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Don Giovanni
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Don Giovanni, Arcadia Productions

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Arcadia1983
view post Posted on 25/2/2012, 16:10




Bon, io apro il topic. Questo è il sito: http://misterarcadia.altervista.org/dongiovannihome.htm. Grazie a tutti per la lettura e le recensioni, io dalla settimana prossima recupero.
 
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Andrew.
view post Posted on 26/2/2012, 14:45






- Perchè e come sei arrivato alla produzione di questo film?


Rispondo come ho risposto per l'intervista dello sviluppo: l'amore per John Fante. Già in passato ho provato a ridurre per lo schermo Sogni di Bunker Hill, anche se il progetto iniziale era ridurre La confraternita dell'uva (per la regia di Coppola con Pacino nel ruolo di Nick Molise). Ma John è un grandissimo scrittore, dallo stile poco cinematikgrafico, quindi ho preferito abbandonare i progetti di riduzione dei suoi romanzi. Ho scovato, anni fa, il copione teatrale del figlio Dan, e mi ha sempre incuriosito, soprattutto da leggere, non pensavo certo a una sceneggiatura (anche perché sto diventando fin troppo "condizionato": magari leggo un libro solo per la sua eventuale trasposizione qui sopra, anche se poi non è vero). Comunque sia, cercavo qualcosa per il prossimo L&S Contest, e mi è venuto in mente questo copione, oltretutto cercavo qualcosa di più snello rispetto a Mercoledì delle ceneri. L'ho comprato, l'ho letto e quindi, ecco qua. Dan Fante peraltro scrive molto bene.


- Parlaci delle scelte di cast e regia.

Anche qui rispondo come nella succitata intervista: alla regia c'è Noah Baumbach, ha vinto la sfida con Sofia Coppola, a conti fatti lei era una scelta un po' scontata, quindi ho deciso di prendere il regista di Greenberg. Il cast: Al Pacino è un mito, non ha bisogno di presentazioni, era da tempo (forse da quando sono iscritto qui) che volevo prenderlo in Ck, e l'avrei appunto preso per La confraternita dell'uva se l'avessi realizzato, ma devo dire che il ruolo di Jonathan Dante gli si adatta benissimo, anche se fisicamente sono diversi. Diane Keaton l'ho letteralmente amata come Annie Hall e dopo la particina in American Dust ho deciso di riprenderla, Evan Rachel Wood è un grande talento, Naomi Watts è una mia personale dea, Duchovny e Pearce mi sembrano adatti ai loro personaggi, Steve Buscemi appare verso la fine, ha qualche battuta, ma è un attore che amo.


- Ci sono altri aneddoti e curiosità riguardo alla lavorazione?

Dunque, non ho scritto la pagina delle curiosità. Comunque, il film è esplicitamente dedicato a John Fante, anche se parecchi aspetti di Jonathan lo ricordano (il diabete, la cecità, il fatto che scriva dettando alla moglie, tutte cose che ricordano John), l'aspetto Guy Pearce è lo stesso che ha in Mildred Pierce (capelli corti e baffi), ci sono l'omaggio a Keira, DiCaprio (esplicito, quello a lei si capisce subito) e a Kubrick (ho "lavorato" un po' per questo, ma credo si capisca). Il copione segue fedelmente quello teatrale, a parte qualche taglio dei dialoghi e simili: ah, nel testo si lascia intendere che i personaggi di Pacino e della Watts abbiano avuto un "contatto ravvicinato", io l'ho tolto perché non mi piaceva l'idea (era, è, anche banale). Ci sono anche le comparsate di Baumbach e dello stesso Fante jr., la voce di Murray Shiff è la mia. Avrei voluto scrivere due scene con Evan Rachel Wood, la seconda con Pacino in cui lui le spiega come scrivere (quasi una sorta di citazione a La confraternita dell'uva, lì però Nick spiega a Henry, il figlio scrittore, come edificare un muro, se non ricordo male), purtroppo non ho avuto tempo per scriverle, quindi posso capire se la Wood sembra sprecata (tanto prima o poi la riprendo). Non mi sembra ci siano altre curiosità.


- Se il film non fosse tuo, che voto gli daresti da 1 a 10?

7. E' scritto bene (credo, non ho ricontrollato), i personaggi emergono e sono ben interpretati, la regia c'è. Ma non è nemmeno un film indimenticabile. 7 è il voto giusto.


- Un pregio del tuo film?


E' breve e ha dei bei personaggi. E i rapporti tra i personaggi, credo che ognuno li abbia provati sulla propria pelle.


- Un difetto del tuo film?

Forse troppi dialoghi, alcuni un po' lunghi e quindi un po' verbosi. Non è stato facile adattare un testo teatrale: credo sia diverso che adattare un romanzo, un racconto o un fumetto, perché diversi sono i modi espressivi. E' stata una bella sfida, spero di averla vinta. Altrimenti, fa nulla, farò tesoro degli errori che ho commesso e cercherò di vincerla la prossima volta.


- C'è un critico a cui speri il film piaccia particolarmente? E a chi pensi non piacerà (se vuoi dicci anche il perchè)?

Spero piaccia a te e a Francis, ma anche a Clint. Credo non piacerà a Freddy, perché non lo vedo nelle sue corde.


- Obiettivo al box office? Settimane di durata, incasso complessivo, posizione da raggiungere...

Spero recuperi le spese (minime, in fondo), raggiunga la prima posizione. Ma che soprattutto piaccia.


- Si dice sempre che si è legati a ogni film per un motivo o per un altro... in questo caso?

Sì, sono legato. Come detto, credo che i rapporti tra i vari personaggi ognuno di noi li ha provati, ed è per questo che sono legato alla pellicola :). Oltretutto, non ho mai provato fatica nella scrittura: a volte mi è capitato (anche con i miei film migliori) di provare stanchezza, mentre scrivevo, soprattutto nelle parti centrali e quando ero quasi alla fine. Stavolta non è successo. Anzi.


- Si dice anche che l'ultimo film scritto è sempre il migliore, in un certo senso, perché non si ripeteranno errori anche veniali commessi in precedenza. Concordi per questo script?

Penso di sì, anche se a me sembra di essere sempre il solito scrittore. Ma questa è quel tipo di domande a cui dovrebbero rispondere i critici.


- Un tuo film cinematikino a cui somiglia questo?

Azzardo: Perché odio Saturno.


- Un altro film Cinematikino a cui lo legheresti con un filo rosso (per genere, tematica o quello che vuoi tu).

Non saprei... forse That's my family di Francis (che già citai per un altro film), oppure il tuo Hurt'n home. Certamente film in cui la famiglia è presente.


- E un film reale (o più d'uno) invece che ti ha ispirato nella realizzazione o che accomuneresti al tuo?

Dire Il padrino è eccessivo, no? :D Comunque direi, almeno a leggere la trama, Il matrimonio di mia sorella sempre per la regia di Baumbach: l'ho scaricato da poco, ma proprio nel momento in cui volevo vederlo (Giovedì) il portatile, la batteria (o il caricabatteria: ormai il portatile era sempre sotto carica perché la batteria durava poco) ha deciso di abbandonarmi, quindi per ora il portatile (dove guardo i film, sia in DVD che in Divx) è fuori uso: sul desktop non ho le casse, quindi quando sto per Internet è come se vivessi in un film muto :).


- Il tema e/o il messaggio del film?

Accettare e amare la propria famiglia.


- Come convinceresti un neofita a vedere questa pellicola?

Ottimo cast e bella storia.


- Uno spettatore medio italiano cosa penserebbe del film?

Troppi dialoghi. E scommetto che non uscirebbe manco al cinema, ma solo in DVD, e magari anni dopo l'uscita "originale".


- La strada è ancora lunga, ma se dovessi decidere adesso le autonominations principali per il tuo film ai Ck Awards?

Attore protagonista (Pacino), Attori non protagonisti (Duchovny e Pearce), Attrice non protagonista (Watts e Keaton), Sceneggiatura non originale.

- A scatola (quasi) chiusa: il prossimo pigliatutto ai Ck Awards?

Il tuo La torre di Babele. E forse The Good Thief.


- C'è un film che non hai ancora realizzato e che ti dispiace enormemente non aver portato a termine?

Per restare a Fante: Sogni di Bunker Hill. Ma il vero dispiacere è Easter Parade, avrebbe potuto essere il mio film migliore, ma non ci sono riuscito a portarlo avanti. Peccato.


- Cosa pensi di poter fare per Cinematik (film, iniziative) in questo periodo?

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Atamàz
view post Posted on 2/3/2012, 11:58




Il film che Arc propone al L&S Contest (forse un po’ impropriamente, esulando da comicità o storie d’amore e conservando appena una vena di umorismo a denti stretti) è un interessante esperimento: l’adattamento cinematografico del lavoro teatrale di Dan Fante dedicato al padre John. La pellicola rivela la sua origine in maniera evidente, non facendo nulla per nasconderla, e personalmente devo dire che non mi è dispiaciuto. Tra i miei cult c’è ‘The big kahuna’, film che si svolge in una sola stanza con tre soli attori, e pertanto non mi ha disturbato affatto la limitata scenografia o l’esiguo numero di scene, canonicamente intese. Il luogo chiuso della casa paterna, a cui tanto il protagonista è legato e che incornicia le varie dinamiche familiari, è tutt’altro che un locus amoenus, ma in fin dei conti svolge la medesima funzione, ossia quella di permettere ai personaggi di ritrovare sé stessi e di far venire fuori i loro più intimi sentimenti, positivi e negativi.
Interessante il background dello scrittore e sceneggiatore John Fante, che attraverso la notevole interpretazione di Al Pacino e il filtro degli occhi filiali, ci viene mostrato nei panni di Jonathan Dante e in quelli che probabilmente sono i suoi ultimi giorni di vita. Giorni che si concentrano soprattutto sul rapporto con i due figli, estremamente diversi tra loro ma ugualmente in difficoltà. Come anticipato, il messaggio è positivo, al termine della pellicola, dato che, per quanto ci è dato capire, i due giorni passati a casa del padre sembrano aiutare i due fratelli a trovare uno spiraglio di luce nelle loro esistenze gravate da errori, vizi e decadimenti personali.
Sarei curioso di sapere se l’episodio finale del gatto morto riportato da Rocco era anche nella fonte originale o se la celebre leggenda metropolitana (in genere si parla di un coniglio) è stata aggiunta da Arc. Aggiunge comunque qualcosa a una sceneggiatura che, nel complesso, è ben scritta e priva di errori (almeno, io non ne ho rilevati). Non mi piace moltissimo l’impaginazione, coi dialoghi raggruppati, ma è poca cosa.
Non ho visto nulla di Baumbach, ma da quel che ho letto mi sembra che ci possa stare, pur passando forse la regia un po’ sotto anonimato. Ottimo invece il cast, che a partire dall’istrione Al Pacino fino a giungere alla giovane Rachel Wood svolge un lavoro che si può accostare a quello di una compagnia teatrale: mantenere viva l’attenzione del pubblico puramente sulla base di situazioni, dialoghi e mimica.
Colonna sonora assente, fatta eccezione per i due pezzi sul finale. Locandina che è evidentemente la rivisitazione della copertina del libro. Sito ai minimi termini.
 
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Arcadia1983
view post Posted on 2/3/2012, 13:48




grazie a Enrico, aspetto un'altra recensione per cominciare a rispondere (stavolta lo faccio, promesso).
 
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Andrew.
view post Posted on 2/3/2012, 15:03




Recensione della Chimera.

L'approccio a questo film è stato fatto quasi in punta di piedi, perchè come ho già detto avevo la paura che Arc portasse nuovamente un soggetto molto particolare come I morti, quasi un esercizio di stile, ma ho tirato un sospiro di sollievo perchè in questo film torna l'Arcadia che conoscevo, con la sua abilità nel mostrare il carattere dei personaggi.
Infatti questo film di impianto teatrale ha proprio nei personaggi e nei dialoghi il suo unico (ma notevole) punto di forza.
E' la storia di una famiglia che si riunisce in occasione del compleanno del vecchio e malato Jonhatan, uno scrittore burbero e cinico che non riesce ad avere un rapporto normale coi propri cari, in particolare i due figli.
E' una famiglia piena di problemi, dall'alcolismo all'incapacità di comunicare, piena di rancori che si celano sotto ogni frase ironica e ogni gesto stizzito.
I due giorni passati insieme portano a galla tali problemi, ognuno di essi ne approfitta per sfogarsi e il padre e la madre fanno fatica a tenere insieme tutti i pezzi, con la sensazione che ogni cosa si stia sfaldando.
Nel finale però ognuno di loro troverà l'equilibrio, tornerà sui suoi passi e la famiglia si riconcilierà.
La sceneggiatura è perfetta, perchè i dialoghi e le scene riescono a tratteggiare i personaggi in maniera estremamente realistica, come se ci trovassimo davanti a un film in stile Carnage, dove bastano poche parole per intrattenere lo spettatore e mostrare vicende e rapporti interessanti.
Il finale però mi ha deluso perchè l'ho trovato troppo consolatorio. O meglio, si arriva al lieto fine in modo troppo repentino. In una scena c'è infatti una lite tremenda e in quella dopo si dicono di volersi bene. Magari esagero con questa schematizzazione, ma è per far capire la sensazione che ho avuto, dato che mi è risultato poco credibile la riconciliazione che arriva dopo una passeggiata o dopo l'aver ripulito un gattino morto, insomma non l'ho trovata abbastanza giustificata o spiegata in qualche modo.
E considerando che il film si legge abbastanza in fretta, magari si poteva aggiungere qualcosa da questo punto di vista.
Sempre riguardo la sceneggiatura, volevo dire che l'impaginazione poteva essere curata un po' meglio distanziando i dialoghi, ma è una cosa di poco conto.


Di Noah Baumbach ho visto solo l'ultimo film, per altro molto bello. Ho capito che si tratta di un regista molto particolare che tiene molto a quei delicati rapporti tra personaggi, per cui è una scelta che mi è piaciuta (anche se ad Arc dissi a suo tempo che avrei preso la Coppola :)).
Ottimo anche il cast che sfrutta nomi famosi, a partire da Al Pacino che vedrei molto volentieri nella realtà alle prese con un ruolo simile e non con comparsate nei film d'azione, ma ottimi anche gli altri. In particolare Pierce e Duchovny li ho trovati tra i migliori. Rimangono nell'ombra le donne e questa è una cosa che mi ha sorpreso un po' dato che Arcadia le dipinge spesso bene nei suoi film. Kate risulta infatti essere quasi l'ombra di Johnatan, estraniata dai veri problemi della famiglia, Agnes dà il meglio di sè durante un dialogo ma poi si eclissa e Dalia risulta quasi un estranea, un personaggio inserito nella famiglia ma senza un ruolo ben preciso.
Insomma, a fine visione mi è rimasta l'impressione che i loro personaggi nascondessero qualcosa nel loro animo, qualcosa che però lo spettatore non potrà mai vedere.
Un po' sprecato anche Steve Buscemi, che fa una semplice comparsata (non è un cameo, o sbaglio?).


Voto: 70



E' uno di quei film che nella realtà mi appassionerebbero perchè nonostante una trama praticamente assente, i personaggi da soli riescono a dar vita a siparietti drammatici e carichi di emozioni. Arcadia è stato bravo a dipingere questo quadretto familiare tormentato, ma ha osato troppo poco e il film che poteva dare molto, si fema prima di raggiungere il culmine, non indaga alcuni personaggi, quasi come se si accontentasse del lavoro svolto fin'ora. Un peccato.


CITAZIONE
- Cosa pensi di poter fare per Cinematik (film, iniziative) in questo periodo?

Leggere e recensire i film, partecipare al Forum.

Mi è spiaciuto non vederti come recensore al contest...


 
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Arcadia1983
view post Posted on 2/3/2012, 15:11




CITAZIONE (Andrew. @ 2/3/2012, 15:03) 
CITAZIONE
- Cosa pensi di poter fare per Cinematik (film, iniziative) in questo periodo?

Leggere e recensire i film, partecipare al Forum.

Mi è spiaciuto non vederti come recensore al contest...

e chi l'ha detto che non recensirò? ;)
 
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Andrew.
view post Posted on 2/3/2012, 15:14




Ok, allora me lo rimangio :)

p.s. altra cosa che volevo dire sul film, ma che ho dimenticato. Secondo me rientra proprio per un pelo nel Love e Smile contest. Di romantico ha molto poco, così come di sorrisi. Il film per me è un dramma vero e proprio, di certo ha dei momenti ironici, ma sono sempre in funzione del dramma e non della commedia. Ma di sicuro se ne potrà discutere, sono curioso di sapere cosa ne pensano gli altri produttori e lo stesso Arc.
 
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Nightbay
view post Posted on 2/3/2012, 16:29




CITAZIONE (Andrew. @ 2/3/2012, 15:14) 
p.s. altra cosa che volevo dire sul film, ma che ho dimenticato. Secondo me rientra proprio per un pelo nel Love e Smile contest. Di romantico ha molto poco, così come di sorrisi. Il film per me è un dramma vero e proprio, di certo ha dei momenti ironici, ma sono sempre in funzione del dramma e non della commedia. Ma di sicuro se ne potrà discutere, sono curioso di sapere cosa ne pensano gli altri produttori e lo stesso Arc.

L'ho scritto anch'io.
Secondo me è al limite, potendolo al massimo inquadrare nel sottogenere della commedia stile F.lli Coen.
 
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view post Posted on 2/3/2012, 20:22
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Recensione di freddy_k

Dopo l'esercizio di stile riuscito solo in parte de I morti, Arc torna con un altro film "al chiuso", questa volta con un risultato nettamente migliore. La storia ha come protagonista Jonathan Dante, uno sceneggiatore gravemente malato che, in vista del suo settantesimo compleanno, ha invitato da lui (o meglio, l'ha fatto sua moglie) i due figli Dick e Bruno. Entrambi, per motivi diversi, sono considerati dal padre dei falliti, e questo fatto darà luogo a diversi scontri verbali durante tutto il film. Ma paradossalmente questo incontro farà del bene a tutti, portando alla fine a una riconciliazione generale.
Un film tutto parlato, dunque, delle vite dei personaggi sappiamo esclusivamente grazie a ciò che dicono o che viene detto di loro. E mi è piaciuto proprio per questo: i dialoghi sono intensi al punto giusto, e riescono a emozionare lo spettatore in maniera perfetta, facendo passare in secondo piano la totale mancanza di azione. In questo senso mi ha fatto venire in mente Festen di Vinterberg, ovviamente con tutte le differenze del caso. Ottima la sceneggiatura, per niente pesante e veloce da leggere. Qualche errore di battitura qua e là, ma niente di particolarmente grave. Di Baumbach non ho visto nulla, ma direi che se la cava bene. Al Pacino fa da mattatore nel ruolo del vecchio "Don Giovanni" burbero e incattivito ma in fondo di buon cuore, in parte tutti gli altri, poco sfruttata la Wood ma accetto la spiegazione di Arcadia. Musiche assenti se non per il pezzo alla radio e e le due sonate di piano finali, e qui credo che sia una buona scelta, sarebbe stato incongruo accompagnare un film di soli dialoghi con musiche frequenti. Sito molto semplice, locandina pure.

Voto: 7.5
 
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World ^_^
view post Posted on 3/3/2012, 10:36




Don Giovanni - Arcadia Production

Soggetto & Sceneggiatura: Tratto da un'opera teatrale che lo sceneggiatore non nasconde, Don Giovanni è un film senza una trama ben definita ma che si lascia seguire soprattutto per l'interesse suscitato dai dialoghi e dalla interazione tra i personaggi in scena, tra cui spicca ovviamente quello del protagonista Jonathan Dante, settantenne misantropo col corpo minato dalla malattia e dalla cecità che nutre ben poca stima nei suoi figli (soprattutto il primogenito, per lui un fallito professionalmente oltre che omosessuale). Film "chiuso" fatto quindi di dialoghi, parole non dette, occhiate e inflessioni di voce. Non so fino a che punto lo sceneggiatore avrebbe potuto tentare di discostarsi dalla natura teatrale dell'opera da cui ha tratto il suo script, cercando di donargli maggior vèrve cinematografica, ma di sicuro è impeccabile nelle descrizioni e nel rendere taglienti i dialoghi più amari e ironici. Direi quindi che la sceneggiatura è un lavoro molto più che buono, ma che si poggia su una base un po' fragile e non facile da maneggiare. Qualche parola la voglio infine spendere sul finale del film, che considero azzeccato a quanto visto fino a quel momento: apparentemente conciliante e consolatorio è in realtà un finale di scarna amarezza.

Regia: Non ho visto nulla di Baumbach, ma visti i suoi trascorsi direi che il suo nome ci sta tutto.

Personaggi & Cast: Al, Al e ancora Al. Pacino col suo Don Giovanni è il protagonista indiscusso di questo film ad impianto teatrale, dove per forza di cose tutti gli altri personaggi escono fuori schiacciati dalla sua ingombrante personalità. Buone le performances di Diane Keaton, Duchovny e Pearce, ma di poco peso rispetto all'interpretazione strabordante e sopra le righe di Pacino, cui forse vanno ascritte buone possibilità di un riconoscimento nelle premiazioni di questo Contest.
Un po' più in ombra degli altri Naomi Watts e Evan rachel Wood, per i motivi di cui sopra.

Colonna sonora, locandina & sito: Colonna sonora ai minimi termini e forse in questo caso la scelta ci sta tutta perchè in linea col film, locandina probabilmente di origine "libresca" che suscita poco appeal nello spettatore (mi chiedo perchè non si sia optato per qualche immagine con primo piano di Al, visto che è lui il protagonista indiscusso), sito adeguato.

Considerazioni finali e voto complessivo: Avevo aspettative abbastanza alte su questo nuovo film di Arc e devo dire che queste, in parte, non sono state comunque deluse. Il film ha tanti pregi, ma anche difetti "congeniti" che immancabilmente evitano che il film diventi qualcosa di più e spicchi il volo. Difetti che lo stesso Arc avrebbe potuto correggere, riuscendoci però solo in parte. Non facile infatti trasporre e "rivitalizzare" in maniera più cinematografica un'opera che nasce teatrale e alla fine rimane tale. A ciò si aggiunge un certo distacco, una scrittura volutamente "fredda" che tiene un po' lontano lo spettatore e gli fa risultare difficile l'aspetto su cui forse Arcadia avrebbe dovuto maggiormente puntare, viste le premesse: l'empatia col protagonista.
Protagonista, tra l'altro interpretato comunque da un immenso Al Pacino, che pur ricordando a tratti il colonnello di Scent of a woman (non solo per la cecità incombente ma anche per la sua irriducibile misantropia), sfodera un'altra delle sue intepretazioni potenti e sopra le righe, reggendo praticamente da solo il peso dell'intera pellicola.
Un film dunque fatto di attori, dialoghi, psicologie tratteggiate con pennellate veloci: tanti pregi comunque presenti in una pellicola che nel suo concludersi lascia di sicuro un po' d'amaro in bocca per ciò che forse avrebbe potuto trasmettere in più. Per quanto riguarda più in generale la produzione di Arcadia questo non lo considero di certo un passo falso per lui, ma forse un altro tentativo di approccio di basso profilo in attesa di ricaricare le "pile" in vista di qualcosa che sia per lui (e di riflesso anche per noi suoi lettori) veramente nuovo e appassionante. Perchè il suo Don Giovanni incute sì timore e rispetto (decadente e quasi "testamentaria" l'interpretazione di Al), ma anche una profonda tristezza, accompagnata - nel finale cautamente speranzoso - da un desiderio di rinascita.

Voto complessivo: 6.5

CITAZIONE (Andrew. @ 2/3/2012, 15:14) 
p.s. altra cosa che volevo dire sul film, ma che ho dimenticato. Secondo me rientra proprio per un pelo nel Love e Smile contest. Di romantico ha molto poco, così come di sorrisi. Il film per me è un dramma vero e proprio, di certo ha dei momenti ironici, ma sono sempre in funzione del dramma e non della commedia. Ma di sicuro se ne potrà discutere, sono curioso di sapere cosa ne pensano gli altri produttori e lo stesso Arc.

Ammetto di averci pensato anch'io. A parer mio film molto al limite, ma che rientra "in tema" vista quell'ironia amara che di solito caratterizza non poche delle recenti commedie indipendenti.
 
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Andrew.
view post Posted on 3/3/2012, 10:37




CITAZIONE
Considerazioni finali e voto complessivo: Avevo aspettative abbastanza alte su questo nuovo film di Arc e devo dire che queste, in parte, non sono state comunque deluse. Il film ha tanti pregi, ma anche difetti "congeniti" che inevitabilmente evitano che il film diventi qualcosa di più e spicchi il volo. Difetti che lo stesso Arc avrebbe potuto correggere, riuscendoci però solo in parte. Non facile infatti trasporre e "rivitalizzare" in maniera più cinematografica un'opera che nasce teatrale e alla fine rimane tale. A ciò si aggiunge un certo distacco, una scrittura volutamente "fredda" che tiene un po' lontano lo spettatore e gli fa risultare difficile l'aspetto su cui forse Arcadia avrebbe dovuto maggiormente puntare, viste le premesse: l'empatia col protagonista.
Protagonista, tra l'altro interpretato comunque da un immenso Al Pacino, che pur ricordando a tratti il colonnello di Scent of a woman (non solo per la cecità incombente ma anche per la sua irriducibile misantropia), sfodera un'altra delle sue intepretazioni potenti e sopra le righe, reggendo praticamente da solo il peso dell'intera pellicola.
Un film dunque fatto di attori, dialoghi, psicologie tratteggiate con pennellate veloci: tanti pregi comunque presenti in una pellicola che nel suo concludersi lascia di sicuro un po' d'amaro in bocca per ciò che forse avrebbe potuto trasmettere in più. Per quanto riguarda più in generale la produzione di Arcadia questo non lo considero di certo un passo falso per lui, ma forse un altro tentativo di approccio di basso profilo in attesa di ricaricare le "pile" in vista di qualcosa che sia per lui (e di riflesso anche per noi suoi lettori) veramente nuovo e appassionante. Perchè il suo Don Giovanni incute sì timore e rispetto (decadente e quasi "testamentaria" l'interpretazione di Al), ma anche una profonda tristezza, accompagnata - nel finale speranzoso - da un desiderio di rinascita.

Secondo me non c'era bisogno di rendere il film più cinematografico, è chiaro che l'impostazione che gli si è voluta dare è proprio quella teatrale ed esistono esempi di film simili fatti molto bene (l'ultimo che mi viene in mente è proprio Carnage).
Poi non trovo che Al Pacino rubi tutta la scena, anche i due figli secondo me sono tratteggiati bene e vengono fuori anche da protagonisti e non solo da spalle.

CITAZIONE
apparentemente conciliante e consolatorio è in realtà un finale di scarna amarezza.

Perchè?
 
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World ^_^
view post Posted on 3/3/2012, 10:47




p.s. Buona l'idea di Arc di mettere anche i mezzi voti al sondaggio: ne potrebbe uscire una media più corrispondente a quella dei voti a fine rece, e quindi più attendibile di quelle che vediamo di solito nei sondaggi.

CITAZIONE (Andrew. @ 3/3/2012, 10:37) 
Secondo me non c'era bisogno di rendere il film più cinematografico, è chiaro che l'impostazione che gli si è voluta dare è proprio quella teatrale ed esistono esempi di film simili fatti molto bene (l'ultimo che mi viene in mente è proprio Carnage).

So che il film è di impianto volutamente teatrale, ma qualche dettaglio registico in più ci sarebbe stato bene nella sceneggiatura. Anzi, di solito più i film sono di impianto teatrale più le regie si fanno notare per primi piani, dettagli e inquadrature particolari il cui scopo è quello di dirigere e tenere desta l'attenzione dello spettatore.

CITAZIONE
Poi non trovo che Al Pacino rubi tutta la scena, anche i due figli secondo me sono tratteggiati bene e vengono fuori anche da protagonisti e non solo da spalle.

Ma infatti sono buone le performance di Duchovny e Pearce, solo che l'interpretazione e il personaggio di Al sono così "forti" da metterle inevitabilmente (e direi "normalmente") in secondo piano.

CITAZIONE
CITAZIONE
apparentemente conciliante e consolatorio è in realtà un finale di scarna amarezza.

Perchè?

Non so. Questa è più una sensazione e potrei quindi sbagliarmi, ma il finale - anche se aperto alla speranza - non mi ha tolto di dosso quella sensazione di amarezza che permea un po' tutto il film. Ovvio che questa cosa in particolare non sia per me un difetto ma forse un valore aggiunto... far finire tutto "tarallucci e vino" (è un'espressione delle mie parti :D ) sarebbe stato poco credibile.

 
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Andrew.
view post Posted on 3/3/2012, 10:54




CITAZIONE
far finire tutto "tarallucci e vino" (è un'espressione delle mie parti :D ) sarebbe stato poco credibile.

Infatti è l'impressione che ho avuto io ed è la cosa che mi è piaciuta di meno nel film. A questo punto aspettiamo Arc per delucidazioni :)
 
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view post Posted on 3/3/2012, 18:57
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Don Giovanni rappresenta il ritorno di Arcadia dopo un semestre non proprio esaltante e devo ammettere che almeno inizialmente mi sono approcciato al film con una certa diffidenza. Il timore era che di base la pellicola somigliasse troppo a I Morti e invece bisogna dire che nonostante i due film abbiano diverse cose in comune, Don Giovanni riesce proprio in quello in cui I Morti aveva fallito: creare dei personaggi interessanti e dei dialoghi avvincenti, a prescindere dalla trama.
In questo caso veniamo catapultati fra le quattro mura di una famiglia disastrata. Jonathan, il capofamiglia, è un burbero settantenne gravemente malato che si accinge a vivere gli ultimi giorni della sua vita. In occasione del suo compleanno, sua moglie Kate vuole riunire tutta la famiglia così invita a casa anche i loro due figli Dick e Bruno, ma ovviamente entrambi si portano dietro un carico devastante di fallimenti e rancori. Tutto verrà a galla durante una spassosissima cena in cui Agnes, la moglie di Bruno, darà sfogo a tutta la sua frustrazione.
Quello che funziona alla grande in questo film sono i dialoghi, taglienti come rasoi, che tratteggiano in maniera essenziale le psicologie di tutti i protagonisti. E’ un autentico spasso seguire i battibecchi tra moglie e marito, le liti tra padri e figli, i confronti spietati tra fratelli. Non c’è nulla di esplicitamente divertente in ciò che si dicono, ma ogni battuta è impregnata di un’ironia caustica e sprezzante, che risulta assolutamente irresistibile. C’è spazio anche per qualche momento di riflessione, ad esempio nel confronto tra Bruno e Dick oppure nella rievocazione sincera e accorata degli anni giovanili di Jonathan.
Il problema è che si arriva troppo presto a un finale, decisamente troppo consolatorio e zuccheroso, che fa a cazzotti con l’atmosfera tagliente e amara che si respira durante tutta la pellicola. Il cambiamento dei personaggi è repentino e risulta forse troppo sbrigativo. La sera prima se ne dicono di cotte e di crude, poi il mattino seguente sono pronti a fare pace come se nulla fosse.
Finito il film ho anche avuto una strana sensazione del tipo “beh? Tutto qui? Già finito?”. Ho pensato che i personaggi, tratteggiati magnificamente, fossero stati poco sfruttati e che potessero dare ancora molto. Credo che questa sensazione sia dovuto al soggetto di partenza, un’opera teatrale da cui penso non si potesse ottenere molto di più.

Non ho visto nulla di Baumbach ma a giudicare dalla sua filmografia direi che le tematiche del film gli si addicono sicuramente. Il cast è stellare e alcuni danno davvero delle prove entusiasmanti. In primis Al Pacino ovviamente, ma sorprendono anche Duchovny e Naomi Watts, nonostante abbia una parte molto piccola che dà il suo meglio solo durante la cena. Sprecati Rachel Wood e Buscemi.

Musica ridotta all’osso. Probabilmente è frutto di una scelta ben precisa e tutto sommato in un film del genere ci sta.

Locandina un po’ troppo semplice. Sito essenziale al massimo.

Don Giovanni è un film che fa dei personaggi e dei dialoghi i suoi punti di forza. Una pellicola che sotto questi aspetti risulta trascinante e godibilissima. Peccato solo per un finale un po’ frettoloso e un soggetto in sé che forse non rende giustizia a dei personaggi dal così alto potenziale. 72/100
 
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view post Posted on 3/3/2012, 19:37

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Le recensioni di Francis Delane


25/02/2012

L'applauso del pubblico inizia a serpeggiare già al "Buon compleanno, pà" di David Duchnovy, ma diventa trionfale quando il film finisce. Fra il pubblico, io cerco il vecchio Al e alzo il pollice al suo indirizzo, beccandomi da parte sua un saluto caloroso e un sorriso ancora più giovanile e gioviale del mio, mentre il vecchio leone, il mio Terence DeCarlo, l'ex Michael Corleone tornato per un film a fianco della sua Kay Adams, si gode tutto l'affetto e l'applauso della platea.

Arcadia torna da noi con un altro film di basso impegno, l'adattamento di una commedia per la verità non molto cinematografica di Jonathan Fante, affidando la regia al giovane e talentuoso Noah Baumbach, di cui non ho visto nulla. E' Al il "Don Giovanni" del titolo, soprannome che però nulla ha a che fare con il seduttore di mozartiana memoria: il "don" è invece un "don" da padre-padrone, come Vito Corleone nel capolavoro di Coppola, che ha determinato il destino e la rovina dei suoi figli. Tema non nuovo, ma trattato con una pregnanza e una durezza insolite, che però alla fine lasciano spazio alla speranza. L'insegnante omosessuale alcolizzato, l'attore ridotto sul lastrico, l'ex sceneggiatore che diventa cieco sono tre personaggi vivi, concreti, umani, che si amano e si odiano con passione, con rabbia, con tutta la tenacia insondabile e misteriosa del sentimento. Come dice Al a un certo punto, "la famiglia è tutto quello che hai." Nel male, ma anche nel bene.

Difetto principale? Andare troppo veloce. Neanche la troppa teatralità, in fondo non è Shakespeare e i dialoghi sono scorrevoli, ma il fatto di approdare troppo in fretta al lieto fine, non posticcio né incoerente ma troppo frettoloso. Forse, stavolta, ci sarebbe voluta più calma e pazienza per sistemare bene personaggi e situazioni, prendersi tempo per descrivere più in fretta, magari aggiungere sequenze mute al posto delle spiegazioni... insomma, allungare la broda, per una volta, avrebbe giovato al film.

Grandissimo Al, come sempre del resto, ma anche il cast di contorno è ben azzeccato e funziona alla perfezione. Peccato per le poche musiche.

VOTO: 73/100.
 
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