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Batman Returns
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Batman Returns, di Tim Burton

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Francis Delane
view post Posted on 29/1/2010, 11:25 by: Francis Delane

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Vergognati, chiunque tu sia! :P

Tre anni erano passati da quel primo "Batman". E il giovane regista (allora trentacinquenne) in quei tre anni aveva passato le esperienze capitali della sua esistenza cinematografica. Aveva incontrato Johnny Depp, con cui aveva realizzato la loro prima (e a tutt'oggi migliore) collaborazione: quel piccolo capolavoro che è "Edward Scissorhands". E con quel film, Burton aveva fatto i conti con se stesso: dopo aver imparato, prima con "Beetlejuice" e poi con "Batman", come si strega e si incanta un pubblico, come maneggiare la stop-motion e gli effetti speciali, come creare personaggi immortali (il Beetlejuice e il Batman di Michael Keaton, il Joker di Jack Nicholson), come insomma padroneggiare il cinema, aveva utilizzato il cinema per dare, per la prima volta, corpo al SUO cinema, al suo mondo personale. Ne era venuto fuori Edward, e stava nascendo l'altro grande personaggio burtoniano, Jack Skellington ("Nightmare" fu realizzato da Henry Selick mentre Tim era impegnato con questo). E fu così che il regista, dopo iniziali tentennamenti (regola d'oro del Nostro è non fare sequel), accettò di tornare a Gotham City.

Per quanto fosse indimeticabile Joker, per quanto fosse ben riuscito quel film, non lo sentiva suo il giovane cineasta. C'era qualcosa che mancava. Era come se l'acido di Joker l'avesse infettato, impedendogli di dare corpo davvero a una sua visione di Batman. E dopo "Edward", decise di tornare a regolare i conti, ovviamente in compagnia di Michael Keaton, che ben volentieri accettò di tornare a vestire il mantello di Bruce Wayne. E stavolta Tim ottenne l'attrice che non aveva ottenuto per il primo: Michelle Pfeiffer, che vinse Sean Young, mentre Danny DeVito la spuntò su Dustin Hoffman. Tenne duro alle richieste dei produttori che volevano assolutamente inserire Robin nella storia, dichiarando una verità sacrosanta: "è il personaggio più insulso della storia del fumetto". Eliminò il personaggio di Harvey Dent, per tagliare ogni legame apparente tra i due film, chiarendo una volta per tutte che questo non era un sequel: era un altro film. E questa volta, il suo controllo creativo fu assoluto.

Il risultato fu il più antieroico, cupo, disperato film di supereroi mai fatto. Scordiamoci, qua, l'immagine degli eroi come dei personaggi affascinanti convinti della loro missione che lottano contro il Male. Batman/Bruce Wayne, abbandonato da Vicky Vale, è un personaggio totalmente insulso, che a malapena riesce a convivere con la sua identità segreta. E i suoi avversari non sono meglio di lui: Pinguino è un Mosé gettato nelle acque da una madre che non lo vuole, un Re del Sottomondo mostruoso che rivela il marcio della società ("ciò che tu butti nel tuo cesso, io metto a vanto e gloria sul mio manto" dice a Max Schreck), un netto miglioramento di Joker, che era solo pazzo, un Edward che però ha deciso di tirare fuori le forbici per difendersi, esattamente come più tardi farà Sweeney Todd. Catwoman è una femme fatale, ma non è il solito troione viziato e amabile: anche lei pazza, anche lei schizofrenica, che sfoga nelle capriole, nei tagli e nella frusta la frustrazione lavorativa e sessuale (per la prima volta i personaggi burtoniani parlano di sesso, non di amore, e per Tim il sesso è sempre negativo, quando manca l'affetto) coltivata da una vita, in quell'orrendo appartementino rosa con partner che la scaricano perché non si vogliono sentire un'appendice. Tre reietti, e nessuno per scelta propria (come invece era Joker), frutto di una società che riconosce il suo idolo in Max Schreck (nome dell'attore che interpretò Nosferatu nel capolavoro di Murnau), il capitalista magnificamente interpretato da Christopher Walken, padrone dell'energia e della luce di Gotham, rispettato magnate dai molti scheletri nell'armadio: il quarto "mostro", insomma, ma stavolta amato e lodato dalla società. Una società ipocrita, puritana, frustrata, contro cui Tim continua a scagliare quell'acido jokeriano che nelle mani di Willy Wonka diventerà dolcissimo cioccolato, dichiarando ad ogni inquadratura la simpatia e l'amore per quelle figure strazianti che sono Pinguino e Catwoman.

Tante le sequenze indimenticabili: l'apparizione del Pinguino e il suo primo dialogo con Schreck, la trasformazione di Selina, gli incontri-scontri erotici fra Batman e Catwoman, Pinguino che guida la Batmobile, e tutto il disperato, cupo, romantico finale, rovesciamento e negazione del "lieto fine" del film precedente (lì la morte di Joker univa Bruce e Vicky, qui la morte di Schreck divide definitivamente Bruce e Selina).

9 senza passare dal via, e mi dispiace per "Il Cavaliere Oscuro", ma non c'è gara: Ledger è favoloso, ma se poteva competere (e vincere) con Nicholson non può competere con Danny DeVito e Michelle Pfeiffer, due "mostri" di gran lunga più umani, strazianti e commoventi di lui.
 
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