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Paranoid Park

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Mr.Noodles
view post Posted on 12/6/2008, 23:17




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Alex ha sedici anni e frequenta il liceo a Portland. Un giorno un amico lo invita ad andare con lui a Paranoid Park, luogo malfamato della città in cui si confrontano i più abili esperti in materia di skateboard. Una notte, proprio presso il parco, Alex uccide accidentalmente un agente. Decide di continuare la sua vita senza dire nulla a nessuno.


Un film di Gus Van Sant.
Con Gabe Nevins, Dan Liu, Jake Miller, Taylor Momsen, Lauren Mc Kinney, Olivier Garnier, Scott Green.




Paranoid Park è un luogo dell’anima.
Paranoid Park è uno stato mentale.
Paranoid Park è il punto di non ritorno.

L’ultima fatica di Gus Van Sant muove i passi dalla seminale “trilogia della morte” – Elephant, Gerry, Last days – che aveva portato il cinema del regista a uno stile rarefatto, freddo e disturbante.
Di quei film Van Sant prende il pedinamento del protagonista, la camera a mano, la rottura del tempo oggettivo, ma lo fa in maniera certamente più lineare e con un approccio stilisticamente meno rigido nei confronti della materia trattata.
Paranoid Park è la confessione di una mente turbata da un evento fortuito, ma fortemente tragico, che ne ha travolto l’esistenza, lasciando un marchio indelebile nella memoria e nella coscienza del protagonista, Alex.
Alex è un sedicenne come tanti, appassionato di skateboard, e va sempre in giro col suo, anche se sa di non essere poi tanto bravo. Come racconta nella sua lettera, un giorno va a Paranoid Park con un suo amico, e vi rimane affascinato: sarà per l’ambiente, con i tizi che si sono costruiti uno skate-park da soli e vi ci abitano, sarà per le acrobazie che sfidano la gravità o per l'assoluta libertà che vi si respira. Alex ritornerà ancora a Paranoid park, questa volta da solo e, durante questa visita, provocherà involontariamente la morte di un guardiano.
Il film ruota intorno a Paranoid Park sia narrativamente che semanticamente: lo narrazione si snoda infatti in cerchi concentrici che partono da un assunto (Alex “quella notte” era a Paranoid Park), per poi allargarsi, fino a fare un quadro completo della vita del ragazzo nell’ultimo importante mese.
Semanticamente lo skate-park assume le fattezze dell’altrove da ricercare, di un non-luogo in cui fuggire, ma al contempo segna il rito di passaggio verso la maturità di skater.
Van Sant muove intelligentemente la sua indagine nell’animo del ragazzo, partendo da un evento perturbante, che scatena una serie di riflessioni sulla sua esistenza. La coscienza di Alex viene tranciata in due e lui si trova a osservare la sua vita dall’esterno, comprendendone l’insensatezza, l’assenza di qualcosa, che è indifferenza e apatia nei confronti del mondo circostante. Implicitamente (ma nemmeno tanto), a essere analizzata, è la condizione adolescenziale: tra tanta silenziosa sofferenza e incomunicabilità, c’è un bel dialogo nel quale Alex confessa all’amica Macy di vedere qualcosa di “sospeso”, di indefinito, davanti a sé.
Paranoid Park si configura, dunque, come una ballata malinconica sulla perdita dell’innocenza. E perdere l’innocenza significa, ovviamente, diventare grandi, significa uccidere una parte di sè. Ma la parte uccisa, grida e tormenta, bisogna sfogarla e rimuoverla. La lettera che scrive Alex non verrà letta da nessuno, viene scritta per se stessi, per sapere che qualcosa è successo…Sono le cose che abbiamo perso nel fuoco.
Forse, se Alex fosse stato meno ingenuo, meno impulsivo, sarebbe rimasto vivo, ma egli è un personaggio appartenente alla galleria, tutta vansantiana, di antieroi giovani, i quali sono stai portati dalle contingenze della vita verso corridoi deserti che sembrano non avere mai fine.
Perchè nessuno è mai pronto per Paranoid Park.

Gus Van Sant conferma di essere l’unico regista americano – orgogliosamente "indie" – che riesce a parlare di giovani, senza essere banale, senza ripetersi e, trovando soluzioni e chiavi di lettura, sia visive che narrative, sempre nuove e acute. Van Sant è bravissimo a filmare questa particolare “tranche de vie” magica eppure maledetta, che ci accomuna tutti, ma è eccezionale la sua capacità nel ricrearne l’atmosfera di non-vita, i dubbi, i singhiozzi, gli incubi. Visivamente, egli focalizza la propria attenzione sulla fluidità degli skater, fluidità che si trasferisce nel movimento della macchina da presa (i cui movimenti non sono mai stati così aerei), che contamina la pellicola con inserti di Super 8 e 35mm, coordinati dalla fotografia di Christopher Doyle (già collaboratore in quel grande esperimento pop, che era il remake, in chiave filologica, di “Psycho”). Colonna sonora fantastica, in cui ritorna a cantare, dopo Will Hunting, la triste voce di Elliott Smith (“The White Lady loves you more”), e si sentono echi felliniani attraverso le musiche di Nino Rota.
Ottima la direzione del cast: il protagonista, Gabe Nevins, è un debuttante di impressionante naturalezza; e nella sfida a distanza fra la bella e smorfiosa Taylor Momsen (che interpreta Jennifer, la ragazza di Alex) e la dolce e bruttina Lauren McKinney (l’amica Macy, segretamente innamorata del giovane skater), le nostre simpatie vanno tutte per la seconda ^_^ .
Insomma, un grande film, che ha la capacità di coinvolgerti, poichè è molto forte e incredibilmente vicino.


Voto: image
 
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Zio Carlo
view post Posted on 12/6/2008, 23:22




Manca sia questo che "Last days", gli altri "documentari" (Elephant, Gerry) li ho visti e mi sono davvero piaciuti. Li volevo proprio recuperare e lo farò presto.
 
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Andrew.
view post Posted on 12/6/2008, 23:34




Ho letto il libro, ma il film mi manca... ora che me lo son ricordato, vedo di rimediare :P
 
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Mac!
view post Posted on 12/6/2008, 23:39




Paranoid Park (non ne parlai a suo tempo?) è un capolavoro. Freddo, geniale, metaforico e filosofico come solo Van Sant oggi riesce ad essere.
Di suo ho visto anche "Elephant", gran bel film anche quello.
Poi, vabbè... "Psycho", che è un esperimento cinematografico notevole, ma in se è una cazzata.
 
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Mr.Noodles
view post Posted on 12/6/2008, 23:59




CITAZIONE (Zio Carlo @ 13/6/2008, 00:22)
Manca sia questo che "Last days", gli altri "documentari" (Elephant, Gerry) li ho visti e mi sono davvero piaciuti. Li volevo proprio recuperare e lo farò presto.

Gerry ce l'ho ma non l'ho ancora visto <_<

Com'è il romanzo?
 
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piccettino!
view post Posted on 13/6/2008, 00:36




vojeurismo cinematografico estremo, il cinema che spia, interviene, rallenta, modifica smonta, rimonta, si insinua ovunque con ogni mezzo. Paranoid cinema. Meraviglioso.
 
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Alindie
view post Posted on 25/7/2008, 21:22




è un filo assurco metre lo guardavo mi dicevo "MA!!!"
L'attore che fà il ragazzino (scusate non so il nome) è assurdo freddo una sguardo asssente perfetto davvero
questo film mi aha rapito anche se non è il mio genere....
 
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6 replies since 12/6/2008, 23:17   82 views
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