| L'UOMO CHE CADE
Ultimo film visto del Festival e devo dirlo, davvero un bel modo di chiudere! Il film di World è stato davvero una piacevolissima sorpresa e concordo con Francis: è una vergogna che abbia avuto così poche recensioni! Gus Van Sant è sempre stato un regista a corrente alternata e molto eclettico, capace di passare dall'impegno civile di "Elephant" al dramma di "Scoprendo Forrester" a discutibili "esperimenti" metacinematografici come "Psycho"; in questo caso, aiutato da una ottima sceneggiatura che vedo assolutamente sul podio del Festival, il regista mostra il lato migliore di sé, accompagnando la vicenda in modo discreto e mai invadente, lasciando quasi che la MDP segua i personaggi senza interferire troppo. Trovo che questa sobrietà sia uno dei caratteri vincenti del film, evitando così la facile trappola del melodramma e della facile emozione. "L'uomo che cade" è senz'altro il performer che ricrea in giro per New York l'agghiacciante immagine del disperato che si è gettato dalla Torre, ma credo che il concetto del titolo possa senz'altro essere ampliato: l'uomo che cade è l'umanità intera, sono io che scrivo, siete voi che leggete, sono tutti gli uomini - e le donne - sempre pronti a cadere negli stessi errori, nell'odio, nell'invidia, nella rabbia, nel peccato per chi è credente, nelle spire di una televisione che ci racconta quello che vuole, nella banalità di un vivere quotidiano che a volte sembra attirarci come sabbie mobili. Nel film c'è un po' tutto questo, c'è davvero l'immagine di un'umanità che cade, o rischia di cadere, esattamente come le Twin Towers, e l'inquietante gioco di Justin e dei suoi amici sembra quasi voler suggerire che le Torri possono cadere ancora, e ancora e ancora, ogni volta che si risponda all'odio e alla violenza con ancora più odio e violenza. Anche "l'uomo che cade" alla fine cade davvero e prefersice suicidarsi... Forse un po' verboso nella parte centrale, il film di Van Sant riserva nel finale un bellissimo colpo di scena che lascia spazio a innumerevoli interpretazioni e che comunque chiude il film con una nota di poesia e di emozione. Ottima l'interpretazione dei due protagonisti, soprattutto quella della Farmiga che già si era messa in luce nel bellissimo "Tra le nuvole", e sempre carismatica la presenza dello svedese Stellan Stellan Skarsgård, attore di grande finezza, qui nell'ingrato ruolo di coscienza critica. A differenza di altri ho trovato invece inutili i siparietti sulla preparazione dei terroristi e sul dirottamento, assolutamente non necessari e lontani, a pare mio, dal vero spirito del film. Voto finale, senza remore: 8
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