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Nel paese delle creature selvagge - Where the Wild Things are, di Spike Jonze

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Francis Delane
view post Posted on 10/12/2014, 22:25 by: Francis Delane

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Titolo originale: Where the Wild Things Are
Produzione: USA/Australia/Germania 2009
Regia: Spike Jonze
Sceneggiatura: Spike Jonze, Dave Eggers dal libro di Maurice Sendak
Musiche: Karen O, Carter Burwell
Dir. fotografia:
Lance Acord
Montaggio: Eric Zumbrunnen, James Haygood
Scenografia: K. K. Barrett
Interpreti: Max Records, Catherine Keener, Mark Ruffalo, Pepita Emmerichs
Doppiatori: James Gandolfini, Chris Cooper, Lauren Ambrose, Catherine O'Hara, Forest Whitaker, Paul Dano, Spike Jonze

Max (M. Records) è un bambino fra i 9 e i 12 anni, molto energetico ma con gravi problemi nel relazionarsi con il mondo esterno, in particolare con i due componenti della sua famiglia, la sorella adolescente (P. Emmerichs) e la madre (C. Keener) che lavora molto. Una sera reagisce male a un incontro galante della madre, e come conseguenza scappa di casa con indosso un pigiama da lupo, arriva a una pozza d'acqua lì vicino e sale su una barca lì presente. Dopo una notte di viaggio, giunge in una strana isola abitata da un branco di enormi creature teriomorfe, sperdute perché senza un re che si prenda cura di loro. Max fa credere loro di essere un re dotato di straordinari poteri, e le creature lo eleggono loro re, con sua grande soddisfazione. Ma alla primitiva esaltazione seguiranno alcuni problemi, che faranno capire a Max come è meglio avere a che fare con le proprie emozioni.

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Adattare un classico non è facile, ma quando il classico in questione è un libro di dieci frasi la cosa è ancora più difficile. E infatti, la Disney, nella persona di John Lasseter, negli anni Ottanta ci rinunciò. L'idea è stata ripresa nell'anno 2000, inizialmente dalla Universal, inizialmente per un cartone animato in CGI diretto dall'ex animatore Disney Eric Goldberg. In seguito, l'idea fu trasformata in un film live-action, e Maurice Sendak, l'autore, insistette per il coinvolgimento di Jonze, autore della sceneggiatura (111 pagine) insieme al romanziere Dave Eggers. Sceneggiatura diversa dalla fonte, si capisce, nei nomi dei mostri, nello sviluppo più articolato del rapporto fra Max e alcuni di loro, anche nel disegno di alcuni mostri (sempre, però, sotto la vigile approvazione dell'autore). Nel 2005, contrasti di idee fra la visione degli studios e quella di Jonze e Sendak fecero passare i diritti dalla Universal alla Warner Bros., mentre la realizzazione delle creature fu affidata al Jim Henson's Creature Shop (quello dei Muppet, per intenderci). Le riprese furono effettuate in Australia, ebbero un cambiamento di cast (Lauren Ambrose al posto di Michelle Williams) e videro la partecipazione anche dei figli degli attori, invitati da Jonze per far sentire Max Records a suo agio durante le riprese.

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Jonze l'ha definito "non un film per l'infanzia, ma un film sull'infanzia". Ed effettivamente, chi cerca una fiaba tradizionale, pseudo-disneyana, ha sbagliato indirizzo. Io non la cercavo, anche perché conoscevo abbastanza Jonze (di suo mi manca solo Il ladro di orchidee) da immaginare che sarebbe stato qualcosa di particolare. Non sono rimasto deluso, per niente, e non mi sorprende nemmeno che un film simile abbia suscitato perplessità sulla sua adattabilità a un pubblico infantile. Nei fatti, io credo che sia adattabile, anzi che riesca a parlare con franchezza e intensità a una parte dell'infanzia di solito non considerata né al cinema né nella vita: la rabbia, o per meglio dire quello strano sentimento che coglie il bambino quando sente che nel mondo non c'è nessuno che lo possa capire, anche in una famiglia amorevole. E' un sentimento che porta il bambino (e non solo) a chiudersi dentro la propria testa, inseguendo un'utopia di libertà dai propri limiti che può portare a una pericolosa solitudine (e che è il tema di fondo di tutti i personaggi di Jonze, dal John Cusack di Essere John Malkovich al Joaquin Phoenix di Lei - film bellissimo quest'ultimo). I mostri, anzi le cose, sono le incarnazioni di questa solitudine, le raffigurazioni sottilmente inquietanti dell'inconscio distruttivo, specie il Carol con la voce di James Gandolfini, creativo e distruttivo come solo l'Es sa essere, e non a caso colui con il quale Max viene più a contatto (la crescita arriverà per lui nel momento in cui sarà capace di affrontarlo dicendogli che non ha il diritto di distruggere il forte perché non ne è lui il padrone). Peraltro è bellissimo come questi mostri siano pupazzosi, non artificialmente creati al computer ma in una maniera ben più poetica reali, quasi fossero dei peluche giganteschi.
Certo, il film non è perfetto, e forse non lo poteva essere. Un po' di tangibile imbarazzo, nella sceneggiatura, si sente, qualche cliché non viene evitato nella raffigurazione dei mostri (la bisbetica, la vittima, il saggio, etc.), e il percorso di Max forse non si segnala, in sé, per particolare originalità. ll problema però risiede nel fatto che si è provato ad adattare un non-romanzo, che aveva il vantaggio di lasciare tutto implicito, dove un lungometraggio deve invece esplicitare i qualcosa, pur di durare: il che è una diminuzione rispetto alla fonte, cui non c'era comunque modo di porre rimedio (e non saprei nemmeno che alternative ci fossero).

VOTO: 7,5/10, e al sondaggio non voto perché non riesco a decidere se andare verso il 7 o l'8. Una delle raffigurazioni più riuscite dell'infanzia cinematografica degli ultimi anni, toccante, sincera e con momenti di profonda commozione, che per quanto sconti il peccato di non avere abbastanza materiale su cui reggersi, resta comunque qualcosa che farei vedere a mio figlio.
 
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