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Festival di Roma: La Città Arrabbiata
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Festival di Roma: La Città Arrabbiata, World Entertainment

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World ^_^
view post Posted on 21/9/2011, 14:24




Giornata dedicata a La città arrabbiata, quarto film in concorso, diretto da Robert Redford e prodotto dalla World Entertainment.


www.worldent.altervista.org/Cittarrabbiata.htm

A breve potrete seguire la conferenza stampa tenuta da World prima della proiezione ufficiale del film.

Buona visione!

 
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canepa
view post Posted on 21/9/2011, 16:58




CONFERENZA STAMPA
1) Sei l’ultimo vincitore del colosseo d’oro per il miglior film. Molti ti danno per vincente insieme a Clint. Ci sono quindi molte aspettative su di te. Che ne pensi?
Che ne penso... bella domanda. Penso che forse le aspettative sono dovute proprio al fatto che ho vinto le ultime due edizioni. Tuttavia, non lo dico per nascondermi ma credo che questa volta siano altri i film che partecipino con maggiori carte in regola per portare a casa l'ambito Colosseo d'Oro. Cavallo nero carbone e L'uomo che cade di sicuro erano film di maggior richiamo, anche al di là della cornice festivaliera, tuttavia il film di quest'anno credo che rappresenterà degnamente la World Entertainment...

2) Dopo la vittoria dello scorso anno, quali sono le sensazioni di quest’anno?
Le sensazioni sono quelle di sempre. E' sempre bella, infatti, l'atmosfera che si respira di concorso, di "sfida" racchiusa nell'arco di pochi giorni e tra un numero comunque limitato di film.

3) Un film western di Redford, al Festival di Roma, con alla regia il creatore del Sundance Festival. Non ci saranno conflitti di interesse?
Ma no, non credo proprio. E Redford, poi... semmai, se c'è un conflitto d'interessi quello è il mio, dal momento che anche quest'anno sono presente in doppia veste di organizzatore e partecipante. Ma fortunatamente Cinematik ha i suoi anticorpi naturali, che rendono possibili anche tali operazioni senza grossi timori di conflitti d'interesse!

medium_robert-redford-4
Redford spiega al pubblico alcune compoenti del film durante la conferenza stampa.

4) Redford è un regista schierato, cosa lo ha portato a accettare la tua richiesta di dirigere il film?
Forse proprio per il fatto che sia "schierato" e avvezzo a trattare determinate tematiche con un'ottica se vogliamo "militante". Qui la presa di posizione è meno evidente, sarà infatti lo spettatore a farsi una sua idea alla fine, anche se Redford la sua parte la fa.

5) Due “vecchi” attori e registi come Gibson e Redford, con al fianco l’astro nascente Gordon Levitt. Un passaggio di consegne? Ci potresti spiegare meglio i ruoli dei tre?
Sinceramente non ho pensato a nessun passaggio di consegne. Sui ruoli, Gordon Levitt è il giovane protagonista su cui graverà l'intero peso delle scelte da fare, mentre è stato bello poter lavorare con Redford e Gibson e usare questi due grandi attori come non protagonisti, facendogli incarnare due visioni così opposte tra loro. Un'opposizione, la loro, che si trasporrà anche fisicamente...

joseph_gordon_levitt
Gordon Levitt che riprende il pubblico sul red carpet con la sua videocamera.

6) Chi porterai con te sul Red Carpet?
Ma che domande, ovviamente Luisa, la mia ragazza! E' la sua prima volta qui al Festival e mi immagino come sarà emozionata!

7) Il pregio e il difetto principale del tuo film.
Pregi e difetti che forse stavolta coincidono e un po' si sovrappongono, il fatto principale è che si tratta di un film molto personale, dalla trama tuttosommato assai semplice e se vogliamo "classica" sotto certi aspetti, ma funzionale alla tesi che mi stava a cuore trasporre, quella appunto del già citato dilemma interiore del protagonista, tormentato dalla scelta tra l'applicazione della Legge e la tentazione di una giustizia privata.
E non è detto che questo tema, che personalmente trovo affascinante, interesserà tutti allo stesso modo.

8) Quando uscirà il tuo film nelle sale?
Pochi giorni dopo la proiezione al festival, il 24 settembre.

9) Pronostico secco: chi vince il festival?
Domani, un oasi.
 
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Little Tin Goddess
view post Posted on 21/9/2011, 17:33





un film sulla vendetta come molti, dal Corvo a Kill Bill film di questo genere esistono in tutte le salse nel mondo del cinema, ma i western devono comunque avere delle regole, cercare di far capire la mentalità dell'epoca.
il personaggio di Mel Gibson è quello che rappresenta un po' la mentalità delle colonie da poco diventate indipendenti, la legge del più forte e di farsi giustizia da sè. Quello di Joseph Gordon Levitt preferirebbe che fosse la legge a decidere. Personalmente fra i due tifavo per questo, perchè è come la vedo io: se si trova un delinquente farsi giustizia da soli serve solo a cacciarti nei guai, poi se il delinquente scappa o paga qualcuno per non andare in galera è un altro discorso ma qui si va in un altro dibattito. Comunque è per questo che il finale mi ha lasciato un po' con l'amaro in bocca, ma non penso si potesse fare qualcosa. In una società del far west il buono è costretto a diventare cattivo.
Ottimi gli attori, Mel Gibson mi ha sorpreso molto e Gordon Levitt è ben calato nella parte. Colonna sonora malinconica e ben azzeccata.
Voto 7 e mezzo. 8 nel sondaggio
 
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Andrew.
view post Posted on 22/9/2011, 21:41




Recensione della Chimera


Parto con una curiosità: leggendo il bellissimo trailer di Quanah, non so perchè, mi ero messo in mente che quello fosse il trailer del western che avrebbe partecipato al festival. E infatti mi aspettavo un film diverso, ma vabè, sarà colpa dell'età che inizia ad avanzare.
La città arrabbiata è un western di stampo classico, dove World ci fa riflettere sulla delicata questione della giustizia e sui limiti che questa impone all'uomo. Un deliquente va punito, ma se deve morire, perchè aspettare che sia un giudice a farlo? Questa è la domanda che si pone la gente "arrabbiata" di Pawnee Bluffs, capeggiata dall'uomo a cui hanno violentato una figlia e ucciso l'altra. Dall'altra parte c'è invece uno sceriffo integgerrimo che non ha intenzione di cedere di un millimetro sulla sua posizione. E' uno dei pochi che risponde alla legge prima di ogni altra cosa e farà di tutto per farla rispettare. Nel mezzo tra queste due correnti di pensiero troviamo Jesse. E' un vicesceriffo e non può andare contro gli obblighi del suo mestiere, ma è anche il fidanzato di Sarah e il suo istinto lo spingerà a vendicarsi.
Per tutto il film ci chiediamo chi sarà a vincere e nel finale è l'umanità più nuda e cruda a prendere il sopravvento, con i suoi impulsi che diventano a un certo punto invincibili. E' una visione pessimistica di un mondo dove la legge sembra a questo punto superflua (penso all'immagine dello sceriffo sconfitto), ma è una visione realistica e appunto molto umana. E anche se il tutto è ambientato nel far west, l'ho trovata tutt'altro che invecchiata, ma anzi molto attuale (si pensino ai recenti fatti di cronaca e alle dichiarazioni di italiani che non soddisfatti del nostro sistema giudiziario minacciano di farsi giustizia da soli).
La sceneggiatura l'ho trovata molto pulita e sintetica, non ci sono scene ridondanti, tutto è quasi ridotto all'osso a favore di una semplicità e una scorrevolezza nella lettura. Ho notato un senso di accelerazione nella seconda parte del film e nel finale, dove mi aspettavo qualche approfondimento maggiore per la scelta di Jesse o per le conseguenze che tale scelta avrebbe avuto. E' come se si fosse arrivato all'epilogo un po' troppo in fretta, ma è solo una vaga sensazione, perchè nel complesso la sceneggiatura mi è sembrata abbastanza compatta.
Redford dirige e recita allo stesso tempo e lo fa in maniera dignitosa. Non ho visto niente diretto da lui, ma ho notato che non è la prima volta che recita e dirige uno stesso film e anche andando a guardare i generi, direi che sia stata una scelta felice. Il suo personaggio, per quanto carismatico, non riesce a brillare di luce propria. Raggiunge il picco quando racconta il suo passato, ma dopodichè sembra passare un po' nell'ombra senza lasciare effettivamente un segno.
Più memorabile invece Joseph Gordon Levitt che dà vita a un personaggio a tutto tondo, a volte freddo, altre capace di emozionarsi e soprattutto imprevedibile. Degni di nota anche Mel Gibson al quale riesce bene la parte del padre disperato e desideroso di vendetta e Amy Adams che nelle poche scene dove appare riesce a lasciare qualcosa.
Le musiche di Isham sono poche ma perfette per quelle scene dove sono inserite.
La locandina ha un'immagine bella ed evocativa, ma avrei preso dei font diversi per amalgamare meglio le scritte allo sfondo.

Voto: 7,5 (7 al sondaggio)



World torna a Cinematik dopo un periodo di assenza con un film che a detta sua era molto personale e diverso dai soliti successoni assicurati. Forse mi aspettavo qualcosa di più dalla trama che non presenta particolari innovazioni e ricalca temi già affrontati senza far brillare di originalità i personaggi e le loro storie. Ma ho comunque apprezzato l'atmosfera che si respira in tutto il film, quella della paura, dell'incertezza, della rabbia, che hanno elevato il soggetto di partenza a un livello decisamente più alto. Se a questo si aggiunge una sceneggiatura ineccepibile, direi che è stato un ottimo ritorno della World Entertinment.

Edited by Andrew. - 23/9/2011, 16:02
 
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Clint1994
view post Posted on 23/9/2011, 14:36




LA CITTA' ARRABBIATA by Clint94

Prima dell'inizio del festival, avevo detto che secondo me il vincitore sarebbe stato proprio “La città arrabbiata” di World. Ora non lo penso più. Perché il film di World è “solo” una buona pellicola.
Dopo un semestre di assenza e a due anni da “Cavallo Nero carbone”, il produttore napoletano torna al genere western con una storia molto classica, che ruota attorno ad uno degli stereotipi del genere: il linciaggio. La particolarità sta nel fatto che il protagonista, il giovane Jesse Marks, è nello stesso tempo la persona che dovrebbe far rispettare la legge (in quanto vice-sceriffo) e quella che dovrebbe infrangerla per vendetta (in quanto fidanzato della vittima). I personaggi dello sceriffo Keogh e di Reuben Lillard, padre delle due vittime, sono i due poli in mezzo ai quali si trova Jesse, che, sebbene per tutto il film tenda a stare dalla parte del primo, alla fine cede ai suoi istinti e si schiera con il secondo. La figura di Jesse è un po' l'ago della bilancia di tutta la vicenda, il personaggio dalle cui scelte dipendono le sorti dei due delinquenti catturati. Tuttavia, nonostante le buone premesse, ho trovato sia la caratterizzazione dei personaggi sia la trama un po' superficiale. L'inizio è molto buono: si assiste subito all'incidente, allo stupro di Sarah e all'uccisione di Melissa. Le prime scene sono cariche di tensione e creano grandi aspettative; mi è piaciuta molto anche la scena in cui Jesse, con la splendida musica di Mark Isham in sottofondo, ricostruisce l'accaduto osservando le tracce lasciate sul terreno. Parte poi la caccia all'uomo, che si conclude facilmente con la cattura dei due criminali. A questo punto, inizia quello che è il vero fulcro del film, ossia il tentativo da parte del riluttante Jesse e dello sceriffo di difendere dal linciaggio i due assassini. Peccato che proprio quella che doveva essere la parte più importante del film si riveli abbastanza deludente. Nel film non ci sono svolte, nessun colpo di scena particolare, le scene tendono a ripetersi (Sarah in lacrime che non vuole vedere Jesse, Lillard che giura vendetta, i discorsi dello sceriffo sulla necessità di evitare il linciaggio...). E si arriva al finale un po' troppo in fretta, come se l'autore volesse concludere la storia il prima possibile. L'ultima parte sembra più raccontata che mostrata, e infatti ci sono pochissimi dialoghi. E anche nel finale, quando Jesse cede alla rabbia e scaraventa Johnson giù dal precipizio, ottenendo la fiducia di Lillard ma tradendo quella dello sceriffo, ho avuto come l'impressione che World avesse voluto far finire male il film apposta, come se il finale negativo rendesse il film migliore, non so bene come spiegarmi. Io avrei apprezzato di più se Jesse avesse tenuto la fede alla promessa fatta allo sceriffo; quel finale mi ha lasciato l'amaro in bocca. Anche la caratterizzazione dei personaggi l'ho trovata abbastanza stereotipata (il padre vendicativo, lo sceriffo che vuol far rispettare la legge, la vittima sempre in lacrime), sebbene abbia apprezzato alcune scelte di cast (soprattutto quella di Mel Gibson, per niente scontata). Anche dal personaggio di Jesse alla fine mi aspettavo qualcosa di più. Inoltre penso che Amy Adams sia troppo vecchia per la parte (ha 37 anni, 7 in più di Joseph Gordon-Levitt e 18 meno di Gibson: ci voleva un'attrice più giovane). In ogni caso, non vorrei dare l'impressione che il film non mi sia piaciuto completamente, perché così non è, anzi. È comunque una pellicola superiore alla media, scritta in modo ottimo (anche se ci sono più errori di quanti mi aspettassi da uno come World: per esempio “entrare dentro” o “uscire fuori”), scorrevole (l'ho letta abbastanza in fretta e senza mai stancarmi), sicuramente non noiosa, priva delle descrizioni prolisse che hanno invece caratterizzato in negativo molti dei film di World in passato. Anche la scelta di Redford alla regia è buona e la locandina mi piace molto. Nel complesso, però, mi aspettavo di più.

VOTO: 7
 
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view post Posted on 24/9/2011, 10:31
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Critico

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La città arrabbiata è un western molto cupo, severo e che non fa sconti. La trama, come l’intreccio, sono piuttosto semplici e lineari ma affrontano temi molto complessi: la legge è in grado di governare gli impulsi umani più violenti e garantire un giusto processo anche ai peggiori criminali? Ma soprattutto, l’uomo è disposto ad accettare che la legge “faccia il suo corso” anche di fronte a crimini cosi deplorevoli?
Il film, con il suo imperante pessimismo e la sua violenza incontrollabile, dà una risposta, dipingendo uno scenario senza speranza fatto di uomini che cedono alla vendetta più cieca e brutale.
Jesse e lo sceriffo ritrovano e rinchiudono nella prigione del paese i due criminali responsabili dello stupro di Sarah e della morte di sua sorella. Ciò provoca lo sdegno e la rabbia dell’intero paese, ma in particolare del padre delle due vittime che chiede a gran voce un’esecuzione pubblica. Lo sceriffo, uomo di legge tutto d’un pezzo, si oppone a ciò e farà di tutto perché i due criminali possano essere assicurati alla giustizia, pur sapendo che molto probabilmente anche la legge li condannerà a morte.
Il film ha un ritmo molto pacato e forse nella parte centrale è un po’ lento. Lo scopo è quello di scandagliare la psicologia dei personaggi e i loro conflitti interiori. A partire dalla giovane Sarah con la sua realistica reazione allo stupro, per continuare con il furioso Lillard e il desiderio di vendicare le figlie, per finire con il giovane Jesse che ben incarna il tema portante di tutto il film: farsi giustizia da soli o affidarsi completamente alla legge?
Alla fine Jesse cederà e ucciderà uno dei due criminali (l’altro morirà grazie alla complicità del destino), ottenendo persino il perdono e il rispetto di Lillard. Sullo sfondo lo sguardo abbattuto e profondamente deluso dello sceriffo, che vale più di mille parole.
Forse nella parte centrale non avrebbe guastato qualche svolta inaspettata, per dare più ritmo alla vicenda, ma il film non perde la sua efficacia, soprattutto grazie al finale, che magari dividerà ma che io ho apprezzato molto.

Robert Redford fa un ottimo lavoro alla regia, dando un taglio essenziale e asciutto, senza inutili orpelli. Sempre più bravo Joseph Gordon Levitt che ha dato vita a un personaggio estremamente credibile e sofferente. Bravo anche Mel Gibson, in una parte che gli si addice molto. Seppur in un ruolo più defilato, mi è piaciuta molto anche la Adams, con le sue poche ma intense scene.

Accompagnamento musicale ridotto al minimo, mai invadente, in linea con le atmosfere desolate e commoventi del film.

Bella e d’atmosfera la foto scelta per la locandina. Il font invece non mi piace molto.

La città arrabbiata è un pugno nello stomaco. Un film che non ha paura di rappresentare un punto di vista decisamente pessimista e cupo. E lo fa fino in fondo, con un finale spietato e avvilente al tempo stesso. Un po’ più di ritmo, soprattutto nella parte centrale, avrebbe sicuramente giovato a tutto il film, ma rimane comunque una pellicola che fa riflettere. 7,5
 
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World ^_^
view post Posted on 24/9/2011, 12:22




Ringrazio per le recensioni già ricevute, ci sono già spunti interessanti su cui poter rispondere e argomentare, quindi lo farò al più presto e non appena avrò postato anche io qualche recensione dei film che sono riuscito a leggere finora. Grazie. ;)

p.s. Nel frattempo il film, da questa sera, è anche nelle sale di Cinematik. Votatelo! :)

Edited by World ^_^ - 24/9/2011, 13:51
 
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Atamàz
view post Posted on 25/9/2011, 02:21




Ricordo che, fin dai primi accenni alla realizzazione di questo film, il suo tema principale riguardante le dinamiche (a volte conflittuali, a volte complementari) tra giustizia e vendetta mi aveva interessato e incuriosito parecchio. Non a caso film come “Il silenzio di uccidere”, o anche il semisconosciuto “Legge criminale”, che per certi versi mi hanno ricordato questa pellicola, sono nell’elenco dei miei piccoli cult personali.
“La città arrabbiata” tratta il tema da un punto di vista interessante, ossia quello di un uomo di legge combattuto tra il desiderio di vendicare la propria fidanzata violentata, assecondando così la sete di sangue dell’intera cittadina, e il senso di dovere che gli impone di condurre gli autori del crimine davanti a un giudice, come giustizia comanda. E’ infatti il personaggio interpretato da un bravissimo Joseph Gordon-Levitt il vero fulcro di questo film, l’ago della bilancia capace di far pendere le sorti dei prigionieri dalla parte del linciaggio o dalla parte del giusto processo. Purtroppo, è il titolo stesso del film a dirci come si concluderà la vicenda, nonostante la valorosa opposizione della tragica figura dello sceriffo idealista interpretata da Robert Redford.
Ben scritta (salva qualche trascurabile imprecisione) ed estremamente intensa, la sceneggiatura non conosce pause, catturando lo spettatore fin dalla prima, drammatica scena. Il finale, altrettanto cupo e pessimista, chiude il cerchio abbandonando le illusioni di giustizia dello sceriffo all’oblio. Forse manca una coda distensiva, ma probabilmente nell’ultima immagine che compare sullo schermo, con la via principale del paese che lascia presagire la venuta di una città fantasma, c’è proprio l’intenzione di negare ogni consolazione.
In questo senso, perfetta la regia di Robert Redford, non nuovo a toni di questo genere. Cast in cui emerge forse troppo nettamente Gordon-Levitt, a confronto dei colleghi legati a personaggi che tendo a giudicare vagamente monodirezionali, nei loro atteggiamenti.
La colonna sonora, formata da brani composti da Mark Isham è più adeguata, anche se non abbondante. Locandina che caratterizza bene l’ambiente, ma che forse non è azzeccata al massimo riguardo al tono del film o alla vicenda.
 
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canepa
view post Posted on 26/9/2011, 18:27




RECE FLASH by Tomcat: LA CITTA’ ARRABBIATA
Un film come uno Stetson: un classico!


Regia: 80 Redford, dirige un film del genere che gli ha dato un gran successo a livello recitativo e che non ha mai affrontato a livello registico; almeno nel senso di un western classico. La sua regia è ottima, perché oltre a regalarci degli scorci panoramici notevoli, continua nel suo impegno, anche se nascota in un film di genere.
Sceneggiatura: 77 Lo script è scritto abbastanza bene, con pochi errori di battitura, ma con termini desueti o strani (purtroppo non mi ricordo quali). Inoltre c’è un bel Blooper: Jesse ha una doppietta e spara un colpo per poi ricaricare. Essendo una doppietta può sparare due volte. Inoltre il colpo centra il cavallo di Johnson nel petto disarcionandolo. La scena dopo un altro colpo colpisce nuovamente il cavallo che si accascia. Con un colpo al petto il cavallo può fare due cose: o si accascia a terra (cosa più logica) o scappa (se ce la fa), in ogni caso è improbabile che Jesse lo ricolpisca. Venendo alla sceneggiatura vera e propria, posso dire che è scritta in maniera che lo spettatore non si annoi mai. Un ritmo non troppo elevato, ma riflessivo. Anche se non mancano le scene action più concitate, che sono buone. I personaggi sono tutti tratteggiati a dovere e i dialoghi sono buoni. Forse la pecca più grande della pellicola è quella di non osare mai un colpo di scena, per aumentare l’attenzione dello spettatore. Il tutto si concentra sulla storia, per portarci al termine di essa per conoscere come andrà a finire; anche se credo che tutti se lo immaginino.
Soggetto: 75 Una storia western dallo stampo classico, che si fa guardare con piacere e fare il tifo soprattutto per Jesse, ma che non ha nessuna novità. I personaggi sono quelli che ti aspetteresti da un western: I banditi cattivi. Lo sceriffo buono e saggio. L’allevatore sanguigno con tanto di “schiavo”. La folla pronta a linciare il bandito di turno. Forse il personaggio meno scontato è Jesse, che è in continua lotta fra il senso del dovere e la vendetta. Però la storia non è affatto banale, con i personaggi che hanno un obiettivo e tentano di portarlo a termine in ogni modo. Una storia che di fatto premia solo coloro che erano spinti da un senso di vendetta o giustizia privata. Infatti quello che esce più sconfitto, tralasciando Sarah, è lo sceriffo. In questo il film è attuale: è giusto riporre fiducia in una giustizia troppe volte ingiusta o farsi giustizia da soli. Jesse sembra imboccare la prima via, ma nel momento topico vira e si fa giustizia; cosa che gli fa conquistare le simpatie di un futuro suocero, che lo odiava. Però mi chiedo una cosa: Ma se l’odio iniziale di Lilliard per Jesse era dovuto al suo mestiere e la ruggine con lo sceriffo, perchè adesso lo accetta? Solo perchè ha vendicato l’onore della figlia. Ma soprattutto perchè lo sceriffo che tanto ci teneva a far rispettare la legge, non ha arrestato o almeno “licenziato” Jesse? In fondo uccidendo Johnson, agli occhi dello sceriffo, anche lui è diventato un criminale.
Cast: 80 Un cast veramente ben congeniato e che svolge alla grande il suo lavoro, con un Levitt sempre più ricercato su CK e sempre più bravo. Qui nella fattispecie, nel riuscire a mostrarci ciò che lo fa combattere internamente. Brava la Adams (seppur con poco spazio), nel mostrarci la sofferenza dell’evento che ha subito. Bravi Gibson e Redford in ruoli diametralmente opposti, ma molto simili nella loro testardaggine.
Locandina: N/A Non giudico ciò che ho fatto.
Musiche: 75 I brani sono tutti notevoli e si amalgano bene con le scene. Il problema è che forse sono pochi, seppur il film non sia lunghissimo.
Sito: N/A C’è il film e la locandina.
Voto complessivo: 75/100 A mio avviso questo è il primo film western di World, perchè Cavallo Nero carbone era un film di guerra. Un western che è realizzato tecnicamente in maniera quasi ineccepibile, ma che non porta nessuna innovazione. Cosa che serviva in un genere che ha detto parecchio negli anni. Chiaramente non è una bocciatura, anzi, il film è interessante e non annoia. Ma gli manca quel qualcosa per renderlo indimenticabile.
 
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view post Posted on 27/9/2011, 22:03

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LARGO AL FACTOTUM!
Le recensioni di Francis Delane


Già il fatto che il film di World riesca a tener desta l'attenzione di un Francis che crolla dal sonno dopo una settimana da incubo, quando non ce le fanno nemmeno le cure di Tamzin Merchant, parla chiaro sulla qualità di questa pellicola, che segna il grande ritorno di un vecchio leone a CK.

Il film si apre sulla sequenza di uno stupro e un omicidio brutale, stabilendo subito il tono duro e violento che ha la pellicola, ma anche lo scontro morale che vediamo svolgersi. La legge da un lato, incarnata da un Robert Redford le cui rughe gli danno tutta la bellezza dei settant'anni, la vendetta dall'altro, nei movimenti nervosi, nella parlata infuocata di un Mel Gibson allucinato. In mezzo, Jesse Marks alias Joseph Gordon-Levitt, ma anche noi. Cosa faremmo con degli stupratori e fuorilegge che non mostrano nessun pentimento, che hanno fatto quel che han fatto per pura malvagità? Li lasceremmo alla legge o faremmo giustizia con le nostre mani? Più politico di così, il film non potrebbe davvero essere, e il conflitto morale è espresso con chiarezza, limpidezza e linearità, fino al drammatico finale.

La regia di Redford, solida nella sua classicità, si adatta a un film manifestamente "classico", dove si legge benissimo il tentativo di resuscitare l'epopea morale alla John Ford, unita nello stile a quella dose di violenza e realismo tipica invece di Clint Eastwood. Sfrutta benissimo le poche musiche (è un peccato che siano poche), e l'interpretazione solida di Gordon-Levitt, che entra tra i possibili candidati al Colosseo d'Oro, assieme a Vincent Cassel e Christian Bale (non ho ancora visto altro, per il momento).

Peccato per il finale. Eh sì, il finale mi è sembrato accelerato e, come dire...tagliato. Si sapeva che la scelta finale sarebbe spettata a Jesse, ma vederlo risolversi per la vendetta, senza ulteriori pensieri, be'...tronca un po' il discorso. Anche perché è una soluzione "pacifica": il linciaggio è stato evitato e quindi la città è salva, Jesse si guadagna la stima del futuro suocero, solo lo sceriffo rimane deluso ma a questa delusione non è dato spazio. Credo davvero che il finale potesse essere ampliato, anche di poco, giusto una scena ulteriore.

Il film di World rimane comunque un ottimo film, e un grande ritorno. Aspettando, adesso, Quanah.
 
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Laury1994
view post Posted on 30/9/2011, 14:27




Regia: 8
Robert Redford è l'uomo giusto al posto giusto. Questo film gli calza a pennello e il dirigerlo intepretandolo anche lo rende ancora più suo.

Sceneggiatura: 8
Si vede che World ha del mestiere da vendere. L'esperienza e la scrittura rendono La città arrabbiata un film molto piacevole da leggere. Buona l'alternanza di scene drammatiche, d'azione, riflessive e di dialogo. Finale molto amaro, che mi lascia qualche perplessità. Ad esempio: è bastata la vendetta operata da Jesse a far sì che Lillard lo accogliesse a braccia aperte in famiglia? Lo sceriffo accetta così a testa bassa l'accaduto? Piccole domande, che però non tolgono valore all'intera sceneggiatura.

Soggetto: 7,5
Non è un film che avrei deciso di andare a vedere al cinema, ma il tema trattato, anche se non nuovissimo, è molto interessante. Analizzato da quasi tutti i punti di vista, alla fine è la scelta è affidata a Jesse e il risultato è una sonora sconfitta per la giustizia. Peccato per la visione pessimista, ma tutto sommato ci sta.

Cast: 7,5
Joseph Gordon-Levitt è il vero protagonista e forse può puntare a un riconoscimento in termini di premi. Redford e Gibson si contrappongono ai lati della contesa: bravi entrambi, ma difficile giudicare la miglior prestazione. Amy Adams forse un po' sprecata (lo so che non dovrei essere io a dirlo! :P ), perchè a parte la scena iniziale, la vediamo solo a letto a piangere e a farsi confortare (per carità, non che non ne avesse bisogno!!). Brava, ma forse poteva andare bene anche un volto meno noto.

Locandina: 7
Molto bella e suggestiva l'immagine, ma forse il film ha un ritmo differente.

Musiche: 7
World ha optato per un solo autore, come ho fatto io nel mio film. Credo che sia un ottima colonna sonora, anche se con una track list un po' ridotta...

Sito: --
Deve ancora arrivare, credo.

Voto complessivo: 7,5
Il film lascia un groppo in gola che va a sommarsi all'angoscia della scena iniziale. Nel mezzo il grande dilemma dell'affidarsi alla legge per riparare il grave delitto subito o della vendetta immediata. Si parteggia un po' per l'uno e un po' per l'altra, ma alla fine è il protagonista che lo fa per noi. E anche se in fondo sappiamo che è sbagliato, un po' di ragione gliela diamo.
 
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a.v.b.g.
view post Posted on 6/10/2011, 15:06




Recensione by A.V.B.G.

Regia: E' il regista da chiamare per un film del genere, quindi esegue tutto alla perfezione senza sbavature. Non credo ci sia altro da dire.

Sceneggiatura: Mi son trovato bene a leggerla tutta in un colpo non ci sono momenti in cui lo script cala, si riesce a leggere tutto in un colpo senza stancarsi. Ben scritto.

Soggetto: La storia parla di una ragazza violentata da due criminali , il padre cerca vendetta lo sceriffo giustizia e tra i due c e il protagonista Jesse che è l'ago della bilancia. Un film che ti fa mettere nei panni del ragazzo, ci poniamo la domanda chissà farà oppure io avrei fatto questo e quello. Un film western in questi tempi è una scommessa che per me è stata vinta, riesce a farti entrare nel film poi un finale che un po ci stava quella era al fine che dovevano fare i malviventi.

Cast: Prendere due registi a farli recitare non è sempre facile, ma se prendi Gibson e Redford tutto è facile. Sono gli opposti un Gibson cosi irato non lo ricordavo, poi la tempra che mostra Redford fantastica. Gordon Lewitt si dimostra ancora un attore dalle mille sorprese, fantastico in Millennion, si dimostra all'altezza anche in questo film, ormai è un pezzo grosso e non credo che nessuno lo metta in dubbio. Nota negativa su Amy Adams per me non adatta a fare quella parte andava bene anche un attrice più giovane e meno conosciuta.

Locandina: Carina, ma fonts che ritengo mal inseriti e un immagine un po troppo semplice, qualche dettaglio in più faceva comodo.

Musiche: Poche ma buone. Creano il clima che il film ha bisogno per mantenere la suspance.

Sito:-

Voto Complessivo: 7 Un buon film, ma nulla di eccezionale. E' un grande western ma i troppi film western del passato lo penalizzano un po.
 
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Arcadia1983
view post Posted on 7/10/2011, 16:18




Regia: Io di Robert Redford ho visto poco, ma ammetto di aver trovato il suo lavoro nell'ultima fatica davvero buono. Tutte le inquadrature sono costruite benissimo, e nessun movimento di macchina è sciatto, così come i flashback sono inseriti benissimo nel racconto. Oltretutto nonostante la lunghezza la pellicola si segue con attenzione.
Sceneggiatura: Buona sceneggiatura, curata, come sempre con World. La descrizione degli ambienti e dei gesti è precisa, i personaggi non sono stereotipati, per quanto siano dei “classici” di una storia del genere: si veda per dire il personaggio della Adams e la sua reazione allo stupro, peraltro descritto benissimo e dallo sceneggiatore e dal regista, come del resto di quello di Gibson, le relazioni che vengono a instaurarsi tra i vari personaggi sono descritte con un gran sapore di “verità”.
Soggetto: Tratto da un romanzo che non conosco: leggo tra l'altro “liberamente ispirato”, se così fosse, vuol dire che World ha lavorato per modificarlo e questo va a merito suo.
Cast: Ben scelto: Gordon-Levitt si conferma un “giovane” di grandi speranze, la Adams pur nel poco tempo in cui è in scena offre una grande prova, fragile e forte allo stesso tempo, Gibson è perfetto. Credo che una sua candidatura ai Ck Awards sia più che giusta.
Locandina: Ben fatta, e molto adatta.
Musiche: Mi sono piaciute, creano l'atmosfera giusta.
Sito: Non c'è ancora.
Voto complessivo: 8
 
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Andrew.
view post Posted on 19/10/2011, 09:55




Dato che il film è uscito nelle sale, ecco l'intervista:


- Perchè e come sei arrivato alla produzione di questo film?

Il progetto mi ronzava in testa da quasi due anni ormai, dopo aver trovato questo libricino western di Patten su una bancarella di libri vecchi.
Mi è piaciuto fin dall'inizio il tema fortemente "morale" con conflitto interiore del protagonista, cosa che ovviamente ho cercato ulteriormente di approfondire nella mia libera trasposizione, che differisce non poco dal libro soprattutto nel finale (lì, alla fine il campione della legge ha la meglio; nel mio film è pessimisticamente l'istinto della giustizia privata a prevalere).



- Parlaci delle scelte di cast e regia.


Robert Redford è stata la prima scelta e, in definitiva, quella che veramente mi ha convinto fin dal primo momento, proprio in virtù della natura "politica" del film stesso.
Sul cast ci ho lavorato di più: Gordon-Levitt protagonista ha prevalso su Adam Brody e Ryan Philippe, Mel Gibson ha rilevato Brian Cox anche perchè chi meglio di lui avrebbe potuto incarnare con tale dedizione il ruolo di padre ferito che si fa giustizia da solo?
Il personaggio che gli fa da contraltare è stato sempre Redford invece, fin dal primo momento.


- Ci sono altri aneddoti e curiosità riguardo alla lavorazione?


Non ci sono aneddoti particolari, tranne il fatto che il film è stato scritto veramente in pochissimo, nemmeno 10 giorni, incastonato tra la fine delle vacanze e la scadenza ufficiale per la presentazione. Ciò mi ha permesso ancora di più di realizzare un film svelto, tutto sommato piccolo e senza troppi fronzoli. E vi anticipo che anche i miei prossimi due saranno così: cotti e mangiati.


- Se il film non fosse tuo, che voto gli daresti da 1 a 10?


7 - 7,5 Un voto che insomma rispecchia pienamente la media riportata finora. E' un film imperfetto, nè magniloquente nè ambizioso come altri che ho realizzato, ma è anche un'opera della quale sono contento, perchè esprime semplicemente qualcosa mi premeva dire.


- Un pregio del tuo film?


Il suo respiro classico, e la sua immediatezza/semplicità nel mettere subito lo spettatore di fronte al dilemma su cui si basa.


- Un difetto del tuo film?


Coincide col pregio, e cioè la sua eccessiva linearità, la sua semplicità di esecuzione,che esclude particolari colpi di scena e intrecci particolarmente significativi.


- C'è un critico a cui speri il film piaccia particolarmente? E a chi pensi non piacerà (se vuoi dicci anche il perchè)?

Nel momento in cui ti rispondo so già come è stato accolto... e mi ha fatto piacere vedere che comunque la critica è stata abbastanza unanime nell'apprezzare il film in maniera equilibrata, notandone i pregi senza esaltarlo per quel capolavoro che non è.


- Obiettivo al box office? Settimane di durata, incasso complessivo, posizione da raggiungere...

In linea con lo spirito del film, è un film costato poco e distribuito in poche sale, spero quindi che stazioni nelle sale almeno fino al 5 novembre (quando un altro mio film di piccole dimensioni, tramite scappatoia, dovrebbe dargli il cambio), superando i 100 milioni di incasso (che poi sarebbero circa il doppio di quanto sborsato). Ovvio che fin dalle premesse di partenza non era mia intenzione realizzare un film straccia-botteghini.


- Si dice sempre che si è legati a ogni film per un motivo o per un altro... in questo caso?

In parte ho già risposto a questa domanda... è infatti un film che sento molto "mio" per la tematica sulla quale mi sono sentito molto coinvolto proprio per il mestiere di poliziotto che svolgo. E non sempre ciò che senti che sia "giusto" corrisponde a ciò che per dovere istituzionale devi svolgere, nel bene o nel male.



- Si dice anche che l'ultimo film scritto è sempre il migliore, in un certo senso, perché non si ripeteranno errori anche veniali commessi in precedenza. Concordi per questo script?


Sì e no. Sono per esempio contento che il film continui la strada già intrapresa di maggiore "snellezza" di scrittura, mentre avrei potuto fare di più nella revisione dello script stesso, considerati i refusi che alla fine sono rimasti. Comunque sia sono contento del lavoro svolto e di come alla fine sia un film "coerente" con la mia produzione precedente.


- Un tuo film cinematikino a cui somiglia questo?


Mi viene in mente "The Sin"...


- Un altro film Cinematikino a cui lo legheresti con un filo rosso (per genere, tematica o quello che vuoi tu).

Non saprei, forse


- E un film reale (o più d'uno) invece che ti ha ispirato nella realizzazione o che accomuneresti al tuo?

Per la tematica "Furia" di Fritz Lang è un film che mi ha ispirato molto, ma non sono così blasfemo da paragonarlo al film del maestro tedesco!
Per il resto, credo che si attagli bene al resto della produzione del buon Redford.


- Il tema e/o il messaggio del film?


Non starò qui a ripetervelo fino alla nausea: lo sapete già qual è. :P

- Come convinceresti un neofita a vedere questa pellicola?

Glielo consiglierei se avesse voglia di vedere che pone interrogativi più che risposte.

- Uno spettatore medio italiano cosa penserebbe del film?

Allo spettatore medio non piacerebbe granchè. Magari lo troverebbe noioso o datato. Riprendendo la vecchia domanda, dico che alla buonanima di mio nonno materno, che era grande amante di western e di John Wayne in particolare, il film sarebbe piaciuto, identificandosi forse maggiormente con la visione "privatistica" del personaggio di Gibson.


- La strada è ancora lunga, ma se dovessi decidere adesso le autonominations principali per il tuo film ai Ck Awards?

Il film aveva più chances in ambito festivaliero (dove infatti s'è comportato più che bene, tra premio a Redford e Colosseo d'Argento), mentre so già che in ambito Awards potrà dire poco.
Maggiori chances ci sono per la nomination alla regia di Redford, mentre una candidatura potrebbero alla fine prenderla anche Gibson non protagonista e, forse, la sceneggiatura.


- A scatola (quasi) chiusa: il prossimo pigliatutto ai Ck Awards?

E' presto... forse prestissimo per dirlo. Anche perchè può darsi che film che debbono ancora uscire nelle sale scalzino anche i protagonisti del Festival appena concluso.

- C'è un film che non hai ancora realizzato e che ti dispiace enormemente non aver portato a termine?

Al momento non ho nessun grande progetto chiuso nel cassetto... forse mi piacerebbe ultimare quanto prima "The Good Thief" e "Quanah", questo sì, ma dico anche che è una cosa che accadrà presto.


- Cosa pensi di poter fare per Cinematik (film, iniziative) in questo periodo? Hai sorprese pronte?


Attualmente sto lavorando a un piccolo film da presentare tramite scappatoia al prossimo Contest. Nell'immediato, nonostante i problemi, cercherò di fare almeno il minimo sindacale, come ad esempio leggere e recensire i film usciti finora. Di sicuro non ho intenzione di mollare il gioco, anzi di sicuro ho un altro film in uscita per Natale... il mio primo film d'animazione.
 
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World ^_^
view post Posted on 17/11/2011, 11:57




Prima che il film esca dalle sale trovo finalmente il tempo e la voglia per rispondere ad alcuni tra i rilievi più importanti che ho colto nelle vostre recensioni...

In generale posso dire di concordare, autocriticamente, con la media del 7 (ma anche 7,5 al sondaggio) sulla quale un po' tutti vi siete attestati. Anzi, ringrazio per una media tutto sommato anche generosa per quello che io stesso non ho esitato a definire come un mio film molto personale, forse anche "minore", realizzato con una certa fretta basandomi liberamente su una fonte forse non originalissima, ma che però ho cercato di adattare alle mie esigenze e a ciò che mi premeva dire.

Mi fa piacere che si sia colta la sua natura molto politica (è stato Francis a sottolineare questo aspetto), un particolare senza il quale il film avrebbe avuto veramente poco da dire, dal momento che le vendette al cinema sono state già viste in tutte le salse e in maniera più originale. La dualità Redford-Gibson con la quale ho cercato di esplicare il dilemma tra la Legge e la Giustizia Privata è il maggior motivo di interesse di un film introspettivo, il quale però può avere avuto anche in questo un punto debole... e cioè l'eccessiva programmaticità di una storia "a tesi", esaurita la quale può rimanere deluso lo spettatore che si aspettava un maggiore intreccio narrativo e un diverso approfondimento.

Accolgo infatti la critica di Clint (e non solo sua) sulla "fretta" con cui sembra procedere il film nella sua seconda metà: a parte il fatto che, oggettivamente, al di là dell'inseguimento del bandito da parte di Jesse c'era veramente poco altro da mostrare, a parte lo scontro "ideologico" tra lo sceriffo Redford e il possidente Gibson; non posso escludere che la fretta di finire il film in tempo per il Festival possa essersi riflettuta involontariamente nel film stesso. Il che ovviamente non è una giustificazione.

Sul finale, che qualcuno ha trovato pienamente soddisfacente nella sua prevedibile conclusione pessimista mentre qualcun altro l'ha trovato debole, posso dire che la mia intenzione era quella di affidarne l'intera interpretazione alla stima che Jesse riceve da Gibson dopo il suo gesto di giustizia sommaria con quella porta che viene chiusa in faccia a noi spettatori (vediamo chi mi ha riconosciuto questa piccola e forse irriverente citazione) e, ancora di più, nella brevissima immagine di una città deserta: il contrasto tra la giustizia privata e la Legge con la L maiuscola che si esplica nel rispetto ottenuto all'interno della ristretta cerchia del branco (di cui Gibson è capobranco) e, al contrario, con la morte all'esterno di quanto c'è di "legale" e condiviso in una comunità sociale come quella umana.

Concludo, concordando con chi ritiene il film un'opera di un certo interesse anche se forse non al livello di determinate aspettative e di altri miei film precedenti, ma dopotutto non mi premeva altro che esprimere un certo concetto in una maniera semplice, lineare, senza aggiungere nulla di particolare al nocciolo della questione.
 
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17 replies since 21/9/2011, 14:24   1569 views
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