di più, ma capisco che qualcosa bisogna pur tagliare.
E poi c’è il finale, un happy end quasi da fiaba, che però non infastidisce affatto, anzi, rincuora perché dopo tante tribolazioni, Ruth, Christmas e gli altri, hanno bisogno di un sano lieto fine.
Andrew con il suo consueto stile asciutto riesce sempre ad andare al cuore delle vicende e non si perde mai in dettagli inutili. Regala quindi diverse scene molto toccanti (il già citato incontro tra Ruth e Bill, ma non solo, anche quello, tanto agognato, tra Ruth e Christmas, quelle tra Christmas e sua madre, e per finire quelle su Bill e la sua discesa negli inferi).
Devo dire però che questa seconda parte me l’aspettavo diversa. Credevo che le vicende dei 3 protagonisti si sarebbero intrecciate e scontrate invece proseguono parallele senza toccarsi mai praticamente fino alla fine. Seguono anche atmosfere e suggestioni molto diverse, che danno forse poca omogeneità al film. Quella di Christmas solare e positiva, quella di Ruth più intimista e per finire quella di Bill insolitamente cruda e “sporca”.
In generale tutto il film però ha ritmi molto meno concitati rispetto alla prima parte, molto più densa di avvenimenti. Qui il racconto è molto più “intimista”, ci si concentra sulla maturazione dei protagonisti. Mi aspettavo un crescendo di situazioni epiche e scontri invece è tutto molto più pacato e lento (ad esempio credevo che Christmas avrebbe avuto di nuovo a che fare con la mafia). E’ una scelta non consueta e sicuramente coraggiosa, che può non convincere ma va apprezzata.
La sensazione è quella di aver visto più che altro la parte prettamente finale di un racconto, più che la sua prosecuzione. Della serie: tutto quello che doveva accadere, i fuochi d’artificio, i conflitti, ci sono stati nella prima e ora vediamo come i protagonisti hanno sistemato la loro vita. Non è sbagliato di per sé, anche perché il risultato è comunque ottimo, ma mi è sembrato anticlimatico o semplicemente avevo delle aspettative diverse e quindi ciò conta poco.

Come già detto per la prima parte Tornatore dirige perfettamente la pellicola e sarà sicuramente uno dei favoriti per la statuetta. Riguardo il cast, c’è Emile Hirsch che ruba quasi la scena ai due protagonisti (già, perché la sua storyline sembra molto più centrale rispetto a quella di Christmas e Ruth, forse un po’ lasciati ai margini). Hayden Christensen e la Paquin fanno comunque un ottimo lavoro e anche loro hanno ottimo probabilità di finire in cinquina.

Musiche ottime, anche queste ovviamente in linea con quelle del primo film.

Sito come sempre molto curato, ormai è una rarità qui a Ck, e locandina molto bella. Sarà interessante vedere chi la spunterà tra le due.

In sintesi Diamond Dogs parte II è un capitolo conclusivo riuscito (pur nelle sue scelte poco convenzionali che possono anche non convincer a pieno) che acquista ancora maggiore valore se visto assieme al primo, come un unico film. E’ una sorta di quiete dopo la tempesta della prima parte. Quindi i protagonisti rielaborano ciò che è successo nella loro turbolenta infanzia e a volte lo metabolizzano, mentre altre volte ne rimangono vittima e soccombono. Anche qui le scene altamente emozionanti però non mancano. Quindi complessivamente, tra prima e seconda parte il mio voto è 77/100
 
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Andrew.
view post Posted on 15/5/2013, 18:56




Grazie anche a te Hermes.
La tua è una rece un po' particolare alla quale è difficile rispondere, perchè le cose che ti sono piaciute meno a quanto ho capito sono dovute a tue aspettative diverse e quindi i discorsi che si possono fare non sono molti.

Su una cosa ho voluto focalizzarmi, sulla verosimiglianza, l'attinenza alla realtà (in contrapposizione alla fiaba). Come dice Ruth stessa, questa che vivono non è una storiella dove c'è il classico eroe che sconfigge il cattivo, non ci sono quindi le classiche vicende che potremmo trovare in un gangster movie, ci sono semplicemente tre ragazzi che crescono scoprendo i propri limiti e pregi. Insomma, è una cosa assolutamente voluta quella di focalizzarsi sulle psicologie, anche a scapito della narrazione classica.
Certo, dire che non succede nulla è pure sbagliato, perchè Christmas in pratica fonde una radio diventando famoso, Ruth rompe coi genitori e diventa una fotografa e Bill ha un percorso autodistruttivo fatto di violenza e droga. Non parleri quindi di situazione anticlimatica o di "parte finale di un racconto", ma magari sono punti di vista.

Sul fatto che Hirsch appaia più di Christensen e Anna Paquin non è verissimo, anzi sono proprio Christmas e Ruth quelli ad avere più scene, numericamente parlando. Che poi Bill sia stato il personaggio che ha colpito di più, può darsi, è sicuramente quello più tribolato e con un impatto più forte sul pubblico.
 
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view post Posted on 15/5/2013, 19:11
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Sì, diciamo che è proprio il fatto di aver dovuto aspettare del tempo per la seconda parte che ho volato troppo con la fantasia.
La prima parte mi aveva fatto pensare a un gangster movie, molto particolare e atipico, ma pur sempre un gangster movie. Quindi mi ero fatto delle aspettative molto diverse.

E' vero che in questa seconda parte di cose ne succedono ma sicuramente attraverso una modalità di racconto molto diversa rispetto alla prima parte dove l'evoluzione della storia avviene spesso attraverso l'azione. E ovviamente non c'è niente di sbagliato, sono io che mi ero fatto un'idea diversa (paradossalmente, seppur siano generi e stili completamente diversi, mi sono ventuti in mente Kill Bill I e Kill Bill 2).

Sarà che io ho un debole per i personaggi tormentati ma Bill mi è piaciuto quasi più dei due protagonisti.
 
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Clint1994
view post Posted on 18/5/2013, 18:06




DIAMOND DOGS – PARTE II by Clint94

Ero molto curioso di leggere questa seconda parte della saga di Andrew, dal momento che il primo film, sebbene fosse sicuramente riuscito, non era quel capolavoro che mi aspettavo, considerando anche la presentazione che lo stesso Andrew ne aveva fatto. Mi aspettavo dunque che fosse questa seconda parte a giustificare l'entusiasmo del produttore per questa storia, e per fortuna così è stato. “Diamond Dogs – Parte II” è un gran bel film, che dovrebbe essere letto subito dopo il primo per apprezzare appieno la complessità della trama e i vari rimandi al passato dei personaggi. Non c'è dubbio sul fatto che questa seconda parte sia migliore della prima, perché, com'è giusto che sia, è qui che si affrontano in maniera più approfondita le vicende e le tematiche introdotte nel primo film. Ritroviamo quindi, a distanza di una decina d'anni, i personaggi come li avevamo lasciati: Christmas è diventato un piccolo gangster di New York, ma con forti dubbi sulla propria vita e la propria attività; Ruth si è trasferita a Hollywood con la famiglia, ma non è ancora riuscita a superare il trauma dello stupro e in segno di ribellione nei confronti dei genitori che pensano solo ad arricchirsi senza fare nulla per lei si lascia andare a frequenti scenate in pubblico (come ci era stato anticipato nel finale del primo film, quando si tagliava i capelli corti nel treno che abbandonava New York); Bill è arrivato a Los Angeles, inconsapevole del fatto che anche Ruth si trova da quelle parti, e svolge lavori manuali nei set cinematografici, ma ormai è un uomo finito, vittima dei propri incubi e incapace di affrontare la realtà. La particolarità della pellicola sta nel fatto che i tre protagonisti, fino a tre quarti del film, non si incontrano mai: i loro percorsi si sviluppano in parallelo, ma senza mai incrociarsi. Ciascuno dei tre trova una figura paterna (Cyrill per Chris, Clarence per Ruth, Goldwin per Bill) che gli permette di uscire dalla difficile condizione in cui si trovano: e così Christmas prende le distanze dalla vita del gangster e si avvia ad una carriera radiofonica, Ruth prende le distanze da una famiglia che non l'ha mai compresa né aiutata e scopre la passione per la fotografia, e Bill diventa un attore per spettacoli illegali di violenza su donne. Se per i primi due è l'inizio di una scalata che permetterà a entrambi di emergere e superare i traumi del passato, per Bill sarà invece l'inizio della fine. I tre protagonisti sono dei magnifici personaggi, ben descritti e capaci di catturare l'empatia del pubblico, ma più che i singoli, ciò che risalta è l'insieme: la descrizione del mondo di New York, fatto di gangster e di radio clandestine, ma anche di quello dorato solo in apparenza della Hollywood degli anni '20; e così le vicende dei tre protagonisti si incastrano magistralmente nella descrizione di questo mondo e delle vicende dei vari personaggi di contorno (i genitori di Ruth, Karl e Cyrill, Cetta e Sal, Santo...). Il collegamento fra i tre protagonisti è Ruth. Se c'è una cosa che mi ha sorpreso, infatti, è il mancato incontro-scontro fra Christmas e Bill. Sebbene siano di fatto l'uno l'alter-ego dell'altro e le loro storie siano strettamente collegate dai fatti del passato, Christmas e Bill non si incontrano mai. Da questo punto di vista, sembra quasi che la vera protagonista sia Ruth: è lei che deve superare i suoi incubi, incarnati nella figura di Bill, prima di poter finalmente stare con la persona che ama, cioè Christmas. Ma se da un lato è lei, in quanto vittima, a dover affrontare il trauma subito, dall'altro anche Bill, il carnefice, continua a essere tormentato dalla figura di questa ricca bambina che ha violentato da ragazzo. L'ossessione di Bill per Ruth era una delle cose che mi aveva lasciato più perplesso nel primo film, perché non era sufficientemente approfondita. In questa seconda parte invece è resa molto bene: per Bill, Ruth rappresenta tutto ciò che odia (lei è nata ricca, lui è sempre vissuto in miseria, e questo era chiaro già nella prima parte), ma incarna anche il fantasma di tutte le sue colpe. E, contrariamente a lei, Bill non riuscirà a liberarsi da questo fantasma: dopo essere sprofondato nel baratro delle droghe, l'incontro, del tutto casuale, con la vera Ruth, la personificazione dei suoi incubi, gli farà perdere la testa e ne provocherà la morte. Da Bill mi aspettavo molto in questa seconda parte, dal momento che nel primo film mi era sembrato il personaggio più interessante; invece, al contrario di quanto mi aspettavo, qui non perseguita Ruth e non svolge il ruolo del cattivo, ma di fatto è “abbassato di livello”: Bill è del tutto privo della grandezza e del fascino che caratterizzano certi villain (cosa che in un certo senso succedeva nel primo film), ma qui è solo un uomo a pezzi, tormentato da un passato di odio e violenza, vittima delle sue stesse azioni e di un mondo che continua a sfruttare solo la sua ferocia. Emile Hirsch, scelta piuttosto particolare, è molto intenso nella parte e può ambire certamente alla nomination. C'è da dire che se da un lato è senza dubbio apprezzabile questa rappresentazione molto realistica del personaggio, dall'altro le parti su di lui rischiano di essere un po' troppo ripetitive e di fossilizzare il personaggio. I percorsi di Christmas e Ruth sono più variegati: lui dopo aver abbandonato la carriera del gangster grazie a un'idea di Santo prima lavora in una radio e poi ne fonda una propria, diventando famoso come narratore di quelle storie che ha sentito o vissuto in prima persona nel corso della sua infanzia e giovinezza da gangster; lei dopo la fase di alienazione in casa e una breve parentesi in un'ospedale psichiatrico diventa una fotografa, ma resta una solitaria con grossi problemi di relazione. I due poi finalmente si incontrano, per poi lasciarsi subito dopo e riabbracciarsi solo nel finale, quando lei ha finalmente superato i suoi incubi e lui ha preparato uno spettacolo teatrale che mostra la sua storia. È una bella storia d'amore, che fa tifare lo spettatore per loro, nonostante i mille ostacoli che ci sono di mezzo. Ottime anche le interpretazioni di Hayden Christensen e Anna Paquin: il primo regala un'interpretazione misurata e matura, nella parte di un giovane uomo che trova la forza per riscattarsi da un passato discutibile, per sfruttare al meglio il proprio talento per la narrazione di storie e in definitiva per fare la cosa giusta; la seconda è quasi commovente nella sua solitudine e nel suo dolore. Per quanto riguarda il resto del cast, questa volta superano la prova anche Marisa Tomei ed Helena Bonham Carter, che nel primo film mi erano sembrate sprecate, ma qui hanno il giusto spazio. Fra gli altri, merita una menzione Bill Cobbs nel ruolo di Cyrill, il più riuscito tra i comprimari: le sue invettive contro il razzismo dei bianchi e la sua venerazione per Grandma Moses riescono nello stesso tempo a far riflettere e a strappare il sorriso.
Lo script è ben scritto, con pochi errori (anche se il nome del padre di Ruth, Philip, è scritto sempre in maniera sbagliata – Philipp o Philiph - ) e si fa leggere con grande piacere, senza essere appesantito da descrizioni eccessive e senza essere troppo sintetico. Non mancano anche in questa seconda parte le scene memorabili, rese ancora più intense dall'accompagnamento musicale: l'incontro dopo dieci anni per strada fra Chris e Ruth, l'abbandono di Chris da parte di Ruth dopo avergli detto di non cercarla più e che sarebbe stata lei a ritrovarlo, l'incontro con Bill e la morte di quest'ultimo, il finale; tutte scene che mi hanno coinvolto moltissimo e che mi rimarranno impresse per un bel pezzo.
Le musiche dunque sono molto belle, scelte con cura: si alternano canzoni d'epoca di Billie Holliday a brani strumentali di Morricone; gli unici che possono far storcere al naso, non perché non siano adatti ma perché sono troppo famosi, sono Deborah's Theme e Gabriel's Oboe. Insomma, utilizzare brani celebri come quelli di C'era una volta in America e The Mission è sempre un azzardo.
Giuseppe Tornatore alla regia si conferma la scelta migliore che Andrew potesse fare. Il regista siciliano, perfetto per le atmosfere del film malinconiche e intense, nostalgiche e struggenti, fa sentire la propria mano soprattutto in qualche scelta particolare (per esempio, il finale in cui tutte le vicende che si concludono vengono riprese come se fossero in un palcoscenico).
Molto bella anche la locandina, così come il sito; mi piacciono molto nel sito le immagini dei tre protagonisti come se fossero fotografie istantanee.
Piccola riflessione conclusiva: è evidente che ci troviamo di fronte a un'opera imponente e ambiziosa, ed è evidente anche che il soggetto di base, ossia il romanzo di Luca De Fulvo, era molto più ricco, con le varie sotto-trame molto più sviluppate. Però mi è sembrato che in questa seconda parte il lavoro di Andrew sia stato impeccabile, perché anche le vicende secondarie meno approfondite (la povertà in cui cadono gli Isaacson o l'amore fra Cetta e Sal, per esempio) tutto sommato hanno uno spazio sufficiente a non lasciare la sensazione che fossero solo degli abbozzi e anzi arricchiscono la cornice del film, rendendo migliore il quadro d'insieme. Ammetto che dopo aver concluso il film mi è venuta una gran voglia di procurarmi il romanzo e leggerlo, perché sono certo che mi appassionerebbe così come mi ha appassionato questa trasposizione e che vi troverei ancora più materiale; e poi è un tipo di storia perfettamente nelle mie corde.
Il giudizio complessivo è quindi ottimo. Ci troviamo di fronte al miglior film di Andrew da molto tempo a questa parte: probabilmente era dai tempi de “L'albero senza frutti” che la Chimera Films non produceva un film così intenso, appassionante ed emotivamente forte. I difetti che mi verrebbe da attribuire alla pellicola sono quelli che vengono da fare sempre quando si ha a che fare con le trasposizioni di grossi romanzi: è innegabile che qualche passaggio sia un po' troppo veloce o un po' forzato (Chris e Ruth in fondo arrivano al successo piuttosto in fretta). Ma probabilmente sono critiche che non ha nemmeno senso fare.

VOTO: 82


PS: ho pensato molto al voto da dare, in relazione all'altro grande film del semestre, "A volte ritorno". Alla fine ho deciso di dare un punto in meno a questo, per varie ragioni, ma potrei benissimo cambiare idea. Sono due splendidi film e faccio davvero fatica a dire quale mi è piaciuto di più.

PPS: Da notare che sono entrati nella mia top 20 di sempre Looking for Hope, A volte ritorno e Diamond Dogs, tre film molto recenti. Significa che in questo periodo, nonostante tutto, escono film di qualità altissima.
 
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Andrew.
view post Posted on 18/5/2013, 19:35




E io che pensavo che il tuo momento di riflessione prima di recensire fosse dovuto ad aspettative deluse!
Beh, grazie mille per le belle parole, hai fatto un'analisi ultra minuziosa del film (più che una recensione sembra uno studio vero e proprio) e non può che farmi piacere.
Riguardo il romanzo, ti consiglio di leggerlo in ogni caso. Anche se sai come va a finire la storia, ci sono tantissime cose diverse.
 
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mastruccio
view post Posted on 29/5/2013, 16:24




RECENSIONE DI MASTRUCCIO PER LA DREAMING STUDIOS
Ho visto il film "Diamond Dogs - Part II" ieri, ma ho voluto aspettare un giorno per recensirlo, per rassettare meglio le mie idee su questo film.
Prima di iniziare a scrivere, sono andato a leggere ciò che scrissi rigurado il primo capitolo di "Diamond Dogs", perchè ricordavo di aver sospeso, per certi versi, il mio giudizio. Pur avendo approvato allora la scelta di Andrew di dividere il film in due, ritenni di dover attendere il secondo capitolo per poter esprimere una valutazione più precisa.
Adesso, quindi, posso dire che "Diamond Dogs", diviso in due parti più per comodità di scrittura che per consentirci una migliore comprensione dell'intera storia, avrebbe senza alcun dubbio giovato della sua proposizione in un "unicum". Credo di poter affermare che avrebbe potuto essere un autentico "film dell'anno", di quelli che avrebbero potuto essere citati in futuro come modello. "Purtroppo", e non a caso è scritto tra virgolette, deve invece accontentarsi, così com'è, di essere "solo" (altre virgolette) un ottimo film.
La suddivisione in due parti ha provocato, senza che l'autore lo volesse, la creazione nel pubblico di varie aspettative per il secondo capitolo. Personalmente mi aspettavo "un film molto più completo e pregno di drammaticità, con maggiore sfaccettatura dei personaggi quì invece in secondo piano. Penso, ad esempio, alla madre di Christmas, un'ottima Marisa Tomei che in verità è apparsa un po' sprecata, e soprattutto ai genitori di Ruth"; un gangster-movie, insomma, con risvolti drammatici, personaggi sempre più profondi ed epiloghi non scontati .
Magari, possiamo esserne certi, altri spettatori si saranno fatte altre aspettative, avranno immaginato altri sviluppi della storia. Ecco, il limite di "Diamond Dogs" sta proprio qui. Chi per un verso, chi per un altro, potrebbe aver visto delusa qualcuna di queste aspettative.
E dire che la locandina del primo capitolo, che è la copertina del libro di Luca Di Fulvio, avrebbe dovuto suggerire a tutti noi di non farci nascere altre fantasione elucubrazioni su una storia che, nella sua essenza, rispecchia fedelmente l'immagine del bambino ritratto.
Visto per intero, e non sarebbe stato nemmeno uno dei film più lunghi di Ck con qualche piccola sforbiciata qua e là, sarebbe rimasto per tutti quello che, in definitiva, è: una bellissima e struggente favola, scritta benissimo, con bellissimi personaggi scritti come le regole delle buone favole impongono, dove cioè i "buoni" sono sempre buoni e i "cattivi" sempre cattivi, con atmosfere e piani emozionali perfettamente calati in un contesto di assoluto "candore". Il candore di un amore vero, il candore dell'anima di un bambino finto gangster che tale rimane anche da adulto, il candore di una storia che, come tutte le favole, non può che avere un epilogo felice, dove tutti hanno alla fine ciò che si sono meritati: i "buoni" una vita felice e riparata, e i "cattivi" la giusta punizione per averli fatto soffrire.
Dovrei, quindi, dire che, a conti fatti, il film mi ha deluso. Invece no.
Tornato coi piedi per terra, ripresomi dalla forte emozione che la lettura mi ha suscitato, ho elaborato il film per intero, ho gettato nel cestino tutte quelle aspettative di cui sopra, e posso ora finalmente dare un voto sincero e omnicomprensivo.
Pur presentando alcuni errori di sintassi e di uso delle preposizioni, e di suddivisione delle scene, la scrittura della sceneggiatura scorre felicemente sui binari consolidati della sicurezza e della padronanza della sintesi narrativa, che Andrew usa da tempo a suo piacere. Forse memore dei miei appunti scritti per il precedente capitolo, in questo script il producer mio conterraneo ci regala diverse sequenze ricche di dettagli cinematografici, del tutto assimilabili al cinema di Tornatore. Penso, ad esempio, ai lunghi piani sequenza; oppure al finale descritto in maniera altamente poetica.
Promossa a pieni voti, quindi, la regia di Tornatore, che si piazza già in cinquina ai prossimi Awards, così come la scelta del cast. Haiden Christensen e Anna Paquin sono perfetti nei ruoli principali, e risultano credibilissimi. Una menzione speciale merita senza dubbio Emile Hirsch, nel ruolo di Bill. Una caratterizzazione assolutamente perfetta del suo difficile personaggio, che potrebbe portargli il premio come migliore non protagonista. Rimangono ai margini, se pur con qualche maggior approfondimento rispetto al primo capitolo, i personaggi della madre di Christmas e dei genitori di Ruth, ragion per cui non vedo possibile per i loro interpreti qualche chance di premio.
La bella colonna sonora è stata scelta con cura, e i brani di cui è composta sono giusti e adatti alle scene cui prestano l'accompagnamento. Anche per questa, quindi, ottime possibilità di vittoria.
La locandina, sinceramente, non mi è piaciuta molto. Il carattere del titolo doveva essere identico a quello del primo capitolo, per richiamarne subito la memoria, ed inoltre sarebbe stato sufficiente mettere solo la silhouette della panchina coi bambini, senza quindi i faccioni dei due attori protagonisti, che mi paiono troppo ingombranti. Il risultato, a mio modesto parere, sarebbe stato più evocativo.
Il sito, semplice semplice, non offre nulla di più dei soliti link sul cast e la regia. Qualche novità, dal più ingegnoso web-designer autodidatta di tutta Ck, ce la aspettiamo tutti.
Il mio voto, per concludere, è elaborato considerando il film per intero, e quindi non è influenzato dalle cose che ho scritto su ciò che ritengo essere un limite dovuto alla suddivisione in due parti. E' un voto alto, perchè mi ha emozionato, e in fin dei conti è quindi un film riuscito.
Voto: 78/100 (8 al sondaggio)
 
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Andrew.
view post Posted on 29/5/2013, 22:24




Grazie della rece e dei complimenti Mastruccio, però vorrei parlare di un paio di cose (gli altri non leggano, ci sono spoiler).


CITAZIONE
Credo di poter affermare che avrebbe potuto essere un autentico "film dell'anno", di quelli che avrebbero potuto essere citati in futuro come modello. "Purtroppo", e non a caso è scritto tra virgolette, deve invece accontentarsi, così com'è, di essere "solo" (altre virgolette) un ottimo film.

CITAZIONE
Il mio voto, per concludere, è elaborato considerando il film per intero, e quindi non è influenzato dalle cose che ho scritto su ciò che ritengo essere un limite dovuto alla suddivisione in due parti. E' un voto alto, perchè mi ha emozionato, e in fin dei conti è quindi un film riuscito.

Ho capito, vi eravate fatti certe idee sul film (che poi, quali idee? Davvero vi aspettavate un gangster movie con sparatorie e cose simili?), però come tu stesso hai scritto, sarebbe poco corretto giudicare un film in base a quello che uno si aspettava, no? Sembra che su questo siamo d'accordo a giudicare dal tuo giudizio finale.

Però è la prima affermazione che ho quotato quella che non capisco. Non penso proprio che la semplice suddivisione in due parti possa far passare un film dall'essere il "film dell'anno, un modello" a "solo un ottimo film". :blink:
Mi sembra quasi un modo per farmi il contentino ma al tempo stesso dirmi che ti aspettavi di meglio. E siccome non è la prima volta che capita, lo ripeto: preferisco un chiaro "Non mi è piaciuto" o "si poteva fare di meglio" al "se fosse stato in un unico file sarebbe stato migliore", perchè non la ritengo una cosa sensata, in fondo è sempre lo stesso film, cosa cambia se lo avete letto separatamente? In fondo le aspettative uno se le può fare pure se legge una metà di un film il lunedì e l'altra metà il martedì. A me è capitato di dover leggere film lunghi suddividendoli in due, tre volte, ma non è che questa suddivisione mi va a influenzare la riuscita del film, anche se passano giorni tra le letture.


CITAZIONE
Visto per intero, e non sarebbe stato nemmeno uno dei film più lunghi di Ck con qualche piccola sforbiciata qua e là, sarebbe rimasto per tutti quello che, in definitiva, è: una bellissima e struggente favola, scritta benissimo, con bellissimi personaggi scritti come le regole delle buone favole impongono, dove cioè i "buoni" sono sempre buoni e i "cattivi" sempre cattivi, con atmosfere e piani emozionali perfettamente calati in un contesto di assoluto "candore". Il candore di un amore vero, il candore dell'anima di un bambino finto gangster che tale rimane anche da adulto, il candore di una storia che, come tutte le favole, non può che avere un epilogo felice, dove tutti hanno alla fine ciò che si sono meritati: i "buoni" una vita felice e riparata, e i "cattivi" la giusta punizione per averli fatto soffrire.

Mi è dispiaciuto anche leggere questo, perchè significa che con te non sono riuscito a farmi capire su un punto fondamentale (che ad altri per fortuna è arrivato).
E dire che nel film sono gli stessi personaggi a dire che non sono dentro una favola, ma nella realtà. Nella favola ci sono gli eroi classici, qua no, la principessa si salva da sola con le proprie forze, il cattivo viene sconfitto da se stesso, l'eroe principale è quasi spettatore e narratore delle vicende. Se mi parli di favola classica, si vede che non è arrivato adeguatamente il messaggio e il senso del film.



p.s. ricordo a tutti i cinematikini che il regolamento permette ancora di commentare le rece altrui e che il divieto di tornare su una discussione per parlare di un film non è mai esistito.
Abbiamo pochi film, almeno sfruttiamoli per discutere, no? :)
 
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mastruccio
view post Posted on 30/5/2013, 13:25




QUOTE (Andrew. @ 29/5/2013, 23:24) 
Però è la prima affermazione che ho quotato quella che non capisco. Non penso proprio che la semplice suddivisione in due parti possa far passare un film dall'essere il "film dell'anno, un modello" a "solo un ottimo film". :blink:
Mi sembra quasi un modo per farmi il contentino ma al tempo stesso dirmi che ti aspettavi di meglio. E siccome non è la prima volta che capita, lo ripeto: preferisco un chiaro "Non mi è piaciuto" o "si poteva fare di meglio" al "se fosse stato in un unico file sarebbe stato migliore", perchè non la ritengo una cosa sensata, in fondo è sempre lo stesso film, cosa cambia se lo avete letto separatamente? In fondo le aspettative uno se le può fare pure se legge una metà di un film il lunedì e l'altra metà il martedì. A me è capitato di dover leggere film lunghi suddividendoli in due, tre volte, ma non è che questa suddivisione mi va a influenzare la riuscita del film, anche se passano giorni tra le letture.

Se dei miei film dicessero sempre quello che tu ritieni un contentino, cioè che sono ottimi film, sarei più felice di una pasqua (come si dice dalle nostre parti).
La differenza che separa un "ottimo" film da un "capolavoro", secondo il mio personale metro di giudizio, è che il capolavoro non potrà mai mostrare il fianco ad alcuna critica, da qualsiasi parte provenga e su qualsiasi aspetto dell'opera in questione si parli. Secondo me se il film fosse uscito in un "unicum", oggi parlerei senza dubbio di un capolavoro, un film straordinario, poetico e da prendere a modello di genere; diviso in due, invece, lo ritengo un ottimo film. Bellissimo, ben inteso, ma non un autentico capolavoro. Il perchè l'ho spiegato. Aver creato, senza che tu l'avessi minimamente voluto, delle diverse aspettative sul pubblico, relativamente al secondo capitolo, è un limite secondo me non sottovalutabile. Già il titolo, "Diamond Dogs" non lascia presagire qualcosa di diverso da un classico gangster-story; se fosse rimasto il titolo del libro "La gang dei sogni", sono certo che sarebbe stato meglio, perchè è un titolo perfetto e non equivocabile. Non c'entra il fatto oggettivo della separazione in due parti, spero di essere stato più chiaro.
In ogni caso il mio voto finale, l'ho scritto, somma la valutazione del film completo.


QUOTE
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Visto per intero, e non sarebbe stato nemmeno uno dei film più lunghi di Ck con qualche piccola sforbiciata qua e là, sarebbe rimasto per tutti quello che, in definitiva, è: una bellissima e struggente favola, scritta benissimo, con bellissimi personaggi scritti come le regole delle buone favole impongono, dove cioè i "buoni" sono sempre buoni e i "cattivi" sempre cattivi, con atmosfere e piani emozionali perfettamente calati in un contesto di assoluto "candore". Il candore di un amore vero, il candore dell'anima di un bambino finto gangster che tale rimane anche da adulto, il candore di una storia che, come tutte le favole, non può che avere un epilogo felice, dove tutti hanno alla fine ciò che si sono meritati: i "buoni" una vita felice e riparata, e i "cattivi" la giusta punizione per averli fatto soffrire.

Mi è dispiaciuto anche leggere questo, perchè significa che con te non sono riuscito a farmi capire su un punto fondamentale (che ad altri per fortuna è arrivato).
E dire che nel film sono gli stessi personaggi a dire che non sono dentro una favola, ma nella realtà. Nella favola ci sono gli eroi classici, qua no, la principessa si salva da sola con le proprie forze, il cattivo viene sconfitto da se stesso, l'eroe principale è quasi spettatore e narratore delle vicende. Se mi parli di favola classica, si vede che non è arrivato adeguatamente il messaggio e il senso del film.

Intendevo dire che è, come una favola moderna, tutto perfettamente sistemato secondo i canonici stilemi delle favole, anche quelle immortali. Vero è che qui la principessa" si salva da sola, senza l'ausilio del "principe azzurro", e il cattivo si ammazza da solo, ma sono dettagli moderni di una favola moderna, perchè comunque sappiamo fin dal principio chi sono i buoni e chi i cattivi, e i loro comportamenti non si distanziano di una virgola dalla traccia loro assegnata per tutto il percorso del film, ed inoltre sappiamo fin dall'inizio come andrà a finire. L'happy end finale, dove non stonerebbe la scritta "... e vissero tutti felici e contenti" è, o no, un finale da favola? Certo, i personaggi possono dire quello che vogliono, anche che stanno vivendo una "tragedia", ma la sostanza finale non cambia.
 
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Andrew.
view post Posted on 30/5/2013, 14:14




Quindi confermi che solo la suddivisione ti impedisce di considerarlo un capolavoro... boh, non riesco a concepirla un'affermazione simile, anche perche' ti contraddici se prima dici che non e' giusto farsi influenzare dalle aspettative.
 
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mastruccio
view post Posted on 30/5/2013, 14:20




QUOTE (Andrew. @ 30/5/2013, 15:14) 
Quindi confermi che solo la suddivisione ti impedisce di considerarlo un capolavoro... boh, non riesco a concepirla un'affermazione simile. Gli altri che ne pensano?

Non la suddivisione in sè, ma la concreta e verificata possibilità che tale divisione crei un'aspettativa, dopo aver visto il primo capitolo ed in attesa di qualche mese che esca il secondo, che poi nella realtà non corrisponderà, come nel mio caso, in ciò che ci si aspettava. Più chiaro di così... Se da questo lato, anche solo da questo, il film è attaccabile, per me non è un capolavoro.
Non credo di contraddirmi, mica ho scritto che il tuo film è una cag..a. Il mio voto è molto alto.
 
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44 replies since 6/5/2013, 20:51   1491 views
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