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Top 100 - 38: Sleep of the Dead, Cadillac Ranch

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Andrew.
view post Posted on 2/9/2009, 17:55




Dove vuole arrivare Cadillac Ranch? Ad ogni nuova produzione alza il tiro facendo tesoro delle critiche precedenti e, dopo il deludente Speedway ed il mediocre (inteso come nella media) Il Cacciatore e la Preda, sforna un film allucinato e bellissimo. Le descrizioni scenografiche tronche, tanto criticate nelle precedenti opere, spingono verso le scene successive il pubblico che viene attirato in vortice di immagini dove incubo e realtà si fronteggiano, si fondono, e lasciano lo spettatore tramortito sulla poltrona. Decidendo di non dilatare ulteriormente la storia, Cadillac Ranch, riesce a fare della brevità uno dei punti di forza del suo film che punta decisamente in alto. Ottimo.
MERLINO

Sleep of the Dead redux
Torna sugli schermi il film che lanciò nell'olimpo di Cinematik Cesare e la sua Cadillac Ranch che dopo Speedway e Il Cacciatore e la Preda, sfornò questo film allucinato e bellissimo. Le descrizioni scenografiche tronche spingono verso le scene successive il pubblico che viene attirato in vortice di immagini dove incubo e realtà si fronteggiano, si fondono, e lasciano lo spettatore tramortito sulla poltrona. Decidendo di non dilatare ulteriormente la storia, Cadillac Ranch, riesce a fare della brevità uno dei punti di forza del suo film che punta decisamente in alto. Ottimo. Locandina inadatta al genere.
MERLINO

Dopo romanzi, fumetti e serial televisivi forse si sta scoprendo una nuova fonte di ispirazione per i film: le canzoni. Scherzi a parte, è in particolare un brano di Bruce Springsteen - quello meno rock per intenderci e più intimista, quasi "dylaniano" - a fornire lo spunto per quest'opera di Gary Fleder, autore del sottovalutato ed invece assolutamente da riscoprire Cosa fare a Denver quando sei morto. Senza nulla togliere alla perizia del regista, diciamo subito che gran parte del merito della riuscita del film si deve alla sceneggiatura; infatti, pur partendo da uno spunto esile come può esserlo una canzone, riesce ad evitare la noia e la ripetitività che fatalmente potevano emergere dalla dilatazione della vicenda. Affidato ad un cast privo di star, il racconto procede per flash-back senza perdere mai di interesse, in un crescendo di claustrofobia angoscia che porta lo spettatore realmente in quella sudicia camera di motel, a chiedersi cosa ci sta facendo sudato e sporco di sangue e, soprattutto, come tutto può essere successo in così poco tempo, come una vita apparentemente incanalata in binari tranquilli e prevedibili possa essere stata stravolta e distrutta nel giro di poche interminabili ore. Immersa in paesaggi innevati che riportano alla mente lo splendido Fargo dei F.lli Cohen, la storia di Sleep of the Dead sembra accantonare l'azione vera e propria - ad esempio, la scena della rapina è risolta molto velocemente, quasi in secondo piano - per concentrarsi sull'introspezione del protagonista - un efficace Billy Crudup - e sulla sua discesa agli inferi, travolto da un destino beffardo che ci afferra per il collo e ci porta dove mai avremmo immaginato. Peccato che il finale non sia pienamente all'altezza del resto del film, chiudendo in modo un po' prevedibile e senza approfondire o sviluppare alcuni interessanti spunti emersi durante l'intera vicenda, ma comunque un ottimo film che non deluderà chi chiede al cinema non solo sparatorie ed inseguimenti ma anche anima e cuore.
MISTER HYDE

SLEEP OF THE DEAD - redux
Film "mitico" di Cinematik, almeno a quanto mi è sembrato di capire, vincitore tra l'altro di ben due CK Awards "pesanti" come Miglior Film e Migliore Sceneggiatura non originale, Sleep of the dead torna nelle sale in una versione che solo fino a 6 mesi fa si sarebbe chiamata director's cut e che oggi, per colpa di F.F. Coppola, si chiama redux... e per favore che sia l'ultimo redux che vediamo, eh? Lascio a chi già si era gustato la prima versione la questione "meglio-quella-o-meglio questa" per giudicare semplicemente il film nella versione odierna. Primo grosso pregio: la brevità! Brevità cui si aggiunge un coinvolgimento totale nella vicenda che, anche senza troppi avvenimenti, riesce comunque ad incollarti alla sedia senza nessuna caduta di ritmo o di tensione. Più che meritato il premio alla sceneggiatura, efficace nei dialoghi, secchi e senza sbavature, e nelle immagini "visionarie", molto ben descritte. Bellissima poi l'ambientazione invernale e innevata, che ricorda un po' Soldi sporchi di Raimi o il bellissimo Fargo dei f.lli Cohen. Ottima anche la presenza dello "sconosciuto illustre" Billy Crudup (visto poi in Almost famous) e del sempre misurato James Cromwell. Mi resta solo qualche dubbio (personalissimo, per carità) sul premio come Miglior Film, vista l'esilità della vicenda, ma nel complesso un ottimo film.
LUIS

Una semplice parola per definire questo film: capolavoro. E' entusiasmante, travolgente, ti porta in un universo immaginario di parole, immagini, di personaggi assurdi, ma reali. La storia è perfetta per fare di questo film un cult. La sceneggiatura è ben fatta, le descrizioni più che buone, il cast è pieno di attori che non si credono "superstar", ma che svolgono il loro compito come meglio non potrebbero. Un regista poco noto, che con questo film balza tra i grandi autori del cinema. Forse in alcuni pezzi la storia sfocia un po' nell'irreale confusione più assoluta, ma va bene lo stesso...anche il finale è degno: semplice, ma che lascia quell'amaro in bocca che ti senti dentro per tutta la visione del film. Complimenti alla Cadillac Ranch, un'opera lontana anni luce da Speedway e il più "Hollywoodiano" Il cacciatore e la preda, e senza dubbio il lavoro migliore presentato in Cinematik finora.
CRISTIAN








SLEEP OF THE DEAD – Recensione by Tomcat
Dopo il cineforum Halloweeniano passiamo a quello incentrato sugli Awards, che stanno per apparire a chiudere un altra stagione di CK.
Il primo film, in ordine puramente temporale è il miglior film dei CK Awards estivi del 2001; quindi facciamo un bel salto indietro nel tempo, per ritrovare il film di Cesare “The 6 Billion €Matik Man” Carugi.
Per l’angolo delle statistiche possiamo dire che SLEEP OF THE DEAD oltre a vincere l’award come miglior film, vinse anche il premio per la migliore scenografia non originale.
Stranamente però se andiamo a spulciare la classifica del 2001 la pellicola non è in testa (per dovere di cronaca il film primatista del 2001 è “Bentornato Dio!” della Fantasia Pictures). Sleep of the dead è 29° con un incasso di 240 Milioni di €Matik; il film rimase in sala per ben 14 settimane con un guadagno di 186 Milioni di €Matik. Nella classifica di tutti i tempi invece dobbiamo scendere fino alla 179.
Una sceneggiatura che nasce da una canzone di Bruce “The Boss” Springsteen e per la precisione “Highway 29”; una sceneggiatura che viaggia su piani temporali diversi e che ci narra del cambiamento della vita di Charles “Charlie” Cambridge (detto anche il pivello); che incontra Kathy in un negozio di dischi e se ne innamora perdutamente. Sarà proprio Kathy a sconvolgergli la vita irretendolo, sia sessualmente per poi coinvolgerlo in una rapina dove ci scappa il morto. Come dicevamo sopra il film si alterna fra Charlie che è rinchiuso in un albergo ferito e che gradualmente ci fa scoprire ciò che gli è accaduto e che lo ha portato proprio li. Lo sceneggiatore, mescola le carte in tavola, inserendo nella storia un fantomatico rapinatore solitario che ha fatto delle stragi e che è ricercato dalla polizia e sulle cui tracce c’è Jack Doogan un poliziotto decisamente sboccato, che ha un rapporto conflittuale con Ray Doogan, anche lui coinvolto nella vicenda in veste di giornalista. Non era facile tirare fuori una sceneggiatura da una canzone, ma Carugi ci riesce, mischiando le vite delle persone, per poi farci capire in pieno al termine del film che quello che credevamo non era vero.
Un film che ci parla di un amore fra Kathy e Charlie; del radicale cambiamento di vita di quest’ultimo che si ritrova a non comprendere a pieno ciò che lo ha condotto nel motel e al chiedersi perchè gli diano la caccia. Tratta anche dell’esteriorità delle persone che vogliono mostrarsi quello che forse in realtà non sono (Kathy per esempio).
Una sceneggiatura che lascia aperta la questione di quali connessioni ci sono fra Charlie, Kathy e il James Leary.
Devo dire che la scena di scontro fra il padre ed il figlio non mi ha fatto impazzire, perchè si stacca dall’intera vicenda; capisco però che erano necessari per la parte finale del film. Ma quella scena mi sembra forzata e stonante con il resto della pellicola.
Un film che si avvale di un cast buono anche se non grandissimo, dove Crudup riesce benissimo a trasporre tutti gli interrogativi ed i mutamenti della vita del suo personaggio (Charlie); dove la Danes interpreta Kathy in maniera egregia e muta quel faccino delicato in una specie di rockettara sbandata. Per quanto riguarda Black e Dzundza se il primo non lascia troppo il segno, il secondo non mi è piaciuto molto per la sboccataggine abbastanza gratuita del suo personaggio.
Concludendo credo che questa non sia certamente l’opera migliore della Cadillac Ranch e la stessa casa di produzione ha dimostrato la sua perizia in pellicole dalla sceneggiatura originale e molto più belle.
Se qualcuno vuole vedere Carugi al suo migliore stato gli consiglio “Hollywood Necrology”, “New Jersey” e “Sinaloa Cowboy”, che sono le opere più recenti e che mi hanno emozionato molto; certo che Carugi ha sceneggiato parecchie opere e io ho avuto il piacere di vedere solo le ultime, quindi ogni sua opera può essere una sorpresa.
Nei prossimi appuntamenti con il cineforum della Cadillac Ranch riscopriremo anche “Tears of a clown” di cui ho sentito parlare benissimo.
VOTO: 6
 
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