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Recensione alle recensioni, Une vie

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Andrew.
view post Posted on 12/10/2013, 14:12




Do il via a questa rubrica che mi vedrà recensire le vostre recensioni ai film usciti al festival (e in seguito al cinema).
Forse sembrerò antipatico nel pretendere di criticare i critici, ma la vedo come un'opportunità per tornare a parlare dei film e anche per migliorarci tutti quanti come recensori.
Poi nessuno vi vieta di criticare a vostra volta le mie recensioni o le mie critiche, così come di scrivere le vostre su quelle degli altri.

Ho voluto iniziare col film di Oren perchè aveva delle recensioni che mi hanno proprio fatto venire in mente di scrivere una rubrica simile e non per giudicare male il suo film. Sono sicuro che anche lui farà ulteriormente tesoro di queste discussioni.





Agnese
CITAZIONE
L'unico soggetto originale del festival è di Oren è un film estremamente negativo che a ma ha ricordato molto "nemesis", ovvero un pover'uomo che subisce una sfiga dopo l'altra ma invece di affrontare i problemi, preferisce scappare e trovare una vita nuova. Ma sempre sempre!
Sinceramente tutta questa roba (genitori morti in un incendio -era un incendio? Mica l'ho capito-, sterilità, tumore... non so, ce manca una bomba atomica!) e le reazioni di lui mi sembrano esagerate non solo poco realistiche, capisco il voler fare un film triste e negativo ma penso dovrebbe avere almeno una morale di fondo, qualcosa che ti dice che nella vita i problemi si affrontano, non si scappa. Ho conosciuto un tipo che scappava di fronte i problemi e alla prima incomprensione fra noi due è tornato a vivere a Bari (giuro) non ci comporta così!
Scusa, ma... un 5 mi tocca dartelo, Oren, e voi sapete quanto odio dare i 5.
Anche per la sceneggiatura esposta un po' male.
Ti do lo stesso consiglio che hanno dato a me: prova a trasporre un libro, ti aiuterà ad esercitarti.

Non giudico male il 5 di Agnese, perché anch’io sono stato tentato di dare l’insufficienza a questo film, che presentava delle forzature nella trama alle quali si fa una fatica immane riuscire a passar sopra.
Anzi, è da apprezzare il coraggio perchè forse è stata l'unica a dare al film un voto che nella realtà avremmo dato a un film al cinema.
Però in questa recensione, Agnese non riesce a spiegare perché il film non è piaciuto, o forse lo fa male.
Lei dice che manca una morale di fondo e che il messaggio è troppo negativo, subito dopo scatta il voto finale. Messa in questo modo, un lettore esterno intuisce che le due cose sono legate.
Se sono davvero legate, Agnese ha toppato perché non si può pretendere che un film abbia una morale o che finisca bene per forza.
Se le cose non sono legate, avrebbe allora dovuto motivare meglio l’insufficienza, perché praticamente questo è l’unico difetto che viene fuori da questa recensione.
Anzi, in realtà nel finale parla anche di "sceneggiatura esposta un po’ male", ma mica si capisce che cosa vuol dire (potrebbe essere qualsiasi cosa).
In seguito poi ha chiarito (?) alcuni suoi pensieri, ma la prossima volta sarà meglio soffermarsi un attimo prima di scriverla e dire: ok, perché questo film non mi è piaciuto realmente?

Voto: 5





Arcadia
CITAZIONE
Mai visto nulla di Lelouch, quindi non so quanto sia adatto a questa pellicola. Però nel complesso fa un buon lavoro. Il film nel complesso mi è piaciuto, ho visto dei progressi in Oren (anche da un punto di vista meramente sintattico-grammaticale, scusa Oren, dovevo scriverlo), però (fermo restando che è apprezzabile lo sforzo di scrivere una sceneggiatura originale) si poteva fare di più. Nel senso, mi è piaciuto il tentativo di raccontare "una vita" (bello il doppio senso del titolo: "vita" ma anche "via"), però alcune cose mi sono sembrate buttate lì, senza la dovuta attenzione da parte dello sceneggiatore: penso per esempio al "colpo di scena" (lo chiamo così, non lo è), bella idea, però bisognava seminare qualche "indizio" (il famoso setup), nel senso che non credo che un tumore al cervello venga all'improvviso (è una supposizione, non ne sono sicuro pur essendo figlio di infermiere). Anche tutta la parte in Africa, poteva essere approfondita (per quanto ci siano dei bei momenti). Dall'altro lato, mi è piaciuto molto il dettaglio della moto: con questo semplice dettaglio, Oren è riuscito a creare empatia col personaggio principale. Anche il rapporto col personaggio di Omar Sy è ben realizzato: si sente un certo sapore di genuinità. Duris è sprecato, non tanto per il nome, quanto perché poteva essere un antagonista interessante ma il tutto si chiude nello spazio di due battute (ricordate: l'antagonista vuole la stessa cosa del protagonista, ma per fini sbagliati).
Voto: 6,5

Arcadia ho sempre fatto un po’ fatica a farmelo piacere come recensore, ha un suo stile dove a volte non si comprende bene se e quanto un film gli sia piaciuto, se non andando a guardare il voto alla fine.
Ultimamente credo sia migliorato, però… troppe parentesi che sviano continuamente il discorso, una certa “fretta” nel voler scrivere delle prime cose che gli passano in mente, come un flusso continuo di idee poco organizzato.
Qua parla in modo piuttosto lucido dei difetti e dei pregi della pellicola e sebbene manchi una “conclusione” alla recensione (non è detto che ci debba essere però a volte aiuta), devo dire che riesce a condensare quasi tutto il film.

Voto: 6






CITAZIONE
RECENSIONE DI MASTRUCCIO PER LA DREAMING STUDIOS
Dopo una assenza produttiva lunga ben otto mesi, la Oren Productions partecipa al Festival di Roma con un piccolo film drammatico firmato dal grande Claude Lelouch, "Une vie", interpretato da un convincente Vincent Cassel e la sempre bella e brava Emmanuelle Seigner, unitamente ad uno stuolo di artisti per i ruoli secondari che vedono tra le fila la splendida Isabelle Huppert.

E', come tutti i precedenti, un soggetto originale dello stesso Oren, che si fa coadiuvare da una certa Pamela F. (se non sbaglio è un debutto), e vi si racconta la parabola lunga una vita, come dal titolo del film, di un uomo, tale Christophe, che ne ripercorre le fasi salienti attraverso dei corposi flash-back, mentre osserva il mare della sua Marsiglia.
E' uno storia dolorosa, iniziata con la morte violenta dei due genitori, e proseguita con la sua repentina partenza per Parigi, con la moto appena regalatagli dal padre come premio per aver superato brillantemente l'esame per entrare nella prestigiosa università della Sorbona di Parigi.
Subito dopo le vediamo, già laureato in medicina e alle prese con un importante colloquio di lavoro, insieme al suo fraterno e sincero amico Luc, e assistiamo all'incontro con una sua amica d'infanzia, Chantal, della quale era già timidamente innamorato.
Scoppia la passione, e poco dopo li vediamo alle prese con i tentativi di avere un figlio. Tentativi infruttuosi, perchè Christophe scopre di essere sterile.
Basta questo per fargli decidere di mollare in un attimo Chantal, Parigi, e un ottimo lavoro per andare in Africa, ad esercitare la sua profesione di medico chirurgo in un ospedale da campo, in un non meglio precisato paese in guerra. Qui incontra Cassandra, anche lei medico, che ha un carattere molto scontroso, e lo tratta molto male.
Passati dieci anni in quell'inferno, Christophe ormai votato alla sua missione, si innamora di Cassandra e progetta, finalmente, di poter godere di anni felici insieme a lei, adottando un bambino.
Ma, come un terribile destino che lo perseguita, è un progetto destinato dolorosamente a non poter essere realizzato: dopo che gli è stato diagnosticato un terribile tumore al cervello, repentinamente, come tutte le volte precedenti, molla tutto e torna a Marsiglia, laddove tutto era iniziato.
Il finale è amaro come tutto il film, e se si fosse dovuto trovare un titolo più azzeccato, invece di "Una vita", io l'avrei intitolato "Fuga da una vita", perchè Christophe non ha fatto altro per tutto questo tempo, fuggendo e troncando le relazioni in modo netto e doloroso, soprattutto per chi è rimasto e di cui non si sa più nulla; ed anche il finale è una fuga, ossia l'incapacità di affrontare da persona adulta e matura i gravissimi problemi che gli si presentano davanti.

La sceneggiatura, che scorre via fin troppo velocemente, soffre purtroppo di mancanza di profondità. La storia è raccontata con troppa veemenza, senza lasciar spazio a momenti di maggior approfondimento di situazioni e personaggi, e non si fa in tempo ad affezionarcisi come meriterebbero. Insomma, se fosse il racconto di un solo pezzo di una vita, un ritmo e una struttura narrativa di questo tipo potrebbe anche andare bene, ma qui si parla di una vita intera, e quindi avrei peferito uno script più corposo, più denso.

Il film, come impianto narrativo, non è quindi esente da difetti, e ho riscontrato anche qualche errore di battitura e di forma, ma credo però che si debba tenere in grandissimo conto, soprattutto, degli enormi e stupefacenti progressi che Oren ha compiuto nella sua scrittura. Non nascondo che sono rimasto davvero piacevolmente colpito dall'eleganza e dalla cura dei dialoghi, delle descrizioni, e l'innegabile attenzione alla forma grammaticale e sintattica. E' un gran bel salto in avanti, rispetto anche al suo precedente "Reboot", per il quale avevo dichiarato che, in ogni caso, si era davanti ad un certo salto in avanti nella carriera produttiva di Oren. Oggi, dopo aver letto questo suo ultimo film, posso affermare con certezza di essere davanti alla sua quasi completa maturazione stilistica e tecnica. I miei complimenti più sinceri.

La scelta di Claude Lelouch è azzeccata. Il grande cineasta dirige il cast con grande maestria, facendo in modo che gli attori recitino con misura e senza esagerare nei toni drammatici. Ho già scritto di Vincent Cassel (Christophe), che offre un'ottima prova, e di Emmanuelle Seigner (Chantal) , purtroppo sacrificata a causa dalla breve sceneggiatura, Da ammirare anche la ruvida interpretazione di Cassandra da parte della bravissima Laura Smet, per la quale sono state scritte battute taglienti ed efficaci, ma che fanno anche riflettere.

La colonna sonora è stata ben scelta. Sono tutte tracce di brani strumentali, quasi tutti per pianoforte, di giusta atmosfera, e accompagnano ottimamente le scene a cui sono associate.
La locandina non è nei miei gusti estetici. Si poteva disegnare meglio la parte superiore, perchè il cielo è troppo finto e i titoli visivamente non perfettamente fusi nel contesto.
Il sito è assente.

Voto: 72/100

E' un voto che risente della mia scarsa affezione ai personaggi, per la troppa brevità dello script, ma è ben oltre la sufficienza, anche come premio per l'enorme miglioramento che Oren ha dimostrato nel saper scrivere cinema. Ora lo attendiamo in una solida trasposizione, dopo tutti i suoi film originali. Sarà la sua definitiva maturazione e consacrazione nel meraviglioso mondo di Cinematik.

P.S. Chi è la misteriosa Pamela F. che firma il soggetto insieme a te? Le consiglierei di debuttare con una sua casa di produzione.

Rece molto dettagliata, forse anche troppo dato che non è così necessaria ripetere nella recensione tutta la trama del film a mò di riassunto, se non è accompagnata da commenti personali.
I difetti vengono descritti accuratamente e in maniera costruttiva, non si fa cenno alla scelta di Cassell come attore anche giovane, il tutto è accompagnato da uno stile di scrittura piacevole da leggere.
Se non fosse per un voto secondo me troppo generoso da un tipo solitamente molto pretenzioso come Mastruccio, la definirei una delle migliori.

Voto: 7






SUPERLELE
CITAZIONE
Il film scorre bene, liscio liscio dall'inizio alla fine. La vita di Christophe, con tutti i suoi alti e bassi (più i secondi che i primi, a dire la verità) scorre davanti a lui e davanti allo spettatore senza intoppi. Ecco, questo che da una parte è un pregio, dall'altra può dare "fastidio": se da una parte il ritmo serrato tiene lo spettatore attaccato allo schermo, dall'altra, alcuni personaggi, soprattutto i "minori" e alcune situazioni risultano un pò superficiali, poco approfondite e a volte casuali.

Ottimo Claude Lelouch alla regia. Perfetta la scelta del cast, tutto transalpino. Nota di merito per Vincent Cassel, attore che personalmente adoro.

In conclusione è un film ben fatto, che scorre bene. Forse un pò troppo veloce.

In che senso il film scorrerebbe bene e liscio, senza intoppi? E’ una frase che io stesso a volte uso quando leggo una sceneggiatura, ma questa magari è l’occasione per rifletterci, perché credo che forse ne abusiamo troppo spesso. Quali sarebbero gli intoppi che renderebbero un film non scorrevole?
Detto ciò, credo che Superlele abbia comunque afferrato il problema principale del film, cioè le situazioni un po’ superficiali e che sembrano quasi casuali.
Dire che il cast sia perfetto è un punto negativo per la recensione, nella realtà sarebbe stato improponibile usare solo Cassel per interpretare personaggi di diverse età.
Recensione buona ma eccessivamente sintetica, un maggiore approfondimento non guasterebbe.

Voto: 6






HERMES
CITAZIONE
Une vie segna finalmente il ritorno di Oren alla produzione, dopo i più che convincente Reboot. Ed è un piacere notare come il cambio di rotta e i miglioramenti ravvisanti in quell’occasione si siano riconfermati anche in questo film che, a livello puramente tecnico, segna un ulteriore passo avanti.
Ci troviamo di fronte a una storia molto semplice, senza grandi ambizioni se non quella di descrivere la vita di un uomo, dall’adolescenza all’età adulta. Siamo quindi dalle parti di Seven Days, con un impianto fortemente drammatico e sentimentale.
Parlando quindi della trama, dopo un efficace incipit (l’uomo sulla spiaggia, il paesaggio desolante) si parte subito con la storia e soprattutto con la prima di una lunga serie di disgrazie. Riguarda la morte dei genitori, che anche io non ho ben capito. E’ stato un incidente? E’ andato a fuoco il locale? Non che fossero necessarie molte spiegazioni però qualche dettaglio sicuramente avrebbe aiutato a rendere tutta la vicenda più credibile.
Poi c’è tutta la parte concentrata a Parigi, con Luc (il miglior amico di Chris) e Chantal (la sua amica d’infanzia). Questa è sicuramente la parte più riuscita. Da una parte c’è Luc, personaggio ben tratteggiato che sprizza genuina simpatia, una spalla perfetta per il protagonista. Dall’altra c’è la storia d’amore con Chantal, una storia iper-romantica, molto classica (con i due che si ritrovano in età adulta, innamorati da sempre) nella sua impostazione, ma efficace.
Tutto però fila troppo liscio e ti immagini che di lì a poco succederà qualcosa di brutto, e infatti si scopre che Chris è sterile. Ecco, forse questo è il punto più fragile della storia e sono d’accordo con Andrew nel dire che una fuga così repentina, da parte del protagonista, dopo una notizia del genere, sia del tutto esagerata e spropositata. E’ vero che indubbiamente la sterilità è una notizia dolorosa da digerire per un uomo, ma c’è ben di peggio nella vita, si può e si deve superare, soprattutto se si ha una compagna accanto. Scappare così, da un giorno all’altro è poco credibile.
A meno che non fosse proprio la compagna a manifestare disagio, ma in questo caso ciò andava mostrato con qualche scena che ci facesse vedere come il rapporto si andava logorando.
La parte in Africa è molto più veloce, forse troppo, ma ho comunque apprezzato il personaggio di Cassandra, il suo carattere spigoloso e per nulla scontato che l’hanno resa molto interessante. Peccato che non abbia molto spazio.
Poi sul finale, arriva l’ultima (questa sì) grande tragedia e si ha la sensazione che davvero il destino si sia brutalmente accanito sul povero Chris. C’è quindi l’ennesima fuga, questa volta però l’ultima, perché tutto finisce dove era cominciato. E l’ultima scena, nonostante forse un po’ teatrale, è di grande impatto. Una sorta di cerchio che si chiude, questa volta però non per opera del destino, nel modo più tragico possibile. Quando si dice “natura matrigna” di leopardiana memoria… qui ci siamo di brutto. Siamo sicuri quindi che sarà il mio il film più triste del festival??
Tante quindi le cose che avvengono, soprattutto tragedie, concentrate in un film molto breve che non dà il tempo allo spettatore di metabolizzarle e renderle quindi credibili. L’effetto “piccola fiammiferaia con destino crudele” è dietro l’angolo. Servivano più scene per approfondire i rapporti tra i personaggi (in particolare quello tra Chris e Cassandra) e soprattutto la psicologia del protagonista e il pessimismo cosmico che lo porta sempre e comunque a fuggire.
Tecnicamente invece il film è un ulteriore passo avanti rispetto a Reboot; lo script è assolutamente scorrevole e leggero da leggere, gli errori grammaticali di un tempo sono scomparsi, c’è più attenzione ai movimenti di macchina a alla creazione di scene visivamente accattivanti (quelle sulla spiaggia con il paesaggio desolante su tutte). Quindi complimenti davvero a Oren che ha dimostrato che, nonostante la lunga pausa, non si è affatto arrugginito, anzi.

Un plauso anche per la scelta del regista, per nulla scontata anzi molto coraggiosa. Invece che prendere il solito regista americano, Oren ne sceglie uno francese, neanche conosciutissimo (nonostante la lunga filmografia), ma perfettamente in linea con le atmosfere del film. Ottimo anche il cast fatto di nomi poco noti e credo tutti francesi. Unico neo l’uso di Cassel nella parte di un adolescente… un po’ troppo ardito.

Musiche ottime, quasi tutte esclusivamente al pianoforte. Anche qui c’è quindi una piacevole coesione di fondo.

Buona la locandina, che con quel tipo di scritte fa molto film sentimentale.

In sintesi quindi Une vie è un film che riconferma la crescita di Oren riguardo la scrittura, ormai completamente esente da ingenuità o errori grossolani. La storia invece soffre di una poca credibilità di fondo, data dall’estrema brevità della pellicola che impedisce ogni tentativo di approfondimento delle tante situazione vagamente accennate, alcune anche emotivamente molto forti. Mi sento di consigliare a Oren di provare almeno una volta una trasposizione, proprio ora che possiede i mezzi tecnici per padroneggiarla.
Intanto, per ora, complimenti per i progressi (spero di non essere risultato saccente). 67/100

Questa recensione parte con una frase contraddittoria. “Ci troviamo di fronte a una storia molto semplice, senza grandi ambizioni se non quella di descrivere la vita di un uomo, dall’adolescenza all’età adulta”.
Come fai a dire che è molto semplice una storia drammatica che descrive l’intera vita di un uomo? Io la definirei titanica, non semplice.
A parte questo, nulla da ridire al resto della recensione, che avvicinandosi molto al mio stile, non riuscirei ovviamente a criticarla più di tanto. Hermes narra le vicende accompagnandole al commento personale, mette bene a fuoco i vari difetti, ma alla fine anche i pregi.
Anche per lui noto un voto troppo alto rispetto a quanto ha scritto nella recensione.

Voto: 7





CITAZIONE
UNE VIE by Clint94

Dopo una lunga assenza, Oren ritorna alla produzione con "Une Vie", film francese affidato a Claude Lellouche, con Vincent Cassel nel ruolo del protagonista. Si tratta della drammatica storia di un uomo che, da una spiaggia, ci racconta la propria vita: da giovane vive a Marsiglia, ma dopo la morte dei genitori si trasferisce a Parigi, diventa medico e sposa una vecchia amica d'infanzia; la scoperta della propria sterilità rovinerà il rapporto di coppia e il giovane medico decide di abbandonare la compagna per andare a lavorare in Africa come volontario. Qui inizierà una nuova storia d'amore con un'altra dottoressa, una donna dura e solitaria; ma quando gli viene diagnosticato un cancro al cervello, non ci sarà più niente da fare. Insomma, la vita di Christophe che vediamo sullo schermo è costellata di disgrazie, e a volte si ha l'impressione che l'autore si diverta a far capitare al suo eroe tutta questa serie di sfortune.
Il film racconta dunque la vita travagliata di quest'uomo, a proposito del quale però troppe cose restano oscure. Innanzitutto non è molto chiaro come siano morti i suoi genitori. Poi, ho trovato poco credibile che la scoperta della propria sterilità lo sconvolga al punto da abbandonare di punto in bianco una donna che ama così tanto e che corrisponde il suo amore; voglio dire, ci sono una marea di coppie che vivono felicemente insieme pur non potendo avere figli, e considerando quanto si amano Chris e Chantal sembra improbabile che un'unione del genere possa essere spezzata da un motivo così. La scelta di Chris di abbandonare la moglie e partire come medico volontario solo per questo motivo non mi ha convinto, non mi è sembrata sufficientemente motivata. Anche l'arco di tempo che Chris trascorre in Africa, addirittura dieci anni, mi è sembrato eccessivo.
Comunque, al di là di questi passaggi poco convincenti, c'è da dire che lo script è molto buono, con descrizioni efficaci e dialoghi credibili. E se il protagonista è un personaggio abbastanza classico, ho trovato ben caratterizzati, pur dentro certi stereotipi, le figure di Luc e Cassandra, i due personaggi migliori del film. Luc è davvero simpatico e riesce a strappare un sorriso in diverse occasioni, mentre di Cassandra è molto ben reso il carattere duro e difficile, dovuto a un passato doloroso.
Le scelte di cast non mi hanno convinto molto. Vincent Cassel mi è sembrato troppo vecchio per il ruolo, perché alla fine per la maggior parte della storia il suo personaggio è ancora giovane e solo alla fine dimostra quarant'anni, mentre Cassel ormai è vicino ai cinquanta. Penso fosse meglio scegliere un attore più giovane. Per lo stesso motivo non mi ha convinto nemmeno Emmanuelle Seigner, anche lei troppo vecchia. Sono invece perfetti Omar Sy e Laura Smet. Sprecati Romain Duris e Mathieu Amalric, che in Francia sono delle star e qui hanno ruoli molto secondari.
Non conosco il regista, ma svolge un buon lavoro.
Le musiche sono principalmente brani di pianoforte e le ho trovate adatte alle scene, quindi un buon lavoro.
In conclusione, "Une Vie" è un film piuttosto semplice, che trova i propri punti di forza in uno script ben fatto, con un paio di personaggi molto riusciti e dei bei dialoghi; risente però di alcuni passaggi poco credibili e di scelte di cast poco oculate. Non è il miglior film di Oren, ma ci troviamo comunque di fronte a un buon ritorno del produttore siciliano.

VOTO: 67

Credo sia la recensione che si avvicina più alla mia, assieme a quella di Hermes. Quindi nulla da ridire, se non fosse che anche qua mi sembra di percepire un voto un po’ troppo alto rispetto a quanto viene detto nella rece.


Voto: 7






CITAZIONE
LARGO AL FACTOTUM!
Le recensioni di Francis Delane

Sceneggiatura: un problema di Oren, su cui però il produttore sta migliorando, è la brevità. Diciamo meglio: il nostro Orazio ha in mente buone storie, ottime trame e bei personaggi, ma li rende troppo corti perché possano veramente appassionare il lettore/spettatore. Non che si richiedano da lui film di tre ore e passa (per quello basto e avanzo io), però per certi soggetti un tantino più di indugio sarebbe consigliabile. Ad es., questo. L'idea di raccontare "una vita" (questo il titolo), per inciso la vita di un antieroe che la passa praticamente a scappare da ogni difficoltà (alcuni direbbero di vera assunzione di responsabilità, ma non mi pare questo il caso), è ottima, e il personaggio con la sua vicenda è anche ben riuscito, per quanto dopo un po' tenda a stare abbastanza sulle scatole (almeno a me). E' per questo che fa sottilmente arrabbiare che la materia sia così compressa, non tanto per l'inizio con la morte dei genitori (la cui causa andava chiarita, ma pazienza), quanto per la vita a Parigi e in Africa, specialmente la seconda, dove l'Africa praticamente non esiste (mentre Parigi un tantinello la si intravede). A questo va aggiunta una serie abbastanza lunghetta di disattezioni (non errori grammaticali, eh; cose del tipo l'intestazione della battuta ripetuta due volte), che abbassano di un paio di punti il voto. Sarebbe comunque ingiusto non notare i pregi, quelli di una storia comunque ben ideata, realistica, verosimile, di un personaggio che fa discutere e a cui, nonostante tutto, si vuole bene, e di un'atmosfera di tragicommedia realizzata alla perfezione.

Regia: Claude Lelouch, regista francese dalla carriera lunghissima. Non ho visto niente di lui, ma da quel poco che so mi è sembrato azzeccato.

Cast: Vincent Cassel è senza dubbio bravissimo, resta un po' d'incredulità a credere che il trucco lo possa far sembrare di nuovo ventenne e poi trentenne. Gli altri si fanno notare abbastanza poco, ma come volti sono ben scelti.

Musica: belle.

Sito: non pervenuto.

Voto: 73/100. Di più non mi è possibile dare, ed è un peccato, perché l'avrei davvero desiderato. Questo soggetto, e la sensibilità di Oren, se un po' più tirati in lungo avrebbero potuto essere la sorpresa di questo Festival. Ma sono sicuro che, prima o poi, Orazio ci stupirà.

In questa recensione Francis è partito bene nell’elencare i difetti in maniera esaustiva, poi però preso da un po’ del suo noto buonismo ha concluso con delle frasi a mio avviso poco ponderate.
“Sarebbe comunque ingiusto non notare i pregi, quelli di una storia comunque ben ideata, realistica, verosimile, di un personaggio che fa discutere e a cui, nonostante tutto, si vuole bene, e di un'atmosfera di tragicommedia realizzata alla perfezione”
Per prima cosa la storia non la trovo realistica né verosimile, anzi questo è il maggior difetto che la maggior parte di noi ha riscontrato e poi com’è che si fa a provare affetto nei confronti del personaggio? L’emozione che ha suscitato in me è il fastidio nel vederlo agire in quel modo scellerato.
Il voto che dà alla fine è alto per noi ma basso per lui (anche su questo dovrebbe lavorarci secondo me, quando un film non gli piace lui dà 7, praticamente deve trovare una schifezza per dare la sufficienza e un foglio bianco per dare un'insuffiicienza).

Voto: 6







CITAZIONE
Recensione della Granato Production

Il tema della sofferenza tocca nuove corde emotive, grazie (o a causa) di “Una Vie”, ultima fatica prodotta dalla Oren Production, dopo otto lunghi mesi d’inattività.
La storia narrata è di quelle in cui ogni cosa va per il verso sbagliato, sempre e comunque. E’ la storia di un personaggio ambizioso, limitato nella sua vita privata da problemi di sterilità e successivamente, da un gravissimo tumore al cervello. Una vita drammatica, la sua, che lo vede scivolare in un profondo baratro, senza possibilità di salvezza. Un uomo, vittima delle circostanze e soprattutto, vittima della sua incapacità di affrontare i problemi della vita. L’unica condizione possibile è la fuga.

Insomma, dopo “Mio Fratello”, ritroviamo sul grande schermo un’altra opera profondamente triste e negativa. Oren si avvale di un soggetto originale, dando vita ad uno script molto breve e scorrevole, per un racconto che ha la pretesa di narrare dieci anni di vita, in appena un ora di film. La sensazione che ho avuto è quella di un’opera frettolosa. I primi minuti del film sono molto corposi, così come narrazione, poetica ed efficace. Ma già verso metà del film, la storia decolla in modo vertiginoso, con una rapidità tale, da non concedere alcun empatia con alcun personaggio. Troppi protagonisti nell’arco di pochissimo tempo. Troppe situazioni narrate e in un attimo sfumate. L’unico punto fermo è la spiaggia, teatro di profondi ricordi legati al passato di Christope, interpretato da un convincente Vincent Cassel. I numerosi flashback ci introducono amici di vecchia data, fra cui ricordiamo Luc, interpretato da Omar Sy, un poco sprecato, e vecchi amori legati alla sua giovinezza.

La “fretta” è cattiva consigliera. Arrivati ad un certo punto del film, aumentano gli errori di battitura e l’opera perde di qualità. Ma quel che è peggio, dal mio punto di vista è che la storia stessa non mi ha convinto. Il fatto che Christope sia perennemente in fuga da se stesso è una chiave semplicistica, sicuramente verosimile, se guardiamo alla vita reale, ma troppo banale per un film drammatico. Non c’ è alcuna evoluzione emotiva e nessuna presa di coscienza. Così com’è partito per l’Africa, fuggendo dalla sua sterilità, così torna in Francia, fuggendo al tumore. Poveraccio!

Voto 60/100
Sondaggio 6

Il soggetto non è certo di quelli semplici da realizzare, ma Oren ha realizzato film molto più belli e attingevano comunque alla sua fantasia. Se non fosse stato per la fretta di partecipare al festival, credo che avremmo discusso di un film profondamente diverso.

Recensione impeccabile, focalizza i principali difetti e il motivo per cui si sono venuti a creare (essenzialmente la fretta), con un voto che non è messo là per regalare nulla, ma che risulta veritiero.

Voto: 8






WORLD

CITAZIONE
Seconda incursione di Oren in un genere più drammatico e impegnato, solo che stavolta i risultati sono sensibilmente differenti. Se infatti nella precedente esperienza (si intitolava Seven Days, giusto?) il risultato fu un'opera abbastanza pretenziosa e mal riuscita, qui siamo in presenza di un netto passo in avanti e il merito è senza dubbio di un soggetto originale che stavolta Oren ha studiato meglio.
La storia del protagonista è infatti interessante e coinvolgente, nonostante lo stesso si ritrovi ad affrontare sua malgrado una lunga serie di sciagure che, l'una dietro l'altra, ne condizioneranno l'esistenza.
Ecco, se sinceramente queste disgrazie mi sono sembrate francamente un po' troppe, dall'altra parte ho sinceramente apprezzato l'intenzione di Oren di mostrarci un uomo che in realtà altro non è che un fuggitivo, un uomo che nella sua vita non ha fatto altro che affrontare con la fuga le disgrazie che gli si presentavano senza riuscire però comunque ad evitarle. Alla fine, proprio per questo, il suo bilancio di "una vita" non potrà che essere ancora più amaro.
Scelta registica coraggiosa, così come da apprezzare la scelta di un cast interamente francese.
In sintesi, è un film che non è pienamente riuscito a causa di alcuni snodi narrativi un po' troppo netti e poco plausibili, ma considerando che si tratta anche di una storia originale sono innegabili i passi in avanti e il risultato, generale, di un'opera che si lascia guardare e che suscita comunque un certo interesse. Come nel caso di Agnese, però, a Oren a questo punto va caldamente consigliata una bella trasposizione. 6,5

Gaetano parla del personaggio in fuga come se tale caratteristica fosse una buona idea e in questo mi trova in disaccordo perché se si voleva dare un’immagine simile era necessaria una diversa caratterizzazione che rendesse plausibile questa fuga, anche accettandola come parte del suo carattere.
Nemmeno lui si è accorto dell’attore vecchio che fa anche il giovane, mentre per il resto la rece è come al solito scritta bene, meno dettagliata del solito per via, presuppongo, della fretta di recensire e votare.

Voto: 7
 
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mastruccio
view post Posted on 12/10/2013, 23:33




CITAZIONE (Andrew. @ 12/10/2013, 15:12) 
CITAZIONE
Voto: 72/100
E' un voto che risente della mia scarsa affezione ai personaggi, per la troppa brevità dello script, ma è ben oltre la sufficienza, anche come premio per l'enorme miglioramento che Oren ha dimostrato nel saper scrivere cinema. Ora lo attendiamo in una solida trasposizione, dopo tutti i suoi film originali. Sarà la sua definitiva maturazione e consacrazione nel meraviglioso mondo di Cinematik.

Rece molto dettagliata, forse anche troppo dato che non è così necessaria ripetere nella recensione tutta la trama del film a mò di riassunto, se non è accompagnata da commenti personali.
I difetti vengono descritti accuratamente e in maniera costruttiva, non si fa cenno alla scelta di Cassell come attore anche giovane, il tutto è accompagnato da uno stile di scrittura piacevole da leggere.
Se non fosse per un voto secondo me troppo generoso da un tipo solitamente molto pretenzioso come Mastruccio, la definirei una delle migliori.

Nella citazione della mia rece, che ho evidenziato in grassetto, c'è la spiegazione al tuo dubbio. Oren, in passato, l'ho spesso bastonato, ed anche di brutto, ma sono felice di essere, ora, il più entusiasta "riconoscitore" dei suoi notevoli progressi.
 
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Superlele2013
view post Posted on 14/10/2013, 12:37




Mi piace!!

Bellissima l'idea di fare una critica alle critiche.

Ci sono tantissimi spunti per imparare.

Pienamente d'accordo su quanto detto nei miei riguardi.
 
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SaschaGranato
view post Posted on 14/10/2013, 13:57




CITAZIONE
Recensione della Granato Production

Il tema della sofferenza tocca nuove corde emotive, grazie (o a causa) di “Una Vie”, ultima fatica prodotta dalla Oren Production, dopo otto lunghi mesi d’inattività.
La storia narrata è di quelle in cui ogni cosa va per il verso sbagliato, sempre e comunque. E’ la storia di un personaggio ambizioso, limitato nella sua vita privata da problemi di sterilità e successivamente, da un gravissimo tumore al cervello. Una vita drammatica, la sua, che lo vede scivolare in un profondo baratro, senza possibilità di salvezza. Un uomo, vittima delle circostanze e soprattutto, vittima della sua incapacità di affrontare i problemi della vita. L’unica condizione possibile è la fuga.

Insomma, dopo “Mio Fratello”, ritroviamo sul grande schermo un’altra opera profondamente triste e negativa. Oren si avvale di un soggetto originale, dando vita ad uno script molto breve e scorrevole, per un racconto che ha la pretesa di narrare dieci anni di vita, in appena un ora di film. La sensazione che ho avuto è quella di un’opera frettolosa. I primi minuti del film sono molto corposi, così come narrazione, poetica ed efficace. Ma già verso metà del film, la storia decolla in modo vertiginoso, con una rapidità tale, da non concedere alcun empatia con alcun personaggio. Troppi protagonisti nell’arco di pochissimo tempo. Troppe situazioni narrate e in un attimo sfumate. L’unico punto fermo è la spiaggia, teatro di profondi ricordi legati al passato di Christope, interpretato da un convincente Vincent Cassel. I numerosi flashback ci introducono amici di vecchia data, fra cui ricordiamo Luc, interpretato da Omar Sy, un poco sprecato, e vecchi amori legati alla sua giovinezza.

La “fretta” è cattiva consigliera. Arrivati ad un certo punto del film, aumentano gli errori di battitura e l’opera perde di qualità. Ma quel che è peggio, dal mio punto di vista è che la storia stessa non mi ha convinto. Il fatto che Christope sia perennemente in fuga da se stesso è una chiave semplicistica, sicuramente verosimile, se guardiamo alla vita reale, ma troppo banale per un film drammatico. Non c’ è alcuna evoluzione emotiva e nessuna presa di coscienza. Così com’è partito per l’Africa, fuggendo dalla sua sterilità, così torna in Francia, fuggendo al tumore. Poveraccio!

Voto 60/100
Sondaggio 6

Il soggetto non è certo di quelli semplici da realizzare, ma Oren ha realizzato film molto più belli e attingevano comunque alla sua fantasia. Se non fosse stato per la fretta di partecipare al festival, credo che avremmo discusso di un film profondamente diverso.

Recensione impeccabile, focalizza i principali difetti e il motivo per cui si sono venuti a creare (essenzialmente la fretta), con un voto che non è messo là per regalare nulla, ma che risulta veritiero.

Voto: 8

Per me è un vero onore ricevere una valutazione così positiva! Le recensioni sono sempre state il mio punto debole, ma quest anno ho cercato di soffermarmi su particolari che spesso non evidenziavo.
 
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Andrew.
view post Posted on 14/10/2013, 14:01




Sì ma non gongolare che poi ti faccio le scarpe per la rece del film di Nuno :P
 
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Tomcat75
view post Posted on 14/10/2013, 17:19




Dato che per ora non vengo tirato in ballo guardo il fiume aspettando i cadaveri. jason.

Anche perchè dato che sono stato il primo a vincere il premio come miglior recensore (lustri fa :cry: ), voglio vedere come verrò trattato....
 
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Oren productions
view post Posted on 14/10/2013, 23:53




Bella rubrica, mi piace. Mi terrorizza leggere cosa si dirà delle mie pessime recensioni :P
 
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SaschaGranato
view post Posted on 15/10/2013, 00:03




CITAZIONE
Sì ma non gongolare che poi ti faccio le scarpe per la rece del film di Nuno :P

Dalle stelle alle stalle XD. Tecnicamente la sceneggiatura di Nuno è molto buona, ma il film non mi è piaciuto. Il vero problema è stato quello di completare la lettura e quando arrivi a certi livelli, non hai più la lucidità per valutare un film oggettivamente, o forse sono io che vanto poca professionalità. Devo migliorarmi anche in questo.
 
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view post Posted on 20/10/2013, 15:38
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Critico

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Bella rubrica che ci fa riflettere un po' su ciò che scriviamo.

CITAZIONE
Questa recensione parte con una frase contraddittoria. “Ci troviamo di fronte a una storia molto semplice, senza grandi ambizioni se non quella di descrivere la vita di un uomo, dall’adolescenza all’età adulta”.
Come fai a dire che è molto semplice una storia drammatica che descrive l’intera vita di un uomo? Io la definirei titanica, non semplice.

In effetti mi sono spiagato male. Volevo dire che la struttura del film è piuttosto lineare e che non riserva grossi colpi di scena, focalizzandosi quindi sul racconto puro e semplice della vita di un uomo.


CITAZIONE
Anche per lui noto un voto troppo alto rispetto a quanto ha scritto nella recensione.

Ammetto di avere sempre qualche difficoltà a dare un voto basso perchè capisco il lavoro che c'è dietro uno script, che per essere scritto porta via molto tempo a tutti. Per questo cerco sempre di chiarire nella recensione cosa mi è piaicuto e cosa no. Cercherò cmq di dare il voto in modo sempre più coerente alla recensione, facendomi meno problemi.


Per il resto ha colpito anche a me il parere di Agnese che ha criticato il film di Oren principalmente per la morale (o l'assenza di morale) e il finale negativo.
E' un tipo di critica che ho riscontrato anche in altre occasioni in questo Festival e che non mi trova per nulla d'accordo.
Un film non è una sentenza, un saggio o un articolo giornalistico. Non deve per forza essere imparziale, educativo o moralmente edificante. Può tranquillamente decidere di raccontare solo una parte delle cose, magari proprio la parte più contorversa e negativa, e non può essere criticato solo per questo.
Il cinema è pieno di film incentrati su eroi negativi o che raccontano storie prive di speranza, eppure non mi sembra che vengano criticati per questo tipo di scelte.
 
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Andrew.
view post Posted on 23/10/2013, 13:09




Niente, la prossima volta dovrò usare gli insulti per smuovere un po' le acque. Ce ne fosse uno che non è d'accordo con me :P
 
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view post Posted on 23/10/2013, 13:30
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Cinefilo Ad Honorem

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CITAZIONE (Andrew. @ 23/10/2013, 14:09) 
Niente, la prossima volta dovrò usare gli insulti per smuovere un po' le acque. Ce ne fosse uno che non è d'accordo con me :P

La prossima volta ti faccio da editor dei testi.
 
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mastruccio
view post Posted on 10/11/2013, 23:52




CITAZIONE (marenarobros @ 23/10/2013, 13:30) 
CITAZIONE (Andrew. @ 23/10/2013, 14:09) 
Niente, la prossima volta dovrò usare gli insulti per smuovere un po' le acque. Ce ne fosse uno che non è d'accordo con me :P

La prossima volta ti faccio da editor dei testi.

Volete una mano?
 
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11 replies since 12/10/2013, 14:12   1394 views
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