Ringrazio anche Nightbay, World, Tomcat e Arcadia. Rispondo solo a pochi punti perché della maggior parte delle critiche ho già parlato.
Comincio a rispondere partendo da Night.
CITAZIONE
Un film molto commovente quello che Clint presenta al L&S Contest 2012. Devo dire che sono rimasto molto colpito, tanto che al termine della lettura sono andato a recuperare immediatamente la fonte originaria da cui la sceneggiatura è tratta (si trova facilmente su youtube e prende appena un’ora e un quarto: da guardare anche solo per la splendida grafica dei disegni). La visione dell’anime ha però confermato la sensazione che avevo avuto guardando il film di Clint, ossia che mancasse un qualche tipo di subplot. Una sottotrama in più (come ad esempio quella che avevo inserito io in ‘Ricordi di un vicolo cieco’, ossia il personaggio di Madelaine e la sua vicenda), avrebbe arricchito un film che nella sua trama principale è sentito e struggente. Per questo sono rimasto sorpreso nel vedere che nell’anime quell’elemento c’era. Clint ha tagliato la parte centrale della fonte originaria, probabilmente per snellire lo script, ma a mio avviso ha tolto un ingrediente importante per la preparazione del piatto che ci ha servito.
Intanto mi fa piacere che sei andato a recuperare l'anime originale. Per quanto mi riguarda la prima visione non mi aveva colpito più di tanto; è stato quando ho deciso di rivederlo la seconda volta che l'ho apprezzato di più e ho deciso di trarne un film. Comunque, le motivazioni che mi hanno spinto a tagliare il secondo episodio penso siano chiare: era una storia separata dal resto, vista con gli occhi di un terzo personaggio (una ragazza innamorata di Takaki, dopo che questi si è trasferito), che mi sembrava slegata dal resto. E' vero, forse manca una sottotrama, ma ho preferto fare un film più compatto che si concentrasse solo sul rapporto tra Takaki e Akari. L'inserimento di quel secondo episodio avrebbe rotto la centralità che volevo dare al rapporto tra i due ragazzi e avrebbe comportanto un nuovo punto di vista, mentre volevo che tutto fosse visto con gli occhi di Takaki adulto (è stata questa l'idea di partenza della trasposizione).
CITAZIONE
Bene poi ha fatto Clint a mantenere la voce fuori campo, che non deve essere un tabù. Se funzionale alla storia raccontata, può diventare un elemento fondamentale per la buona riuscita di una pellicola.
Concordo. Personalmente non amo la voce fuori campo, ma in questo caso mi sembrava quasi necessaria e comunque funzionale alla storia. Poi, non so, può darsi che abbia esagerato, come ha sostenuto qualcuno.
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Riguardo al soggetto e al suo sviluppo, non posso invece far altro che applaudire. Raramente ho visto un film incentrato sul tema dell’amore a distanza così toccante ed equilibrato. L’ambientazione giapponese ha aiutato molto, poiché, per la mia esperienza, il modo di pensare orientale e l’atteggiamento del popolo nipponico nei confronti dei ricordi e dei sentimenti ben si sposa con l’esasperazione che si percepisce nelle parole del protagonista. Questo film, ambientato in Europa o nel Nuovo Continente non avrebbe avuto la stessa efficacia.
E' praticamente l'esatto contrario di quello che ha detto Tomcat, secondo cui l'ambientazone giapponese non dà nulla in più al film
Io ovviamente sono d'accordo con te, ma sarebbe bello che vi confrontaste su questa questione. Comunque è davvero incredibile come su questo film alcuni recensori la pensino in modo completamente opposto su certe scelte (la voice over, l'ambientazione, la struttura a flashback).
Passo a World.
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A proposito di ciò io personalmente ho trovato veramente eccessiva e ridondante la voce fuori campo: un espediente che può andare a pennello in un'anime giapponese (appunto) ma che a lungo andare finisce con l'appesantire notevolmente la visione di un film. Poi ci sono i flashback, assai numerosi, fino a costituire l'altra caratteristica principale di uno script che, sull'andamento dei ricordi del protagonista, ha purtroppo proprio nella onnipresente voce fuori campo e nella sua struttura a flashback i suoi maggiori punti deboli. Infatti tutto "funziona meglio" quando la voce fuori campo del protagonista lascia il posto alla semplice visione dei fatti narrati.
Come detto, alcuni hanno apprezzato la struttura e la voice over, e altri no. Credo di aver già parlato abbastanza di questo, quindi ti rimando alle mie precedenti risposte (anche per quanto riguarda le musiche).
CITAZIONE
Non che il film sia noioso, però il rischio è incombente per tutto il film, ed è una cosa che non ti aspetti da un duro come Clint, dai suoi dialoghi taglienti e dalle sue sceneggiature quasi sempre molto "dinamiche" (come ritmo oltre che come trama)
E' evidente che è un film diversissimo dai miei soliti, non solo per la storia, ma anche per il modo in cui è scritto e per i dialoghi. Con Pulp Stories tornerò alle mie origini comunque
Tomcat.
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Io non conosco molto la cinematografia orientale, ma molti film di Ck me l’hanno fatta apprezzare e l’ultimo in ordine di tempo è stato “Ricordi di un vicolo cieco” di Nightbay. Proprio in quel film, dicevo che la storia ci era utile a capire la cultura del paese del sol levante. Qui si tratta di una tipica storia orientale, pregna di magia e poesia, ma solo il ciliegio riesce a conferirgli l’aurea orientale, perchè la storia, poteva benmissimo svolgersi in qualsiasi parte del mondo e con protagonisti anche non orientali
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Ecco, come ho detto questa affermazione è il contrario di quanto ha detto Night. Ti riporto la sua frase: "L’ambientazione giapponese ha aiutato molto, poiché, per la mia esperienza, il modo di pensare orientale e l’atteggiamento del popolo nipponico nei confronti dei ricordi e dei sentimenti ben si sposa con l’esasperazione che si percepisce nelle parole del protagonista. Questo film, ambientato in Europa o nel Nuovo Continente non avrebbe avuto la stessa efficacia." Penso che non sia necessario aggiungere altro.
Per le altre due critiche principali, cioè l'uso eccessivo della v.f.c e le musiche già note, ne ho già parlato.
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Non so immaginare niente di più distante (la mia mente "cinematikina" ragiona per stereotipi, scusate) come questo soggetto, per Clint, eppure Diego è riuscito a sorprendermi con una storia che mi ha toccato davvero nel profondo. La storia di Takaki e Akari (non so quanto fedele all'anime originale) mi ha emozionata e l'ho vissuta con trasporto, man mano che veniva raccontata. Oltretutto la sceneggiatura è scritta davvero bene (ricordo il finale, davvero bellissimo e con una idea semplice e molto convincente nella sua semplicità), e perfino l'utilizzo della voce over (che, credo, abbia creato molti "malumori" negli altri lettori/recensori) a me è piaciuto: la storia è vista attraverso gli occhi di Takaki, principalmente, ed è giusto e narrativamente giustificato che la sua voce si senta per tutto il film, quasi come se leggessimo il diario del protagonista
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Grazie Arc, questa parte della recensione mi ha reso molto contento