Sono passati dieci anni esatti dal primo
Nightmare, quando Freddy Krueger ha fatto la sua prima apparizione al mondo, con il suo maglione a strisce, il cappellaccio e il guanto artigliato. Sei film sono stati fatti, e Freddy è un'icona. Ma qualcosa non va: tutti i partecipanti a quel primo film, produttori, attori (anche Robert Englund) e regista, hanno degli incubi riguardanti Freddy. E così Wes Craven si mette a scrivere un settimo capitolo della storia, chiedendo a Heather Langenkamp, nel frattempo divenuta una splendida donna e mamma di trent'anni, di tornare a interpretare Nancy Thompson. Il tutto mentre il figlio di lei, Dylan (Miko Hughes), è minacciato da qualcosa di oscuro e artigliato...
Quando uno è un genio, è un genio: Craven riprende in mano Freddy di persona, dopo che numerosi sequel l'hanno fatto diventare un incrocio fra Joker e il Cappellaio Matto, e gli ridà vita e serietà, in un film bellissimo che chiude la saga dei
Nightmare. Questa volta, Freddy è un simbolo quasi metafisico di un male oscuro che può essere sconfitto solo raccontandolo, quindi solo grazie al film, all'arte, alla storia, e la vera protagonista, come nel primo
Nightmare, è la Langenkamp, una delle più belle e toste eroine del cinema horror. Angosciante, teso, con uno splatter moderato e proprio per questo calcolatissimo, ma un finale bellissimo, quasi commovente, e senza il rischio di ritrovarsi a parteggiare per Freddy.
Con due rimpianti:
1) Freddy non si scontra con Robert Englund (e sarebbe stato geniale);
2) manca Johnny Depp, perché Craven si vergognava a chiedergli di tornare a far parte della serie (Depp ha fatto sapere che avrebbe comunque accettato). Evidentemente, l'incontro con un certo ragazzaccio di Burbank l'ha vaccinato contro gli artigli di Freddy.