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My Soul to Take, di Wes Craven

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Merlino*
view post Posted on 2/9/2015, 10:55 by: Merlino*




Nella sonnolenta cittadina di Riverton impazza un terribile serial killer che si cela dietro la maschera di un amorevole padre di famiglia. Una notte, colto da un raptus di schizofrenia, l’uomo cerca di uccidere la sua famiglia ma viene fermato e colpito dalla polizia. Il killer però non è morto e durante il trasporto all’ospedale tenta la fuga facendo uscire fuori strada l’autoambulanza e scomparendo nel nulla subito dopo aver giurato che sarebbe tornato per uccidere chi fosse nato quella stessa notte. Sedici anni dopo Riverton è pronta a celebrare l’anniversario della notte della scomparsa del killer, che ormai è diventato una leggenda locale. Ma proprio in questa ricorrenza un ragazzo muore in circostanze misteriose e si tratta proprio di un sedicenne nato la notte della tragedia. Da quel momento i sei ragazzi rimanenti nati quel giorno cadono in paranoia e cominciano a cadere uno dopo l’altro sotto i colpi di un misterioso assassino.
Distribuito nelle sale americane (floppando) con un posticcio 3D e arrivato in Italia direttamente in home video, “My soul to take – Il cacciatore di anime” segna il ritorno di Wes Craven alla regia dopo alcuni anni di attività solo in veste di produttore. “My soul to take”, inoltre, segna anche il ritorno in veste sceneggiatore per Craven, che non firmava lo script di un lungometraggio dai tempi di “Nightmare – Nuovo Incubo” (1994). Un film atteso, dunque, anche perché dal soggetto si poteva intuire un sapore ottantiano molto caro al miglior cinema del regista di “Nightamre”. In realtà, messi di fronte ai fatti non si può che rimanere delusi da “My soul to take”, un teen-slasher che mostra da subito il fiato corto e pur trasudando esperienza e buon mestiere da ogni fotogramma, lascia per lo più l’amaro in bocca.
Wes Craven è uno che ci sa fare, c’è poco da discutere. Anche se periodicamente si fa sentire a gran voce l’onda rumorosa di chi lo ritiene sopravvalutato, il regista di capolavori come “Nightmare – Dal profondo della notte” e “Scream” non può essere relegato tra i mediocri che azzeccano un film per “culo” perché oltre a mostrarsi autore completo per gran parte delle sue opere, ha sempre mostrato una gran coerenza stilistica che possa far si che un film di Craven sia ben riconoscibile nella massa. “My soul to take”, in fin dei conti, non fa eccezione e per molti aspetti il tocco craveniano è ben evidente, solo che si ha l’impressione che stavolta sia al servizio di una storia con poco mordente che tende a ripetere in modo poco convinto e convincente cose già dette in passato. In questo film abbiamo la piccola città di provincia sconvolta da eventi funesti, l’orrore che proviene dal passato, la colpa dei genitori che ricade sui figli, gli adolescenti e i loro problemi, un serial killer ammantato da un alone leggendario. Insomma avrete capito che davvero siamo in territori da teen-horror anni ’80 dalla potenzialità qualitativa notevole. Alcuni spunti, in effetti, non sono affatto male e trovate come quella della schizofrenia del serial killer e della moltitudine di anime intrappolate in un solo corpo e poi redistribuite in molti altri My soul to takeappaiono nuove e vincenti. Poi però ci troviamo di fronte a un film che a un’introduzione un po’ troppo sbrigativa alterna una palese fatica a trasportare lo spettatore nel vivo della storia. Tra l’altro i 107 minuti di durata appaiono anche tantini e si fanno sentire su alcuni punti morti distribuiti lungo l’intero film.
La figura del serial killer, come spesso è accaduto nel cinema slasher da metà anni ’80 in poi, cerca di creare un’icona che possa in qualche modo sedimentarsi nel cuore dello spettatore come fece proprio il Freddy Krueger craveniano. Lo squartatore di “My soul to take” teoricamente poteva essere sulla buona strada proprio per quelle peculiarità legate a scienza e soprannaturale di cui si diceva sopra (schizofrenia e anima), purtroppo però su livello pratico non è la stessa cosa e si può notare una certa trascuratezza nella messa in scena del mostro anche a livello di look, dal momento che ci appare a metà tra un metallaro e un esponente della razza klingon di Star Trek.
Interessante e insolita la scelta di abbassare notevolmente l’età dei protagonisti, sedicenni alle prese con eros e thanatos che oltre ad inquadrare la storia nei canoni della crescita individuale legata ai traumi adolescenziali, pone enfasi su uno sviluppo dei personaggi quasi favolistico, riecheggiando i tempi di “La casa nera”. Non tutto il cast è all’altezza del compito con alternanza tra capaci – Max Thieriot (“Jumper”; “Chloe”), John Magaro (“Davanti agli occhi”; “The Box”) ed Emily Meade – e meno capaci – Nick Lashaway (“The Last Song”) e Denzel Whitaker (“Il cattivo tenente”) su tutti.
Insomma, “My soul to take” non convince molto, mostrando pecche soprattutto nella fiacchezza della storia e nello sviluppo derivativo (il finale è fin troppo ricalcato sul modello di “Scream”). Di certo non siamo di fronte a quel disastro che qualcuno ha sbandierato, ne alle prese con il peggior Craven di sempre, ma i fasti di “L’ultima casa a sinistra” e “Il serpente e l’arcobaleno” sono lontani. (horrormovie.it)


Allora, in onore a Wes, e avendo già visto tutti i suoi migliori, mi sono recuperato anche questo sperando fosse almeno un po' meglio di quanto mi aspettassi. Alla fine purtroppo di salvabile c'è solo l'idea, non originale ma passabile, mentre è molto ma molto deludente tutto il resto fatto di cliché che fanno sembrare il film più vecchio di quanto non sia. Pure gli attori si piazzano nella fascia medio-bassa, insomma, film che, come ampiamente annunciato, si può perdere a meno di non volere vedere tutto di Craven.
Mi rifarò a breve riguardandomi, in occasione di un "cineforum comune" organizzato sul forum di Fulci, “Il serpente e l’arcobaleno”, marenarobros Pap ci stai?
 
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11 replies since 21/10/2009, 14:41   69 views
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