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Top 100 - 9: Fats Waller

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Zio Carlo
view post Posted on 13/1/2008, 12:54 by: Zio Carlo




Carlo
Non ortodosso. Questo è il primo commento che mi viene in mente per “Fats Waller”, ritorno della MB al cinema virtuale. La pellicola diretta molto bene da Spike Lee è una giostra temporale, dove presente e passato, la vita del pianista e gli avvenimenti del mondo nella prima metà del Ventesimo Secolo si fondono con minuziosità e attenzione nei passaggi (con soluzioni di montaggio talvolta geniali). Cuba Gooding Jr. è strepitoso nel tratteggiare un uomo che mangia la vita ma chiede sempre “qualcosa” in più, ingordo di passione e di note, ma c’è forse qualcosa da sfrondare per la miriade (e poi ero io quello dei troppi personaggi, vero?) di caratteristi che anche solo per qualche battuta o immagine entrano nel film (comunque menzione per Bernie Mac – Louis Armstrong, un colpo di casting geniale). La lettura non è semplice e richiede una fortissima attenzione, tanto che talvolta c’è il rischio di perdersi o – per l’autore – di lasciare troppa carne al fuoco e, quindi, bruciarne un po’. Ma con calma si arriva alla fine, soddisfatti, ubriachi di parole e musica. Gran film, ma potrebbe (condizionale d'obbligo) un po’ faticare al box-office per la troppa elaboratezza. Ahò, poi magari sono io che non ci capisco nulla e sbaraglia tutti i record (me lo auguro per Pap!). PS: curiosità per la battuta “Earl! Vivi come un marchese!”. Earl in inglese significa “conte”.

VOTO: 8,5/10


Mary
Insieme al film di Carlo, questo è secondo me quello che può aspirare alla vittoria.
Commovente biografia di un artista che, sinceramente, non conoscevo, forse perchè non amo molto il jazz.
La sua vita, tra eccessi e amori, è raccontata benissimo, e i personaggi sono molto approfonditi.
Bravissimo Gooding Jr., attore che amo, ma che fin ora mi era capitato di vedere solo in commedie leggere.
Ho apprezzato moltissimo anche il contesto storico, ben raccontato, bella anche l'incursione di Favino, attore molto amato da questa casa di produzione a quanto pare!
In definitiva un film che è fin'ora un gradino sopra gli altri (compreso il mio )


Emilz
Seguire le vicende di Fats Waller è come sentire la sua musica, una vasta gamma di note fatte di dolcezza, passione, ritmo, ma anche di dolore, rabbia, frustrazione. Insomma anche la struttura del film è Jazz.
Molti film che ritraggono la vita di grandi musicisti, mi viene da pensare al più recente Ray, hanno molto in comune, proprio perchè si cerca di stabilire un legame forte con quello che è il passato, come si è arrivati al grande Fats Waller, anche il presente rispecchia incessantemente con la crisi "esistenziale" che ha caratterizzato questo personaggio. I suoi vizi, fatti di alcol, la voglia di sesso, rendono Fats Waller debole, ma ha intorno a sè un'aura eccezionale, fatta dalle piccole persone, anche di strada che seguono con grande interesse la musica del Jazzista.
Il film ripercorre quindi, in larga scala, la vita del pianista, evidenziando eccessi e turbamenti, fino all'inevitabile finale.

La struttura del film rafforzata da una scrittura decisa e sicura, rischia di essere troppo frammentata, facendo perdere un pò il senso d'orientamento.
In film di questo genere comunque la linearità non conta, perchè nella vita di un uomo c'è spesso la tendenza al ricordo, a quello che si era.

La vita di Fats Waller, se così possiamo intenderla, è stata divisa in due lati, come quella di questo film. Il lato del successo, fino a quello della morte. Una linea sinusoidale breve, ma intensa.


Zen
La notizia positiva è che, al contrario del biopic medio, "Fats Waller" non indugia eccessivamente sui lati positivi del titolare, dipingendolo come un santo, ma si sofferma anche su quelli negativi come la dipendenza da sesso e droghe.
La notizia negativa è che la carne al fuoco è cosi tanta che alla fine si fatica un pò a stare dietro a tutto e a tutti, dovendo, magari, tornare a cercare chi è chi e dove lo si era lasciato l'ultima volta.
La pellicola ha un tono trasognato e malinconico che mi è piaciuto, merito anche del periodo e del genere musicale, che amo molto. Per contro, il cast gigantesco mi è parso eccessivo (pur con delle scelte eccezionali, Bernie Mac su tutti).
In definitiva, finora, uno dei migliori del Festival, come ampiamente previsto.


Tomcat
Insieme a “La mia vita da Cyborg” questo era il film che aspettavo con più trepidazione; sia al festival che per il futuro prossimo venturo e l’attesa mi ha dato sicuramente ragione, anche se dal festival sono uscite altre tre perle come “Il dittatore di via Dalmonte”, “Cani randagi” e “Senza radici”.
Un Biopic su un jazzista che non conoscevo (mi sto avvicinando solo adesso al Jazz), ma di cui aspetto trepidante la colonna sonora per ascoltarla e conoscerlo (male che vada me la procurerò).
Invece grazie al sito della MB me la son potuta ascoltare in versione integrale, con grande giovamento dei miei padiglioni auricolari.
Sicuramente questo film avrebbe diritto di essere annoverato insieme ad altri film che trattano la vita di grandi Jazzisti come: il recentissimo “Piano solo”, “La storia di Glenn Miller”; “Bird”; “Mo better blues” proprio di Lee e “Bix”.
Fats Waller forse per i cultori del Jazz è un artista immancabile; per me che conoscevo i più noti è stata una bellissima sorpresa; un artista dalla creatività infinita che sfornava pezzi ad un ritmo incredibile. Dal film traspare sicuramente la sua grande passione per la musica, ma questa esagerata discografia era dettata soprattutto dall’esigenza di mantenere il suo stile di vita, non esattamente votato al risparmio. Donne, scommesse, alcool e bella vita sembrano le linee guida di quell’esistenza che lo vide protagonista, ma che lo consumò velocemente.
Una sceneggiatura che non è lineare e realizzata con un ritmo molto alto; lo zigzagare temporale e la moltitudine di personaggi che non aiuta certamente lo spettatore nel comprendere a pieno cosa c’è dietro a questa figura.
Una figura che mescola la sua vita sregolata con eventi che hanno segnato l’umanità (vedi la guerra di Spagna e la seconda guerra mondiale).
Se in altri film questo sarebbe stato un elemento negativissimo; in questa sceneggiatura la questione viene ovviata grazie alla magia della colonna sonora e a quel senso di spettacolarità, che dentro ti lascia un qualcosa di bello.
Una storia interessante che grazie alla pennellate di un grande Spike Lee potrebbe essere una pietra miliare del genere per CK; non a caso proprio il regista vincerà il premio di categoria al festival di Roma e sicuramente sarà uno dei protagonisti nella lotta ai prossimi awards.
Una storia che fa il giro del mondo e ci mostra cosa doveva essere la società in quegli anni così turbolenti: Inglesi nazisti, l’invasione dell’Austria, la guerra in Spagna, le tensioni raziali in America; le tensioni raziali dell’imperante nazismo.
Un affresco composto da molte righe che sembrano viaggiare in direzioni differenti, che verso la fine si intersecano nella figura di Hoyer. Proprio il nazista che è andato per uccidere il jazzista, sarà quello che lo salverà dal boss della mala, con cui ha contratto pesantissimi debiti.
Una pellicola corale per la moltitudine di professioni che appaiono anche solo per una scena. Ma in questa coralità Cuba Gooding Jr. Mostra che ha lo spessore artistico per essere stato scelto come protagonista.
Tutti sono azzeccatissimi nel loro ruolo: grandissimo Bernie Mac che è un Armstrong verosimile (Apprezzato anche da Carlo). Anche Plummer mi ha piacevolmente impressionato nel ruolo del lord inglese nazista; che con la sua follia gode nel vedere morire la compagna, nella sua creatura: il labirinto della villa. Il labirinto che avrà anche un altro tributo di sangue, che sarà il finto Hoyer.
Proprio Harnold che interpreta Hoyer ha un personaggio fondamentale per il ricongiungere alcuni fili della narrazione.
Bravo anche Van Peebles che accompagnerà la figura di Fats, nel ruolo del suo realizzatore di testi e che conferisce un aeurea di poesia notevole. Sono stato felice anche per l’utilizzo dei nostri Favino e Muglalis.
Nella sceneggiatura c’è un piccolo errore anche se insignificante, ma che mi sento di segnalare: le sigarette GITANES non sono spagnole, ma francesi.
Sito realizzato con grande maestria come del resto la MB ci ha abituato.
Musica di sottofondo e alcuni tasti di un pianoforte per mandarci alle varie sezioni.
Lo script è impaginato benissimo e si stampa senza nessun problema; per la versione online è stato scelto un font arancione, su sfondo nero, che aiuta a non affaticare gli occhi, anche grazie alle dimensioni giuste. Oltre a questo lo stesso film è arricchito da immagini dell’epoca (giornali, quadri, paesaggi, palazzi, locandine di film, immagini di afroamericani, che credo tratte dal fumetto, addirittura dei ritratti di Lenin & Trotzky). Sensatissima anche la scelta di mettere solo la foto di Gooding Jr. Per non appesantire lo script con le foto di tutti gli interpreti.
La sezione del cast è ricca di belle immagini dove ci sono sia i nomi degli interpreti, che dei personaggi.
La sezione sul regista poi è una delle più ricche che abbia mai visto: Breve biografia, immagini delle locandine dei suoi film, note sugli stessi e per finire delle curiosità di notevole entità.
La sezione sulla colonna sonora, permette di avere i pezzi integri e farli sposare con le immagini durante la visione; un opzione non da poco.
Ma è la sezione degli Extra che fa illuminare gli occhi: Link al festival di Roma, dove la pellicola è stata una delle protagoniste.
Perfino dei video di Youtube a mostraci la musica di Fats.
Il link a Wikipedia per la biografia dell’artista in italiano. Le locandine dei film che hanno legato il cinema e la musica (Pap ci potevi aggiungere i film che ho citato sopra). Un link sempre a Wikipedia sul Jazz (Anch’esso in italiano) e la ciliegina sulla torta, che è un link ad un sito che si occupa del fumetto su Fats.
La Locandina è veramente ben fatta e rende benissimo l’idea di ciò che andremo a vedere: musica, belle donne e gli spettacoli coloratissimi di quegli anni. Una locandina azzeccatissima in tutto e molto colorata.
Un bel film che richiede una discreta concentrazione per seguirlo, ma che ci lascia un bellissimo ricordo di un artista quasi sconosciuto ma che ha segnato un epoca e che se ne andò in punta di piedi, morendo di polmonite solo. Un artista che nella sua vita fisicamente non fu mai solo; ma che nel suo animo lo era e dalla pellicola lo si capisce benissimo.
VOTO: 7 ½

Arcadia
Leggere i film di Papele (e Tomo, ovviamente) è sempre un piacere, non solo per la forma nella quale sono confezionati ma anche perché si è quasi sempre di fronte a scelte originali, spiazzanti e che "restano" in un modo o nell'altro. E' accaduto con La danza immobile (il capolavoro di Pap secondo me, anche più de Il tenente tedesco), la trilogia dei Mosquito Attack e con le altre opere dei Marenaro Bros. Stavolta siamo di fronte alla biografia di un musicista jazz, Fats Waller, che personalmente non conoscevo (ma è anche vero che non sono un gran appassionato di musica, che per me resta e resterà un pianeta sconosciuto, a eccezione di qualche città conosciuta e amata) intersecata con le vicende di vari personaggi: scelta questa, che mi ha ricordato il recente I'm not there (anche se lì i vari personaggi riprendevano in realtà lo stesso personaggio): e come il film di Haynes, anche questo Fats Waller mi ha lasciato come un senso di spaesamento, forse proprio per il fatto che la vicenda del musicista si interseca con quelle di altri personaggi quasi come si assistesse a tre-quattro film contemporaneamente (la mia sottotrama, anche se un po' di remora a usare questa parola, proprio per il fatto che ho detto: in questa pellicola ogni storia è la trama e la sottotrama nello stesso momento, preferita, diciamo così, è quella dei due gemelli ebrei che partono per la Spagna), e quindi questo finisce per "confondere" (ma forse l'effetto è voluto) lo spettatore. Regia e cast (ricchissimo) assolutamente in palla.


Mac
Fats Waller, pianista, ammetto la mia ignoranza, che non conoscevo.
Papele ne fa un film, realizzando però un biopic alquanto inusuale e particolare. Per raccontare la vita di questo dio del jazz, attorno alla vicenda principale vengono narrate le vite di altri personaggi, il cui rapporto con Fats è più o meno stretto. Questo è il punto di originalità di questo film: per tutta la pellicola siamo davanti alle esibizioni di Waller, ottimamente interpretate da Cuba Gooding Jr., ma in realtà, della sua vita ci viene mostrato relativamente poco. I momenti biografici sono relativamente pochi. Il tutto ci viene raccontato principalmente dai personaggi secondari, che oltre a dipingere un mondo in guerra, dove la musica rappresenta la via di fuga dagli orrori del nazismo e del fascismo, ritraggono Fats Waller, pianista eccelso, e uomo di assoluta normalità, attraverso le loro, diversissime, vite. Dunque, oltre al protagonista, l'intero cast è fondamentale per la buona riuscita del film.
Forse però questo tratto è eccessivamente spinto, e anche se alla fine l'intreccio delle vicende non è difficile da seguire, la pellicola paga un po' in compattezza. Infatti, inoltre, tutto il film è composto da scene molto brevi, che si susseguono piuttosto velocemente, penalizzando il film.
Concludendo: una pellicola di ottimo livello, a cui si adatta perfettamente Spike Lee, ma che non raggiunge livelli di eccellenza. Comunque, un encomio a Papele per l'accuratezza della ricostruzione storica.
VOTO: 7,5


World
"Fats Waller" è il primo film che mi è capitato di vedere a questa terza edizione del Festival di Roma e difficilmente avrei potuto cominciare meglio.
Uno Spike Lee in gran forma (e sicuramente "adatto", anche se a prima vista non si direbbe) dirige infatti un biopic originalissimo e lontano dai film biografici hollywoodiani (spesso agiografici) cui siamo da tempo abituati, tratteggiando un personaggio (reale, che più reale non si può) che forse non dimenticheremo facilmente. Merito anche di una sceneggiatura accorta che, come dicevo prima, non si limita a narrare le vicende di un uomo; ma anzi fa molto di più, mostrandoci quel che quest'uomo -un autentico maestro del jazz, ora caduto quasi nell'oblio - ha rappresentato per tanta gente e per un'intera epoca, in bilico sul baratro di una nuova e spaventosa guerra (la Seconda Guerra Mondiale).
Da statuetta l'interpretazione di un Cuba Gooding Jr. ingrassato per l'occasione e qui impegnato a dare il meglio di sè nel delineare un personaggio ricco di sfumature, umano e sregolato; nel suo essere uomo e artista. A tal proposito mi piacerebbe aprire una parentesi sulla improvvisa (direi inaspettata) dipartita del grande musicista e userei l'aggettivo "lieve", visto come se ne è andato e cioè serenamente, nel sonno, naturalmente come in effetti ha vissuto, senza rinunciare a nulla ma seguendo solo il suo istinto (un istinto che a quanto pare lo portava a fare sempre di più e di meglio, producendo tantissimo quasi come se, novello Mozart, fosse cosciente del suo destino).
Se lo scopo di questo di film era di realizzare un film biografico non comune e di far appassionare non tanto alla vita ma proprio alle opere di un grande musicista (cos'è infatti un'artista senza le sue opere? Ben poca cosa) allora posso dire che lo scopo è stato raggiunto appieno ed è stato anche bello vedere quanto un'artista possa incidere e significare tanto nella vita di così tante persone in varie parti del mondo.
In ultima analisi "Fats Waller" va salutato non solo come un assai convincente ritorno del "miglior" Papele (pur non recensendolo ho visto il film precedente e devo dire che non m convinse) ma come un film del quale almeno io sentivo il bisogno... come spettatore prima ancora che come critico (e come "collega" posso dire d'aver anche ritrovato un po' la voglia di scrivere); un film originale ma allo stesso tempo spettacolare e d'ampio respiro, che sicuramente dirà la sua, a partire proprio da questo festival... 80%


Exi
Ammetto anche io di non conoscere Fast Waller, forse perché non seguo il Jazz (e riguardo alla discussione di prima sottilizzo che appoggio Mary nella sua opinione, uno può apprezzare questo film ma può anche non essere appassionato di Jazz, come me ad esempio). Regia:azzeccata, Spike Lee ci sta. Cast forse davvero big, ma tutto sommato contenuto, trattandosi di un film del genere, Cuba Cooding Jr. veste perfettamente il ruolo di questo cantante/suonatore amante delle donne, del gioco d'azzardo, dell'alcool, e ovviamente della musica. Particolare la scelta di raccontare frammentata la sua vita, alternando con storie che si svolgono parallelemente a quella di Fast, avendo così un quadro abbastanza completo della situazione storica e politica di quel periodo. Devo aggiungere anche che non ho potuto goderne in pieno il film per mancanza della colonna sonora (che cercherò di recuperare appena avrò L'ADSL). Quindi in parte la visione del film resta imcompleta...Comunque è un altro che ha le carti vincenti per trionfare al festival, almeno per quando riguarda Gooding Jr. che ripeto, ho trovato perfetto.


Andrew
Devo ammetterlo, il film non mi ha mai attirato più di tanto, nel senso che non pensavo che la storia autobiografica di un musicista mi sarebbe piaciuta... e difatti ho perso un pò di tempo prima di leggerlo... Inizio col dire che si discosta abbastanza dai tipici film autobiografici, non è un racconto lineare della sua vita, ma è una sorta di collage, spezzoni vari, misti anche ad altre situazioni esterne che con la vita di Fats centrano poco. Mi viene da pensare alle scene del labirinto del nazista, o alla storia dei due gemelli pugili... e tutto ciò non ho ancora ben capito se è stato un bene o un male per il film, nel senso che se da un lato lo rende originale, dall'altro lo frammenta un pò troppo. A mio avviso si sarebbe potuto dare più interesse al carattere di Fats, che viene si scrutato, ma non troppo a fondo. Ad esempio, mi sarebbe piaciuto vedere meglio il suo lato triste e malinconico, dettato dalla solitudine... forse è proprio questo il punto focale della sua storia (come lo si deduce dalla voce narrante finale), la solitudine... ma come ho detto, non sono riuscito a coglierla più di tanto e ciò mi ha un pò deluso poichè era la cosa che più di tutti mi interessava di capire.
Per il resto il film è impeccabile. Un cast molto ampio e costruito bene. Cuba Gooding J. non mi convinceva molto all'inizio, l'ho visto sempre come un ottimo attore comico, ma so che ha anche fatto molte parti serie e qua non ha deluso. E infine da ammirare la cura della colonna sonora, che Pap ci ha messo a disposizione (e che devo ancora ascoltare).

Voto: 7


SuperLele
Non è facile recensire un film come Fats Waller, pe niente.
Pur essendo presentato come una biografia, in realtà è molto di più. Alla storia "personale" di Fats Waller, si intrecciano le vicende altrettanto personali di una miriade di altri personaggi: una coppia di gemelli ebrei, un artista di strada, un killer, un alto ufficiale nazista, ecc. Tante storie legate tra di loro da due cose: la musica di fats e la guerra. E forse, Papele, con questo film ha voluto cmettere in evidenza una contrapposizione tra la bellezza e l'allegria della musica di Waller, e di Fats stesso, e la bruttezza e la crudezza della guerra. (Pap,Se lo hai fatto, anche involontariamente, bhe...complimenti!).

Per il resto il film scorre molto bene, con scene di allegria contrapposte a scena dove invece la tristezza la fa da padrone. Come una partitura Jazz, per capirci.Tra l'altro, credo che nel film ci sia forse una delle scene più belle mai "girate" a Cinematik:
Impegnati a ballare, alcuni seguendo una coreografia, altri in coppia e altri ancora da soli, praticamente tutti i personaggi che abbiamo visto durante il film: le ballerine dei suoi show, le sue due mogli con i figli, Lord Snow e la sua compagna, il vero e il finto Hoyer, i due gemelli e Greta (accanto a loro, a un altro pianoforte, notiamo il piccolo Schneider, stavolta senza trucco), i genitori di Fats con i suoi fratellini (e notiamo anche lo stesso Fats da bambino), il suo maestro di pianoforte, Earl Hines e Art Tatum ad altri tre pianoforti, Louis Armstrong con la tromba, Honeysuckle, Etoffe e l’artista, il lustrascarpe, il produttore con il sigaro, il boss e il suo scagnozzo, persino il cardinale King con un riluttante e impacciato Padre Williamson.

Infine il Cast è assolutamente di gran livello. Cosa assolutamente non facile considerando il numero elevatissimo di personaggi. Assolutamente in evidenza, ma non poteva essere altrimenti, Cuba Gooding Junior, perfettamente a suo agio in questo personaggio, e secondo me principale candidato all'Oscar.

Voto: 9.5


Dimax
Grande film , tantissime situazioni che si intrecciano e grandissima sceneggiatura.
Il personaggio di Fats è costruito alla grande nonostante non sia facile , la varietà di personaggi può essere considerata un bene ma anche un male (per quanto riguarda la lettura più che altro) anche se le caratterizzazioni sono ottime.
Grandissima colonna sonora , grandi recitazioni anche se a mio parere alcune scene non c'entrano col film.
Una su tutte quella dei fratelli Oskar e Maximilian.
Nonostante ciò lo reputon uno die migliori film al cinema , se non il migliore.

Voto : 7,5


Noodles
Ci sono film e film a Cinematik, e, di certo, i prodotti della Marenaro Bros vengono sempre attesi dal pubblico con molto interesse, e non a torto. Infatti nel bene e nel male si tratta sempre di film che lasciano un segno all’interno di Cinematik: basti pensare alle discussioni suscitate da Il tenente tedesco di Pap o alle polemiche e ai tormentoni seguenti a Inferno verde di Tomo.

L’ultimo film di Papele, vincitore di ben due premi al festival di Roma (quello dei Balsamos!), è uno dei film più particolari fra quelli finora visti a Ck.
“Fats Waller” è un biopic molto atipico su un musicista molto famoso negli anni ’30, finito poi nel dimenticatoio. Ma al contrario di tutti i biopic non è la vita dell’uomo del titolo a essere protagonista, bensì essa è lo sfondo sul quale si intrecciano, sfiorandosi appena, numerose vicende personali, collegate da un unico fil rouge, la musica ascoltata: quella di Waller.

La musica di Thomas Waller (Fats è un nomignolo che gli viene affibbiato per la sua stazza) è gioiosa e spensierata, così come la vita dell’uomo, incline al sorriso beone, e sempre pronto a sedurre qualche giovane ragazza, godendosi la vita. Si denota dal film come Fats, così generoso nella vita, sia rimasto incastrato dai suoi matrimoni (le mogli lo dissanguano con i pagamenti degli alimenti) e dalla sua dilagante capacità compositiva, che lo “costringeva” a scrivere musiche ad una velocità incredibile, per poi vendere il suo lavoro. Fats voleva un'esistenza larger than life, desiderava sempre di più: più donne, più alcool, più canzoni, più ambizioni, più soldi. Ma diviene schiavo della sua musica e del suo personaggio: l’uomo di colore simpatico e sempre sorridente che non si può permettere di essere triste o malinconico.
Dunque, un aspetto fondamentale di questo film è la confusione: la confusione dovuta ai suoni musicali, e, in particolare, la confusione esistenziale di Waller e la confusione fra le storie degli altri personaggi. A ritmo di jazz - come se stessero improvvisando, mentre tutti seguono involontariamente un destino ineluttabile - nelle proprie vite, si sviluppano le vicende di due gemelli ebrei in fuga da Vienna, che andranno a morire in Spagna; l’avventura di un antifascista che assassinerà un lord malefico, che a sua volta aveva ucciso sua moglie; la carriera spezzata di un artista e la rabbia di un buon sarto; il tentativo fallimentare di un nazista di uccidere Fats Waller. Già, perché tutti i personaggi, tentano di evadere dalla triste realtà, e il mezzo è la musica, per di più la musica di un negro, e perciò corrotta.

In mezzo a così tanti temi, a così tanti particolari, a così tanti personaggi, Papele perde il suo famoso stile asciutto. Si esce dalla visione frastornati e ubriachi di musica e parole. Ottime le descrizioni, che rendono al meglio le immagini del fumetto di Igort & Sampayo. A dire la verità, mi è venuta voglia di leggere il fumetto o, visto che in questo periodo sono di moda i biopic musicali, di vederne una trasposizione in pellicola.
Spike Lee si dimostra un buon direttore d’orchestra, ma anche lui fa ogni tanto perdere la bussola allo spettatore: quando comincia ad addentrarsi nel labirintico intreccio di personaggi, che hanno tutti qualcosa da dire. E sono troppi gli attori selezionati: tutti hanno un volto e ho perso più tempo a cercare i nomi nella pagina del cast che a leggere lo script.
Grande la prova di Cuba Gooding Jr., che non si vedeva a questi livelli da dieci anni (ma perché non gli danno un ruolo così anche nel cinema reale?). Sottilmente crudele la performance di Christepher Plummer ed è ormai un piacere vedere Beyonce Knowles. Il resto dei ruoli sono azzeccati, ma non determinano più di tanto il risultato finale, benché sia da applauso il casting fatto per i cammei dei personaggi storici: James Earl Jones (James P. Johnson); Bernie Mac (Louis Armstrong); Rondell Sheridan (Art Tatum); Anthony Mackie (Earl Hines); Mario Van Peebles (Andy Razaf); Dianne Reeves (Bessie Smith); Elias Koteas (George Gershwin); John Turturro (Igor Stravinsky); Terrene Howard (Edward “Duke” Ellington).
La musica è onnipresente e se ne fa forse un uso eccessivo, ma penso sia voluta anche questa sensazione di sovraccarico sonoro. Il sito è il classico prodotto made in Papele.

Credo che “Fats Waller”, dopo il plauso della giuria di Roma, si imporrà anche in sede di candidature ai Ck Awards. Siamo di fronte al classico film imperfetto, ma che resta dentro la testa dello spettatore. La confusione che genera la lettura della sceneggiatura, è la stessa di Fats, che vorrebbe solo un po’ di silenzio, trovandolo in un’evasione improvvisata e casuale. Ed è probabilmente il caso a guidare i protagonisti di questo film che, spesso, vengono travolti dal destino, come poco dopo succederà al mondo intero, travolto dalla Seconda Guerra Mondiale. Pian piano, assumiamo, rispetto agli eventi che si susseguono nel film, lo stesso atteggiamento dei fratelli viennesi quando decidono di fuggire in Spagna: in qualche modo sappiamo come andrà a finire, ma facciamo finta di ignorarlo, per poterci lasciare trasportare.


Battute memorabili.
FATS: Il dramma del silenzio che mi manca... sai? Nella mia vita c'è sempre un tale chiasso...


Voto: 8.5


Dave
E dopo un tempo inenarrabile trascorso dalla lettura del film ecco che posto una recensione.
Cosa è fondamentale per la realizzazione di un buon biopic? Quello che avrei detto prima di vedere il film di Papele sarebbe stato: appassionare il pubblico alla figura trattata (se poco nota anche di più) e un rispetto dell'ordine cronologico degli eventi. Ne sono ancora convinto? In parte. Perchè se da un lato non si può fare a meno che seguire la storia del pianista Fats Waller con piena partecipazione è anche vero che il film non è una storia nel vero senso del termine, sono spezzoni della vita del musicista slegati tra loro, in un andirivieni temporale continuo, un flusso continuo di successi, sconfitte, esaltazioni e depressioni varie. Inoltre qui il protagonista non è solo Waller ma un gruppo di individui, che magari non hanno molto a che spartire gli uni con gli altri (alcuni destini si toccano direttamente, altri per vie traverse) ma tutti sono sfiorati da un unico elemento comune, la musica di Fats Waller. Forse è proprio questa musica: immediata, organica, folle e dannatamente ispirata ad essere la vera protagonista della pellicola, dove poco contano alcune delle storie secondarie proposte (quale importanza ha in fondo la vicenda del pittore interpretato da Favino, per citare l'esempio più eclatante? Nessuna) ma che insieme formano un mosaico magnifico, un inno all'amore per la musica in ogni suo aspetto, purchè sia musica che proviene da dentro di sè e non mero lucro commerciale.

VOTO: 8
 
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